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PRIMO PIANO
Giovedì 9 Marzo 2017
Oggi inizia il Consiglio europeo (che durerà anche domani) per affrontare l’emergenza
Europa a due velocità. Basterà?
I perdenti dello globalizzazione esistono veramente
DI
L
MARIO SECHI
e prossime settimane saranno un passaggio importante, ma non definitivo,
sul futuro dell’Eurozona.
C’è chi architetta (parola grossa,
diciamo che ci pensa) un’Unione
a due velocità e chi fa calcoli di
probabilità sulla sopravvivenza di uno spazio comune che
sembra in ogni caso destinato a
cambiare forma. I mercati valutano i rischi, li prezzano, usano
strumenti molto sofisticati per
coprirsi dalle eventuali perdite.
Bloomberg si esercita nel gioco
delle previsioni e lo fa bene.
Gli scenari di rottura sono
tre: 1. Le Pen vince le presidenziali in Francia; 2. L’Italia diventa un paese a guida euroscettica;
3. La Grecia fallisce sul serio.
Gli scenari di salvezza
sono altrettanti: 1. La crisi globale spinge l’Europa a rafforzarsi; 2. Martin Schulz vince
le elezioni in Germania; 3. Le
Pen perde in Francia, Merkel
vince e l’Italia recupera forza
finanziaria (banche) e stabilità
politica. Basterà? No, perché su
ogni punto un tasso di volatilità molto alto e gli scenari sono
influenzati da eventi non prevedibili. Il punto vero e nuovo è
che si parla senza totem e tabù
di scenari che prima non erano
neppure immaginabili, si chiamano le cose con il loro nome,
si discute su elementi della crisi
che un anno fa avrebbero provocato una reazione incipriata nel
boudoir del pensiero elegante. I
perdenti della globalizzazione
esistono, non sono un’invenzione dei nuovi luddisti. Il problema non è la moneta in sé, che è
uno strumento, ma la creazione
di ricchezza, reddito e la sempre
attuale vecchia storia della distribuzione dei pani e dei pesci.
Gentiloni e l’Europa a due
velocità. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha illustrato al Senato la sua agenda
in vista del Consiglio europeo
che comincia domani e prosegue venerdì. Gentiloni ha affermato che «il sistema europeo è
oggi traballante e contestato.
Ma se siamo una classe dirigente consapevole, dobbiamo
saper raccontare anche i successi raggiunti altrimenti non
troveremo le chiavi per andare
avanti». Tutto condivisibile ed
equilibrato, nel pieno solco tracciato dal neo gentilonismo. Un
leggero passo avanti però forse
è necessario.
Quattro leader si sono
riuniti a Versailles (Merkel,
Hollande, Rajoy e Gentiloni)
per stabilire che l’Europa scala
la marcia e passa a un format
a due velocità. Bene, siamo di
fronte a un cambio dell’idea
di funzionamento dell’Unione
europea, un rientro dalla finestra dell’idea di Kerneuropa
che Wolfgang Schaeuble e
Karl Lamers elaborarono nei
primi anni Novanta. È una vecchia teoria della Germania che
torna utile per evitare un’implosione dell’Unione. C’è solo un
problema: i parlamenti approvano senza batter ciglio? Non si
discute? Si riscrivono le regole
senza che il giocatore vero, il
contribuente, possa dire la sua?
Siamo al Taxation Without Representation? È una singolare
idea di democrazia, quella dove
c’è qualcuno che paga e poi non
ha alcun titolo da far valere al
mercato della politica. Se si vuole ripartire, com’è giusto, forse è
il caso di rivedere questa parte
del piano. Non interessa? Si allunga solo l’agonia e si prepara
il terreno al caos.
Italia’s Konsip. Qual è il paese che ha non piccole probabilità di essere guidato da partiti
euroscettici e far collassare l’Eurozona? L’Italia, come abbiamo
visto qualche riga fa. Il problema è tutto nell’avvitamento del
Partito democratico, nella leadership non più leadership di
Matteo Renzi. Quali sono gli
effetti del caso Consip? Demopolis ha pubblicato un sondaggio
sulle primarie del Pd e l’impatto
dell’inchiesta (ecco il problema
politico al quale non si è data
una risposta) potrebbe essere
devastante.
Conseguenze? Tutte da
scoprire, ma un Pd debole è
un problema di sistema, non
più la singola vicenda personale e politica di Renzi. L’Italia è
laboratorio pazzo della politica
europea. Benvenuti nell’isola
del dottor Moreau. Due velocità? Il titolare di List per ora
vede una sola marcia accelerata
verso una terra incognita.
Grecia a zero. La crescita
l’anno scorso è rimasta invariata: 184,5 miliardi di euro. I dati
di Elstat certificano l’impossibilità di Atene di continuare il programma di riforme economiche
sulle basi fin qui stabilite con i
creditori. La Grecia entro luglio
deve rimborsare 7 miliardi di
prestiti e non c’è denaro in cassa per onorare l’impegno. Che si
fa? Il default è uno dei punti critici che abbiamo visto nel gioco
del breakup dell’Eurozona fatto
da Bloomberg. I creditori firmeranno l’assegno? Nel frattempo
si balla il sirtaki.
C’è un Ross con le spine.
