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I COMMENTI
Venerdì 10 Marzo 2017
L’ANALISI
IMPROVE YOUR ENGLISH
Perché tanti magistrati
sono entrati in politica?
Why have so many judges
entered politics?
C
i si gira atmagistratura… L’uso
DI CARLO VALENTINI
torno per
spregiudicato delle
quieto viveinchieste nella lotta
re ma, prima o poi, il nodo politica, da chiunque fatto, indebolidovrà essere sciolto: è opportuno che sce la democrazia, che è una costruun magistrato possa, da un momento zione fragile: se sottoposta a stress
all’altro, appendere la toga al chiodo, continui, rischia di spezzarsi».
smettere di adempiere a una funzione
C’è una corresponsabilità: da
tanto delicata come quella di inquisi- un lato, la politica utilizza le inre e giudicare ed entrare nell’agone dagini e gli avvisi di garanzia per
politico tentando di farsi eleggere in regolare i conti al proprio interno,
parlamento? Il problema è oggettivo dall’altro lato una parte del sistema
ma si ripresenta in modo particolare giudiziario si fa deliberatamente
quando la magistratura è impegnata strumentalizzare, altrimenti non si
in indagini che coinvolgono la politi- spiegherebbero le fughe di notizie
ca e quasi sempre tra gli inquisiti c’è calibrate secondo i momenti.
chi lamenta di essere vittima degli
La magistratura dovrebbe esseintrecci (e delle lotte)
re come la moglie di
tra magistratura e poCesare, al di sopra di
litica, che potrebbero
ogni sospetto. Perciò
Lo stesso Violante
sfociare poi in qualche
dice che si indeboli- per i giudici sarebbe
candidatura.
opportuno un periodo
sce la democrazia
Uno degli antedi decantazione prisignani del salto dal
ma di approdare al
sistema giudiziario a quello politico parlamento e a quella politica che
è Luciano Violante, magistrato hanno giudicato fino a quando hanno
fino al 1977 (tra l’altro istruì il pro- espletato la loro funzione. Dal supecesso contro Edgardo Sogno, Lui- ramento dell’attuale commistione
gi Cavallo e Randolfo Pacciardi, trarrebbero beneficio (anche d’imaccusati di avere tentato un colpo di magine) sia la magistratura che la
stato, poi assolti da ogni accusa) e due politica. E sarebbe meno presente
anni più tardi eletto deputato nelle quella corsa alla strumentalizzafile del partito comunista. Adesso, di zione di cui parla Violante. Dopo di
fronte all’inchiesta Copasir, getta il lui un piccolo esercito di magistrati
sasso nello stagno: «La politica pensa s’è dato alla politica, da un giorno
di essere forte, usando gli strumenti all’altro. Varrebbe la pena farci una
della giustizia: ma in questo modo riflessione.
sancisce la propria subalternità alla
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T
hey dodge the tangle not to to the judiciary... The unscrupuquarrel but sooner or later, lous use of investigations in the
they will have to unravel political fight, by anyone, weakit: is it appropriate for a ens democracy, which is a fragile
judge to retire at any moment, structure: if it is continuously put
to stop fulfilling such a delicate under pressure, it risks falling to
function as that of investigating pieces».
and judging and enter the political
There is a shared responsiarena trying to get elected to par- bility: on the one hand, politics
liament? The problem is objective uses inquiries and notices of inbut it recurs especially when the vestigation to square accounts
judiciary is engaged in investiga- inside it; on the other one, a part
tions involving politics and there of the judicial system allows to be
is almost always, among those in- deliberately exploited, otherwise
dicted, someone complaining about we couldn’t explain the news leaks
being the victim of the plots (and calculated each time differently.
struggles) between the judiciary
The judiciary should be like
and politics, which
Caesar’s wife, above
could lead then to
suspicion. ThereViolante himself
some candidacy.
fore, judges should
One of the foresays that it weakens undergo a period
runners of the jump
of purification bedemocracy
from the judiciary to
fore being elected
the political system
to parliament and
is Luciano Violante, who was involved in the politics that they
a judge until 1977 (moreover, he judged until they performed their
prepared a case for trial against tasks. Both the judiciary and poliEdgardo Sogno, Luigi Cavallo tics (and their reputation) would
and Randolfo Pacciardi, ac- benefit from overcoming the curcused of attempting a coup, and rent mixture. Moreover, the exploithen acquitted of all charges) and tation race indicated by Violante
two years later was elected MP in would decrease. After him, a small
the Communist party. Faced with army of judges hath have – sudthe Copasir investigation, he flut- denly - committed themselves to
ters the dovecotes now: «Politics politics. Thinking about it would
thinks it is strong, by using ju- be worthwhile.
dicial tools: in this way, however,
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it establishes its subordination
Traduzione di Silvia De Prisco
IL PUNTO
LA NOTA POLITICA
Contro il monopolio della Apple
vanno liberalizzati i ricambi
Anche Pisapia alla fine
fonderà un partito
DI
SERGIO LUCIANO
R
agazzi, non perdiamo
la speranza: al mondo, esiste anche lo
stato del Nebraska.
