Adesso Matteo Renzi rischia davvero grosso Non più rinviabile una

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I COMMENTI
Giovedì 2 Marzo 2017
L’ANALISI
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Adesso Matteo Renzi
rischia davvero grosso
Matteo Renzi is flirting
with disaster now
G
iovedì 14
approvato dal Parlaaprile 2016, DI DOMENICO CACOPARDO mento».
il presidente del consiglio Matteo A una immediata domanda di
Renzi ha concesso un’intervista a Vespa, Renzi ha lapidariamente
uno dei più stagionati e accreditati risposto: «Certo, consulteremo il
giornalisti televisivi, recandosi nel sindacato e le organizzazioni dasuo salotto di Rai1. Ha fra l’altro toriali, ma la responsabilità delle
dichiarato: «Con l’approvazione del- scelte rimane del governo».
la riforma costituzionale, in Parlamento s’è vissuto un giorno storico. La «storia con i se» ci suggerisce
Onorato l’impegno assunto con il che dopo l’avvio di questa operazione
presidente della Repubblica Na- e l’impegno personale di Renzi nel vipolitano e con l’Unione europea, sitare tutti i capoluoghi di provincia
l’Italia sta per diventare il paese e le città più rilevanti, incontrando
più stabile d’Europa». Ha poi ag- cittadinanza e lavoratori per illustragiunto (questo lo diciamo noi): «È la re le misure adottate per l’occupaziomigliore riforma posne, l’area di consenso
sibile alle condizioni
s’è allargata tanto che
il referendum sulla ridate: schieramenti
La sua partita
parlamentari ed esiforma costituzionale
è all’insegna di
genze contrapposte.
ha visto la vittoria a
o la va o la spacca
Nei prossimi mesi si
stragrande maggioterrà il referendum:
ranza del «Sì».
gli italiani giudicheranno. Ora il
mio governo volta pagina e si dedi- Racconto questa storia, perché
ca al problema dei problemi: lavoro colui che, imprudentemente, era
e rilancio produttivo. Nelle prossi- stato definito il Maradona della
me settimane presenteremo il pia- politica italiana rischia di perdere
no per l’occupazione: investimenti il congresso e di rientrare nel cono
pubblici di ammodernamento del d’ombra da cui era uscito a suo
Paese, definizione di opportunità tempo, diventando presidente della
territoriali, fiscali e amministrati- provincia di Firenze. Una riflessione
ve a disposizione di chi voglia in- sulla caducità della «gloria», certo,
vestire. Insomma su questo tema, ma soprattutto il rammarico per la
finalmente, l’Italia cambia passo. mancanza in Renzi di spirito critico
Prima dell’estate il pacchetto di mi- e autocritico.
sure «L’Italia torna al lavoro» sarà
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O
n Thursday, April 14, 2016, Renzi answered succinctly to
prime minister Matteo a question suddenly asked by
Renzi agreed to be inter- Vespa: «Of course, we will conviewed by one of the most sult trade union and employers’
seasoned and accredited TV jour- organizations, but the responsibilnalists during his program at Rai1. ity for the choices made is still of
Among other things, he stated: the government».
«With the approval of the constitutional reform, parliament has expe- The «hypothetical story» sugrienced a historic day. Now that the gests that after the start of this
commitment made with the Presi- operation and Renzi’s personal
dent of the Republic Giorgio Na- commitment to visit all provinpolitano and the European Union cial capitals and most important
has been fulfilled, Italy will become cities, meeting citizenship and
the most stable country in Europe». workers to illustrate the measThen he added (we say this): «It is ures taken for employment, conthe best possible reform given the sensus has widen so much that
current conditions:
the referendum on
parliamentary facthe constitutional
His game is
reform was won by
tions and conflicting
the «Yes» with an
needs. In the coming
all about make it
overwhelming mamonths there will be
or break it
jority.
a referendum: Italians will judge. Now
my government is turning the page I tell this story because the
and is committing to major prob- person who had been imprulems: employment and productive dently called the Maradona of
revamp. In the coming weeks we Italian politics risks losing the
will present the employment plan: convention and fall back in the
public investment to modernize the background that he left at the
country, definition of territorial, fis- time, becoming president of the
cal and administrative opportuni- province of Florence. These are,
ties available to anyone who wants of course, remarks on the transito invest. In other words, Italy is ence of «glory», but especially a
finally changing pace on this issue. regret that Renzi lacks a critical
Before the summer, the package of and self-critical mind.
measures ‘Italy back to work’ will
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be approved by Parliament».
Traduzione di Silvia De Prisco
IL PUNTO
LA NOTA POLITICA
Non più rinviabile una legge che
regolamenti la vita dei partiti
Corsa alla segreteria
piena di trabocchetti
DI
GOFFREDO PISTELLI
«C
on le primarie
cediamo una
parte della nostra sovranità.
