L`evoluzione della comunicazione
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Transcript L`evoluzione della comunicazione
L’evoluzione della comunicazione
L’evoluzione della comunicazione
La comunicazione non
costituisce un’attività
specie-specifica esclusiva
delle specie umana, ma
affonda le sue radici
nell’evoluzione delle specie
animali.
La filogenesi della
comunicazione permette di
evidenziare i prerequisiti
cognitivi, affettivi e sociali
necessari per l’acquisizione
e l’impiego della
comunicazione.
L’evoluzione della comunicazione
La psicologia evoluzionistica consente di
migliorare le conoscenze sulla comunicazione e
sulla mente umana attraverso la comprensione
dei processi della filogenesi.
Le aree cerebrali del linguaggio
Comparazione tra i teschi umani
(a sinistra) e scimmie (a destra)
La sede del pensiero
Il cervello è straordinariamente complesso:
nell’uomo, ad esempio, esso contiene all’incirca 12
miliardi di neuroni ed il numero delle interconnessioni possibili supererebbe addirittura, secondo
certe stime, il numero degli atomi che costituiscono
l’universo.
Di tutti questi neuroni circa 10 miliardi sono
concentrati nella corteccia:
è proprio qui che hanno sede le funzioni “superiori”
che interessano gli scienziati cognitivi.
Dal punto di vista evolutivo la corteccia, che è assente
in pesci, rettili e uccelli, ha una struttura molto
rudimentale, rappresenta la tappa più recente dello
sviluppo del sistema nervoso dei vertebrati ed è
completamente sviluppata solo nei mammiferi.
Il cervello
I due emisferi cerebrali
La filogenesi dei sistemi di comunicazione
Gli esseri umani possiedono un sistema di
comunicazione che è qualitativamente differente
da quello impiegato da altre specie animali.
Una filogenesi dei sistemi di comunicazione deve
tener conto anche dei contributi provenienti dalla:
psicologia comparata,
neurobiologia,
linguistica,
Etologia,
antropologia.
La filogenesi dei sistemi di comunicazione
Assieme agli aspetti di discontinuità, occorre
riconoscere e accertare gli aspetti di continuità
filogenetica fra la comunicazione animale e
quella umana.
Le teorie sulla comunicazione
animale: l’etologia tradizionale
Secondo l’etologia tradizionale (Lorenz, 1937; Tinbergen,
1951) i segnali comunicativi:
derivano da azioni fisiologiche ripetute nel tempo,
sono segnali ritualizzati facilmente identificabili,
sono guidati da meccanismi innati di attivazione che
conducono a modelli fissi di azione.
Criteri di Tinbergen (1951)
1.L’azione dei meccanismi
4. la storia filogenetica di un
prossimi e specifici sottesi a un
tratto o di un’attività in
dato comportamento, emersi
riferimento ai suoi passati
come effetti della pressione
ancestrali.
selettiva (ad es. la differente
evoluzione del volo);
2.l’ontogenesi di una
determinata condotta e
modello di comportamento in
termini di sviluppo individuale;
3.la funzione adattiva di un
comportamento o di una
struttura in base ai sui effetti
sulla sopravvivenza individuale
e sulla riproduzione delle
specie;
Nikolaas Tinbergen
Antropocentrismo e antropomorfismo
Nello studio dell’evoluzione della comunicazione
si corre il rischio di commettere errori:
l’antropocentrismo, che considera la comunicazione
umana (e quindi il linguaggio) come un’attività
privilegiata, unica ed esclusiva che divide gli umani dai
non umani;
l’antropomorfismo, che sottolinea le somiglianze nei
differenti sistemi di comunicazione e rischia di attribuire
alle specie animali competenze comunicative e
cognitive tipiche degli umani.
Approccio innatista
Tale approccio intende il linguaggio
come forma comunicativa unica ed
esclusiva della specie umana.
Per il modello di Chomsky (1986)
essere “competenti” linguisticamente
significa avere un sistema di regole utili
per accoppiare i suoni ai significati e
quindi poter produrre (e comprendere)
infinite frasi.
Della competenza linguistica fanno
parte:
la competenza fonologica (il saper
emettere/capire suoni),
la competenza lessicale (la
comprensione del significato delle
parole della lingua in cui si
comunica), e
la competenza sintattica (la capacità
di combinare le parole per formulare
una frase corretta).
Noam Chomsky
Mappa mentale e categorizzazione
degli oggetti
I primati possiedono le
capacità cognitive,
legate alla
sopravvivenza, di:
crearsi una mappa
mentale del territorio,
in base alla quale
raggiungere i siti
dove si trova il cibo;
categorizzare gli
oggetti (abilità che si
manifesta nella
costruzione e
nell’impiego di
strumenti).
La categorizzazione
La categorizzazione ha luogo con l’ausilio di
due importanti processi:
l’astrazione (un solo particolare può portare ad
identificare un determinato comportamento, per
es. la sedia ha 4 sostegni inferiori);
la generalizzazione (attribuire a oggetti diversi
delle costanti comuni, per es. tutte le sedie e
sgabelli hanno 4 sostegni inferiori).
Non c’è generalizzazione senza astrazione,
ci può essere astrazione senza
generalizzazione (non porta alla
categorizzazione), per es. nella caricatura.
La categorizzazione
L’attività di categorizzazione non è rigida:
uno stesso evento o oggetto può rientrare
in categorie diverse.
La capacità di raggruppare in una stessa
categoria funzionale oggetti
apparentemente senza relazioni
rappresenta spesso un vero atto inventivo.
Il risultato dell’attività di categorizzazione è
il concetto.
Negli esperimenti risulta evidente la fissità
funzionale.
Rapporto tra comunicazione e
conoscenza del mondo sociale
I primati vivono in gruppo per affrontare le
difficoltà e per utilizzare al meglio le
risorse e perciò sono in grado di:
riconoscere gli individui della propria comunità;
prevedere le azioni che gli altri faranno in
determinate circostanze;
formare e conoscere le relazioni con i propri consimili
(parentela, dominanza, alleanza, reciprocità,
altruismo, scambio).
Segnali referenziali nelle scimmie
Cheney e Seyfarth (1990; 1992)
hanno osservato che un particolare
tipo di scimmie, i cercopitechi,
emettono distinti richiami di allarme
(in riferimento al tipo di predatore).
I loro segnali hanno un valore sociale
(sono emessi solo in presenza
di compagni).
La comunicazione intenzionale
Famosi sono gli studi dei Gardner (1969)
sull’apprendimento e l’uso di simboli
linguistici umani da parte di scimpanzè.
La comunicazione animale serve a dare
e ricevere, eseguire ordini, svolgere
azioni, regolare interazioni sociali, ma
non può raccontare i propri pensieri.
Lo scimpanzè
Washoe
I coniugi Gardner
Il linguaggio delle api
Negli anni Quaranta
von Frisch (1967)
avviò una ricerca
rigorosa sul sistema di
“danza” delle api.
Attraverso il linguaggio
della danza, le api
bottinatrici sono in
grado di trasmettere in
maniera accurata
informazioni sulla
distanza e sulla
dislocazione del cibo.
Testi consigliati
Anolli L. (2002), Psicologia della
comunicazione, Bologna: Il Mulino
[Capitolo 2]