tre indizi fanno una prova? allora i giudici non hanno a cuore la

Download Report

Transcript tre indizi fanno una prova? allora i giudici non hanno a cuore la

TRE INDIZI FANNO UNA PROVA?
ALLORA I GIUDICI NON HANNO A CUORE
LA PROPRIA INDIPENDENZA
Chiariamo subito: per noi non è cosi. Tre indizi non fanno (sempre) una prova. La
magistratura italiana ci tiene alla propria indipendenza. O almeno lo speriamo. Perché c’è
un quarto indizio. E questo dei dubbi, in realtà, ce li procura.
Ma andiamo con ordine, i tre indizi.
Circa un mese fa, in un rivolo del procedimento mafia-capitale, la Corte di Appello di
Roma ha escluso l’aggravante della mafiosità. Immediatamente si registra sulla stampa
(sulla stampa!) un intervento del Presidente della Corte di Appello (si badi, della intera
Corte, non del Collegio giudicante). In virtù di evidenti doti divinatorie il Presidente
“tranquillizza” l’opinione pubblica. L’aggravante è stata esclusa SOLO sotto un profilo
soggettivo (come dire, gli imputati, adeguandosi alla moda del momento, erano mafiosi “a
loro insaputa”). Quindi nessuna influenza sul processo principale, dove, potrà essere
confermato il giudizio già acquisito “in sede mediatica”: a Roma c’è la mafia. E pazienza
se il Collegio della Corte di Appello, che ancora deve depositare le motivazioni della
sentenza potrà sentirsi in dovere di adeguarsi all’anticipazione. E pazienza se i giudici di
“mafia-capitale”, già schiacciati dalle “distorsioni del processo mediatico”, di cui ha
parlato persino il Primo Presidente della Corte di Cassazione, ricevono a mezzo stampa
questa ulteriore pressione. Era importante tranquillizzare l’opinione pubblica.
Secondo indizio. Il Presidente dell’ANM, la cui fecondità di espressione è difficile
sintetizzare, denuncia, in buona sostanza l’inutilità del dibattimento. La negatività del
contraddittorio. In sostanza un j’accuse contro tutte le regole di civiltà del “giusto
processo”. Quelle stesse regole che valorizzate da una norma residuale dell’ordinamento –
la Costituzione! – moltissimi suoi colleghi giudici si ostinano ad applicare tutti i giorni
nelle aule di giustizia. Nella migliore delle ipotesi di tratta di sprovveduti che si fanno
turlupinare dai delinquenti che approfittando del processo la fanno franca. Nella peggiore,
veri e proprio conniventi col nemico che usufruisce di quel formidabile strumento di
impunità , per l’appunto il processo. Non è forse questo un serio attentato alla serenità di
Piazzale Clodio ed. A piano terra
Tel. 0638792615 – fax 0639741676
e_mail: [email protected] - [email protected]
chi giudica, arrivando persino ad assolvere in ossequio, per esempio, alle regole che
dettano preclusioni probatorie? Non si tratta di una forma di pressione alle modalità di
giudizio?
E andiamo al terzo indizio.
Un giudice di Roma, all’esito di una udienza preliminare, assolve due imputati. A buon
diritto le motivazioni della sentenza vengono criticate. A buon diritto! Le sentenze non
sono editti di Tutankamen. E noi cittadini non siamo schiavi in gonnellino. E una critica
non attenta certo alla indipendenza della magistratura.
Senonché, nel nostro caso succede qualcosa di molto diverso. Come riferito in modo
unanime dalla stampa, il Ministro della Giustizia fa scendere in campo gli ispettori
ministeriali per valutare la vicenda. Per valutare, quindi, il contenuto di una motivazione.
E qui non serve proprio alcuna chiosa per evidenziare l’attentato all’indipendenza del
giudicante.
Ma perché pensiamo che questi tre fatti, oltre a costituire tre diversi attacchi
all’indipendenza della magistratura siano anche la prova dell’indifferenza della
magistratura stessa a tale bene?
Beh, perché ce lo dice il quarto indizio di cui sopra abbiamo parlato.
L’assordante SILENZIO che è seguito a questi fatti.
Non un consigliere del CSM che abbia pensato di aprire una pratica a tutela.
Non un comunicato dell’ANM
Non una presa di posizione di una corrente qualsiasi della magistratura.
Possiamo provare a fare da stimolo e da detonatore?
Difensori dell’autonomia dei giudici, se ci siete, battete un colpo!
Il Presidente Cesare Placanica
Il Direttivo della Camera Penale di Roma
Piazzale Clodio ed. A piano terra
Tel. 0638792615 – fax 0639741676
e_mail: [email protected] - [email protected]