Didattica orientativa

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Transcript Didattica orientativa

didattica orientativa
metacognizione
“Imparare non vuol dire soltanto acquisire conoscenze in più, ma
anche sapere qual è la situazione di apprendimento, le strategie
adatte, i propri limiti e le proprie risorse, le difficoltà che un
determinato compito implica, in definitiva avere la consapevolezza
di tutti i fattori che interagiscono nell’apprendimento.
Disporre di questa conoscenza significa adeguare le proprie
attività cognitive alle richieste della situazione di apprendimento in
maniera più efficace e flessibile:
significa imparare a imparare” (Boscolo)
“Tutto il nostro insegnamento tende al programma, mentre
la vita ci chiede strategia …” (Morin)
STRATEGIA
sequenza di azioni e decisioni potenzialmente
consapevoli e controllabili, messa in atto per
raggiungere uno scopo
l’apprendimento è tanto più efficace quanto
maggiore è la consapevolezza
e il controllo
delle strategie che si mettono in atto
METACOGNIZIONE
consapevolezza
del proprio sapere
delle proprie procedure
aspetto dichiarativo
aspetto procedurale
teorie
- su di sé
- sul compito
- su come svolgere
il compito
operazioni mentali
- pianificazione
- controllo/monitoraggio
- regolazione/
ri-adeguamento
ipotesi ...
la metacognizione, cioè la consapevolezza di
sé, dei propri punti di forza, di debolezza, del
compito cognitivo e di come lo si affronta, delle
strategie che si mettono in atto per affrontarlo,
dell’errore e della sua motivazione,
produce un apprendimento efficace,
lo facilita e può quindi anche rappresentare un
valido modo per intervenire sulle difficoltà
approccio metacognitivo
sviluppare la capacità
di essere gestori diretti e consapevoli
dei propri processi cognitivi
far prendere coscienza allo studente
• delle proprie “teorie” su di sé come “mente che
apprende”
• di come opera la sua mente quando apprende,
nella situazione di apprendimento farlo riflettere
su quali strategie mette in atto e fargli monitorare il
processo (accorgersi quando non capisce, trovare strategie per superare
le difficoltà,…)
ognuno elabora una propria teoria di sé come
persona che apprende, una teoria condizionata
dall’ambiente circostante (ciò che ci sentiamo dire da
sempre in famiglia, dagli insegnanti, ecc.),
piuttosto radicata, resistente al cambiamento,
ma anche in evoluzione
queste teorie non sono necessariamente “vere”,
appartengono all’ambito delle convinzioni personali,
portano a riconoscere solo esperienze “convalidanti”
e incidono in maniera determinante
sull’apprendimento
(se penso di non capire niente in matematica, difficilmente
riuscirò ad ottenere buoni risultati in questa materia)
il ragazzo (ma anche l’adulto) non si conosce dal
punto di vista cognitivo, per riflettere deve ricevere
adeguati stimoli in un contesto facilitante...
l’insegnante ignora completamente il modo di
conoscere di un certo ragazzo, è
“un esperto che non sa”...
come rendere tale funzionamento un poco più visibile
e conosciuto a entrambi?
la metacognizione a scuola richiede una continua
attività dialogica e di stimolo-interrogazione
reciproca
didattica metacognitiva
(anche insegnante / classe intera)
- didattica disciplinare: obiettivo l’acquisizione di
competenze (conoscenze e abilità)
+
- didattica metacognitiva:

far prendere coscienza allo studente (agli
studenti) di come funziona la sua mente di fronte a quel
compito, di quali strategie mette in atto, di fargli
controllare il processo