Il Dipartimento del Commercio
americano è un posto da osservare con molta attenzione per
capire che aria tira. Il suo capo,
Wilbur Ross, è un osso durissimo. Negli ultimi cinque giorni ha prima piazzato sanzioni
per oltre un miliardo di dollari
contro il gruppo di telecomunicazioni cinese Zte che faceva
affari con Iran e Nord Corea
(paesi sotto embargo), poi ha
guardato gli ultimi numeri della bilancia commerciale americana e ha commentato: «I dati
di oggi dicono che c’è molto lavoro da fare: nei prossimi mesi
rinegozieremo questi cattivi
trattati commerciali». Che dati
sono quelli di cui parla Ross?
Questi: Il deficit commerciale in
gennaio è stato di 48,5 miliardi
di dollari, il deficit con la Cina
supera i 30 miliardi, quello con
l’Ue di 13 miliardi, quello con la
Germania di quasi 6 miliardi,
il Messico 5,5 miliardi, come il
Giappone. C’è anche il deficit
con l’Italia, pari a 2,5 miliardi.
Gli americani hanno un problema di manifattura, delocalizzazione e cambio del dollaro.
Ecco l’altra incognita del gioco,
la politica commerciale dell’amministrazione Trump, First
America.
Facebook sta divorando il
mondo. Intanto, in un universo
parallelo, si apparecchia la distopia orwelliana. Fa sorridere
SCOVATI NELLA RETE
Francesco «Papa pop» finisce sulla copertina di Rolling Stone.
È una vera consacrazione, si può dire. In pratica una messa
cantata rotocalcografica: dite due Ave Maria e intonate il salmo
del Premio Nobel, Bob Dylan: «With no direction home/ like a
complete unknown/like a rolling stone?»
Luigi Chiarello
vedere proprio i giornalisti (categoria in via di estinzione per
l’insostenibilità del modello di
business nell’era digitale) fare
da reggicoda al boia, Facebook.
La sola idea che Mark Zuckerberg possa correre nelle elezioni
presidenziali del 2020, ha elettrizzato gli spiriti in progress.
Eccola, la rivincita! Così i reporter à la page hanno cominciato a
surriscaldare la tastiera, hanno
i polpastrelli consumati dalla
gioia di vedere Zucky entrare
alla Casa Bianca a colpi di like.
Dovrebbero leggere questo articolo pubblicato dalla Columbia
Journalism Review: «Facebook
is eating the world». Subito dopo
averlo letto possono cominciare
a cercare un altro lavoro. Tanti
auguri e buon avvio al patibolo
della realtà virtuale.
Il Foglio.it – List
SGR PRUDENTIAL (GESTIONE RISPARMIO) HA GIÀ DECISO DI TRASFERIRSI DA LONDRA AL LUSSEMBURGO
Prima grossa fuga dalla Brexit
Non è vero che l’uscita dalla Ue sarà senza conseguenze
DA PARIGI
GIUSEPPE CORSENTINO
P
rimo trasloco londinese post Brexit.
Mentre la premier conservatrice
Theresa May incassa il secondo
no dalla Camera dei Lord - dovrà
essere il Parlamento a ratificare il trattato di uscita del Regno Unito dall’Unione
Europea alla fine - un’importantissima
società specializzata nella gestione del
risparmio, la M&G Investments, braccio
finanziario del colosso assicurativo Prudential, s’è stancata d’aspettare le regole
del divorzio e ha deciso di spostarsi subito
nel Continente.
Ma, al tempo stesso, ha deluso tutti:
tutti quelli che da un anno corteggiano la City, da Parigi ad Amsterdam, da
Francoforte a Milano (dove, buon ultimo,
il sindaco Beppe Sala ha convocato nei
giorni scorsi un meeting per rafforzare la
candidatura meneghina) offrendo uffici a
prezzi stracciati, servizi dedicati, collegamenti veloci, fiscalità di vantaggio.
I vertici di M&G, che gestiscono
qualcosa come 335 miliardi di risparmio,
hanno 375 mila clienti in tutto il mondo
e sono il secondo «retail fund» della Gran
Bretagna, non si sono fatti incantare e
hanno puntato dritto verso il Granducato
del Lussemburgo dove di fiscalità di vantaggio, per dirla con un eufemismo, hanno
una solida e lunga esperienza oltre a un
codice civile che non è quello di Panama
ma garantisce, comunque, una (quasi) assoluta riservatezza.
Questo non vuol dire, naturalmente, che gli storici uffici londinesi di M&G
a Laurence Pountney Hill, saranno chiusi dopo ottant’anni di onorato servizio ai
clienti della compagnia. Vuol dire solo che
la Sgr controllata da Prudential non ha
voluto correre il rischio di perdere il cosiddetto «passaporto europeo», quello che
garantisce la possibilità di vendere pro-
dotti finanziari sulle piazze finanziarie del
Continente. Per fare un esempio, grazie
alla nuova sede nel Granducato e alla
creazione di una serie di Sicav di diritto
lussemburghese, M&G potrà continuare
a vendere ai risparmiatori europei il suo
prodotto più conosciuto e apprezzato (anche dai gestori francesi che lo inseriscono
sempre nei loro pacchetti di assicurazionevita), il fondo Optimal Income che ha un
portafoglio di oltre 19 miliardi di euro.
La direttrice generale di M&G,
Anne Richards, che conosce molto bene
la Francia per aver studiato a Fontainebleau, in una delle business school più famose d’Europa, è stata chiarissima: «Con
il trasloco in Lussemburgo e la creazione
delle Sicav di diritto lussemburghese si
mettiamo al sicuro, qualunque siano le decisioni politiche sulla Brexit». Miliardi di
risparmio gestito al sicuro nel cuore della
Vecchia Europa.
@pippocorsentino