4_modello_mobilità_K_L_1

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Il movimento internazionale dei fattori




Il movimento di beni e servizi è una delle forme di integrazione
internazionale.
Nei modelli tradizionali del commercio internazionale (Ricardo, modello a
fattori specifici, H-O) l’assunzione è sempre quella di assenza di mobilità tra
paesi dei fattori
Tuttavia i risultati del modello H-O mostrano ad esempio che il commercio
internazionale è un sostituto della mobilità internazionale dei fattori (i paesi
si scambiano fattori produttivi indirettamente, sono contenuti nei relativi
prodotti; il commercio conduce al pareggiamento del prezzo dei fattori)
Un’altra forma di integrazione, con conseguenze più immediate e rilevanti
dal punto di vista politico, è il movimento internazionale dei fattori
produttivi:
• migrazioni della forza lavoro
• trasferimenti di capitale mediante prestiti internazionali
• collegamenti internazionali coinvolti nella formazione di imprese
multinazionali
La mobilità internazionale del lavoro

Assunzioni del modello (di breve periodo)
• Ci sono due paesi (A, Italia e B, Romania)
• Ogni paese produce due beni, manufatti (M) e cibo (F)
• Per la loro produzione vengono impiegati due fattori produttivi:
•
•
•
lavoro (L) e capitale (K).
I paesi commerciano tra di loro e i prezzi dei prodotti sono
determinati sui mercati internazionali e sono quindi comuni
In tutti i mercati vigono condizioni di concorrenza perfetta
Il lavoro (L) è mobile tra paesi
L’assunzione di concorrenza perfetta anche sul mercato del
lavoro implica, in ciascun paese:
(i) La piena occupazione
LM + LF = L
(ii) Che il salario corrisponda al valore della produttività
marginale del lavoratore
MPLM x PM = WM
MPLF x PF = WF
L’ipotesi di mobilità intersettoriale di L implica che in
equilibrio:
WM = WF
• GUARDIAMO AL MERCATO DEL LAVORO
Per capire come avviene l’allocazione del lavoro tra i due settori e a che
livello si stabilisce il salario, dobbiamo guardare alla domanda e
all’offerta di lavoro.
• Domanda di lavoro:
– In ogni settore, i datori di lavoro cercheranno di massimizzare i
profitti, assumendo lavoratori fino al è punto in cui il valore del
prodotto di ogni ulteriore unità di lavoro è pari al costo di quella
stessa unità.
• La curva di domanda di lavoro (relazione tra w e L domandato) nel
settore manifatturiero può essere espressa come:
MPLM x PM = WM
Se LM aumenta, MPLM diminuisce e il salario che il datore di lavoro è
disposto a pagare diminuisce. La curva di domanda è quindi
inclinata negativamente
• Analogamente, la domanda di lavoro nel settore alimentare è espressa
come:
MPLF x PF = WF
Sotto l’ipotesi di rendimenti marginali decrescenti, in ogni paese il
salario si determina dall’incrocio delle due curve.
Paese A (Italia)
WM
WF
PM x MPLM
(Curva di domanda di
lavoro in M)
1
W1
PF x MPLF
(Curva di
domanda di
lavoro in F)
LM
LF
L1M
L1F
Offerta complessiva di lavoro, L
Ipotizziamo che nel paese B (Romania) il salario di equilibrio si
stabilisca ad un livello più basso. Questo, a parità di prezzi dei prodotti,
può derivare o da un’offerta di lavoro più ampia (scatola con base più
grande) o da un livello tecnologico inferiore (curve di domanda di lavoro
più basse).
Dato che il lavoro si può muovere tra i paesi, questo comporta un
movimento migratorio da B ad A (dalla Romania verso l’Italia).
Questo si traduce, nel paese A (Italia), in:
 un aumento dell’offerta di lavoro (base del grafico a scatola che
determina il salario)
 una diminuzione del salario di equilibrio
 un aumento dell’impiego di lavoro in entrambi i settori
Nel paese B si osserva una dinamica opposta.
Paese A (Italia)
WM
WF
PM x MPLM
PF x MPLF
1
W1
PF x MPLF
2
L’afflusso di di
lavoro abbassa in A
il salario nominale e
reale.
Infatti, a parità di K,
L aumenta e la sua
produttività
marginale
diminuisce.
W2
LM
La dinamica
opposta si osserva
nel paese B
(Romania), in cui i
salari crescono.
LF
L1M
La migrazione
termina quando i
salari nei due paesi
sono uguali.
L1F
Offerta complessiva di lavoro, L1
L2M
L2F
Offerta complessiva di lavoro, L2
Applicazione: l’immigrazione nel nuovo mondo (1870-1913)
Effetti distributivi dell’immigrazione nel b.p. nel paese A (Italia)
Lavoratori del paese A:
I salari nominali (e quelli reali, dato che si ragiona a parità di prezzi dei prodotti) diminuiscono
Capitalisti del paese A:
Guadagnano: cresce la parte di prodotto che remunera il capitale
PMLM
PMLM
profitti
(w/PM )’
(w/PM )’
profitti
(+) ∆ profitti
(w/PM )’’
(w/PM )’’
salari
salari
(LM )’
LM
(LM )’’
I loro guadagni si possono analogamente vedere in termini di remunerazione del K:
LM
RK = PMKM x PM
Al crescere di L, a parità di PM , RK cresce perché cresce PMKM (ogni unità di K ha adesso un numero
maggiore di L)
Effetti distributivi opposti si hanno nel paese B
Investimenti diretti esteri e imprese multinazionali

