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nostra primogenitura, costituita dal
pensiero della Riforma, con il piatto di
lenticchie rappresentato dalla pesante
ipoteca spirituale e culturale del
cattolicesimo romano sullo sviluppo
del nostro paese.
Nel 2017 ricorre il V° centenario della
Riforma, a partire da quel gesto
simbolico di Lutero di affiggere al
portone della cattedrale di Wittenberg
le sue 95 tesi per combattere l'idea
che la grazia di Dio sia una conquista
umana e non il dono gratuito concesso
per la sola grazia, mediante la sola
fede nella sola persona di Cristo alla
sola gloria di Dio.
Ogni altra lettura del gesto di Lutero è
strumentale e fuorviante. Oggi, anche
la chiesa romana non rinuncia al
tentativo di "cattolicizzare" Lutero e di
disinnescare le ragioni tutte bibliche e
teologiche della sua azione
riformatrice. Per la chiesa di Roma il
compito si fa impossibile con il
riformatore Giovanni Calvino (15091564), il quale, a differenza di Martin
Lutero, si è spinto più in profondità
nella sua critica al papismo di allora e
di oggi, restando immutate le
posizioni di detta chiesa che dopo 500
anni cadrebbe ancora sotto la critica
serrata e motivata di un Lutero e di un
Calvino.
Dopo 500 anni il motto della Riforma
resta quello di una ekklesia semper
reformanda, mentre quello della chiesa
di Roma resta quello di una ekklesia
semper edem, dato che si accontenta
di aggiornarsi rispetto allo spirito del
tempo senza lasciarsi riformare dalle
sacre Scritture.
Balsamoxlacittà si ispira per il proprio
pensiero e la propria azione alla
comprensione che del messaggio
biblico hanno avuto i riformatori del xvi
sec. e che hanno saputo esprimere con
la sintesi mirabile dei cinque solus:
sola Scrittura, sola grazia, sola fede,
solo Cristo e al solo Dio la gloria.
Presso la nostra sede di via Della
Libertà 137 a Cinisello Balsamo puoi
frequentare liberamente i nostri
incontri programmati, la domenica alle
ore 10 e il venerdì alle ore 21. Inoltre
puoi usufruire della sala di lettura e
consultare anche a casa i volumi di tuo
gradimento.
Consulta inoltre il nostro sito
www.balsmoxlacitta.it per conoscere di
più sulla nostra realtà ecclesiale.
La
Riforma
in Italia
Il termine "Riforma" evoca molto più
che un semplice aggiornamento del
proprio bagaglio o l'esigenza di un
rinnovamento vitale. Essa consiste in
una purificazione della dottrina e delle
persone, con importanti cadute sociali
e culturali, a partire dalla
riaffermazione del primato di Dio e
della sua legge e della piena sufficienza
della persona e dell'opera di Cristo.
Nella storia biblica uomini come Mosè,
Giosuè, Ezechia, Giosia, Esdra e
Nehemia si sono prodigati per la
manifestazione di tali trasformazioni
riformatrici. Dopo il periodo apostolico,
quello della Riforma del XVI sec. ha
visto un ritorno a Dio e alla sua parola
come mai prima.
Quasi tutti i paesi d’Europa, con la sola
eccezione dell'Italia, sono stati toccati
e hanno beneficiato di un tale
rinnovamento culturale e spirituale. Per
l'Italia si deve parlare piuttosto
di antiriforma da parte di un
conservatorismo reazionario messo in
campo da più soggetti. In primis la
presenza oppressiva dell'impero
spagnolo di Carlo V volto a imporre la
civiltà cattolica in Italia come altrove.
Nessuna politica sembrava potesse fare
a meno della Spagna e del papato. In
secondo luogo la volontà di
conservazione dei principati e delle
repubbliche esistenti sul nostro
territorio, timorosi dinanzi ad ogni
mutamento geopolitico. Inoltre vi era
l'incapacità dell'aristocrazia di rinunciare
al proprio particolare. Tanto che un
intellettuale come Francesco
Guicciardini ebbe ad ammettere che fu
solo la salvaguardia del proprio
interesse "particulare" a non farlo stare
con Lutero contro la tirannide del clero
scellerato del tempo. Vi era sì
insofferenza verso il cattolicesimo, ma
anche la propensione a salvare la
propria corporazione. Infine vi era una
situazione culturale generale che, per il
fatto di aver già conosciuto
l'umanesimo prese le distanze dalla
riforma religiosa, fornendo così un
elemento ostativo alla sua propagazione
sul nostro territorio. Anche
l'individualismo tipicamente nostrano ci
ha messo del suo impedendo uno spirito
di aggregazione e favorendo la
frammentazione dottrinale. L'anelito di
libertà era come soffocato da questa
miopia dottrinale.
Un altro fattore decisivo di cui tener
conto era rappresentato dall'azione
repressiva della Controriforma, con la
riorganizzazione del "Santo Officio della
Inquisizione" (1542) e la messa in
campo di una politica contro l'unità
nazionale, che esaltava l'apparente
unità romana e cattolica e nel
contempo alimentava
l'individualismo.
Tutti questi fattori contribuirono a
smorzare sul nascere un
movimento di ampia portata e
convogliare verso altri paesi europei
tante energie spirituali e culturali.
Agli storici come Philip Schaff non
sfugge il prezzo che il nostro paese
(e la cattolicissima Spagna) hanno
dovuto pagare in termini di perdita
di prestigio. Tanto da far dire a un
teologo accorto del nostro tempo
che "Se la società italiana sembra
ancora refrattaria alle possibilità di
rinnovamento, se le coscienze
finiscono per sdoppiarsi, se i cervelli
devono fuggire per sopravvivere, è
plausibile collegarlo a questa
mancata Riforma." (P. Bolognesi)
Gli uomini sono infatti
veramente liberi solo se Dio è
veramente l'unico Sovrano. Non
si tratta solo di tornare alle fonti
come voleva l'umanesimo, bisogna
tornare al Dio rivelato nella
Scrittura. Non serve guardare con
invidia ai paesi del nord Europa, se
non si è pronti a riconoscere che ciò
che noi invidiamo loro è scaturigine
di una visione del mondo e della
vita della Riforma del XVI sec.
Come Esaú, abbiamo barattato la