Il Patto di corresponsabilità ed il regolamento d`istituto

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Transcript Il Patto di corresponsabilità ed il regolamento d`istituto

“Il Patto di corresponsabilità ed il
regolamento d’istituto. La scuola
primaria e le sanzioni disciplinari”
D.S. Cuiuli Serenella
D.D.Duca d’Aosta
Torino
Scuola e famiglia devono seguire un
progetto comune, ricoprendo insieme un ruolo
formativo in senso ampio
FAMIGLIA:
Contesto primario di
apprendimento.
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IL COMPITO DELLA
SCUOLA:
Conoscere e collaborare
con la famiglia per
favorire il successo
formativo del
bambino.La scuola ha
una grande
responsabilità nella
crescita e nella
costituzione del’identità
personale di ogni
bambino.
LA FAMIGLIA:
1^agenzia educativa

La prima agenzia educativa è la famiglia. Tutte le
altre agenzie educative, compresa la scuola, aiutano
la famiglia nel suo compito educativo ed assumono
da questa, l’humus vitale indispensabile al nutrimento
dei cuori e delle menti ed indispensabile fondamento
della “casa della conoscenza”.
Secondo il “principio dell’interazione e
dell’intersoggettività” indicato da Jerome Bruner,
l’apprendimento e la socializzazione avvengono sia
nel contesto scolastico, sia nel contesto familiare e
quotidiano, perché è attraverso lo scambio con gli
altri che si scopre e si entra nella cultura e che si
costruiscono i significati e le conoscenze. Anche le
neuroscienze ci suggeriscono che l’apprendimento
produce modifiche strutturali, plasmando
costantemente i circuiti cerebrali non solo del
bambino, ma anche dell’adulto, attraverso una sorta
di continuo adattamento, negoziato con l’ambiente
umano in cui si vive. Pertanto, la famiglia plasma il
bambino, nel bene, come nel male.
MODELLO DI
BROFENBRENNER

L’elemento rilevante di tale modello è che, pur
prendendo in considerazione il mondo esterno per
delineare una teoria delle interconnessioni ambientali,
ne delinea successivamente il loro impatto sulle forze
che influiscono in modo diretto sulla crescita
psicologica.
Lo schema, quindi, permette di andare al di là delle
singole situazioni vissute, per considerare le relazioni
interagenti tra i diversi piani di azione. Sono queste
interconnessioni che possono essere altrettanto
decisive per lo sviluppo, quanto gli eventi che si
danno all’interno di ogni situazione .
IL COMPITO DELLA SCUOLA
PARTECIPAZIONE E
COLLABORAZIONE

Uno sguardo alla scuola italiana degli ultimi
trentacinque anni permette di cogliere
immediatamente l’importanza attribuita ai
temi della collaborazione scuola-famiglia e
della partecipazione della seconda alla vita
della prima, sia da parte della normativa che
delle riflessioni teoriche, sviluppatesi
all’interno di discipline anche molto diverse
fra loro.

La normativa che ha sancito la nascita degli
Organi Collegiali ha definito infatti un quadro
organizzativo in cui le parole partecipazione e
collaborazione costituiscono due termini
chiave per individuare le modalità con cui i
diversi attori del processo educativo - e in
particolare la scuola e la famiglia - dialogano
e lavorano insieme in vista del
raggiungimento di obiettivi comuni, che sono
quelli della formazione ed educazione delle
nuove generazioni.

Dalla normativa per la scuola secondaria ci
viene poi la delineazione di uno strumento, il
Patto Educativo di Corresponsabilità,
introdotto dal DPR 235/2007, che potrebbe
essere assunto, anche per la scuola primaria,
come punto di partenza per definire in
maniera non ambigua e in forma scritta le
rispettive responsabilità educative nei
confronti dei bambini da parte di genitori,
insegnanti e dirigente.
GLI STAKHOLDER

