ama il tuo prossimo

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Transcript ama il tuo prossimo

 

AMA  IL  TUO  PROSSIMO  

(Wayyiqra/Levitico  19,1-­‐18)  

 

 

24/2/2017

    271

 

                                                     Commento  dei  prof.  Irene  KAJON  e  Carmine  DI  SANTE  

     

Testi paralleli

: 19,2 perchè il Signore è santo Lv 11,44; 20,26; cf. 1Pt 1,16. -

19,3

rispettare il padre e la madre Lv 20,9; Es 20,12 par. - osservare i sabati Lv 23,3; Es 20,8-11 par.; Ez 22,8; cf. Mt 12,1 e par. -

19,4

false divinità Es 20,3-4.23; 32,1-6; 34,14.17; Lev 26,1; Dt 27,15; Is 44,15s; Sl 81,10; cf. Mt 4,10 par. -

19,5

sacrificio di comunione Lv 3,1; 7,11-21.28-36; 22,21-.25. -

19,9

quando mieterete Lv 23,22; Dt 24,19-22. -

19,11

il furto Es 20,15 par.; Dt 24,7. -

19,12

menzogna e giuramento falso Lv 5,21 24; Es 20,16 par.; 1Re 21,10.13; Ger 5,2; cf. Mt 5,33. -

19,13

non opprimere il prossimo Es 22,20; Dt 24,14; Ml 3,5. - pagare il salario Dt 24,14-15; cf. Gc 5,4. -

19,14

aiutare il cieco Dt 27,18; cf. Mt 15,14; Mc 8,23. -

19,15

giudicare con giustizia Es 23,2 8; Dt 1,17.; 16,19; Prv 24,23; cf. Gc 2,9. -

19,16

far condannare a morte 1Re 21,8-14; Ez 22,9.12. -

19,17

rimproverare il prossimo cf. Mt 18,15 par.; Rm 12,19 -

19,18

amare il prossimo Lv 19,34; Sir 10,6; cf. Mt 5,43-48.

 

1 Il Signore parlò a Mosè e disse: 2 «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. 3 Ognuno di voi rispetti sua madre e suo padre; osservate i miei sabati. Io sono il Signore, vostro Dio. 4 Non rivolgetevi agli idoli, e non fatevi divinità di metallo fuso. Io sono il Signore, vostro Dio. 5 Quando immolerete al Signore una vittima in sacrificio di comunione, offritela in modo da essergli graditi. 6 La si mangerà il giorno stesso che l’avrete immolata o il giorno dopo; ciò che avanzerà ancora al terzo giorno, lo brucerete nel fuoco. 7 Se invece si mangiasse il terzo giorno, sarebbe avariata; il sacrificio non sarebbe gradito. 8 Chiunque ne mangiasse, porterebbe la pena della sua colpa, perché profanerebbe ciò che è sacro al Signore. Quella persona sarebbe eliminata dal suo popolo. 9 Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; 10 quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti: li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio. 11 Non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo. 12 Non giurerete il falso servendovi del mio nome: profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore. 13 Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante al tuo servizio fino al mattino dopo. 14 Non maledirai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore. 15 Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero né userai preferenze verso il potente: giudicherai il tuo prossimo con giustizia. 16 Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore. 17 Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. 18 Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore.  

  1. ASCOLTA E VIVRAI (D. Semprini) Rit

.

Ascolta e vivrai, ascolta e vivrai, ascolta e vivrai.

1

. (

Sola

2

) Il Signore ha qualcosa da dire, il Signore ti vuole parlare. Nel silenzio disponi il tuo cuore, se il tuo Dio vorrai ascoltare. . (

Solo

) Il Signore ti chiede di amare, con la mente, le forze e il cuore. A lui solo dovrai obbedire se la vita vorrai ottenere.

3

. (

Tutti

) Il Signore ti viene a cercare, il Signore ti offre il suo amore, il suo dono non puoi rifiutare se con gioia vorrai camminare.

2. CANTO DEL DESERTO (D. Macchetta) Rit

.

Io l'attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore, dice il Signore.

1.

(

Solo

) E canterai come nei giorni della tua giovinezza. Tu non sarai più l'abbandonata: sei mia per sempre.

Rit

. 2

. (

Sola

) Ti chiamerò popolo mio, figlio del Dio vivente. Io sarò per te come rugiada e i frutti verranno.

