La rassegna di oggi

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – lunedì 6 febbraio 2017

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE (pag. 2)

Uffici dei Caf assediati dalle pratiche per l'Isee (Piccolo) Si apre il dossier Ater sugli affitti extralarge (Piccolo) «No a militarizzare i vigili del fuoco» (Piccolo) Wärtsilä-Carnival, accordo da 900 milioni (Piccolo) I partigiani uniti per condannare l'eccidio (M. Veneto)

CRONACHE LOCALI (pag. 7)

«Autonomia per i vigili del fuoco». No della Cgil alla riforma del Corpo (M. Veneto Udine) La politica di Trump un incubo per l'export (Gazzettino Pordenone) Tributi comunali, ecco come cambiano in città (M. Veneto Pordenone) Destra Isonzo, potenziata l’assistenza (PiccoloGorizia-Monfalcone)

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ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE

Uffici dei Caf assediati dalle pratiche per l'Isee (Piccolo)

di Massimo Greco - «L’Isee è l’indicatore della situazione economica equivalente. L’attestazione contenente l’indicatore Isee consente ai cittadini di accedere, a condizioni agevolate, alle prestazioni sociali o ai servizi di pubblica utilità. L’Isee è ricavato dal rapporto tra l’indicatore della situazione economica (somma dei redditi e del 20% dei patrimoni mobiliari e immobiliari dei componenti il nucleo familiare) e il parametro desunto dalla scala di equivalenza di seguito riportata con le maggiorazioni previste ...». Tutto chiaro. Lo dice il portale informazioni dell’Inps. Talmente chiaro che le famiglie, avendo bisogno del modulo per innumerevoli pratiche di vita quotidiana, assaltano le sedi dei Caf, collegati ai sindacati, per saltarci fuori e per ottenere così il “lasciapassare” a più miti condizioni tariffarie. Asili nido, materne, mense, bonus bollette, assegni scolastici, ricreatori, centri estivi, università, Ater (vedi gli articoli in pagina): l’Isee è l’indispensabile grimaldello burocratico di cui il cittadino-utente deve dotarsi se aspira a essere considerato dalle pubbliche amministrazioni e dalle utilities. Da solo fatica a redigerlo, così - come si diceva - si rivolge ai Caf dei sindacati e delle associazioni economiche, che preparano le Dichiarazioni sostitutive uniche (Dsu). A Trieste gli effetti della carica sono code agli sportelli, uffici intasati, addetti sovracaricati, gestori dei centri arrabbiati perchè il pagamento del servizio è inversamente proporzionale alla lunghezza della procedura. Cioè: molta fatica, poco incasso, perché l’Inps non si spreca nella tariffa convenzionata a livello nazionale (circa 11 euro) e la consulta nazionale Caf rumoreggia. Sulla crescita quantitativa del fenomeno-Isee converge il colpo d’occhio di sindacati e associazioni. Non ci sono ancora dati statistici sulle affluenze ai Caf, ma già a occhio nudo si rilevano le consistenti file davanti agli uffici. «Nel nostro Caf in piazza Dalmazia - racconta il segretario della Cisl Venezia Giulia, Umberto Brusciano - operano quattro addetti sugli Isee, che in questo periodo debbono affrontare una forte concentrazione di richieste. Lo sportello è sovraffollato, perché ci si mette molto tempo per compilare i moduli: purtroppo, dal punto di vista economico, debbo rilevare che il servizio è in perdita». E comprensibilmente Brusciano sente molto il problema: «I Caf sindacali compilano Isee che servono al Comune, all’Ater, all’Università: ma perché questi enti non provvedono a dotarsi di strutture loro? Semplice: perché costano, ci vuole personale, software... E allora tutti al sindacato che certo non può mandare via la gente!». Al punto che lo scorso anno i sindacati dovettero chiedere al Comune di procrastinare i termini di alcune scadenze perché i Caf non ce la facevano a evadere le pratiche. Stessa posizione quella del segretario della Uil, Claudio Cinti: «Presto per le statistiche, ma posso anticipare che da noi le prenotazioni per l’Isee arrivano ad aprile. La domanda è forte ed è in crescita, nel 2016 l’aumento delle pratiche ha raggiunto il 25%». Il Caf della Uil lavora con otto persone. «Ma l’utente - prosegue Cinti - spesso anticipa di molto le richieste, contribuendo a intasare gli sportelli». «Il fenomeno - secondo l’esponente Uil - è legato al buon livello del welfare regionale: molte opportunità, molte richieste». L’onere dell’operazione non sfugge al segretario della Cgil triestina, Michele Piga: «Neanche 11 euro per svolgere un lavoro che mediamente dura tre quarti d’ora. Gli uffici sono subissati da un servizio pesante e sotto-retribuito». Anche sul fronte della piccola impresa l’affollamento degli sportelli è fortemente avvertito. «In via Cicerone abbiamo due addetti operanti sull’Isee - racconta il segretario generale di Confartigianato Trieste, Enrico Eva - che sono obiettivamente sotto pressione. Ogni giorno qui c’è la fila». Nel 2016 lo sportello degli artigiani ha preparato 700 modelli. 2

