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PRIMO PIANO
Venerdì 3 Febbraio 2017
Se i tempi sono troppo lunghi (8 anni per il primo grado a Viareggio) la gente si ribella
Il paese non regge ‘sta giustizia
Va fatta non contro qualcuno, ma per farla funzionare
DI
DOMENICO CACOPARDO
S
embrano eventi drammatici senza alcun collegamento tra di loro e
invece un robusto filo
rosso li mette insieme e, alla
fine, li fa considerare epifenomeni di una situazione latente
e non più a lungo sopportabile.
Una delle ragioni fondamentali
del disagio sociale che avvelena l’animo degli italiani spingendoli a una irrazionalità che
confina con l’autolesionismo.
Mi riferisco a quanto accaduto
a Vasto il 1° febbraio: Fabio Di
Lello (34) si presenta davanti al Drinkwater cafè, aspetta che ne esca il giovane (22)
Italo D’Elisa e, mentre questi
inforca la bicicletta, gli spara e
lo assassina. Poi, si reca sulla
tomba della moglie, Roberta
Smargiassi (uccisa l’estate
scorsa proprio dal D’Elisa in un
incidente stradale, lui in moto
lei a piedi in prossimità di un
semaforo) deposita la pistola e
si costituisce. Per il D’Elisa, a
piede libero, la procura della repubblica aveva chiesto il rinvio
a giudizio.
Il 31 gennaio, il Tribunale di Lucca ha condannato 23
imputati (assolvendone 10) per
la strage di Viareggio: il 2 giugno del 2009 (sottolineo 2009) il
treno merci 50325 Trecate-Gricignano deragliò in prossimità
della stazione del capoluogo
della Versilia e una cisterna
(immatricolata in Polonia, ma
mantenuta da una compagnia
di Bozzolo (Mantova), contenente gpl, perforatasi nell’incidente, cominciò e emettere
gas che immediatamente prese
fuoco, provocando l’esplosione
del carro. Un disastro di proporzioni epocali, con le fiamme
che investivano le costruzioni
al di là della strada, la stazione, un sottopasso: 33 morti, 11
dei quali deceduti subito; 22
successivamente dopo atroci
sofferenze.
I parenti delle vittime
sono rimasti delusi per la
presunta mitezza delle condanne e per le assoluzioni,
hanno annunciato la volontà
(legittima e doverosa) di appellarsi e hanno puntato gli
occhi in particolare sull’ing.
Mauro Moretti, a quei tempi
amministratore delegato delle
Ferrovie, dopo essere stato ad.,
sino a tre anni prima, di Rete
Ferroviaria Italia la società
cui faceva capo il trasporto
merci e, quindi, il convoglio
dell’incidente. Mauro Moretti
è diventato il loro bersaglio
principale, tanto da chiederne
l’allontanamento dal Leonardo, l’ex Finmeccanica, di cui
è, dal 2014, amministratore
delegato. Ora, nessuno che
conosca la complessità dell’organizzazione delle ferrovie può
serenamente immaginare che
Moretti (che le Ferrovie ha sollevato dal baratro in cui erano
cadute, rendendole capaci di
un contributo netto al pil nazionale) debba essere rimosso
dalla responsabilità di Leonardo per questo drammatico
incidente del quale, alla fine,
non risulterà, probabilmente,
responsabile.
Di sicuro, anche dall’interno dell’ex Finmeccanica,
qualcuno s’è mosso e si muove
per l’allontanamento di Moretti (che ha tagliato unghie
e spazi di manovra abituali),
ma il governo che ha la prima
responsabilità del buon andamento delle aziende che fanno
capo allo Stato commetterebbe
un grave errore a privarsi della
sua cruciale collaborazione. Mi
verrebbe da scrivere, parafrasando un film americano di successo (Salvate il soldato Ryan)
che gli esponenti delle parti
civili del processo propugnano
un Condannate l’ing. Moretti,
anche se la sentenza è di primo
grado e, quindi, per consolidare la colpevolezza, superando
la presunzione di innocenza,
garantita dalla Costituzione,
occorre aspettare la conclusione del giudizio di secondo e di
terzo e ultimo grado. In questa
richiesta di giustizia sommaria indirizzata sull’attuale attività professionale di Moretti,
emerge esplicitamente il rifiuto
dell’imminente prescrizione del
reato ascritto a lui e ad altri imputati.
