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Giovedì 2 Marzo 2017
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Con un aumento del 10% che però era l’aumento medio annuo attuato dal pacifista Obama
Trump gonfia la spese militari
Punta su due nuove portaerei contro la Cina e Hormuz
DA WASHINGTON
ALBERTO PASOLINI ZANELLI
D
onald Trump ha
ripreso la parola. Ha
tirato fuori un foglietto con un programma
a una sola dimensione. Con
una cifra sola: il conto della sua promessa di riarmo.
Chiederà infatti al Congresso, nel prossimo anno fiscale,
un aumento di 54 miliardi di
dollari di spese militari. Un
incremento del 10 per cento,
che è imponente anche se, in
buona misura, compensato da
risparmi negli altri campi. In
tutti, non solo nella riduzione
delle spese per la salute pubblica, ma anche e soprattutto
nel bilancio dei do ut des. Il
Pentagono ingrassa, altri capitoli di spesa dimagriscono.
Proprio Trump aveva
ripetuto nella sua campagna elettorale, che sarebbe
toccato, adesso, agli alleati
della Nato, finora «mantenuti» dall’America, investire
di più per la difesa comune.
Con l’attuale appello, invece,
è l’America che il suo leader
Donald Trump
invita ad aprire più generosamente il portafoglio per progetti militari di ogni genere,
inclusa la ripresa della corsa al nucleare. Il Pentagono
ingrassa, il Dipartimento di
Stato dimagra, gli alleati e i
clienti dovrebbero stringere
la cinghia.
Per afferrarne le dimensioni occorre, e basta, pensare ai dati di partenza. Già
oggi gli Stati Uniti (che sono
la potenza numero uno), spendono, per il bilancio militare,
più dei successivi sette altri
Paesi. Non solo più degli alleati ma anche dei concorrenti
principali, a cominciare dalla
Russia e dalla Cina sommate.
Gli aiuti all’estero, in un Paese tradizionalmente generoso
come l’America scendono all’1
per cento del bilancio federale,
a 42 miliardi di dollari mentre
il budget del Pentagono sale
a 600 miliardi, in gran parte
per nuove macchine militari
made in Usa. Cifra ancora
più significativa se si tiene
presente che la prevedibile
diminuzione in conseguenza
della fine della Guerra Fredda era stata subito rimangiata dal grande allarme dovuto all’assalto del terrorismo.
C’era stato un incremento di
almeno il 10 per cento all’anno, anche durante la presidenza Obama, considerato
un «pacifista».
Trump non fa niente
per nasconderlo: lo definisce «uno dei più grandi
programmi di rafforzamento
militari nella storia d’America». Al Congresso chiede il
via libera per il varo di due
due nuove portaerei e aerei al
fine di «ristabilire una robusta
presenza nelle acque internazionali», come ad esempio gli
Stretti di Hormuz e il Mare della Cina del Sud. Non è detto che
la Casa Bianca otterrà proprio
tutti i dollari che oggi richiede.
Il Congresso potrà resistere
per contenere alcuni capitoli
di spesa. È già nel programma
SCOVATI NELLA RETE
dei democratici, da tempo convinti che la spesa in armi non è
l’unico né il principale strumento per cementare la sicurezza
del’America. Lo pensano anche
molti repubblicani. Fra coloro
che hanno alzato la voce in
questi giorni ed ore c’è anche
un ex presidente, George W.
Bush, considerato tutto fuori
che una colomba.
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