Dal Vangelo secondo Matteo6,27-34

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Transcript Dal Vangelo secondo Matteo6,27-34

VIII DOMENICA, tempo ordinario, anno A
Dal libro del profeta Isaia 49,14-15
Dalla prima lettera ai Corinti 4,1-5
Dal Vangelo secondo Matteo6,27-34
O Padre, tu non ti dimentichi mai di noi (cfr. Is. 49,15).
Oggi è questa la tua promessa, in forza della quale ci chiedi di non
preoccuparci del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso, ma di
cercare invece il regno di Dio e la sua giustizia, poiché tutto ciò che ci serve ci
sarà dato in aggiunta (cfr. Mt. 6,33-34).
Avrei tante obiezioni da farti a riguardo Signore, perché la mia fede è proprio
povera e io forse anche meschina, ma ce ne sono due che vorrei mettere di
fronte a te oggi.
È facile dire che non ci dobbiamo preoccupare per la nostra vita, di quello che
mangeremo o berremo, né per il nostro corpo, di quello che indosseremo; la
vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? E ci chiedi anche di
guardare gli uccelli del cielo che non séminano e non mietono, né raccolgono
nei granai; eppure tu li nutri (cfr. Mt. 6,25-26).
Noi per te valiamo ben più dei passeri.
Eppure tante volte ci viene da chiederti “che cosa è mai l’uomo perché di lui ti
ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?” “Davvero l’hai fatto poco meno di
un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle
tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi” (cfr. sal. 8,5-7). E tu incalzi “chi di
voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per
il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo:
non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la
sua gloria, vestiva come uno di loro” (cfr. Mt. 6,27-30).
Per non preoccuparsi ca questo modo bisogna fidarsi proprio bene, oppure
essere un poco incoscienti. Come Abramo che “credette, saldo nella speranza
contro ogni speranza” (Rm. 4,18), senza vacillare nella fede. Ma come si fa?
Essere saldi nella fede e non angustiarci per nulla, ma in ogni circostanza far
presenti a te le nostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la
tua pace, che supera ogni intelligenza, custodirà i nostri cuori e le nostre menti
in Cristo Gesù (cfr. Fil.4, 6-7).
La vita del tuo Figlio è stata proprio questo: egli ha realizzato l’esperienza
dell’abbandono come affidamento, come fiducia e, la cosa straordinaria è che
questa esperienza l’ha donata a noi come possibilità. Egli si è consegnato a noi
nella sua vita di Figlio obbediente fino alla morte per la fede che aveva nel tuo
amore per lui. Ne è la prova il fatto che tu lo hai risuscitato e si è manifestato ai
suoi e continua a manifestarsi a noi oggi attraverso la Chiesa.
È così che Gesù ha cercato il tuo regno.
Ed ecco l’altra obbiezione: io non posso vivere come ha fatto Gesù. “Le volpi
hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha
dove posare il capo” (Mt. 8,20). Sì, io ho bisogno di certezze, di una tana, un
nido …
Per cercare il regno Gesù è stato tra noi come Figlio, saldo nella relazione con
te o Padre. È questo quello che ci chiedi: abbandonare le nostre certezze,
perdere la vita come l'abbiamo in testa, per cercare quella piena nella
relazione fondante con te. Solo così possiamo recuperare le relazioni con i
fratelli, prima vicini e poi anche lontani.
Per poter vivere come ha vissuto Gesù non dobbiamo dubitare della tua
premura verso di noi. Tu sei il Signore che si è legato a noi e ci ha scelti, non
perché siamo più numerosi di tutti gli altri popoli – siamo infatti il più piccolo di
tutti i popoli –, ma perché il Signore ci ama e perché ha voluto mantenere il
giuramento fatto ai nostri padri … (cfr. Dt. 7,7-8). Così dicevi agli Israeliti che
camminavano nel deserto ed erano tentati di guardare indietro all'Egitto come
a un luogo di sicurezze, mentre la Terra che non possedevano ancora li metteva
in ansia.
Non solo, ma forse per non smarrirci nelle preoccupazioni per la nostra vita,
dobbiamo ricòrdarci – come loro - di tutto il cammino che tu ci ha fatto
percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla
prova, per sapere quello che avevamo nel cuore, se noi avremmo osservato o
no i tuoi comandi (cfr. Dt. 8,2).Allora non vacilleremo nella fede, non esiteremo
increduli, ma ci rafforzeremo nella fede, poiché sei tu o Signore che hai
promesso.
Questa è la missione straordinaria che ci affidi oggi o Padre: lasciarci penetrare
il cuore dalla tua parola, per chiederci dove poniamo la nostra fiducia. Se
scopriamo che la nostra fiducia non è proprio riposta in te, non dobbiamo
abbatterci e neppure angustiarci, perché da ora può essere diverso! Tu o Padre
non sei come noi, non ritratti mai la tua promessa.
Se noi manchiamo di fede, tu rimani fedele, perché non puoi rinnegare te
stesso (cfr. 2Tm. 2,13).
“Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per
il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti
dimenticherò mai” (Is. 49, 15).
Crediamo,o Signore, a questo tuo amore tenero e forte, desideriamo credere,
aiuta la nostra incredulità (cfr. Mc 9,14-29).