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SERVIZIO IDRICO ROMA 21 FEBBRAIO 2017
Acqua, misurazione e conoscenza delle reti per migliorare la regolazione
Aeegsi: necessario superare deficit di informazione sulle infrastrutture e avere valori omogenei. Ref
Ricerche: premiare nuovi investimenti ma anche best practice
Migliorare la conoscenza dello stato delle infrastrutture è il primo e imprescindibile
passo verso l'estensione di una regolazione incentivante anche alla qualità tecnica
del Servizio idrico integrato (Sii). Un passaggio non semplice che si scontra, da un
lato, con il deficit di informazioni relative alle condizioni tecniche di reti e impianti e,
dall'altro, con la difficoltà di confrontare valori disomogenei. Un problema,
quest'ultimo, evidenziato dall'Aeegsi che nella recente analisi sui Programmi di
interventi ha riconosciuto la necessità di una "disciplina omogenea", che consenta
agli indicatori di qualità tecnica di svolgere un ruolo di "guida" per la pianificazione
degli interventi e la verifica dei risultati.
Il confronto tra valori solo apparentemente confrontabili, secondo il Regolatore, può
condurre a risultati fuorvianti se non addirittura a "rappresentazioni distorte della
realtà" che potrebbero "prestare il fianco a comportamenti opportunistici" (si veda la
presentazione in allegato sul sito di QE).
A rendere complessa la questione, spiega Ref Ricerche nell'ultimo contributo di analisi sull'acqua del Laboratorio Spl, vi è la
concomitanza di due fattori: la frammentazione gestionale del Sii (sia in termini di dimensioni del territorio servito che di
caratteristiche dello stesso) e la forte differenziazione dei livelli di conoscenza delle infrastrutture da parte dei gestori e degli
amministratori locali.
Una soluzione, secondo i ricercatori, potrebbe essere quella di "individuare percorsi preferenziali per gli investimenti in
strumentazioni e tecnologie (il riferimento è anche all'IoT, ndr) destinati ad accrescere la conoscenza delle reti e l'affidabilità delle
misurazioni, indicando tempistiche e precisi obblighi". Un sistema a due velocità che garantisca un riconoscimento dell'impegno
economico sia per le gestioni che si dotano per la prima volta di strumenti di questo tipo sia per le best practice che, sottolineano i
ricercatori, rappresentano eccellenze frutto "di impegno profuso per anni".
Il "percorso" per l'avvio di una regolazione della qualità tecnica, conclude la ricerca, sicuramente avrà una durata pluriennale. Fonte
di ispirazione per individuare le soluzioni da mettere in campo potrebbero essere le esperienze maturate dai regolatori inglese e
olandese: nel primo caso, vi è un iter graduale fatto di metodologie via via più accurate a supporto della pianificazione e della
selezione degli interventiÍž nel secondo, il ruolo "propulsivo" delle best practice come elemento favorevole per l'avanzamento del
sistema.
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