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La reslllenza
è dl moda
Una parola dalle origini antiche, che oggi íncontra un grande successo.
La consapevolezza dei limiti della realtà è I'interruttore dell'interesse
sulla resilienza.Tuttavia, a questo interesse non corrisponde sempre
una definizione chiara e univoca del concetto che ne è alla base
diViola Rita
"R[T,T:1i#i:tfu,
espressioni, sempre piu diffuse, che vengono riassunte in maniera completa nel termine
<resilienzar. Oggi la popolarità di questo termine tocca un massimo assoluto con migliaia
di pubblicazioni scientifiche e milioni di citaziori on line e sulla carta stampata. Tuttavia,
il concetto che sta alla base è tuttora oggetto
di un acceso dibattito nella comunità scientifica, con posizioni che talvolta si contrappongono rispetto alla sua misurazione.
Il concetto di resilienza, nato secoli fa in
ambito tecnico-scientifico per indicare la resistenza dei materiali a stress fisici di varia
natura, è stato esportato in varie discipline,
fra cui la psicologia: qui, descrive I'insieme
delle capacità, proprie del singolo o del gruppo, di rispondere e fare fronte in maniera elastica a difficoltà anche molto significative.
Negli ultimi anni, emergenze di natura
economica, ambientale e sociale hanno rap-
presentato I'innesco dell'interesse verso lo
studio della naturale capacità umana di reagire positivamente. La consapevolezza dei
li-
miti oggettivi della realtà ha un ruolo rispetto
" r i.
'.iir,,i,,;;
.
,
,
familiari, di salute o
altro, i <rinforzir devono arrivare anche e sosa di problemi di lavoro,
alla promozione della resilienza: quando non
vi sono condizioni esteme favorevoli, a cau-
prattutto dall'intemo dell'indMduo. Dunque,
se da un lato le possibilità umane hanno confini ben definiti, dall'altro proprio queste capacità individuano un trampolino di lancio
per una reazione di adattamento positiva alle difficoltà.
A testimoniare I'importanza della resilienza e della crescita, negli ultimi anni, del dibattito intorno a questa capacità, è Alessandro Giordani, 45 anni, affetto da fibrosi
polmonare idiopatica. Si tratta di una malattia rara, che progressivamente toglie il fiato,
rendendo difficili gesti quotidiani come accompagnare i figli a scuola, andare a lavoro,
fare la spesa. <Quello che spesso diamo per
scontato, come la possibilità di fare un respiro profondo, in realtà è un donor, ci spiega Alessandro, presidente della onlus romana <Un respiro di speranzar. <Solo che a volte
ce ne accorgiamo nel momento in cui questo
dono ci viene a mancareD.
)
Un circolo uir{uoso
La capacità di affrontare il problema è talvolta legata anche alla conoscenza che se ne
ha. <Nella mia esperienza personale, fino al
2011, dopo due anni di difficoltà respiratorie
ì$ffi"':,
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#S,Ìi"rl '
95
.
importanti, di cui non conoscevo la causa, ero
spaesato e fortemente abbattuto. Nel 2011 la
diagnosi ha rappresentato per me I'inizio del-
la rinascitar, spiega Giordani. Dal momento
della diagnosi, Alessandro usa la bombola di
ossigeno ed effettua cure quotidiane in attetrapianto di polmoni. La presenza della malattia non gli impedisce, grazie anche al
sa del
suo impegno e alla forza d'animo, di lavorare
quotidianamente, fare esercizio fisico, partecipare attivamente alla vita di famiglia e coltivare Ie amicizie con soddisfazione. <Ritengo
di potermi definire uno "spot vivente" della
resilienzar, commenta.
Ma come è possibile conciliare la presenza di una patologia rara dall'impatto significativo sulla vita con Ia capacità di rispondere in maniera così positiva? <La "parola" è
uno strumento chiave per favorire I'autoconsapevolezza della propria forza d'animo. Nella mia esperienza, la condMsione delle emozioni con persone di fiducia e la spiegazione
di che cosa comporta la mia malattia ha rappresentato una sorta di valvola di scarico del
problema e un amplificatore del benessere
psicofi sicor, prosegue Giordani.
Inoltre, Alessandro e impegnato anche nel
favorire il dibattito pubblico su questo tema, prendendo parte attiva, per esempio, alla campagna media e social #diamorespiro a
chi non ce I'ha. La sensibilizzazione dell'opinione pubblica e dei media è un <pezzo im-
portante del puzzler, accanto alla ricerca
scientifica e tecnologica e all'attività delle case farmaceutiche.