Si apre il dossier Ater sugli affitti extralarge (Piccolo)

di Gianpaolo Sarti - La Regione non intende riaprire la partita dei canoni Ater: il calcolo con i parametri Isee resta. E per tutti. Nessun dietrofront, dunque, ma soltanto verifiche mirate su eventuali segnalazioni da parte di tutti quei cittadini che dovranno sborsare cifre decisamente più alte rispetto a quanto richiesto finora. Le stangate, insomma. È l’assessore competente Mariagrazia Santoro a chiarirlo, mettendo così a tacere le voci su un possibile ripensamento della giunta. Stando alle stime di questi giorni, tra le duemila e le tremila famiglie triestine si stanno ritrovando un affitto maggiorato, altri invece pagheranno meno. È l’effetto delle modifiche introdotte da una legge di riforma regionale in base alla quale il criterio di valutazione della capacità economica dei locatari non si modula più sui redditi Irpef della famiglia, bensì appunto sull’Isee (l’Indicatore della situazione economica equivalente). Strumento, questo, già impiegato per tutto il calderone di prestazioni e interventi assistenziali erogati dal sistema pubblico. A rimetterci sono soprattutto i nuclei monocellulari, precisava nei giorni scorsi il direttore dell’Ater Antonio Ius. Anche se, a conti fatti, sarebbero più i casi di ribasso piuttosto che di rialzo. Per il 2017, in effetti, l’ente ha stimato di incassare 18 milioni di euro rispetto ai 18,5 del 2016. Ma c’è chi ha già dovuto fare i conti con vere e proprie batoste: aumenti anche superiori al 100%. Ma talvolta, fanno sapere dall’Ater, si potrebbe trattare di semplici errori o di conteggi tarati male a causa, ad esempio, di documentazione insufficiente. Santoro conferma: «Abbiamo accertato che le due persone con oltre 500 euro di affitto si sono trovate cifre del genere poiché non avevano presentato l’Isee», afferma. «Per loro, proprio perché mancava il documento, è scattato il canone massimo». Di qui la scelta di monitorare tutte le situazioni «atipiche» sulla base delle evidenze di cui dispone l’Ater e delle lamentele dei cittadini. «Va detto che eventuali aumenti spesso sono dati dai depositi bancari - spiega l’esponente della giunta Serracchiani - perché, come noto, pure questi rientrano nelle disponibilità del nucleo. Lo ripeto, adesso stiamo valutando tutti i casi che ci vengono segnalati agli uffici di Trieste, sia all’attenzione dell’amministrazione regionale che dell’Ater. Anche perché - rileva - questo per noi è un momento di test. Però non possiamo non constatare che l’utilizzo dell’Isee, proprio perché mette in campo anche i redditi da patrimonio, e non semplicemente quelli Irpef, è un metodo più equo per stabilire i canoni proprio perché un alloggio Ater deve essere assegnato a chi ha più bisogno. Vero è che ci sono persone, e non poche, che pagheranno affitti molto più bassi di prima. Quindi, se ci sono situazioni strane, immotivate o quant’altro, che hanno bisogno di verifiche o altro, siamo a disposizione». L’Ater ha in mano un quadro di chi ha ricevuto effettivamente ritocchi considerevoli. «Si parte da qui - sottolinea ancora Santoro - cercando di risolvere tutto al meglio. Sappiamo con esattezza quanti pagano di più, quanti di meno. Però - aggiunge - fino ad adesso le segnalazioni riguardano persone che hanno importanti patrimoni di liquidità». In altri termini: magari guadagnano poco, ma hanno soldi in banca. «Già per questo motivo il canone per loro è incrementato - puntualizza - infatti l’Isee serve proprio a descrivere la situazione di bisogno di un cittadino. Non a caso ci sono anche affitti scesi a 12 euro al mese: finora non era mai capitato. Se invece si accerta che la quota è alta, ma la famiglia in oggetto non dispone di un patrimonio bancario, allora l’errore è evidente e si corregge subito. Così come è diritto del cittadino ripresentare l’Isee in corsa qualora dovesse modificare la propria situazione economica - conclude l'assessore - e questo può capitare quando si perde il lavoro, ad esempio. Gli uffici Ater sono a disposizione per i dovuti chiarimenti». 3