Chiediamo solo onestà e serietà a chi verrà a votare»,
disse Alessandra Moretti,
allora portavoce di Pier Luigi Bersani, in una intervista
a Sette dell’ottobre 2012. Erano le primarie di coalizione,
targate «Italia bene comune»,
quelle in cui Matteo Renzi,
sindaco di Firenze, dette
l’assalto alla candidatura
del centrosinistra per palazzo Chigi e, allo stesso tempo,
lanciò un’opa ostile sul Pd. Lo
stesso concetto l’aveva espresso già Bersani, il segretario di
quel partito, ed era il verbo
della Ditta. Verbo che mosse
Nico Stumpo, responsabile
organizzativo di strettissima
obbedienza, a chiedere la giustificazione, anche medica, a
chi, non avendo votato al primo turno di quella consultazione, si intestardiva di farlo
al secondo. E fu dura: Nando Dalla Chiesa, piddino da
sempre, iscritto, rimase per
esempio al palo.
Sono passati solo quattro
anni e pare un secolo. Nelle
ore in cui si presentava pubblicamente, a Roma, la formazione con senatori e deputati
fuoriusciti dal Pd, i Democratici e Progressisti, secondo
quanto raccontato da Monica
E che i partiti
non hanno
mai voluto
Guerzoni sul Corriere della
Sera, si discettava anche di
mandare i militanti nei gazebo congressuali del partito appena abbandonato, per votare
uno sfidante di Renzi, Andrea
Orlando. Un altro competitor
del segretario uscente, il governatore pugliese Michele Emiliano, lancia invece appelli
all’universo mondo, ben oltre
gli elettori democratici, ad andare a votare alle primarie per
sconfiggere definitivamente
l’ex presidente del Consiglio.
In pratica è la chiamata a
una universale conventio ad
excludendum, dove l’escluden-
do è appunto Renzi. «In questo congresso possono votare
tutti, anche chi non è del Pd
e non è tesserato», ha detto il
magistrato in aspettativa a
TeleNorba. Si accarezza l’idea
di mettere in fila, due euro alla
mano, ai circoli, e alle case del
popolo, una buona parte del
vasto fronte antirenziano del
4 dicembre, di portare insomma il No fin dentro i gazebo.
Per molto, molto meno, quattro anni fa, Renzi si prese
dello spregiudicato e pure del
«fascistoide». Oggi l’inquinamento dell’elettorato, perché
votando alle primarie ci si dichiarerà elettori democratici,
viene pianificato e teorizzato.
E in questo caso c’è un partito,
uno statuto, una struttura, ma
altrove che succederà?
Fatti che dimostrano
come una legge sui partiti
(che i partiti hanno sempre
impedito, ricordò da queste
colonne Sabino Cassese) non
sia più rinviabile. Una norma
che fissi regole di democrazia
interna per le organizzazioni
che chiedono il voto, democratico, dei cittadini, primarie
incluse.
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DI
MARCO BERTONCINI
Sono bastati due o tre
giorni, e la certezza in un
trionfo renziano nella corsa
alla segreteria del Pd si è affievolita. Non che si trovi un
analista, un politico, un generico osservatore della vita
pubblica, il quale indichi in
Matteo Renzi un possibile
sconfitto: questo, no. Però
l’impressione è che il ritorno
a largo del Nazareno non si
riduca a una passeggiata.
Varie sono le cause di questa previsione in un consenso meno ampio di quanto si
prospettasse dopo l’abbandono di Bersani, D’Alema
& C. C’è la sensazione che,
pur senza una formale ed
esterna decisione, non pochi scissionisti periferici si
rechino alle urne del Pd per
assestare una lezione a Renzi. Il richiamo di Michele
Emiliano non rimarrebbe
inascoltato.
Ci sono poi alcuni tentennamenti di esponenti democratici. I ministri,
renziani compresi, non
gradiscono che si prospetti
di staccare la spina al go-
verno: nessuno ha voglia di
andare a casa prima di un
anno. L’uscita di Anna Finocchiaro a favore di Andrea Orlando risente, sì, di
un’antica contrapposizione
con Renzi (il quale la considerava fra i rottamandi), ma
è giunta inaspettata, dopo
l’indubbio aiuto da lei prestato alla riforma Boschi.
Ieri è arrivata la nuova puntata dell’inchiesta
sulla Consip. Il precedente
di Stefano Graziano, segretario regionale del Pd
campano sputtanato per
mesi prima di essere riconosciuto innocente (si veda
il Diritto&Rovescio del 28
febbraio), dovrebbe indurre
a moderazione, avanti di
partire all’assalto. Invece,
grillini, Fatto quotidiano e
mezzi antirenziani d’informazione con vario orientamento ricorreranno a un
giustizialismo forcaiolo mirato a colpire Renzi tramite
genitore e cerchio magico.
Sarà una campagna senza
alcun dubbio screditante e
infangante.
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