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Confermata la politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE) e il relativo ammontare di
acquisti del piano di quantitative easing, che proprio a fine dicembre è stato esteso fino a fine 2017.
Se dovesse essere necessario, il QE potrebbe essere ampliato in termini di dimensione e durata, ha
assicurato Mario Draghi nella consueta conferenza stampa successiva alla riunione, specificando
“finché l’inflazione non si avvicinerà al target del 2%”.
In particolare il quantitative easing resta confermato a 80 miliardi di euro al mese fino a marzo 2017
mentre è stato esteso per altri nove mesi, ossia fino alla fine del 2017, ma a un ritmo un po’ più
blando, pari a 60 miliardi di euro al mese.
A livello economico il governatore ha parlato di una “certa ripresa a livello globale”, ma i rischi della
crescita dell’Eurozona rimangono orientati “verso il ribasso a causa di fattori globali”.
Sui tassi di cambio, il banchiere italiano, ha dichiarato: “per noi non sono un target ma sono
importanti per la stabilità dei prezzi e per la crescita”.
Ad una domanda dei giornalisti sulla Brexit e sull’influenza che questa potrebbe avere sull’Europa,
Draghi ha preso tempo spiegando che è ancora “troppo presto” per dire quali saranno gli impatti
dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.