Rit.

3

. (

Insieme

) E crescerà la tua stirpe come le sabbie del mare Io ti sazierò di olio e grano, popolo mio.

Rit.

3. TU AMERAI (F. Mastroddi) 4. QOL RINNAH WISHUAH (canto tradizionale ebraico) 1.

Qol - rinnah - wishuah Qol - rinnah - wishuah be ahalé - zaddiqim. Qol - rinnah - wishuah Qol - rinnah - wishuah be ahalé - zaddiqim.

Rit

.

Yemin - yemin - yemin Adonai osah - hayl.

Yemin - yemin - yemin Adonai osah - hayl.

Yemin - yemin - yemin Adonai osah - hayl.

Yemin - yemin - yemin Adonai osah - hayl.

2

. Voci di giubilo e vittoria nelle tende dei giusti. Voci di giubilo e vittoria nelle tende dei giusti.

Rit

.

La mano del Signore ha fatto meraviglie La mano del Signore ha fatto meraviglie.

La mano del Signore ha fatto meraviglie La mano del Signore ha fatto meraviglie.

 

INCONTRI FINO A MAGGIO 2017 10 marzo:

Vattene dalla tua terra

(Gen 12,1 9 ): guida p. Bruno Secondin ocarm - teologo - P. U. Gregoriana

24 marzo:

Donna, dammi da bere

(Gv 4,5-42): guida prof. Rosanna Virgili - biblista - Facoltà teol. Ancona

6 aprile [giovedì]:

Fa attento il mio orecchio

(Is 50,4-10): guida prof. Bruna Costacurta - biblista - P. U. Gregoriana

21 aprile:

Far ardere il cuore

(Lc 24,13-35): guida p. Bruno Secondin - Pontificia Università Gregoriana

5 maggio:

Io sono il buon Pastore

(Gv 10,1-10): guida fr. Enzo Bianchi – biblista – ex-priore della Comunità di Bose

19 maggio:

Fate discepoli i popoli

(Mt 28,16-20): guida p. Bruno Secondin - Pontificia Università Gregoriana

Commento dei prof. Irene KAJON e Carmine DI SANTE

AMA IL TUO PROSSIMO (Lev 19,1-18)

Le Scritture dell'Alleanza dei Padri - quello che noi cristiani chiamiamo l' una pagina del "Codice di Santità" (cc. 17-26), riportata nel libro del

Levitico Antico Testamento

- e soprattutto i grandi doni fatti da Dio ai discendenti di Abramo, sono alla radice della identità cristiana. Questo legame vogliamo riconoscere e rendere vivo fra noi questa sera, ascoltando insieme, ebrei e cristiani,

Canto iniziale:

Ascolta e vivrai

- Proclamazione del testo: 1. Primo intervento: prof. Irene Kajon (prospettiva ebraica)

(in ebraico:

Lev 19,1-18

Wayyiqra

). È una perla teologica questa pagina: e per questo abbiamo chiesto a due esperti - appartenenti alla tradizione ebraica e cristiana - di guidarci nel capire, interpretare e vivere oggi questo testo. Li ringraziamo di cuore. 1.

La traduzione.

Vorrei innanzi tutto attrarre l’attenzione sul testo ebraico di questo versetto:

Ve ahavta le-reacha camocha.

Si è soliti tradurre questo versetto, in varie versioni della Bibbia in italiano, come “e amerai il tuo prossimo come te stesso”. Si tratta di un versetto che potrebbe tuttavia essere tradotto nella nostra lingua in modi diversi, a seconda di come si interpreti il verbo

ahav

(la coniugazione

ahavta

indica il passato-futuro), il termine

rea

, e infine l’espressione

chemo

(il suffisso

cha

indica l’aggettivo possessivo o il pronome personale della seconda persona:

tuo

, o

te stesso

). 2.

L'acronimo pardes.

Ricordo che nella tradizione ebraica la parola biblica va meditata, resa oggetto di prolungata riflessione, letta non da sola, ma accompagnata dalla esegesi che su di essa si è svolta lungo i secoli da parte dei commentatori. Nella letteratura rabbinica si distinguono quattro modi diversi di accostarsi alla Scrittura dati dall’acronimo

pardes

, formato dalle iniziali dei termini

peshat

,

remez

,

derash

,

sod

:

peshat

è il senso semplice o piano;

remez

il senso profondo, cui il testo allude o che è reso da una metafora;

derash

è il senso che va rintracciato attraverso l’indagine;

sod

è il senso segreto o esoterico. Il termine significa in ebraico anche ‘giardino’ (è un termine tratto, ci dicono i filologi, dalla lingua persiana, passato poi in alcune lingue europee a indicare la dimora dei beati, come

paradiso

,

paradise

,

paradis

,

paraiso pardes

, ecc.). 3.