Sul tema non può essere
dimenticato quanto accadu-
to nel Tribunale di Milano il 9
aprile 2015: un imprenditore,
Luca Giardiello, uccise il giudice fallimentare Fernando
Ciampi, l’avvocato Lorenzo
Claris Appiani e il coimputato Giorgio Erba. Ho citato
anche questo caso «pour cause»:
credo, infatti, che il solido filo
rosso di cui ho scritto all’inizio
leghi le tre fattispecie, sotto il
profilo dell’esasperazione del
cittadino fruitore del «Sistema giustizia» nei confronti del
Sistema medesimo, che non
garantisce tempestività delle
decisioni né una comprensibile e coerente utilizzazione di
severità e di indulgenza. Talché, è facile ascoltare in ogni
ambiente dure lamentele nei
confronti della casualità delle
sentenze e dell’indifferenza del
Sistema nei confronti dei problemi umani ed economici che
vengono alla sua attenzione.
Uno dei più ricorrenti
motivi di critica deriva dalla
lentezza dei procedimenti per
il recupero dei crediti e, comunque, per il ristabilimento
del diritto sempre più violato
nel diritto civile, proprio per la
consapevolezza che le sentenze
arrivano normalmente «a babbo morto». Personalmente, ho
atteso la sentenza definitiva in
un processo civile che intentai
contro l’occupazione illegale di
un mio pezzo di terreno in Sicilia per 25 anni, un tempo troppo lungo per essere accettato.
Girandola di nomi
per la Boschi
R
oberto Cerretto potrebbe essere il prossimo
nuovo Capo Dipartimento degli Affari Giuridici e
Legislativi (Dagl), la struttura di supporto al presidente del consiglio dei ministri nella funzione
di coordinamento dell’attività normativa del Governo. A
quanto risulta ad ItaliaOggi, infatti, Maria Elena Boschi
dopo aver provato a posizionare il suo ex capo legislativo
al ministero dei rapporti con il Parlamento, Cristiano
Cereasani, avrebbe proposto al presidente Gentiloni i
profili di Carlo Sica, avvocato dello Stato e consigliere
del Gestore dei servizi energetici (Gse) e Luigi Carbone,
consigliere di Stato ed ex commissario dell’Autorità per
l’energia. Il premier Gentiloni, preoccupato di non dover
dare troppo spazio di manovra alla giovane sottosegretaria, concorderebbe invece sul nome di Roberto Cerretto
il quale, nonostante sia l’ex capo di gabinetto della stessa
Boschi al ministero dei rapporti con il parlamento, è soprattutto amico di Bernardo Mattarella figlio del Presidente della Repubblica che garantirebbe sul suo nome.
Pasquale Quaranta
La sfiducia (nutrita a torto o a
ragione) nello Stato e nella sua
giustizia, così diffusa, alla fine
esplode patologicamente come
nel caso di Vasto e in quello di
Milano, mentre per Viareggio è
il desiderio di vendetta, l’ordalia primordiale a nutrire i sentimenti di chi ha perso persone
care e ha atteso una sentenza
per otto lunghi, interminabili
anni.
Attualmente, non c’è politico né partito che abbia
voglia (anche se in pri-
INDISCREZIONARIO
PUCCIO D’ANIELLO
pea, come Francia e Olanda. La cerimonia di
inaugurazione si terrà lunedì 6 prossimo con
Si avvicinano i festeggiamenti per i Patti Late- il presidente della regione Lazio Nicola Zingaranensi. Che non si svolgeranno nella giornata retti e del rettore dell’Università La Sapienza
dell’11 febbraio, ma tre giorni dopo, il 14: pur- di Roma Eugenio Gaudio.