La centralità dell’interazione scuola-famiglia è
stata messa in risalto anche dalle teorie
dell’organizzazione applicate ai sistemi
scolastici, che hanno sottolineato il carattere
strategico dell’ascolto e del coinvolgimento
dei cosiddetti ‘portatori di interessi’ – primi
fra tutti i genitori – al fine di determinare
un’offerta scolastica di qualità, corrispondente
ai bisogni dell’utenza.
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Anche le indicazioni per il curricolo, recentemente
pubblicate dal Ministero, sottolineano con forza la
necessità per la scuola di affrontare il tema di
una nuova cittadinanza:
“Insegnare le regole del vivere e del convivere è per la
scuola un compito oggi ancora più ineludibile rispetto al passato,
perché sono molti i casi nei quali le famiglie incontrano difficoltà
più o meno grandi nello svolgere il loro ruolo educativo.
La scuola non può interpretare questo compito come
semplice risposta a un’emergenza. Non è opportuno
trasformare le sollecitazioni che le provengono da vari ambiti
della società in un moltiplicarsi di microprogetti che investano gli
aspetti più disparati della vita degli studenti, con l’intento di
definire norme di comportamento specifiche per ogni situazione.
L’obiettivo non è di accompagnare passo dopo passo lo studente
nella quotidianità di tutte le sue esperienze, bensì di proporre
un’educazione che lo spinga a fare scelte autonome e
feconde, quale risultato di un confronto continuo della
sua progettualità con i valori che orientano la società in
cui vive.
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La scuola perseguirà costantemente l’obiettivo di costruire
un’alleanza educativa con i genitori. Non si tratta di
rapporti da stringere solo in momenti critici, ma di relazioni
costanti che riconoscano i reciproci ruoli e che si supportino
vicendevolmente nelle comuni finalità educative.
La scuola si apre alle famiglie e al territorio circostante,
facendo perno sugli strumenti forniti dall’autonomia
scolastica, che prima di essere un insieme di norme è un modo
di concepire il rapporto delle scuole con le comunità di
appartenenza, locali e nazionali. L’acquisizione dell’autonomia
rappresenta un momento decisivo per le istituzioni scolastiche.
Grazie a essa si è già avviato un processo di sempre maggiore
responsabilizzazione condiviso dai docenti e dai dirigenti, che
favorisce altresì la stretta connessione di ogni scuola con il suo
territorio”.

Questa ‘aspirazione al dialogo’ emergente
dalla normativa e dalla riflessione teorica
evidenzia però un profondo scollamento con
la foto che la maggior parte di noi può fare
della scuola concreta con cui come
insegnante, dirigente o genitore si trova a
fare i conti. Potremmo considerarla solo come
una direzione, rispetto alla quale la realtà
concreta fatica a orientarsi o, ancora peggio,
tende via via ad allontanarsi.
LIMITI E DIFFICOLTA’
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Difficoltà di comunicazione (colloquio
individuale).
Conquistare la fiducia da parte di entrambe le
agenzie educative.
Problemi di lingua e cultura diverse.
Rispetto reciproco dei ruoli.
Difficoltà nel comunicare eventuali problemi
di apprendimento e / o comportamento.
Difficoltà a riconoscere la continuità educativa
e formativa tra i due ordini di scuola.
Progettare la relazione
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Un rilancio del rapporto scuola-famiglia risulta
imprescindibile per recuperare un’idea di educazione
che, realizzata da istituzioni diverse, ha però come
suo scopo quello di formare la persona umana in
tutta la sua ricchezza e potenzialità.
Per attuare questo rilancio si possono ipotizzare
interventi di natura diversa, che vanno da microcambiamenti che non incidono sulla struttura
dell’istituzione, fino a modifiche sostanziali, a livello
macro, delle forme di rappresentanza e di interazione
scuola-famiglia, definite a livello normativo.
BIBLIOGRAFIA
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Massa R., Cambiare la scuola. Educare o
istruire?, Bari, Laterza, 1997, p.76
Bronfenbrenner U., Rendere Umani gli
Esseri Umani - Bioecologia dello
sviluppo , Erikson, 2010
Bronfenbrenner U., Ecologia dello
sviluppo umano, Il Mulino, Bologna,
1986.