Investimenti diretti esteri
• flussi internazionali di capitale attraverso cui un’impresa di un paese crea o
espande una propria filiale in un paese estero (ex novo – greenfield; tramite
acquisizioni o fusioni - brownfield)
• Comportano non soltanto un trasferimento di risorse (K), ma anche
l’acquisizione di un controllo
– La filiale non ha semplicemente un obbligo finanziario nei confronti
dell’impresa madre, ma è anche parte della stessa struttura organizzativa e
dipende dalle sue scelte
• Gran parte degli IDE è effettuata da imprese multinazionali. Un’impresa è
multinazionale quando detiene una quota significativa del capitale di un’impresa
estera, normalmente il 50% (quindi se un’impresa estera detiene più del 50% di
un’impresa nazionale, questa è filiale di una multinazionale). Questo criterio non
esclude che un’impresa possa essere entrambe le cose. Esistono tuttavia
definizioni meno restrittive (ad esempio il dipartimento del commercio estero
US usa la soglia del 10%)
Investimenti diretti esteri e imprese multinazionali

Le imprese multinazionali sono un modo per concedere prestiti internazionali, ma
questa non è la sola ragione, altrimenti ci si limiterebbe a effettuare transazioni
finanziarie

Attraverso gli IDE le imprese cercano di estendere il loro controllo in altri paesi. Le
motivazioni di queste scelte sono fornite dalla teoria delle imprese multinazionali.

Gli effetti settoriali e distributivi degli IDE si possono modellizzare nel breve
periodo con lo stesso approccio usato per i movimenti di lavoro

Il capitale sarà attratto da rendimenti più elevati, che si avranno in paesi con una
scarsa dotazione di capitale e una elevata dotazione di lavoro (e quindi con bassi
salari)