«No a militarizzare i vigili del fuoco» (Piccolo)

di Francesco Fain - «Vogliono consegnare il corpo nazionale dei vigili del fuoco ai Prefetti. Vogliono tagliare la testa a un servizio amato dai cittadini». La denuncia, forte e chiara, viene formulata dalla segretaria regionale Fp Cgil Mafalda Ferletti e da Renato Chittaro, coordinatore Fp vigili del fuoco. Il bersaglio è il progetto di decreto che rivoluzionerebbe organizzazione e funzioni del corpo. «I vigili del fuoco perderanno l’autonomia e saranno militarizzati. I servizi verranno coordinati dai prefetti. Questi i contenuti della bozza di riforma che il capo dipartimento sta elaborando: una bozza che stravolge il lavoro dei Vvf modificandone la struttura. Proprio quando la nazione stava elogiando il lavoro svolto dalle donne e dagli uomini del corpo nazionale, il sottosegretario agli interni Giampietro Bocci e il capo dipartimento Prefetto Bruno Frattasi informavano i sindacati delle novità contenute nella bozza. E con le modifiche all’ordinamento, il corpo nazionale dei Vvf perderebbe tutta la propria autonomia. Le modifiche sono state perfezionate solamente dalla parte prefettizia con la collaborazione del sottosegretario Bocci senza consultare i vertici del corpo nazionale: questo la dice tutta sulla subalternità a cui si vuole ridurre i vigili del fuoco». Secondo Ferletti e Chittaro, «tutto l’ordinamento è un’accozzaglia di norme che nulla hanno a che vedere con la missione affidata al corpo che è, e rimane, la prevenzione e il soccorso alle popolazioni in un sistema integrato e all’avanguardia». Respingendo al mittente la nuova bozza, i vigili del fuoco chiedono di essere ascoltati dal Governo. La Fp Cgil del Fvg lancia, inoltre, un appello a tutti i parlamentari del Friuli affinché «la politica si riappropri di un ruolo di mediazione ottimale tra le istanze dei lavoratori e i bisogni dei cittadini e affinché questo grido di allarme non rimanga inascoltato». La Cgil si dissocia, dice “no” a questo progetto e metterà in campo ogni iniziativa per contrastare quello che definisce un «vergognoso disegno». Da molto tempo la Fp-Cgil chiede a gran voce di «assegnare ai vigili del fuoco il ruolo di coordinamento, nelle fasi di prevenzione e soccorso, del sistema integrato di Protezione civile; di responsabilizzare la dirigenza tecnica del corpo nazionale, eliminando la sovrapposizione della struttura prefettizia; di introdurre una retribuzione idonea al lavoro svolto ed un trattamento previdenziale ed assicurativo adeguato alle condizioni di lavoro ed i rischi dell’attività; di provvedere all’immediata assunzione, dalle graduatorie ancora aperte, di un numero di unità pari alla carenza rispetto alle dotazioni organiche, nonché investire risorse per il potenziamento del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco». 4