I quattro modi

permettono di comprendere il testo biblico nei suoi diversi lati, e tenendo conto del fatto che colui che legge o ascolta ha capacità specifiche, e perciò intende nel suo proprio modo, in accordo con la sua età ed esperienza. di esegesi non si escludono l’un l’altro: solo se considerati insieme, essi ci 4.

Sul versetto 19,18:

Ora, in base a questi diversi livelli interpretativi del

Tanach

(acronimo con cui si indica la Bibbia ebraica, formata da

Torah

,

Neviim

,

Chetuvim

– Pentateuco, Profeti, Agiografi), vorrei interpretare il versetto Lev 19, 18 in tre modi diversi: - a)

un senso piano o semplice

: amare il tuo prossimo come te stesso vuol dire: come tu ami te stesso, desideri il bene per te stesso, vuoi appagare i tuoi bisogni e aspirazioni, così amerai l’altro, ovvero vorrai il suo bene, farai in modo di appagare i suoi bisogni e le sue esigenze. Detto in modo più rapido: desidera per l’altro ciò che desideri per te. O anche: non fare all’altro ciò che non vuoi si faccia a te stesso. Si tratta di una regola elementare che è nota in molte civiltà e in varie epoche storiche. È bene assumerla come elemento iniziale dell’eticità: essa rende possibile evitare la violenza. Ma ci si potrebbe domandare se sia bene fondare l’etica sull’autoconservazione, sull’istinto naturale al proprio benessere che ciascuno ha. Non è forse l’etica ciò che implica un andare oltre la semplice naturalità dell’uomo? - b)

Un senso più profondo

, che denota un’indagine sul versetto, è quello che emerge quando si interpreta il

camocha

come “egli è come te”: amerai il tuo prossimo non a partire da te, ma perché egli è uguale a te. Ogni uomo è il fratello dell’altro, tutti sono figli dello stesso padre. Tuttavia, vi è davvero eguaglianza soltanto tra me e l’altro? Non è il prossimo anche colui che è profondamente diverso da me? - c)

Il senso più bello

, sublime, esoterico è infine il seguente: l’amore del prossimo – ciò è come te, ovvero: questo amore sei tu; tu sei, ti costituisci, ti formi, mediante l’amore per l’altro. Questo è ciò che forma l’uomo, l’essere umano nella nobiltà della sua natura, oltre il proprio benessere, per esaltare piuttosto il benessere altrui. Dal primo al terzo senso vi è un’ascesa: ma tali sensi di Lev 19,18, sono tutti e tre importanti elementi che formano l’umano.

Lectio divina

: 24/2/2017 (I. Kajon - C. Di Sante) 2

Intervallo meditativo:

Canto del deserto

2. Secondo intervento: prof. Carmine Di Sante (prospettiva cristiana)

I versetti del Levitico si incentrano sul tema della

santità divina

e della chiamata dell’uomo ad

imitare

la santità divina: "

Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo

" (Lv 19,1). Ci troviamo alla presenza di un imperativo radicale ed esigente che ci pone una domanda altrettanto radicale ed esigente: in cosa consiste la santità divina e in che senso l’uomo – ogni uomo e ogni donna, indipendentemente dalla loro appartenenza di cultura o di genere – è chiamato ad essere santo. La risposta a questa domanda può essere esplicitata attraverso un triplice percorso meditativo e riflessivo: la

santità divina come amore di alterità,

la

santità dell’uomo come vocazione all’amore di alterità

e i

tratti dell’amore di alterità

. 1.

