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PRIMO PIANO
Renzi sta con i magistrati. Massì, una bella battuta aiuta
a sdrammatizzare il clima.
Claudio Cadei
Lo spione accusa gli altri di spiare
Ho letto il fondo di Pierluigi Magnaschi sugli Usa che accusano gli altri (ad esempio i russi) di fare quello spionaggio
elettronico che proprio loro hanno inventato, perfezionato e
messo a sistema negli anni. Le ultime rivelazioni di Wikileaks non fanno altro che confermare l’esistenza di un sistema
generalizzato di spionaggio, di cui Magnaschi ricorda genesi
ed evoluzione. I giornaloni, pur riportando con toni urlati la
notizia, non la contestualizzano. La lasciano cadere, come i
giunchi che si piegano sperando passi la piena. ItaliaOggi,
invece, ha la capacità di unire i puntini del puzzle e di fornire
al lettore uno strumento di analisi critica. Perché squarcia il
velo della pura narrazione. I giornali liberi sono così: scrivono
cose che, solo una volta lette e digerite, per la consequenzialità
dei fatti narrati potrebbero sembrare al lettore persino ovvii,
tanto sono chiari.
Maurizio Villalba
Noi abbiamo gli spioni in casa
Con riferimento al dibattito sugli spioni della Cia che mettono sotto controllo i telefoni di tutto il mondo, noi, modestamente, potremmo ricordare che i carabinieri hanno
trasformato il cellulare di Italo Bocchino in una potente
ricetrasmittente (e possono farlo con quello di ciascuno di
noi). Questo fatto risulta dalle carte sull’indagine Consip.
E molti si indignano perché Lotti (o chi per lui) avrebbe avvertito l’ad di Consip che aveva l’ufficio pieno di microspie,
ma nessuno, che mi risulti, ha obiettato per il fatto che ci
siano state messe. Non c’è bisogno di librarsi nello spazio
dove padroneggia la Cia; le stesse considerazioni possiamo
farle aggirandoci nei vicoli di casa nostra.
Carlo Ottolenghi
Brioche croccanti da Bruxelles
L’Ue perde consenso a causa dell’eccessivo rigore e i leader
di Francia, Germania, Italia e Spagna scelgono Versailles
per lanciare il progetto «Europa a più velocità». Se tanto
mi da tanto sulla prossima manovra ci sarà scritto: «Che
mangino brioches».
Luigi Chiarello
E una volta aboliti i voucher?
Una volta aboliti i voucher, come pensano che verranno pagati i piccoli lavori? Pensano davvero che, senza voucher,
pioveranno i contratti a tempo indeterminato, o anche solo
a termine? Vedo in campo tanti produttori di disoccupazione,
lavoro nero, decrescita: aiutanti (in)volontari dei grillini.
Daniele Capezzone
Perchè sono un medico obiettore
Da medico non ho praticato e non praticherei mai né l’eutanasia, né l’aborto, né l’accanimento terapeutico. Ritengo
mio preciso dovere morale curare il malato e non ucciderlo o
usarlo, perché di questo si tratta nelle azioni sopra descritte.
Ritengo inoltre che l’obiezione di coscienza, ed io sono un
obiettore, sia un diritto inalienabile della persona, prima che
un diritto costituzionale, così come è un dovere costituzionale
dello stato proteggere la vita e la salute dei cittadini. C’è
inoltre, a mio avviso, una contraddizione nel pretendere di
sospendere l’obiezione di coscienza di un medico e ritenere
intoccabili altre obiezioni di coscienza, quali ad esempio quelle
per le armi e per il servizio militare. Riconosco la difficoltà del
problema, ma tra la vita e la morte scelgo la vita.
Santo Bressani Doldi
Streaming Rai: chiarimenti doverosi
Ho scoperto la tv in streaming, e questo mi sta cambiando
la vita. Dall’ottimo sito Rai Play è possibile vedere tutta la
programmazione Rai, anche del passato, e non c’è bisogno
di doversi subire la pubblicità che invece ci affligge in televisione. C’è solo un ma: vedere una qualunque trasmissione o
fiction della Rai in streaming prosciuga il credito del traffico
internet del mio abbonamento. L’altro giorno ho scoperto che
vedere due fiction della Rai mi è «costato» quasi la metà del
mio traffico disponibile, pari a 3 GB al mese. Insomma, 1,5 GB
per 2 trasmissioni in streaming mi sembra un po’ troppo, no?