<In questi casi, la diffusione delle conoscenze parte spesso dal "basso", vale a dire da
chi è colpito da una malattia o da un problema e dalle associazioni di pazienti>, prosegue
Alessandro. nSi tratta di una sorta di circolo virtuoso di resilienza: stimolare I'interes-
della comunità scientifica, infatti, oltre a
essere importante per favorire una diagnosi sempre piu precoce, porta a sua volta a rise
cerche e azioni dirette ad aumentare le conoscenze, con I'obiettivo ultimo di migliorare il
problema oggetto di discussioner.
<La resilienza è importante non solo per
favorire un migliore adattamento alla malattia, ma anche nella lotta contro la disinformazione, a volte veicolata da Internetr,
commenta Ilaria Ciancaleoni Bartoli, giornalista e direttrice dell'0sservatorio malattie
rare (OMAR). OMAR è un'agenzia giornalistica nata nel 2010, interamente dedicata a
malattie rare e tumori rari. uDal 2000 a og-
gi, infatti, il boom delle tecnologie digitali e
dei canali web ha portato a una diversificazione dei contenuti, che da un lato permette
un migliore accesso per tutti alle conoscenze
scientifiche, ma dall'altro puo talvolta comportare confusione o diffusione di informazioni errater.
)
ll"successo', della resilienza
Dal 2OO0 a oggi oltre 13.000 pubblicazioni biomediche del database internazionale di Pubmed citano, nel titolo o nel testo, il
termine resilienza. Sul noto motore di ricerca Google Scholar, questa parola compare in
n. 146, febbraio 2017
un milione e mezzo di risultati (sempre qui, la
parola ottimismo ottiene invece meno di un
milione di citazioni). Il picco assoluto dell'attenzione si registra proprio nell'ultimo anno,
con oltre 2500 studi su Pubmed (dato rilevato
alla fine di novembre 2016).
Anche
i media hanno dato grande riso-
nanza a questo tema, con articoli on line
e
sulla carta stampata. Sui principali quotidiani
nazionali (fra cui <La Repubblicar, <Corriere
della Sera> e <Sole 24ore>), nelle versioni on
line, si rintracciano centinaia articoli, per ciascuna delle testate citate, che riportano questo vocabolo. Questi testi, di cui i primi risal-
Mente & Cervello
gono agli anni ottanta-novanta, sono quasi
Un concetto antico.
tutti concentrati dal 2010 in poi,
ll concetto di resilienza è nato
e aumenta-
no in numero fino a oggi.
Gli articoli sono talvolta firmati anche
da esperti del settore. Su <ilsole24ore.comr),
per esempio, nell'articolo Cosa è Ia resilienza?, I' aulore Brian Walker, ricercatore presso
lo Stockholm Resilience Centre, fornisce una
in ambito tecnico-scientif ico
per indicare la resistenza dei
materiali a stress fisici di varia
natura ed è stato poi esportato
in varie discipline, fra cui la
psicologia.
spiegazione divulgativa di come questa capacità possa essere costmita e mantenuta sol-
tanto mettendola alla prova, owero sondando i confini delle possibilità dell'oggetto che
stiamo considerando (l'uomo, un determinato
ambiente o altro): la resilienza e il suo man-
97
tenimento sono pertanto collegati alla trasformazione di parti di questo oggetto.
In generale, i mezzi di comunicazione riseryano grande attenzione alla resilienza in
rapporto a minacce locali e globali, come ter-
remoti, calamità naturali e atti terroristici,
nonche importanti questioni sociali, come le
variazioni dei flussi migratori. Rispetto a simiÌi emergenze, non solo vengono pubblicati
articoli, ma nascono anche progetti di ricerca dedicati. Per esempio
il
caso del Rires, ci-
tato da alcune testate giornalistiche, ovvero
I'Unità di ricerca sulla resilienza dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nata nel 2013. <Dopo il trauma e in situazioni
di vulnerabilità è sempre piu necessario poter intervenire, anche a livello psicologico, in
aiuto dei gruppi di persone colpiter, spiega
Università di Roma - un fenomeno che viene
citato sulle pagine di alcune delle principali
testate nazionali. (In Italia vi sono circa 150
esperienze di questo tipo>, illustra Marchetti. <Si tratta di spazi urbani impiegati da categorie in difficoltà, come i disoccupati, per le
coltivazioni di prodotti agricoli, e basati sulla sostenibilitàr.
I mezzi di comunicazione svelano inoltre
un forte interesse verso storie personali di resistenza e successo. Fra le icone mediatiche
Minacce reali.