favorire l’autovalutazione

favorire l’apprendimento tra pari
come?
durante l’attività didattica far prendere coscienza
allo studente / agli studenti di:
• cosa si fa  caratteristiche del compito, competenze che deve
mettere in atto
• perché
• cosa sa già
• come fa  le strategie che mette in atto
• difficoltà incontrate
• come superarle
• cosa sa / sa fare alla fine del percorso
• l’errore  perché
• ………………………
 lavorando con la classe sull’apprendere ad apprendere
 sviluppando un rapporto costruttivo con l’errore
è sufficiente proporre un’attività e incuriosirsi/incuriosire su
come ogni studente affronta abitualmente quel compito,
alternando momenti di lavoro individuale a
momenti di lavoro di gruppo (cooperative learning)
nel gruppo, attraverso il confronto delle diverse strategie
messe in atto, avvengono scoperte che danno luogo ad un
apprendimento significativo perché si apprende dai e tra
compagni, dalle loro “buone pratiche”
un esempio di didattica metacognitiva
Lavoro individuale
• Si propone un compito cognitivo di qualsiasi materia (tema, riassunto, commento, studiare
un testo, traduzione, problema, lettura immagine,...) e si chiede di svolgerlo.
• Si chiede inoltre di esplicitare tutto ciò che si è fatto per portare a termine tale compito
elencando le fasi (elenco scritto).
Lavoro gruppo eterogeneo. Consegna:
• Attraverso il confronto dei prodotti, si sceglie quello che si considera il più adeguato, si
individuano le caratteristiche e si dà una definizione (“un riassunto è …”).
• Si socializzano le strategie messe in atto, ognuno esplicita la propria, si confrontano in
relazione al prodotto scelto, si evidenziano somiglianze e differenze (sollecitare ad entrare
nel merito del “come”e a confrontarsi: es. non basta dire “ho sottolineato le informazioni
principali”, ma “come hai fatto ad individuarle?...”).
Gruppo classe (guida dell’insegnante). Confronto dei prodotti. Discussione per arrivare
ad una definizione condivisa. In questo modo si arriva ad individuare le competenze
(abilità e conoscenze) che devono essere messe in atto e quindi si possono stabilire
insieme anche i criteri di valutazione di quel tipo di prodotto (quel prodotto per essere
adeguato deve avere quelle caratteristiche). Naturalmente in questa fase è determinante
l’intervento dell’insegnante.
• Confronto delle strategie. Si definisce il concetto di strategia (serie di fasi messe in atto
per eseguire un compito). Discussione per arrivare a strategie condivise considerate più
efficaci in relazione ai diversi stili.
• Attraverso l’interazione verbale si guidano gli alunni ad integrare e/o modificare la
strategia adottata, se poco efficace, adeguandola alle proprie caratteristiche e modalità.
• Addestramento alla nuova strategia in altri compiti simili.
• Verifica
• Autovalutazione / Valutazione
caratteristiche di questa didattica
• Tutti hanno chiare le caratteristiche di quel tipo di prodotto e delle
competenze / conoscenze che si devono mettere in atto (e quindi anche i
criteri di valutazione).
• Si parte dalle strategie che loro mettono in atto facendogliele
esplicitare/prendere coscienza: fase individuale poi fase di
socializzazione/condivisione/ messa in comune.
• Le strategie esplicitate non vanno valutate/giudicate, ma vanno messe in
relazione, a confronto con:
- i propri risultati: i risultati sono positivi  la strategia va bene,
al massimo si può affinare,
i risultati sono negativi  la strategia va modificata,
integrata
- quelle dei compagni che possono dare suggerimenti utili, originali e
arricchirle
- le proprie caratteristiche personali.
• Dal confronto di quelle individuali si costruiscono strategie condivise e
flessibili che ognuno deve adeguare alle proprie caratteristiche personali.
aspetti metodologici
• attenzione alla relazione
• “aggancio” alle preconoscenze (partire da loro, non da ciò che si deve
insegnare)
• co-costruzione del sapere e dei criteri di valutazione (tutti hanno
chiare le caratteristiche di quel tipo di prodotto e quindi anche i criteri di
valutazione, “costruiti” a partire dai loro prodotti iniziali)
• consapevolezza delle strategie messe in atto e delle proprie modalità di
apprendimento, stili cognitivi  metacognizione
• co-costruzione collettiva del sapere, apprendimento tra pari
apprendimento cooperativo (il gruppo come mente)
• interattività della comunicazione, negoziazione  l’interazione
verbale circolare si sviluppa attraverso il confronto e la discussione e
ogni proposta, affermazione, definizione viene messa in discussione,
condivisa, convenzionata
• utilizzo della tecnica del “pensare ad alta voce”
• insegnante non più "trasmettitore", ma "mediatore", con un proprio stile
cognitivo, proprie caratteristiche relazionali
• far vivere l’errore come risorsa