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Giovedì 16 Febbraio 2017
11
Mons. Giancarlo Perego sostituisce il ciellino Luigi Negri. L’uno è l’opposto dell’altro
C’è un nuovo vescovo a Ferrara
Cremonese, ha seguito sinora i problemi degli immigrati
DI
ANTONINO D’ANNA
P
ensionamento con
contrappasso? Chissà: succede a Ferrara
dove il giorno di San
Valentino il giornale online
Farodiroma.it ha bruciato la
Sala stampa vaticana annunciando la nomina da parte di
Papa Francesco di monsignor Giancarlo Perego alla
guida dell’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, sacerdote
cremonese ma attualmente
direttore generale della Fondazione Migrantes.
Uno che su temi quali
l’accoglienza e l’amore del
prossimo ha idee evidentemente diverse da quelle
del predecessore, il ciellino
monsignor Luigi Negri. Il
quale nel novembre 2015,
parlando con Panorama,
affermò sull’emergenza immigrazione: «A ricominciare
questo commercio immondo
sono stati i borghesi illuministi, con l’aiuto dei Paesi
arabi che schiavizzavano i
neri d’Africa da portare in
America».
Quindi: «Grazie a un’interlocuzione forte, avevamo
guadagnato il rispetto degli
islamici. Adesso siamo qui in
ginocchio. Che cosa vuole che
Giancarlo Perego
facciano di noi? Ci schiacceranno sotto i piedi».
Ma vediamo chi è monsignor Perego da Vailate
(Cr), classe 1960. Sacerdote
dal 1984, con esperienza di
vita parrocchiale e insegnamento in seminario (un
classico nelle scelte papali),
è stato segretario particolare
di monsignor Giulio Nicolini (morto nel 2001, già vescovo di Alba e poi Cremona), ha
diretto la Caritas diocesana
dal ‘97 al 2002 e poi è passato alla Caritas nazionale dal
2002 in poi: prima Vicedirettore e responsabile Centro
studi e archivio storico fino al
2009; da quell’anno in poi Dg
della Fondazione Migrantes.
Ha insegnato Teologia dogmatica alla Lumsa ed è stato Consultore del Pontificio
consiglio della pastorale per i
migranti e gli itineranti.
Tanto per capirci: la
Fondazione Migrantes,
per statuto, si occupa di:
«Accompagnare e sostenere
le Chiese particolari nella
conoscenza, nell’opera di
evangelizzazione e nella
cura pastorale dei migranti, italiani e stranieri, per
promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti
e opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi,
per stimolare nella società civile la comprensione
e la valorizzazione della
loro identità in un clima
di pacifica convivenza, con
l’attenzione alla tutela dei
diritti della persona e della famiglia migrante e alla
promozione della cittadinanza responsabile dei migranti».
Chissà che cosa ne pensa monsignor Negri, che in
passato era stato pizzicato intento a esprimersi in
modo molto critico sul conto di Jorge Mario Bergoglio
(durante un viaggio in treno
ne avrebbe ipotizzato morte
simile a quella di Giovanni
Paolo I, per capirci). Richiesto di spiegazioni rispose:
«Qualcuno ha registrato?
Questo nuovo episodio spiega
tutto l’odio teologico contro
la Chiesa». Anche Renato
Farina smentì colloqui telefonici con Negri diretti a
insultare il Papa o vescovi
da lui nominati.
È da notare che Negri
ha compiuto 75 anni il 26
novembre scorso: dal compleanno (e contestuale lettera
di dimissioni come prescrit-
to dalla legge canonica) al
pensionamento sono passati
poco meno di quattro mesi.
Un tempo record, che lascia
pensare alle nuove nomine in
arrivo in queste settimane e
mesi, a cominciare quindi da
un altro grosso nome ciellino
che ha compiuto 75 anni il
7 novembre scorso: l’arcivescovo di Milano cardinale
Angelo Scola. Il ritiro a
Imberido (Lc) è sempre più
vicino?