Sarebbe bello che la Rai dicesse con chiarezza quanto «pesano»
le singole trasmissioni, no?
Carlo Olivi
15
PERISCOPIO
COMMENTI
Renzi: «Un errore aumentare l’Iva in questo momento.
Aspettate almeno che torni premier».
Filippo Merli
Venerdì 10 Marzo 2017
DI
PAOLO SIEPI
Zona militare/limite invalicabile. Forte è
il sospetto che il cartello protegga le quattro
piante di pomodori del guardiano. Dino Basili,
Tagliar corto. Mondadori, 1987.
umido di Hong Kong, con il desiderio di proseguire subito per Pechino. Enrico Emanuelli,
La Cina è vicina. Mondadori, 1964.
Nell’arte di dimenticare, il genio
n italiano non conosce rivali: è
insuperabile,
eccelso. Nessuno
i
fu
Andiamo verso un’economia
f mai veramente fascista, nessuno
ebbe la responsabilità della
che
c produce grandi profitti per
s
guerra,
nessuno, quasi, combatpochi
e disoccupazione per troppi.
p
g
tè. I prigionieri, i caduti, erano soltanto degli
Curzio
Maltese. ilvenerdì.
C
stravaganti che se ne andavano per il mondo
leggere: questo è, per Montanelli, lo dove poi gli succedevano disgrazie. Vagabondi,
Farsi legger
scopo della professione di giornalista. Mino instabili. Tutti d’accordo a compiangerli: ma,
Monicelli, Il giornalista. Vallecchi, 1964. in fondo, se l’erano voluta. Fossero stati a casa
loro, pensavano gli altri (sarebbe bastata un
I socialdemocratici tedeschi martellano con bustarella o una raccomandazione) avrebbero
lo slogan: «Stabile Preise, sichere Arbeitsplätze», visto una bella Resistenza al Nord e una graprezzi stabili, lavoro sicuro. Piero Buscaroli, devole Alleanza al Sud. Sebastiano Vassalli,
L’oro del mondo. Einaudi, 1987.
Paesaggio con rovine. Camunia, 1989.
Di colpo si fece un perfetto silenzio, un silenzio immobile, come quando qualcuno muore
dissanguato. Heinrich Boll, Opinioni di un
clown. Mondadori, 1965.
Certo, Renzi poteva ragionare più alto, poteva apparire più pacato, con una visione, e più
profondo nella riflessione dei suoi errori, dal
momento che li ha ammessi. Pazienza. Certo
che, almeno su una cosa, non ci piove: le domande della signorina Zagrebelsky, dire magiche, è
poco. Andrea Marcenaro. Il Foglio.
A Chieti è avvenuto un fattaccio che prelude a un capitalismo
inumano e distopico (se sapessi
che significa). Un lavoratore della Sevel (Fca Chysler), a cui era
stato vietato di recarsi al gabinetto,
o si è urinato
addosso (la classica goccia che fa girare le balle).
Scalpitava e si muoveva più del ballerino della
Tim, fino a quando si è arreso. D’accordo, la classe operaia non andrà in paradiso, ma potrebbe
almeno andare in bagno! Dario Vergassola,
scrittore satirico. ilvenerdì.
Mi presentai ai cancelli di via
Teulada
da questuante. Pensavo
T
la
l Rai come Broadway; pareva un
supercarcere.
Mi chiesero quale
s
provino
volessi fare. Risposi: tutti.
p
Tutti?
Sì pianista, cantante, attoT
re, presentatore. Mi esaminò Antonello Falqui,
convinto che i siciliani non sapessero l’italiano.
«Pure Cavour pensava che parlassimo arabo»,
replicai. Il responso fu: «Buona presenza. Adatto
a spettacoli minori». E mi mandarono a esibirmi per gli emigrati. Girammo Tunisia e Libia,
dove comandava ancora re Idris. Poi Svizzera
e Belgio: Charleroi, Mons, Liegi. A Marcinelle
scesi in miniera su un ascensore tutto catene;
quando sparì la luce, ebbi una crisi, mi fecero
risalire. A sentir cantare in italiano i minatori
piangevano come vitelli. Pippo Baudo (Aldo
Cazzullo). Corsera.