La crisi economica e I'emergenza
migranti fanno crescere
I'attenzione intorno al concetto
di resilienza.
popolari c'è la campionessa paralimpica di
fioretto individuale Beatrice Vio, detta Bebe,
che a causa della meningite ha perso parti di
tutti e quatho gli arti, e il genio matematico e
e
divulgatore Stephen Hawking, affetto da una
maÌattia dei motoneuroni, patologia progressiva a causa della quale deve usare la sedia a
Le capacità individuali di r-isponder-e allo stness sono il tnampolino
di lancio pen una neazione di adat[amento positiva alle difficoltà
Cristina Castelli, direthice del Rires e docente
di psicologia presso la stessa Università. nDa
qui I'esigenza di fondare, nel 2013, un'unità
di ricerca dedicata. Ci spostiamo in Italia e a
livello internazionale lì dove c'è necessità di
supportor. In questo caso, I'indagine dei meccanismi alla base della resilienza si affianca
all'azione sul campo con un intervento a sostegno di chi ha vissuto un trauma.
rotelle e un sintetizzatore vocale. Sui principali motori di ricerca, circa un milione di risultati vengono associati alla voce Bebe Vio
e diversi milioni a Stephen Hawking: un caso di un interesse quasi unico, che testimonia I'importanza della resilienza come modello di vita.
) lniziatiue dalhasso
Una delle prime pubblicazioni associate alla voce resilienza, presenti su Pubmed, è da-
La crisi economica degli ultimi anni è
un'altra grande protagonista del dibattito
sulla resilienza. Sui principali motori di ri-
tata alla fine degli anni quaranta. Tuttavia,
soltanto alla fine del secolo appena concluso
gli scienziati iniziano a dedicani in maniera
cerca, infatti, I'espressione rcrisi economicar
sistematica a questo argomento.
una della piu frequentemente associate alla
parola resilienza. Da un lato viene posta am-
In psicologia, fra i primi studi di rilievo, alla fine degli anni ottanta, c'è una ricerca di
Emmy E. Werner, che analizza, in un periodo complessivo di 32 anni, il comportamento di 698 bambini nati nel 1955 nell'isola di
Kauai, alle Hawaii, individuando specifici
fattori protettivi associati alla resilienza e fattori di rischio su cui poter agire. Questo studio pionieristico, ampiamente citato in letteratura scientifica, apre le porte a una vasta
esplorazione dell'argomento negli anni suc-
è
pia attenzione alle difficoltà e agli ostacoli
incontrati dai cittadini disoccupati, sottoccupati o che perdono il posto di lavoro: il dato
nello studio 2016 di Eurostat Education, Employment, Both or Neither? tUhat are Young
People Doing in the Eu?, riportato da alcune
agenzie di stampa e dai media, pone I'Italia in
cima alla classifica rispetto ai NEEI i giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano e non
lavorano. Dall'altro lato, il dibattito mediatico si concentra talvolta su iniziative positive,
spesso partite dal rbassor, ossia dalla cittadinanza, in risposta alla crisi.
Fra queste iniziative ci sono gli orti di comunità - come spiega Maria Cristina Marchetti, docente di sociologia alla rSapienzar
Mente & Cervello
)
Una definizione sfumata
cessMefinoaoggi.
Oltre a contenere nella sua definizione I'idea di elasticità, la resilienza è un concetto
<malleabile e dotato di plasticitàr, secondo
la ricercatrice Katrine Brown. Proprio questa
fluidità concetfuale, dunque, potrebbe rappresentare un elemento di richiamo per gli
99
Resilienza: una pozione di elasticità e resistenza
da nreo e nsalire,, owero letteralmente saltare all'indietro,
significative. ll paragone con la fisica è immediato: un p0' come
un metallo che viene battuto da un potente urto o un elastico che
restringersi, rimbalzare.
viene tirato fino quasi alla rottura, anche l'individuo può essere
Nell'uso comune, il termine nasce in ambito tecnico-scientifico
per indicare una specifica proprietà dei materiali, che consiste
sottoposto a questi ustrappi).Oltre all'azione del resistere,
però, questa capacità include l'abilità dell'oggetto, dopo I'urto,
nel resistere agli urti senza spezzarsi.
di riacquistare un assetto quanto più possibile simile a quello
ln seguito diverse discipline, fra cui l'ecologia e la psicologia,
originario.
hanno traslato il concetto nel loro ambito di studi. ln
neurobiologia, la resilienza è definita come un processo dinamico
fazione del rimbalzare del vocabolo latino ritorna dunque
in parte anche nell'idea moderna di resilienza, nel quale
che comprende un adattamento favorevole a situazioni awerse
resistenza ed elasticità si fondono insieme.
ll vocabolo ha origine latina, dal uerbo resilire, composto
scienziati e per il pubblico. In base alle conoscenze scientifiche attuali, <non è possibile
fornire una definizione, sistematica e che vaìga per tutti, di un concetto complesso quale
quello della resilienzau, commenta Francesca
Cirulli, ricercatrice in neuroscienze comportamentali presso I'Istituto superiore di Sanità.
