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Percorsi di resilienza scolastica al Liceo Scientifico e Liceo Classico
«La tendenza della mente umana porta a rivestire di assoluto quanto ci accade e ciò è dovuto
alla natura della mente stessa e al modo di vivere la realtà… La mente umana, infatti, non procede
per assiomi matematici o per processi razionali ma nel sentire un’emozione, nel “vivere un fatto” è
tale l’identificazione che avviene tra l’avvenimento e la persona che l’uno assorbe l’altra in modo
che il soggetto ha l’impressione che in quel momento non esiste altra realtà che quella…». Tale
affermazione costituisce uno dei passaggi fondamentali su cui si sono confrontati i docenti del Liceo
Scientifico e del Liceo Classico di Molfetta nel corso delle tre giornate di aggiornamento sul tema
della “resilienza”. Il corso è stato magistralmente condotto dalla prof.ssa Antonia Chiara
Scardicchio, ricercatrice in Pedagogia Sperimentale, docente di Progettazione e Valutazione dei
processi formativi e Didattica dell’organizzazione dei contesti educativi dell’Università degli Studi
di Foggia.
La resilienza è la capacità di un soggetto di reagire a condizioni
sfavorevoli e stressanti, conseguendo risultati eccellenti nella vita.
Resilienza è un termine che deriva dalla scienza dei materiali e indica
la proprietà che alcuni corpi hanno di conservare la propria struttura o
di riacquistare la forma originaria dopo essere stati sottoposti a
schiacciamento o deformazione. In psicologia connota proprio la
capacità delle persone di far fronte ad eventi traumatici e di
riorganizzare in maniera positiva la propria vita dinanzi alle difficoltà.
È la capacità che maggiormente deve trasmettere, oggi, l’educazione e
la formazione dei giovani in un contesto sociale caratterizzato da forte
competitività e complessità, anche in quegli ambiti che un tempo
rientravano nel sacrario delle scelte personali e che oggi costituiscono
la parte più vulnerabile della persona, come la conoscenza di sé e le relazioni interpersonali.
La resilienza deve costituire per il docente una sorta di competenza trasversale alle discipline
insegnate, tale da permettere il rafforzamento della personalità del discente, promuovendone la
convinzione che ogni individuo ha in sé le potenzialità per auto-affermarsi e realizzarsi
positivamente. È la bellezza del “mestiere” dell’insegnante che deve saper trasmettere contenuti
disciplinari ed essere, nel contempo, per i propri studenti l’esempio tangibile di un’esistenza vissuta
in piena coerenza con le proprie caratteristiche.
Insegnare “con resilienza” è come «occuparsi dell’educazione del “Principe di Galles”»:
con questa affermazione la dott.ssa Scardicchio ha voluto sottolienare che ogni alunno va sostenuto
per l’assoluto valore pedagogico che rappresenta, in quanto la resilienza non è una caratteristica
presente o assente aprioristicamente in un individuo, ma presuppone comportamenti, pensieri ed
azioni che possono essere appresi da chiunque. Inoltre avere un alto livello di resilienza non
significa non sperimentare affatto le difficoltà o gli stress della vita o essere infallibili o, cosa ancora
peggiore, relegare i soggetti in un immaginario protetto ed ermeticamente impenetrabile, ma essere
disposti al cambiamento quando si reputa necessario, disposti a pensare di poter sbagliare, ma anche
di cambiare rotta. È certo un’affermazione in controtendenza rispetto alla cultura dell’efficienza o
dell’efficientismo di cui anche il mondo della scuola potrebbe non esserne esente.
Un forte ringraziamento va alla prof.ssa Antonia Chiara Scardicchio che con il suo incedere
appassionato ha saputo trasmettere credibilità alle parole e alle esperienze raccontate, riuscendo a
coinvolgere profondamente l’uditorio che ha mostrato elevato interesse, apprezzandone il taglio
narrativo.
Prof. Pappagallo Angelo Michele