Tutti gli uomini della campagne hanno combattuto in tutte
le guerre. Sempre in prima linea. Ma di tante giornate non
ricordano che pochi episodi, un
ufficiale che urla ordini cattivi
perché ha paura, un generale che
h assaggia
i il
rancio e dice «ottimo» ma poi si pulisce la bocca
perchè è schifoso, un compagno che salta in aria
e in aria si frantuma, le gambe di qua e il resto
di là, una donna nemica che ti porta il pane:
ricostruire la storia dai racconti dei contadini
è come ricostruire una civiltà dai ruderi che
restano per terra. Ferdinando Camon, La
mia stirpe. Garzanti, 2011.
m
Noi avvocati non si può aspettare manco un
minuto, neanche leggere le carte si può più, vogliono risposte immediate, quelli di internet,
dell’amico carabiniere, dell’amico poliziotto,
dell’agente immobiliare, della zia estetista.
Come l’oracolo di Delfi, bisogna raccontar fregnacce, far pronostici assurdi, è questione di
sopravvivenza, di astuzia. Franco Maino,
Cartongesso. Einaudi, 2014.
Piove? Che gioia: poi verrà il sole. Perdi? Non
è una sciagura. Vincerai dopo. Ma quando, boia,
quando? Gianni Brera, L’Arcimatto. Longanesi.
Ci siamo lasciati alle spalle l’aspro inverno
russo e, dai finestrini del treno, entra un’aria
fragrante di spezie e resine. La polvere dorata
dei deserti lontani già ci asciuga la pelle. In
cielo danzano pleiadi vaporose e stelle raggruppate a farfalla, lontane sfere di cenere di
mondi bruciati. Sento eccitarsi in me il bisogno
di questi posti che non conosco. Piera Graffer,
Caucaso. LoGisma, 1999.
Ad Ambrogio non rimase che continuare le
sue vacanze; dedicava la mattina a far pratica nella fabbrica paterna. «Altro è conoscere
le varie mansioni per averle viste eseguire dai
dipendenti, magari stando seduti in poltrona»
Benigni nasce in un campo. Nasce povero. usava dire Gerardo ai propri figli, «altro per
Allora scopre all’improvviso il buffet e il con- averle eseguite di persona». Eugenio Corti,
trobuffet. La forchetta. Le buone maniere. La Il cavallo rosso. Edizioni Ares, 33ma edisocietà. E perde l’equilibrio. Accadde anche a zione.
Mussolini con Angelica Balabanoff. A lavarsi i
Si chiamava James Ellis ed era già sulla cinpiedi e a suggerirgli il giusto contegno a tavola
provvide lei. Per il resto che dire della Benigna? quantina; quando lo invitai una sera a cena
Uno che prende in braccio Berlinguer e tocca i (c’era omelette col prosciutto, insalata a torta
coglioni a Pippo Baudo è diventato senza pre- di mele) si sentì male: da anni non aveva più
avviso una maestrina di scuola media. E guardi mangiato tanto in una volta sola. Heinrich
che a quel topino di Berlinguer io volevo bene. Böll, Opinioni di un clown. Mondadori,
Paolo Poli, attore, 86 anni (Malcom Paga- 1963.
ni). Il Fatto.
A volte, portando a Lourdes un film muto, si
Il grande proiettore a forma di cerchio illumi- mette a parlare. Romano Bertola.
nava le gemelle Kessler, le inseguiva, mentre
La differenza fra un cammello e un uomo?
loro, come alianti, planavano da un lato all’altro
dello studio, sempre felici, sempre voraci. An- Il cammello può lavorare una settimana senza bere, l’uomo può bere una settimana senza
drea Gentile, Volevo tutto. Rizzoli, 2014.
llavorare. Julian Tuwin.
Dopo un volo di 46 ore, facendo soste di un’ora
Il maschilista è un maschio
a Damasco, a Baghdad, a Caraci, a Calcutta e
a Saigon ero arrivato a Hong Kong. Partendo
ssconfitto. Roberto Gervaso. Il
Messaggero.
da Roma il lunedì pomeriggio, il mercoledì poM
meriggio, dopo 11 mila chilometri, ero nel caldo
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