<Infatti la variabilità indMduale rispetto alla capacità di adattarsi a difficoltà e conflitti
è dawero elevata. Basti pensare che già I'idea
di stress si applica in maniera molto differente da indMduo a indMduor.
)
Una discussione ancora accesa
Anche rispetto alla determinazione delle percentuali di persone resilienti, il dibattito
scientifico è aperto. Secondo un recente sfu-
dio pubblicato su <Experimental Neurologyr,
in media circa 84 persone su 100 hanno avuto esperienza di almeno un evento traumatico. In alcuni casi, spiegano gli autori della
ricerca, questi individui possono sviluppare psicopatologie, tra cui il disturbo da stress
post-traumatico o PTSD, un disturbo d'ansia
con conseguenze psicologiche e sociali potenzialmente anche molto rilevanti. Tuttavia
lo studio afferma che la maggior parte delle
persone risulta resiliente rispetto a simili effetti patologici; inoltre esistono diversi interventi e approcci preventivi volti ad aumentare la resilienza nei bambini e negli adulti.
Ma la domanda <quanto è diffusa la re-
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silienza?r viene già posta da diversi anni
nell'ambito della comunità scientifica. Nel
2OO4 lo studio, ampiamente citato in letteratura scientifica, condotto dal docente di
psicologia clinica George A. Bonanno, della Columbia University, analizza la risposta
dell'uomo dopo un lutto o in generale dopo
un evento traumatico, distinguendo la capacità di recupero dalla resilienza. Secondo Bo-
'100
n. 146, febbraio 2017
nanno la resilienza potrebbe essere molto piu
diffusa di quanto stimato.
Negli anni successivi alcune pubblicazioni,
sia a firma di Bonanno che di altri scienziati, confortano I'idea che la resilienza sia un'abilità propria della maggioranza delle persone. Ma non tutti la pensano in questo modo.
Nel 2016 Frank J. Infuma e Suniya S. Luthar,
della Arizona State University, ripetono alcune delle analisi condotte dall'altro gruppo
di ricerca, ottenendo stime delle percentuali di resilienza significativamente inferiori rispetto a quelle dei colleghi. Nell'ultimo anno,
dopo questo studio, inizia una discussione a
colpi di pubblicazioni, fra i due diveni gruppi scientifici citati.
Dunque, ancora non c'è un accordo unanime per misurare questa capacità. In ogni
caso, <tutti noi siamo in qualche misura resilienti, ma questa nostra abilità può essere
influenzata, nel corso della vita, da numerosi
elementi, tra cui il vissuto della prima infanziar, spiega Francesca Cirulli. rNei bambini,
esperienze negative, quali la morte di un genitore o I'aver subito un abuso, possono intaccare Ia risposta fisiologica dell'individuo
a un successivo evento stressanter. In questa
cornice i fattori genetici (come polimorfismi
di geni associati alla produzione di cortisolo) possono interagire con quelli ambientali
e modulare la suscettibilità indMduale, aggiunge la ricercatrice. Famiglia, supporto sociale e specifici tratti della personalità sono
fattori importanti per la resilienza, come illustrano gli esperti.
) Aspettiinesplorati
La ricerca sta tuttora approfondendo alcu-
ni aspetti meno noti della psicologia e della biologia della resilienza. Ma quali sono le
prospettive per il futuro? Una delle linee di
ricerca attuali e piu discusse dalla comunità
scientifica riguarda la generazione di immagini per visualizzare la struttura e la risposta cerebrale della resilienza. Questa tecnica
applicata alla resilienza si trova ancora nelle sue fasi iniziali, come testimonia una pubblicazione del 2013 comparsa su <Behavioural Neurosciencer.
<In questo ambito, in futuro il neuroimaging polrebbe rappresentare uno strumento
importante per comprendere meglio come si
attivano i circuiti cerebrali legati allo stressr,
afferma Cirulli. <Con I'imaging, per esempio,
potuemmo capire qual è I'attivazione del cervello in presenza di determinati stimoli - come particolari immagini associate al trauma
- e come si modifica in seguito a opportu-
ni trattamenti. Cosi potremmo individuare i
soggetti che rispondono in maniera migliore
alla terapia cognitivo-comportamentale, uno
dei possibili trattamenti delle psicopatologie
derivanti dallo stress o da un traumar.
Insomma, il campo della resilienza, nonostante sia stato ampiamente studiato, è ancora aperto a numerose indagini. Un po' come
un dado dalle molteplici facce, di cui non tutte sono state osservate. E anche tutte queste
possibilità di esplorazione sono una molla di
interesse veno questo
Mente & Cervello
tema.
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