Wärtsilä-Carnival, accordo da 900 milioni (Piccolo)

di Massimo Greco - Wärtsilä inaugura il 2017 con un accordo-record che riguarda le attività di “service”, il comparto che negli ultimi esercizi ha maggiormente supportato il risultato operativo della multinazionale finlandese, una delle più importanti produttrici mondiali di grandi motori. E quello che il gruppo ha portato a casa è proprio un ordine di portata globale: ha negoziato con il colosso armatoriale statunitense Carnival un accordo di 900 milioni di euro, che avrà la durata di 12 anni. A darne la notizia a Trieste è stato il numero 2 di Wärtsilä, esperto di “service”, Pierpaolo Barbone, manager triestino che da anni vive e lavora a Helsinki, a continuo contatto con il quartier generale aziendale. «È un’intesa che potremmo definire storica - racconta Barbone - perché è la più grande mai realizzata nello specifico campo del “service”». Wärtsilä è attesa da un lavoro imponente: si tratta di provvedere alla manutenzione e al monitoraggio dei motori che muovono 79 unità della flotta Carnival. Barbone calcola che sotto la lente degli esperti Wärtsilä ci saranno circa 400 motori. L’accordo tra le parti scatterà in aprile. Un’ulteriore ragione di soddisfazione per Barbone sta nel fatto che il risultato ottenuto sia il frutto di un lavoro di squadra nel quale molto gioco sia stato tessuto da un altro triestino, il responsabile del “service” negli Stati Uniti Walter Regente, che seguirà l’applicazione e il funzionamento dell’agreement dalla base di Fort Lauderdale in Florida, una delle “capitali” dell’industria crocieristica mondiale. Barbone insiste sulle caratteristiche temporali della dodecennale intesa stretta con Carnival, che ricordiamo come la più importante cliente della Fincantieri: «Un’alleanza di lungo periodo, che per noi implica una costante attenzione all’efficienza dei motori e ai consumi di carburante». Perché i consumi di carburante sono una delle chiavi interpretative che spiega il reciproco interesse all’operazione: infatti il potenziale risparmio viene stimato in 10 milioni di dollari all’anno. La ricaduta sul sistema Wärtsilä è «globale» - argomenta Barbone - quindi anche lo stabilimento di Bagnoli avrà da guadagnarci. «Innanzitutto va ricordato che molti dei motori sottoposti a manutenzione sono stati costruiti a Trieste. Quei motori avranno occorrenza di pezzi di ricambio e di aggiornamenti tecnologici, su cui Bagnoli ha sicuramente competenza d’intervento». «In termini di gruppo - completa l’alto dirigente Wärtsilä - l’accordo con Carnival conferisce stabilità all’intera catena logistica». Sono inclusi nell’agreement i servizi di “dynamic maintenance planning” e di “condition based maintenance”, basati sulla capacità di captare i dati digitalizzati da ogni motore. In definitiva, nell’economia interna del gruppo, una sempre più forte connessione tra produzione e manutenzione. Il “service” vede crescere la sua importanza nei conti della multinazionale finnica: «Il bilancio 2016 - sottolinea Barbone - ha rimarcato il terzo esercizio consecutivo record per il “service”, chiaramente determinante nella redditività aziendale. Rappresenta il 45% delle vendite, mentre il settore marino fattura il 35% e il settore delle applicazioni terrestri il 20%». Barbone ribadisce che il 2017 sarà un’altra annata ostica per i motori marini, stante la prolungata stanca delle costruzioni mercantili e offshore, solo parzialmente compensata dalle vivaci commesse “passeggeri”. Più promettente il terrestre, dove i Paesi emergenti chiedono motori ad alta flessibilità operativa. Comunque l’appuntamento con la prima trimestrale è fissato al 26 aprile. 5