L’ingresso di nuovi capitali avvantaggia i lavoratori (la cui produttività marginale
cresce grazie ad una maggiore dotazione di K); svantaggia i capitalisti (perché la
PMK decresce).
I guadagni dai flussi di lavoro e da capitale
Il modello che abbiamo visto mostra che alcuni possessori di fattori
produttivi guadagnano ed altri perdono:
•
i possessori dei fattori che decidono di entrare guadagnano per
definizione
• quando entra L i lavoratori perdono e i possessori di K
guadagnano
• quando entra K i possessori di L guadagnano e i possessori di K
perdono
A livello aggregato, i paesi di destinazione guadagno o perdono? E i
paesi di origine?
I guadagni dai flussi di lavoro
Se i lavoratori possono spostarsi da un paese all’altro, i lavoratori di B (Romania) sono attratti dai
più alti salari di A (Italia). Le due curve di domanda di lavoro si riferiscono adesso ai due paesi e
la base della scatola rappresenta l’offerta mondiale di lavoro. Se inizialmente WA > WB (punti A
e B), la migrazione conduce a WW.
Questo processo dura finché WB = WA.
WA
LDA
LDB
WA
WB
A
C
WW
WB
B
LA
LB
ImmB→A
LA
LB
Offerta mondiale di lavoro, L
WA
LDA
LDB
WA
WB
A
C
WW
D
WB
Punto di vista di A
(che riceve migranti)
B
LA
LB
ImmB→A
LA
LB
Ogni lavoratore di A vede diminuire il proprio salario (da WA a WW). Per i lavoratori di A nel
complesso si ha una perdita pari al rettangolo arancione.
I proprietari degli altri fattori (K), grazie all’aumento di L e alla conseguente diminuzione dei
salari, hanno un guadagno pari alla somma del rettangolo arancione e del triangolo giallo (ACD).
Il rettangolo viene sottratto ai lavoratori nazionali. Il triangolo è la differenza tra quanto gli
immigrati producono e quanto ricevono come salari.
Nel complesso quindi il paese A guadagna un ammontare pari all’area del triangolo giallo (ACD).
WA
LDA
LDB
WA
WB
A
C
WW
D
WB
Punto di vista di B
(da cui il lavoro emigra)
B
E
LA
F
LB
ImmB→A
LA
LB
Ogni lavoratore di B guadagna il salario WW . Complessivamente questi emigrati ricevono salari
pari al rettangolo celeste DCFE. In assenza di migrazione questi lavoratori avrebbero creato un
valore pari al trapezio BCFE.
Ne consegue che il paese B guadagna, con l’emigrazione, un ammontare pari all’area del
triangolo DCB.
Questo ovviamente conteggiando la remunerazione degli immigrati nel loro paese di origine
(come se i salari si trasformassero in tutte rimesse degli emigrati).
A livello mondiale si ha quindi un guadagno legato ai flussi
della forza lavoro pari all’area ABC
WA
LDA
LDB
WA
WB
A
C
WW
WB
B
E
LA
F
LB
ImmB→A
LA
Questa quantità è facilmente
calcolabile essendo pari a:
LB
1
WA  WB   imm A
2
I guadagni dai flussi di capitale
Se i capitali possono spostarsi da un paese all’altro i capitalisti di A (Italia) sono attratti dai più
alti rendimenti del capitale di B (Romania) legati alla grande disponibilità di lavoro e ai bassi
salari. Le due curve di domanda di capitale si riferiscono ancora ai due paesi e la base della
scatola rappresenta l’offerta mondiale di capitale. Se inizialmente RB > RA (punti A e B), il flusso
di capitali da A e B conduce a RW.
RA
R
B
KDA
KDB
A
RB
C
RW
RA
B
KA
KB
IDEB←A
KA
Offerta mondiale di capitale, K
KB
RA
RB
KDA
KDB
A
C
RB
D
RW
RA
B
E
KA
F
KB
IDEB←A
KA
KB
Offerta mondiale di capitale, K
Con ragionamento del tutto analogo al caso del lavoro si deduce che il paese A guadagna il
triangolo giallo BCD, pari alla differenza tra quanto ottiene di profitti adesso e il valore che
otteneva con il capitale in A (area CBFE).
Il paese B guadagna dall’IDE di A il triangolo celeste ACD (differenza tra quanto produce
con gli IDE (CAFE) e quanto li remunera (CDFE).
A livello mondiale si ha quindi un guadagno legato ai flussi
di IDE pari all’area ABC
RA
RB
KDA
KDB
A
C
RB
D
RW
RA
B
E
KA
F
KB
IDEB←A
KA
KB
Offerta mondiale di capitale, K
Questa quantità è facilmente
calcolabile essendo pari a:
1
RB  RA  IDE B
2
TEORIA DELLE IMPRESE MULTINAZIONALI
•Due elementi spiegano l’esistenza di imprese multinazionali
(nonostante la rinuncia ad economie di scala ed integrazione):
– Problema della localizzazione
– Un bene viene prodotto in due (o più) paesi diversi anziché in uno solo
perché:
» Esiste una localizzazione delle risorse che richiede di investire vicino ad esse
» La grande dimensione consente economie di scala che consentono una spinta
divisione delle fasi produttive (alto L/K in paesi con molto L e R & S nei paesi
avanzati)
» evitare costi di trasporto troppo alti
» Superare barriere agli scambi
» Fruire di sussidi del paese di destinazione
» Entrare in un mercato estero oligopolistico
– Problema dell’internalizzazione
– Un bene viene prodotto in localizzazioni diverse dalla stessa impresa
anziché da imprese separate perché così è più profittevole condurre
transazioni di tecnologie e gestione.
» Trasferimento di tecnologie (integrazione orizzontale)
» Integrazione verticale
» Acquisizione di potenziali concorrenti