troppo la sede dell’ambasciata d’Italia presso
***
la Santa Sede, palazzo Borromeo, edificio storici, ha dei «problemi di salute» (alla Farnesina
qualcuno dice addirittura che è «pericolante»), A Firenze non si smette di parlare della grande
quindi oltre al presidente del consiglio Paolo mostra di Palazzo Strozzi Ai Weiwei. Libero,
Gentiloni gli invitati saranno pochi, ospitati conclusasi con la cifra record di 150 mila visolamente nella sala del Camino. Curiosità: sitatori (una delle mostre di arte contempoqualche giorno fa, in occasione di
ranea più visitate di sempre
un incontro che vedeva protagoin Italia). A una settimana
nista la Repubblica di San Maridal termine della rassegna
no, sono stati registrati problemi
l’artista cinese ha ufficializall’impianto di riscaldamento. Il
zato la donazione di due opeprossimo titolare dell’ambasciare realizzate con i mattoncini
ta sarà chiamato ad effettuare
Lego: il Self-Portrait che sarà
numerosi lavori di restauro.
donato alla Collezione degli
Autoritratti delle Gallerie de***
gli Uffizi, e una variante de Il
Paolo Gentiloni
Ritratto di Filippo Strozzi, per
la Fondazione Palazzo Strozzi.
Tornano a Roma i giovani diplomatici in erba di Imun-Italian Model United Quest’ultima opera prosegue la serie dedicata
Nations, la più grande simulazione di proces- agli oppositori politici realizzata da Ai Weiwei
si diplomatici esistente in Italia e in Europa, che con la mostra Ai Weiwei. Libero per la priorganizzata da United Network, associazione ma volta si è confrontato con personaggi del
italiana promotrice di progetti formativi d’ec- passato che hanno subito persecuzioni a causa
cellenza, riconosciuta a livello internazionale. del loro pensiero. «Il successo di questa mostra
Giunta alla sua sesta edizione, e organizzata non si ferma solo al numero di visitatori ma
in collaborazione con la regione Lazio, la tappa viene amplificato dalla generosità dell’artista
romana di Imun 2017 è la più grande in asso- che con queste donazioni ha voluto lasciare un
luto, con la partecipazione di 3 mila studenti segno del suo speciale legame con la città di
di 150 scuole superiori provenienti da tutte Firenze e contribuire ad arricchirne il patrimole province del Lazio. Parteciperanno anche nio artistico anche nell’arte contemporanea»,
delegazioni di Umbria, Toscana, Calabria, dichiara il direttore generale della Fondazione
Trentino e da alcuni Paesi dell’Unione euro- Palazzo Strozzi Arturo Galansino.
DI
vato lo considerano tutti
improcastinabile) di mettere mano ai problemi della
giustizia senza il paraocchi
del pregiudizio culturale e
politico. Cioè con il pragmatismo che dovrebbe ispirare chi
si occupa del funzionamento
della macchina dello Stato,
di cui i giudici, salvo prova
contraria, fanno parte. Invece, in Italia, dalla sciagurata
legge 10 ottobre 1986, n. 663
(la famosa legge Gozzini che
introdusse nell’ordinamento
i principi del pietismo e del
perdonismo cattolico) e poi, di
continuo, con provvedimenti
che istituivano sempre nuovi reati e, contemporaneamente, attenuavano le pene
concretamente inflitte (non
quelle tabellari), sulla giustizia governo e parlamento
hanno proceduto in maniera
contraddittoria, subendo le
pressioni della corporazione
dei magistrati e le spinte
più contraddittorie, sino a
giungere sino all’attualità di
una giustizia altamente discrezionale che, per esempio,
rifiuta di perseguire il reato
di immigrazione clandestina
(reato che anche io considero
erroneamente statuito) che,
finché è legge dello Stato italiano, dovrebbe essere preso
in considerazione dai pm da
Aosta a Marsala, e che sulle
fattispecie a più alto richiamo
mediatico si comporta senza
alcun riguardo per la privacy
di imputati e di persone casualmente collegate ai cari
casi. Uno dei temi fondamentali per il futuro del paese che
riguarda anche il suo rilancio
economico si chiama giustizia.
Non se ne vogliono veramente occupare vuoi per paura,
avendo cose da nascondere,
vuoi per ignavia, vuoi per gravi carenze culturali, quelle di
cui ci accorgiamo ogni giorno
leggendo i quotidiani.
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