I partigiani uniti per condannare l'eccidio (M. Veneto)

di Giacomina Pellizzari - A Canebola 72 anni dopo, per la prima volta, i partigiani osovani e garibaldini hanno commemorato assieme l’eccidio di Porzûs. In realtà è stata ufficializzata una consuetudine perché l’Anpi - l’ha dichiarato il vice presidente provinciale Adriano Bertolini - ha sempre preso parte alla cerimonia, ma non tra gli invitati. Quest’anno, invece, l’invito è arrivato e l’Anpi l’ha accettato. «Abbiamo sempre condiviso il giudizio sul crimine - hanno spiegato Bertolini e l’ex presidente regionale Elvio Ruffino -, l’abbiamo sempre condannato. È stata la guerra fredda a trasformare la storia dell’eccidio in uno scontro politico. È un bene che la politica faccia un passo indietro». Un passo indietro è stato fatto anche sulla gestione delle malghe, dichiarate monumento nazionale: la Regione l’ha trasferita all’Apo che le trasformerà in un luogo della memoria. Perché qui, ha sottolineato la presidente della Regione Debora Serracchiani, «è stato smarrito cosa significa “difendere la Patria”». Dopo la riconciliazione tra il cappellano della Osoppo, don Redento Bello, e il commissario politico della divisione Garibaldi, Giovanni Padoan, e dopo la visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che nel 2012 definì la strage «incomprensibile», ieri, nella chiesa di Canebola, la condanna unanime di Apo e Anpi è stata letta come un segno di pace da tramandare alle nuove generazioni. Con questo monito il parroco, don Gianni Arduini, si è rivolto ai politici ricordandogli che «la carità non basta, occorre senso di responsabilità e giustizia». Il parroco si è chiesto anche «quanti giovani sarebbero disposti a dare la vita per un ideale?», l’ha fatto per poi rispondersi con un inno alla vita contro l’aborto. Più incisivo il presidente dell’Apo, Cesare Marzona, che nel suo discorso affidato al figlio, ha detto chiaramente che «l’eccidio di Porzûs e di Bosco Romagno è un episodio estraneo alla Resistenza. Chi si è reso responsabile della dolorosa uccisione non lottava per gli ideali di democrazia e libertà, ma sottostava ad altre bandiere e a ordini stranieri». Nell’intreccio delle vallate, teatro nel 1945 delle lotte partigiane, l’influenza del confine sloveno si avverte ancora. Il 7 febbraio 1945, i gappisti uccisero 17 osovani. Tra questi Francesco De Gregori, zio del cantautore, e Guido Pasolini, fratello del poeta di Casarsa. «Si è trattato di un crimine alto dove fratelli si combattevano tra di loro», ha sottolineato, Furio Honsell, sindaco di Udine medaglia d’oro alla Resistenza, prima di dirsi preoccupato perché «chi non ha vissuto la guerra di Liberazione può, forse, avere una voce troppo debole per ribadire l’importanza della pace e dell’Europa nata da quella Liberazione». Anche il presidente della Provincia, Pietro Fontanini, ha salutato con un «bravi» i partigiani dell’Anpi. «La storia ha già detto tutto, uno per tutti Napolitano che ha parlato di errore politico fatto da partigiani comunisti. Le malghe di Porzûs sono il segno di un confronto violento che non deve ripetersi». Su questo concetto si è soffermata pure la governatrice definendo l’eccidio di Porzûs «uno dei più grandi e tragici simboli della complessità delle vicende storiche che si sono consumate sul confine orientale. Porzûs - ha aggiunto - ha scavato un solco durato decenni tra le associazioni partigiane italiane e tra la stessa popolazione del Friuli». Secondo la presidente «l’invito che l’Anpi ha accettato da parte dell’Apo è la conferma che in nome di una più alta umanità è possibile vincere anche il dolore delle ferite più profonde e trasfigurare gli eventi più bui in giornate memorabili di pacificazione». E con rispetto per quanto ha fatto l’Apo in questi anni nella tutela delle malghe, la Regione le ha affidato la gestione del luogo dell’eccidio destinato a diventare un centro di ricerca e approfondimento culturale sulle tematiche legate a Porzûs. «Il Governo ha il dovere istituzionale di partecipare a cerimonie come questa per mandare messaggi positivi a tutto il Paese», ha concluso il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, ricordando che «l’Italia ha un’anima fatta di valori, solidarietà e giustizia sociale». Nel corso del suo intervento, Rossi ha ricordato che i partigiani lottarono solo per la Carta costituzionale, non per interessi personali. 6