© Riproduzione riservata
SCOVATI NELLA RETE
IN CONTROLUCE
È finita la stagione dei politici angelicati, della loro stampa devota
dello show biz solidale e miliardario, della Silicon Valley falso-hippie
DI
D
DIEGO GABUTTI
falso-hippie cinquant’anni dopo California dreamin’. A finire nel cesto delle
teste mozzate è stata quella che da noi,
anni fa, il sociologo Luca Ricolfi aveva
definito «la sinistra antipatica», un’aristocrazia fondata sulla mezza cultura
onald Trump non ha semplicemente «vinto le elezioni
presidenziali in America»,
spiega Federico
Cartelli nel suo A Trump
A finire nel cesto delle teste mozzate da
romance, la true story della
Trump è stata quella che da noi, anni fa,
sconfitta dei democratici,
il sociologo Luca Ricolfi aveva definito
sbaragliati dal più improbabile degli outsider. Coi suoi
«la sinistra antipatica», un’aristocrazia
occhi stretti a fessura, anzi
fondata sulla mezza cultura (mezza sociocoi suoi occhi «da gufo», come
logia, mezza filosofia, mezza economia
Dustin Hoffman in Piccolo
politica, un po’ di bon ton e anche un
grande uomo quando s’accinassaggio, per gradire, di teologia) che,
geva ad estrarre la pistola e
dopo i fuochi degli anni 60, aveva preso
sparare; con le sue maniere
rudi, più recitate che autenle redini dell’intero Occidente, salvo pochi
tiche, e con la sua famiglia di
focolai di resistenza qua e là
belloni e biondone, con le sue
tende color oro, The Donald
ha detronizzato l’establishment radical (mezza sociologia, mezza filosofia, mezchic, e non soltanto negli Stati Uniti, za economia politica, un po’ di bon ton
e anche un assaggio, per gradire, di
ma in tutto l’Occidente.
Come ai tempi del Terrore, ma teologia) che, dopo i fuochi degli anni
senza il Terrore, la vittoria elettorale sessanta, aveva preso le redini dell’indi Trump è stata una rivoluzione, ac- tero Occidente, salvo pochi focolai di
compagnata e seguita da esecuzioni resistenza qua e là.
D’ora in poi, prima di giocare la
capitali. C’è stato infatti un ampio uso
della ghigliottina. Una ghigliottina carta del pensiero unico fintamente
morbida, beninteso. Una ghigliottina progressista, dell’infallibilità papale,
giocattolo. Ma pur sempre una ghi- del welfare salvifico, del multiculturagliottina, che ha spiccato la testa dal lismo à la carte, dell’«io io io» e delle
collo dei politici angelicati, della stampa tasse «bellissime», le sinistre del mondo
devota, dello show business solidale e occidentale, a cominciare da quella itamiliardario, della Silicon Valley ancora liana, dovranno farsi bene i conti. Do-
vranno imparare di nuovo l’abbicì della sinistre narcisiste e megalomani abbiapolitica, cioè che tra le carte truccate no davvero imparato la lezione, alme(previsioni tarocche, sondaggi pilotati) no a giudicare dal presenzialismo della
e le carte vere (sondaggi attendibili, pre- candidata sconfitta e della coppia presivisioni sensate) c’è differenza. Un conto denziale uscente, che a un mese dall’inè mentire, un altro credere nelle proprie sediamento continuano con gli slogan
bugie. Questa differenza è uno dei fon- e le sparate da campagna elettorale,
damentali che gli Obama e le Clinton come se la partita fosse ancora aperta.
hanno completamente ignorato, come Non lo è. Si rassegnino. È iniziata la
non era mai successo prima a nessun stagione delle grandi sconfitte: prima
politico di rango planetario. Gli Obama la «Brexit», poi Trump, domani Marine
e le Clinton dovranno imparare di nuovo Le Pen e poi chissà. Negli Stati Uniti
che la retorica terroristica (noi la luce, come dappertutto alla sinistra non retutti gli altri le tenebre) non incanta più sta che abbassare le arie e reinventarsi.
come un tempo gli elettori anche meglio Beninteso: se la sinistra è antipatica
disposti. È quanto dimostrano i risultati e sgradevole, non è particolarmente
del voto amerisimpatico
cano illustrati
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Non è detto, naturalmente, che le sinistre n e p p u r e
da Federinarcisiste e megalomani abbiano davvero T
co Cartelli
The Donel suo libro.
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anche solo ritenessero possibile) le star
Federico Cartelli, A Trump
delle università e quelle dello show buromance. Cronaca di un’elezione
siness, da Lady Gaga ai professoroni.
mai annunciata, La Vela 2016,
Non è detto, naturalmente, che le
pp. 72, 10,00 euro.