La rivoluzione della sanità savonese

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IL SECOLO XIX
17
DOMENICA 12 FEBBRAIO 2017
SAVONA
Venere scende verso l’orizzonte
Terminato il periodo di migliore visibilità a febbraio,
Venere il pianeta scende repentinamente verso l’orizzonte occidentale, perdendo circa un’ora di osservabilità. A fine mese il pianeta tramonta meno di 3 ore dopo il Sole.
Le stelle
IL 2017 SARÀ L’ANNO DELLA SVOLTA. TIMORI DI UN RIDIMENSIONAMENTO PER SAN PAOLO E SANTA CORONA
La rivoluzione della sanità savonese
La Regione vuole i privati alla guida degli ospedali San Giuseppe e Nostra Signora di Misericordia
MARIO DE FAZIO
SAVONA. Una rivoluzione
dai tempi e dai modi ancora
poco definiti. I due ospedali
“minori” della provincia, Cairo e Albenga, che la Regione
vorrebbe privatizzare, tra le
resistenze dei territori e l’esigenza di razionalizzare spese
e servizi e i timori sul futuro
dell’ospedale San Paolo di Savona e al Santa Corona di Pietra.
E’ un periodo decisivo per il
futuro della sanità in provincia di Savona. Un cambio di
passo e prospettiva portato
avanti dalla Regione ma che è
già stato avviato con il nuovo
corso dell’Asl 2 savonese,
guidato dal direttore generale Eugenio Porfido. Dopo le
macerie e i veleni della precedente gestione, il commissario promosso a manager ha
avviato un progetto sull’abbattimento dei tempi d’attesa che ha già portato i primi
risultati e, contemporaneamente, ha condotto la partita
sul delicato passaggio dell’ortopedia privata di Albenga da Gsl (Gruppo sanitario
ligure) al Policlinico di Monza, attraverso una gara regionale da oltre 27 milioni di euro. Una questione spinosa, in
cui l’inchiesta giudiziaria e i
timori occupazionali hanno
scandito le varie tappe di un
percorso che dovrebbe partire definitivamente a giugno,
come annunciato da Porfido
e dall’assessore alla salute
Sonia Viale giovedì sera a Cairo.
Ma è soprattutto sull’annunciata privatizzazione dei
dueospedalidiCairoeAlbenga che si deciderà il nuovo
volto della sanità in provincia. Un’idea che sembra stia
trovando più resistenze a Cairo che ad Albenga. Due le ragioni: in terra ingauna sono
già “abituati” ai privati, per
via della sperimentazione
sulla Chirurgia ortopedica e a
Cairo, a differenza che ad Albenga, in primavera si voterà
per il Comune. Il San Giuseppe, secondo i dati della super
azienda “Alisa”, ha conti che
non reggono: si spendono 13
milioni l’anno a fronte di 9 di
ricavi. La privatizzazione potrebbeportareauna“promozione” per il punto di primo
intervento, che tornerebbe a
essere un pronto soccorso a
tutti gli effetti, anche se privato. Ma il timore che i servizi
– soprattutto quelli non particolarmente redditizi – possano essere rivisti al ribasso è
diffuso. Intanto l’Asl 2 ha av-
viato la riorganizzazione dell’attività operatoria ambulatoriale al pomeriggio, nelle
due nuove sale (costate anni
fa 2,5 milioni di euro) che fin
qui hanno lavorato troppo
poco.
Alle pene degli ospedali
“minori” si aggiungono i timori diffusi in ambito ospedaliero sul futuro del San Paolo, con tanto di associazioni
nate ad hoc, raccolte firme e
preoccupazione per il destino di nove reparti. L’applicazione del decreto Balduzzi,
che porta in grembo le soglie
relative ai bacini di utenti e di
abitanti, potrebbe accorpare
reparti tra San Paolo e Santa
Corona..