CRONACHE LOCALI

«Autonomia per i vigili del fuoco». No della Cgil alla riforma del Corpo (M. Veneto Udine)

«Il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco non va consegnato ai prefetti, va tutelato nella sua autonomia. E ciò a garanzia di un migliore servizio alla cittadinanza». Così Renato Chittaro, coordinatore Fp Cgil per il Friuli Venezia Giulia e la segreteria della medesima sigla Mafalda Ferletti in una nota che contiene tutta una serie di riflessioni su un’ipotesi di riforma dell’ordinamento nazionale che è attualmente al vaglio dei competenti organi ministeriali. «I vigili del fuoco non possono essere totalmente gestiti da prefetti che nulla sanno del nostro lavoro – tuona ancora Chittaro. Al contrario noi, per svolgere al meglio la nostra missione (che resta la prevenzione e il soccorso alle popolazioni in un sistema integrato e all’avanguardia), dovremmo avere un ruolo di coordinamento in modo da assicurare un forte raccordo tra le strutture nazionali, i vigili del fuoco appunto, e le strutture regionali e territoriali, rappresentate dalla Protezione civile. Se si seguisse questa strada, si creerebbero risparmi e si riconoscerebbe il ruolo esercitato dai pompieri che quotidianamente, 24 ore su 24, svolgono un’insostituibile attività multidisciplinare a tutela dei cittadini». In sostanza, secondo Fp Cgil, «va eliminata la sovrapposizione della struttura prefettizia, snellendo così la configurazione centrale. E i risparmi dovrebbero essere impiegati per i bisogni dei territori. Non solo, bisognerebbe pure provvedere – conclude lo stesso Chittaro – a un contratto di lavoro e a un trattamento previdenziale e assicurativo adeguati ai rischi dell’attività. Infine, sono indispensabili nuove assunzioni e investimenti per mezzi e protezioni».

La politica di Trump un incubo per l'export (Gazzettino Pordenone)

Marco Agrusti - Donald Trump, 45° presidente degli Stati Uniti, con il suo America first (prima l'America), fa tremendamente sul serio. Lo dimostrano i rapporti con il Messico, deteriorati in poche ore dopo l'approvazione del decreto relativo all'estensione della barriera al confine con gli Stati Uniti. Ma la vera sfida al mondo del magnate è quella sui conti della bilancia commerciale. Trump parla e promette di agire da protezionista, soprattutto su due campi: produzione e commercio, con ricadute che si potranno far sentire anche nella provincia di Pordenone, che ha nell'export una delle voci economicamente più importanti. Non c'è distanza che tenga, nel mondo della globalizzazione spinta, e un onda generata dall'altra parte dell'oceano può scatenare uno tsunami su chi nella Destra Tagliamento ha investito milioni di euro per aprire nuovi mercati negli Usa. La minaccia ha un nome: dazi doganali. Esistono già e colpiscono le merci in entrata sul suolo americano, ma Trump ha promesso di innalzarli per proteggere il prodotto a stelle e strisce. La conseguenza? Con una tassazione più alta in ingresso i prodotti dovrebbero costare di più, con il rischio di rendere meno conveniente l'esportazione dall'Italia. E da Pordenone verso il Nord America partono bottiglie di vino, coltelli, oggetti d'arredamento figli della storica scuola del mobile. Sono solo i tre settori che trainano l'export, ma ce ne sono altri. E ora tutti guardano all'America di Trump con preoccupazione. «Siamo appena tornati da una fiera del settore a Las Vegas - racconta il numero uno del Consorzio coltellinai, Nicola Bonacci - e per ora il clima è quello di sempre, positivo; ma siamo tutti in attesa delle decisioni del nuovo presidente. Siamo preoccupati per ciò che si sente a proposito della politica commerciale di Trump, ma confidiamo che il nostro prodotto d'eccellenza, che non fa la guerra sul prezzo, possa resistere ad un'eventuale stretta». Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato extra Ue per i coltelli maniaghesi. Il protezionismo, insomma, può fare seri danni. Poi c'è il commercio del vino. L'area di Rauscedo e dei Magredi, ma anche cantine come la casarsese La Delizia, trovano ossigeno proprio in America, esportando bollicine e vini fermi per decine di milioni di euro. «Sarebbe un grande problema - spiega il sindaco di San Giorgio della Richinvelda, Michele Leon - perché quello americano è il nostro punto di riferimento. Confidiamo che Trump si possa fermare grazie alle pressioni interne». Un numero su tutti: a metà 2016 l'export friulano in America valeva 1,5 miliardi di euro. Quello pordenonese centinaia di milioni. E sembra che il presidente Trump faccia sul serio su tutti i fronti. 7