La santità divina come amore di alterità

. Il termine ebraico per

santo

è

qadosh

che letteralmente vuol dire

separato

,

distinto

,

diverso

,

differente

,

altro da ogni altra realtà esistente

. Il senso di questa radicale

differenza

- o trascendenza – che Dio rivendica per sé ed esige dall’uomo è sorprendente: non consiste nella sua perfezione né nella sua onnipotenza né nella sua onniscienza ma nel suo

particolare modo di essere e di agire

. Dio è

totalmente altro

da ogni altro esistente perché è

Amore gratuito

, che ama l’uomo

gratuitamente, cioè

non in base a ciò che egli fa ma in base a ciò che Lui – Dio - è: Bontà assoluta e pura Bene-volenza, come dice Gesù nel discorso sul monte parlando del Padre celeste che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi (cf. Mt 5,45). L’amore divino come gratuità è amore di alterità che non tiene a sé e alla sua autoaffermazione ma, come vuole Paolo nella lettera ai filippesi, è

umiltà

,

svuotamento

o

kenosis

. 2.

La santità dell’uomo come vocazione all’amore di alterità.

Il Dio biblico si rivela come amore gratuito che chiama l’uomo allo stesso amore gratuito. E’ questa la cosa più sorprendente del testo del Levitico ed è questa la sua forza dirompente in una società come l’attuale nella quale sembra prevalere la logica dello scambio, del profitto e dell’interesse – la logica del quella "materna", si prende cura dell’altro da sé. 3.

I tratti dell’amore di alterità.

do ut des

– e dove la parola

gratuità

suona come estranea, strana o retorica. Per quanto ciò possa apparire paradossale, la santità, per la Bibbia, costituisce l’identità vera e propria di ogni uomo e di ogni donna e non consiste in chissà quali opere strepitose, miracolose o ascetiche ma nell’amare con gratuità e disinteresse il prossimo che si incontra e amarlo non in quanto desiderabile bensì in quanto essere di bisogno che, come il malcapitato della parabola lucana del buon Samaritano (Lc 10, 29ss), con il grido del suo silenzio e delle sue ferite, invoca la presenza solidale e operosa dell’l’io. L’identità dell’io, per la Bibbia, non è di essere per sé ma per l’altro da sé. La soggettività, per essa, non è la soggettività sovrana che pensa a sé bensì la soggettività generativa che, come Il brano del Levitico, oltre a comandare l’amore di alterità – la santità divina da imitare – suggerisce anche le categorie concrete nei cui confronti va esercitato: il vicino, lo straniero e gli emarginati, cioè quanti vivono nelle periferie della società che il testo del Levitico riconduce a quattro tipologie: i nullatenenti, i braccianti, i disabili e gli inermi, incapaci di difendersi da soli. Una particolare importanza, per il Levitico, riveste il comandamento dell’amore allo straniero (cfr. soprattutto i vv. successivi 33-34) che, nella Torah, ricorre diecine di volte, e fa dire ad alcuni studiosi che, nella Bibbia, il vero comandamento dell’amore non è "ama il tuo prossimo come te stesso" bensì ama "lo straniero altro da te stesso". Comunque queste categorie suggerite dal testo biblico più che

i diversi destinatari dell’amore

in realtà definiscono

la qualità dell’amore alla quale Dio ci chiama

responsabilità, il dono (cioè la condivisione che la Bibbia ebraica chiama

giustizia

: l’amore di alterità i cui tratti sono il riconoscimento della dignità dell’altro e – nei suoi confronti - l’ascolto, la ) e il perdono. 4.

Viviamo in un momento

complesso e drammatico della storia umana e avvertiamo tutti la necessità e l’urgenza di un futuro diverso per noi e soprattutto per gli emarginati della terra che il sociologo Zygmunt Bauman, recentemente scomparso, e papa Francesco chiamano gli "scarti umani" prodotti dalla logica economicistica disumana e anti-fraterna. Questo futuro diverso che tutti desideriamo è affidato alla nostra responsabilità personale e consiste in quello che Italo Mancini, un pensatore degli anni Novanta del secolo scorso, chiamava "la comunione dei volti": " La coesistenza dei volti – scriveva - risolta nell'amore del prossimo e nello svuotamento di sé, ha una patria: la patria della pace. Il nome della cosa, che è poi il più antico, non è l’essere, non è l’io, non è il conoscere, ma l’altro, il prossimo. Questo è il

porro Unum [la sola cosa che conta]

. Il resto, compresa la conoscenza e la carezza, sarà dato in sovrappiù".

Pausa meditativa:

Tu amerai

- Declamazione:

Ringraziare

(poesia di Mariangela Gualtieri) 3. Saluti e ringraziamenti Canto finale:

Qol rinnah wishuah

(canto ebraico)