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Giovedì, 9 marzo 2017

La politica monetaria della BCE, le reazioni della Bundesbank, il rincaro dei minerali ferrosi

Gentili Clienti, gli indicatori del clima economico sono positivi e l'inflazione è in salita:

tuttavia non penso che il Presidente della BCE, Mario Draghi, intenda attuare una politica monetaria più rigorosa per l'Eurozona.

Infatti, il tasso di inflazione core, depurato delle componenti volatili quali alimenti ed energia che recentemente hanno subito un rincaro, in febbraio si è attestato allo 0,9%. Inoltre, i dati sull'andamento della congiuntura non tengono il passo con l'ottimismo diffuso tra le aziende. Anche il dibattito ufficiale sul tapering ovvero, sulla riduzione degli acquisti di bond, dovrebbe entrare nella fase decisiva non prima di giugno. A mio avviso per un eventuale rialzo dei tassi, che dovrebbe favorire anche una maggiore stabilità dell'euro, dovremo attendere il 2019.

La scadenza delle obbligazioni nel portafoglio della Bundesbank è passata da dodici anni a dicembre a quattro anni in febbraio

. Inoltre, basandosi sul nuovo regolamento della BCE entrato in vigore a dicembre, la Banca Centrale tedesca acquista titoli sotto la soglia del tasso dei depositi, congelando il rendimento in territorio negativo e mettendo sotto pressione l'euro che dipende fortemente dai tassi a breve. Al tempo stesso spiana la strada per un aumento dei tassi nel lungo termine. Sono buone notizie per il settore finanziario che beneficia di una curva dei tassi più ripida.

Gli Stati Uniti si avviano invece verso un probabile rialzo dei tassi, che dovrebbe attirare capitali, rafforzando il dollaro.

dollaro.

interessanti.

Attualmente i mercati hanno già scontato una stretta sui tassi da parte della Federal Reserve per la metà del mese, tuttavia dall'inizio di marzo le valute dei Paesi emergenti, che dalla manovra della Banca Centrale americana avrebbero da temere effetti negativi, hanno ceduto solo l'1% contro il

Infatti, un andamento economico solido a livello mondiale, la stabilità dei prezzi delle materie prime e l'elevata domanda cinese, sostengono la congiuntura delle nuove economie che dovrebbero resistere senza troppi turbamenti a un eventuale doppio rialzo dei tassi nel 2017. Le azioni e le obbligazioni dei Paesi emergenti rimangono pertanto Dopo che nel 2016 si era osservato un aumento dell'86%, la solidità della congiuntura cinese ha trainato nuovamente verso l'alto il prezzo dei materiali ferrosi che ha raggiunto circa 86 dollari la tonnellata, con un incremento del 10% dall'inizio dell'anno.

milioni di tonnellate in più rispetto alla media del 2016, La Cina ha già ampliato il volume delle estrazioni annuali a 280 milioni di tonnellate ovvero 60 ma non è ancora sufficiente:

1

in febbraio le importazioni hanno superato del 13,4% il livello del mese precedente. La domanda non accenna a diminuire e un rincaro così elevato permette di sfruttare giacimenti altrimenti poco redditizi. È probabile dunque un aumento dell'offerta con la conseguente riduzione del prezzo che a metà anno dovrebbe attestarsi sui 60 o 70 dollari. Cordiali saluti Ulrich Stephan Global Chief Investment Officer dei Private & Commercial Clients di Deutsche Bank ©2017. Tutti i diritti sono riservati. Non è permessa la distribuzione senza il previo consenso scritto dell’emittente. Queste informazioni sono state preparate da Deutsche Bank S.p.A. e sono divulgate su base confidenziale dall’emittente a solo scopo informativo.

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