Alcune evidenze quantitative
• Le imprese multinazionali giocano un ruolo importante nelle
dinamiche del commercio internazionale e degli investimenti.
– Esempio: la metà delle importazioni statunitensi possono essere
considerate come transazioni tra diverse branche di imprese
multinazionali ed il 24% delle attività che gli Stati Uniti possiedono
all’estero è costituito dal valore di filiali estere di imprese
statunitensi.
– Le imprese multinazionali di proprietà estera giocano un ruolo
importante nella maggior parte delle economie, in special modo
negli Stati Uniti.
Fatturato
Valore Aggiunto
Occupazione
1994
1998
1994
1998
1994
1998
Francia
28,7
31,7
27,2
31,2
24,9
25,5
Germania
13,1
10,8
na
na
7,2 (a)
6,0
na
16 (c)
na
na
8,2
9,2 (d)
30,6 (a)
40,9
25,7 (a)
32,9
18,1
27,3
0,8
0,8 (b)
Italia
Regno Unito
(b)
Giappone
1,4
1,8
1,0
1,2
Stati Uniti
na
19
12,2
13,1
12,2
13,1
Irlanda
61,6 (e)
72,3 (e)
73,7
81,9
46,6
47,5
Ungheria
56,6 (a)
73
68,3 (c)
70,4 (d)
37,4 (a)
12,9
12,9
5,3
Turchia
11,1
(d)
11,5
(a) 1995; (b) 1996; (c) 1997; (d) 1999; (e) produzione
Fonte: OECD, Measuring globalisation, 2001; STAN database.
46,5
5,5
(d)
Effetti delle multinazionali nei paesi di origine:
• perdita di posti di lavoro (spesso poco e per niente specializzati) e
mantenimento delle posizioni manageriali o di certe fasi. In assenza
di delocalizzazione, che sarebbe accaduto per effetto della
concorrenza estera?
• la delocalizzazione può trasferire anche tecnologie, avvantaggiando
il paese di destinazione e impoverendo quello di origine
• Abbassamento del gettito fiscale del paese di origine
Effetti dalle multinazionali nei paesi ospitanti:
• le imprese multinazionali sono solitamente più grandi di quelle locali e
quindi creano risorse (capitale, conoscenza, etc.), ma hanno anche molto
potere contrattuale sulle altre imprese locali e sulle autorità locali
• le MN sono di solito più efficienti e innovative delle imprese locali e
quindi, a seconda del contesto locale, possono spiazzare le imprese locali o
aiutare il sistema a crescere in efficienza e competitività (spillover di
conoscenza, informazione, manageriali, etc.)
• inoltre le MN stimolano la creazione di infrastrutture pubbliche o la
concentrazione di fornitori specializzati che possono rappresentare
economie esterne anche per le imprese locali
•le multinazionali sono accusate di assumere posizioni di dominio,
drenando risorse fisiche, finanziarie, imprenditoriali, risorse per R & S,
che potrebbero costituire la base per lo sviluppo di industrie nazionali
- sono in particolare accusate di sfruttamento del lavoro in luoghi in cui
detengono un potere contrattuale molto forte (PVS) (problemi di sviluppo
economico duale). In realtà l’evidenza empirica mostra che le MN pagano
salari non inferiori alle imprese locali, sia per attrarre lavoratori bravi e
trattenerli (efficiency wages e search theory), sia per costruirsi una
reputazione, sia per mantenere relativamente omogenei gli standard
(specie tra quadri, molto mobili da un paese all’altro)
- a seconda del motivo dell’insediamento possono domandare lavoro non
qualificato o lavoro qualificato. Nel secondo caso possono sottrarlo alle
imprese locali, ma possono anche incentivare politiche di formazione
- le imprese MN sono “footloose”: quando cessano i motivi del vantaggio
competitivo, li vanno a cercare altrove. Questi fattori possono degenerare
in profonde depressioni (come altri tipi di sviluppo esogenamente
determinato), forte volatilità dell’occupazione
IDE e l’economia del paese di destinazione
Il caso dell’IRLANDA
Inizi anni 90: PIL pro capite Irlanda = 65% media UE
Fine anni 90:
pari alla media UE
La forte crescita
è stata fortemente
alimentata dagli
IDE in entrata,
concentrati in
settori high tech
(farmaceutica,
elettronica,
software):
1. Perchè l’Irlanda ha attratto così tanti IDE?
2. Come hanno contribuito alla crescita e alla
trasformazione economica irlandese?
