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Giovedì 2 Febbraio 2017
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Napolitano prova a stoppare i due leader. Insorgono Salvini e Meloni. Pd verso la scissione
Grillo e Renzi di corsa al voto
Lettera Ue, governo: interventi su accise e tassazione indiretta
I
DI
FRANCO ADRIANO
n fondo, in attesa di un
leader unitario del centrodestra che non c’è, la
vera sfida alle prossime
elezioni politiche è tra Beppe Grillo e Matteo Renzi.
Nella peggiore delle ipotesi
rappresentano la maggioranza dell’elettorato. E se
loro due hanno deciso che
si va a votare, hanno ben
poco da strepitare tutti gli
altri. Essi hanno perfino un
(tacito?) accordo sulla legge
elettorale che deve essere il
testo, riveduto corretto dalla
Consulta, dell’Italicum esteso anche al Senato. L’unico
che può veramente fermare
la corsa al voto questo punto
è il presidente del consiglio
Paolo Gentiloni, il quale
però finora si è dimostrato
leale con Renzi, nonostante
le pressioni ricevute. I frenatori rispetto al voto devono
essere parecchio preoccupati
di non riuscire ad evitare il
voto entro l’estate, se è dovuto tornare in campo il presidente Giorgio Napolitano
per provare a stoppare i due
leader: «Nei paesi civili si va
alle elezioni a scadenza naturale e da noi manca ancora
un anno». Grillo e Renzi non
hanno nemmeno dovuto replicargli. Ci hanno pensato le
mosche cocchiere della Lega
Nord e dei Fratelli d’Italia,
Matteo Salvini e Giorgia
Meloni, che sono insorti contro Napolitano: «Nei Paesi
civili chi tradisce il proprio
Popolo viene processato, non
viene mantenuto a vita. #napolitanovergogna», parola
scritta del leader del Carroccio. Tuttavia, la data del voto
e la nuova legge elettorale si
innestano sulla partita interna al Pd che vede Massimo
D’Alema teorizzare su nuovo
partito di sinistra e Pier Luigi Bersani sul neo Ulivo di
cui naturalmente non farebbe parte Renzi. Il segretario,
intanto, annuncia le primarie in caso di elezioni anticipate, abbandona il logoro
(dopo la bocciatura al referendum) vessillo delle riforme e imbraccia i temi grillini
come un’arma contundente:
Vignetta di Claudio Cadei
si veda per esempio l’attacco
ai vitalizi dei parlamentari
che ha fatto imbufalire perfino i suoi. E se Renzi e Grillo,
adesso, sembrano addirittura uniti sulle cose da fare,
M5s ne approfitta per mandare avanti il Legalicum.
«La nostra proposta di legge
è stata discussa nella conferenza dei capigruppo della
Camera ed è stata calenda-
rizzata per la discussionne
alla Camera il 27 febbraio»,
spiega Grillo. Dunque, avanti
con il premio di maggioranza
nazionale al 40% alla lista e
non alla coalizione e soglia
di sbarramento al 3% per le
liste. Il bollino costituzionale c’è, non è possibile alcuna
sorpresa. L’unica richiesta
aggiuntiva di Grillo è l’eliminazione dei capilista blocca-
ti «una scelta di democrazia
su cui nessuno può eccepire».
Figurarsi. A nome di Forza
Italia ha risposto Deborah
Bergamini: «Il parlamento
per fortuna non è il M5s dove
la parola di Grillo è l’unica
legge riconosciuta e nessuno
può esprimere opinioni senza il suo permesso». L’aut
aut del leader pentastellato
sulla legge elettorale è pertanto irricevibile. «Ed è amaro constatare che la corsa a
delegittimare le Istituzioni
rappresentative oggi abbia
contagiato anche il segretario del Pd che sulla vicenda
dei vitalizi è scivolato sulla
spicciola demagogia». Renzi
e Grillo. Ormai per tutti sembrano rappresentare un’unica squadra da battere. Con
un avvertimento, per l’ex
premier, di Roberto Speranza che dimostra di aver
imparato dall’amara lezione
in streaming dell’ex segretario del Pd Bersani: «Mettersi
ad inseguire i grillini finirà
solo col tirargli la volata».
continua a pag. 3