In quella meravigliosa terra
di contraddizioni, che monta
e smonta la vita in una notte,
nei meravigliosi Stati Uniti, in
un angolo del Nord-Ovest, neanche due milioni di abitanti
spersi nelle Grandi Pianure,
ebbene: lì c’è il Nebraska. Credevamo fosse uno stato inutile,
che fosse il Molise degli Usa,
e invece no. Coesistono nel
Nebraska Warren Buffett e
Repair.org.
Il primo, detto «l’oracolo
di Omaha» perché imbrocca
sempre i suoi investimenti borsistici, ha acquistato 8 miliardi
di dollari di azioni Apple, salendo al 2,4% nel capitale della più capitalizzata azienda
del mondo, appunto la Apple
di Cupertino, fabbrica degli
iPhone e dei Mac.
La seconda è una potente
e strutturata realtà che organizza in rete una miriade di
artigiani riparatori di aggeggi
elettronici, incavolati come bufali delle Grandi Pianure con-
tro quell’autentico mostro di
anticoncorrenzialità commerciale che è appunto la Apple.
Rea, ai loro occhi, di impedire
ai riparatori indipendenti di
mettere le mani negli iPhone e,
appunto, nei Mac negando loro
l’acquisto di pezzi di ricambio.
Parte dal Nebraska
la rivolta contro
gli abusi della Mela
In modo che, quando un telefonino o un computer della Mela
si guastano, o il malcapitato
proprietario li porta nei punti
autorizzati Apple, alla famigerata «Genius Bar», dove solo
per fiatare devi posare in media 500 dollari, oppure addio
iPhone, addio Mac (a meno di
non conoscere qualche cinese
che li aggiusta a metà prezzo avendo precedentemente
smontato altri iPhone o altri
Mac guasti, per prenderne i
pezzi di ricambio!).
Ecco: il Nebraska come
stato capofila, imitato però,
udite udite, da Minnesota, New
York, Massachusetts, Kansas,
Wyoming, Illinois e Tennessee,
sta preparando una legge che
imponga alla Apple di liberalizzare i ricambi. Sarebbe ora.
Come sarebbe ora che
il movimento di clienti che
protesta contro la Apple per la
scelta di riempire i suoi apparecchi di porte di connessione
inesistenti altrove, e imporre
così l’acquisto di «adattatori»
costosissimi, che ne rendano
possibile l’utilizzo con altri
aggeggi, si estendesse al mondo intero.
La Apple, come del resto Google e Facebook, ma
ancora peggio di loro perché
sfrutta il lavoro schiavistico
dei cinesi della Foxconn, guadagna troppo, paga troppo
poche tasse, e specula sul suo
monopolio di fatto. E non riuscendo più (dopo la morte di
quel vero genio folle di Jobs) a
inventare cose veramente nuove, si arrocca dietro riparazioni
esclusive e accessori indispensabili. Forse il trumpismo sta
iniziando ad agire contro questi moloch della tecnologia che
ci stanno fagocitando la vita (e
le tasche). E il Nebraska segna
la strada.
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DI
MARCO BERTONCINI
Domani, al romano teatro
Brancaccio, nuova tappa per
il Campo progressista. Giuliano Pisapia ripete di non
voler fondare un partito:
vecchia storia, infatti anche
lui, come tanti altri prima,
lo definisce movimento. Il
mutamento è nominalistico: ci avevano già pensato i
fondatori del Msi, nel ’46. Pisapia vuol dare «una casa»
a formazioni locali, amministratori, movimenti civici.
Questa casa non potrebbe
edificarsi se non come una
formazione pronta ad affrontare le urne, con un proprio
contrassegno. Anche le urne
amministrative: negli oltre
mille comuni al voto in giugno non dovrebbero essere
pochi i potenziali candidati
in liste ispirate al Campo
progressista.
Dunque, lo sbocco inevitabile sarebbe proprio la
nascita di un partito, che
non si chiamerebbe così ma
che tale sarebbe. Al Brancaccio verranno tanti, pronti all’adesione o soltanto per
far propaganda a se stessi.
Curiosamente, proprio al
Brancaccio, De Gasperi (era
il 23 luglio ’44) paragonò a
Marx un altro «israelita» e
«proletario»: Cristo.
Fra i presenti ci sarà
Laura Boldrini, fresca
dell’abbandono del gruppo
Si-Sel per il passaggio al
misto nella Camera da lei
presieduta. Pisapia ribadisce di non voler essere la
stampella di Renzi: di fatto,
sembra invece raccogliere
chi sia pronto ad allearsi
col Pd di nuovo renziano.
Semmai, l’insistenza con
la quale puntualizza di non
voler rapporti con Angelino Alfano smentisce chi ha
sempre visto la sua posizione come parallela a quella
del ministro degli esteri:
l’uno su un versante, l’altro
sull’altro, entrambi pronti
a sostenere Renzi. Per la
precisione: Pisapia intende
condizionarlo, per evitargli
sbandamenti centristi; Alfano si prefigge semplicemente di tutelare la propria
poltrona
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