L’ambiente economico irlandese presentava alcune
caratteristiche in grado di attrarre IDE:
-
Imposizione fiscale
Ruolo dell’Industrial Development Agency
Caratteristiche della forza lavoro (livelli di
qualificazione)
- Effetti di agglomerazione e dimostrativi
- Ambiente economico generale
- Imposizione fiscale
•
•
Totale esenzione fiscale dei profitti derivanti da esportazioni
manifatturiere
La più bassa aliquota effettiva di imposizione fiscale sulle
società in Europa (al 1973 e ancora adesso)
- Ruolo dell’Industrial Development Agency
•
•
•
L’agenzia opera identificando i settori a più forte sviluppo a livello
internazionale e valuta quali sono più adatti alle risorse e agli obiettivi di
sviluppo dell’Irlanda
Vengono poi identificate le aziende più forti nei settori target e invitate ad
insediarsi in Irlanda
L’Agenzia si adopera per preparare capitale umano ed infrastrutture
necessarie
- Caratteri della Forza Lavoro
•
•
Forte strategia di potenziamento dell’istruzione ad indirizzo scientifico
(forte convergenza dei diplomati e laureati in discipline scientifiche nelle
fasce giovanili 25-34 anni)
Profilo della popolazione per età favorevole (% pop. in età lavorativa molto
elevata, forte offerta di lavoratori giovani)
- Effetti di agglomerazione e dimostrativi
•
•
Effetti di agglomerazione e spill overs tecnologici derivanti
dall’addensamento di high tech nel paese
Esperienze di successo di attori chiave dei settori a livello internazionale
che inducono altri ad investire in un paese
- Ambiente economico generale
•
•
•
Condizioni del mercato del lavoro (bassi costi del lavoro)
Forte miglioramanto delle infrastrutture pubbliche (fondi trutturali UE)
Efficienza della PA (es. bassi livelli di corruzione)
- Altri fattori (di rilievo per imprese USA in
particolare)
•
•
•
Lingua inglese
Posizione geografica tra UE e USA
Legami culturali tra Irlanda e ambiente imprenditoriale irandese-americano
- Come gli IDE hanno contribuito alla crescita e
alla trasformazione economica irlandese?
Gli IDE hanno fatto fortemente convergere la struttura
produttiva Irlandese verso quella dei paesi UE più evoluti:
- Aumento nel manufatturiero della quota dei prodotti “moderni”
- Aumento della quota dei servizi alle imprese sul totale (e rispetto ai
servizi al consumo)
- Aumento dei servizi intensivi di capitale umano (finanza,
assicurazioni, immobiliare, servizi imprese)
- Aumento delle dimensioni medie delle imprese
Gli IDE hanno fatto fortemente variare la struttura del
commercio internazionale Irlandese:
- ri-orientamento dell’export verso settori “moderni”, fortemente
trainata dal settore estero (85% dell’export di questo settore)
- forte crescita della quota di commercio intra-industriale
Il settore estero ha contribuito in misura decisiva ad
accrescere la quota di R&D sul PIL (vicino ai paesi con
l’indicatore più alto in UE)
Impatti degli IDE sull’industria nazionale:
- poca concorrenza tra imprese estere (export-oriented) e nazionali sui mercati
interni
- le esportazioni nazionali ed estere (farmaceutica, elettronica, apparecchi elettrici)
che esportano, operano in settori molto differenti
- anche i mercati di destinazione sono molto diversi, tra industria interna (UK) e
estera (UE)
- spiazzamento dei salari nei settori e imprese a bassa produttività
- aumento dei salari dei lavoratori più qualificati
- aumento dell’occupazione anche in settori integrati (ogni 100 manifatturieri
esteri, 100 nei servizi e 10 nella manifattura nazionale)
- Aumento della volatilità dell’occupazione (gli stranieri, in caso di crisi, escono
prima dal mercato)
-la domanda di beni intermedi in alcuni settori genera aumenti di produttività
derivanti da economie di scala
- Spillovers tecnologici (con aumento di produttività) sulle imprese nazionali
- forti entrare fiscali, nonostante le aliquote più basse
- Alcuni studi mostrano come la forte crescita degli anni 90 e oltre sia stata in
buona parte determinata dagli IDE