Tributi comunali, ecco come cambiano in città (M. Veneto Pordenone)

di Martina MIlia - Pordenone è una città in cui i single, le persone che vivono sole, sono tante. E a dirlo sono proprio i tributi. Basta considerare che le sole utenze della Tari, la tassa dei rifiuti, che contano un componente, sono 8131, la categoria più numerosa. Ecco allora che il fisco che grava su possesso della casa, la famosa imposta unica comunale che comprende la Tari, l’Imu e la Tasi (quest’ultima tassa sui servizi indivisibili) ha un penso non trascurabile sulle tasche dei contribuenti. Ed ecco perché anche quest’anno le tasse caleranno, con alcune novità in più. Il dato di partenza, che si desume anche dalla relazione dei revisori dei conti, è che le entrate correnti di natura tributaria passano dai 27.829.406 del 2016 ai 26.987.226 euro di quest’anno, quasi un milione di euro in meno. Imu. L’imposta sulla casa prevede una riduzione di 280 mila euro (anche grazie alle novità introdotte dal governo) e registra un calo di 330 mila euro di extragettito. Il valore minimo (3,8 per mille) interesserà alcune categorie per quanto riguarda la prima abitazione e conferma l’attenzione per coppie separate e anziani che hanno casa di proprietà ma la residenza in casa di riposo, con detarzioni di 200 euro. Mantenuto anche lo sgravio introdotto nel 2015 per chi cede in comodato una casa a parenti di primo grado (misura pensata per i genitori che lasciano una casa ai figli) mentre arriva una novità che ha suscitato molta curiosità: una riduzione dell’Imu al 4,6 per mille per quei negozi che si trovano o vengono aperti in viale Marconi. L’amministrazione, oltre a lavorare sul fronte della viabilità per introdurre quanto prima il doppio senso di circolazione lungo il viale, ha pensato di agire sulla leva fiscale per provare a vivacizzare un mercato fermo da troppo tempo in questa zona. Tasi. Le aliquote della Tasi variano dallo zero (la gran parte delle categorie) all’1,25 per mille per gli edifici a uso abitativo e vanno di pari passo con l’Imu. Rispetto al passato, tuttavia, si è scelto di non applicare detrazioni, in un’ottica comunque di riduzione complessiva dei tributi. Tari. Per quanto riguarda le entrate della tassa sui rifiuti, il bilancio prevede una riduzione di entrate da 6,8 milioni a 6,450 milioni. Il “risparmio” di 350 mila euro andrà suddiviso tra il fondo di solidarietà, che viene mantenuto, per le quattro categorie economiche che hanno registrato i maggiori incrementi nel 2013 (in occasione dell’entrata in vigore della Tares, sostituita l’anno dopo dalla Tari) e una parte da spalmare su tutti i contribuenti. Il fondo di solidarietà (riservato a ristoranti pizzerie; mense, birrerie e hamburgherie, bar, caffè e pasticcerie, ortofrutta, fiorierie, pescherie e pizze al taglio) passa dai 220 mila euro del 2016 a 150 mila. Consentirà di ridurre il tributo del 33,4 per cento a questo tipo di attività produttive. Altri tributi. L’altra novità annunciata dall’amministrazione comunale sarà la riduzione fino al 50 per cento della Tosap (tassa di occupazione del suolo pubblico) per chi investirà nella riqualificazione degli arredi esterni del proprio locale. L’aliquota non è stata aumentata, così come immutata – da tantissimi anni ormai – resta l’Irpef. Nel caso della Tosap, l’amministrazione prevede di incamerare 420 mila euro (a cui si aggiungono 20 mila di evasione degli anni scorsi) a fronte dei 561.000 euro del 2016, una bella riduzione. Le tappe. Perché i tributi siano effettivi, bisognerà aspettare che il bilancio venga approvato (il 13 febbraio). Come ogni anno i cittadini riceveranno direttamente via posta i bollettini della tassa rifiuti. Per quanto riguarda Imu e Tasi, invece, dipenderà dall’aggiornamento della banca dati comunale per cui non è detto che tutti ricevano l’avviso. All’approssimarsi della scadenza (giugno la prima rata, dicembre la seconda), è bene rivolgersi all’ufficio tributi del Comune in caso di dubbi. 8