ALBENGA
Ortopedia
apre a giugno
gestita da gruppo
lombardo
ALBENGA. La Regione an-
Il pronto soccorso del San Paolo
L’OSPEDALE DI CAIRO PASSERÀ DI MANO. IL PROGETTO AI RAGGI X
Viale incassa il no di sindacati e medici
«Il pronto soccorso non può funzionare. La tutela dei posti di lavoro è a rischio»
LUISA BARBERIS
CAIRO. Soffia vento di burrasca in Valbormida dopo che la
Regione ha proposto una privatizzazione totale dell’ospedale “San Giuseppe”. Le condizioni sono chiare: i privati dovranno aprire e farsi carico dei
costi di un pronto soccorso
(circa1milionee400milaeuro
l’anno), garantire l’occupazione e la sostenibilità economica dell’ospedale. Ma il progetto non convince né gli abitanti
dell’entroterra né i sindacati.
«Un pronto soccorso, senza i
reparti previsti per legge nell’ospedale, è un rischio – interviene Ciro Ferrentino, segretario funzione pubblica Sanità
della Cgil -. Diverso è potenziare il 118 e l’emergenza e urgenza. Altro nodo sono le sale
L’incontro con l’assessore Sonia Viale al Teatro di Cairo
operatorie: nonostante a Cairo dovesse essere concentrata
l’attività di day surgery provinciale,vengonousateperinterventi di bassissima complessità. Possibile che non si
possa impostare un ragionamento diverso mettendo al
centro la Valbormida e le esigenze dei pazienti?». Milena
Speranza, segretario della
funzione pubblica per Uil pone l’accento sulle spese: «Si
parla di riduzione di spesa, ma
non si può vedere la sanità
sempre e solo un costo. Abbiamopochissimeinformazionie
credocisialanecessitàdicapire bene quali servizi e come
verranno dati. Il fatto che un
privato possa sostenere il costo di un pronto soccorso alimenta dubbi. C’è la necessità
di mantenere i posti di lavoro
conprofessionalitàoggimolto
alte». Senza risposta, per ora,
restano anche i dubbi di medici e infermieri. «Un conto sono
gli annunci rispetto al fatto
che verrà garantita l’occupazione, diversa è la tutela –
spiega Gianfranco Bellini, segretario generale funzione
pubblica Cgil –. Organizzeremo assemblee per fare chiarezza». Intanto da Cairo scatterà una mobilitazione per
contrastareildisegnodiprivatizzazione. «Avvieremo una
raccolta firme e distribuiremo
volantini per informare la popolazione» interviene il segretario del circolo Pd di Cairo
Matteo Pennino.
nuncia: «chirurgia ortopedica riaperta entro giugno»,
ma sindaco e sindacati non ci
stanno e chiedono tempi più
rapidi. L'annuncio è arrivato
a margine dell'incontro di
Cairo sulla privatizzazione
degli ospedali, quando l'assessore regionale Sonia Viale
ha definito «imminente» la
riapertura del reparto ed il
direttore Asl, Eugenio Porfido, ha fissato la data tra
maggio e giugno, facendo
storcere il naso a molti.
«In quella data sarà passato quasi un anno dalla chiusura, a dispetto degli annunci di riapertura ad ottobre se
non a settembre – afferma il
sindaco ingauno Giorgio
Cangiano -, e mi auguro proprio che si faccia ben più in
fretta perché né i pazienti, né
la lotta alle fughe verso altre
regioni e men che meno i lavoratori possono aspettare
così a lungo, oltretutto con il
rischio di arrivare a ridosso
delle ferie di agosto e rinviare tutto alla fine dell'estate».
Preoccupazioni simili sono
state espresse anche dai rappresentanti dei lavoratori,
ma l'ipotesi di aprire a marzo
prospettata al momento
dell'apertura delle buste
sembra tramontata, visto
che a quanto pare per perfezionare l'assegnazione della
gestione del reparto bisogna
aspettare alcuni documenti
che il Policlinico di Monza
non avrebbe ancora inviato.