Destra Isonzo, potenziata l’assistenza (PiccoloGorizia-Monfalcone)

di Francesco Fain - Disintasare il Pronto soccorso. In che maniera? Potenziando l’assistenza sul territorio. Sembra l’uovo di colombo e probabilmente anche lo è. Fatto sta che l’Aas 2 sta per aprire, a Cormons, l’attesissimo Centro per l’assistenza primaria (Cap) mentre - a Mossa - sono stati inaugurati già da qualche settimana, e stanno andando a regime, il servizio dell’infermiere di Comunità e il primo Cup periferico della provincia di Gorizia. «I servizi scontano ancora la necessità di informare capillarmente la popolazione sulle loro offerte e opportunità - spiega il sindaco di Mossa, Elisabetta Feresin -. Sottolineo che, grazie alla sensibilità dell’Azienda sanitaria, siamo tra i primi Comuni a poter offrire questo servizio. Disporre di un Cup sul territorio, alternativo rispetto a quello sito presso la sede ospedaliera, significa nel nostro caso poter effettuare, direttamente nell’ambulatorio comunale al pianoterra del palazzo municipale, le prenotazioni di tutti gli esami clinici prescritti dal medico. Si possono ritirare gli esiti degli stessi e pagarli laddove previsto dalla legge, similmente a quanto avviene presso le sedi ospedaliere. Ciò che mi preme evidenziare è che tali prestazioni sono parte del Servizio sanitario regionale (Ssr), esse non prevedono alcun pagamento, in nessuna forma (contributo, offerta, etc), similmente a quanto avviene nelle strutture ospedaliere. Stiamo concordando con il dg Giovanni Pilati di organizzare una serata informativa in paese, aperta a tutti i cittadini, anche a quelli dei Comuni limitrofi che possono usufruire di tale servizio: una serata durante la quale faremo il punto sulla novità che abbiamo sul territorio e illustreremo anche alla cittadinanza la nuova programmazione sanitaria». Aggiunge Feresin: «L’avvio di questo servizio è stato un risultato importante e fortemente ricercato che va ad implementare in modo significativo e qualitativo i servizi nell’ambito del sociale impostati in questi anni». A breve aprirà anche il Cap, il mega-ambulatorio cormonese che avrà le caratteristiche idonee ad ospitare, oltre agli ambulatori medici, punti prelievo, diagnostica strumentale di primo livello, ambulatori specialistici e servizi distrettuali di prenotazione e amministrativi. L’organizzazione del centro secondo la modalità del lavoro multiprofessionale - spiega l’Azienda Bassa Friulana-Isontina - si concretizzerà con la partecipazione dell’attività dei medici della forma organizzativa della nuova medicina di gruppo denominata, appunto, “Dottori nei Comuni” composta dai medici di base Maria Pia Cisilin, Lucia Crapesi, Paolo Culot, Licia Gerin, Sara Milani, Maurizio Turisani e Albino Visintin. 9