Messina: non siamo corsari

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Venerdì 27 Gennaio 2017
MERCATI
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IL BANCHIERE: SIAMO TRASPARENTI. QUANDO PARLIAMO DI ITALIA LO FACCIAMO IN ITALIANO
Messina: non siamo corsari
L’ad di Intesa pone le condizioni per il deal su Generali: mantenimento della solidità patrimoniale, forte
flusso cedolare e prezzo corretto in vista delle sinergie. Le compagnie vanno integrate con le reti bancarie
di Oscar Bodini
MF-DOWJONES
e Stefania Peveraro
«I
l nostro è uno stile trasparente, non facciamo
operazioni da pirati
o corsari. La fuga di
notizie sulle analisi strategiche
che l’amministratore sta compiendo con diverse alternative
possibili ci ha suggerito di essere espliciti» nei confronti del
mercato. L’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo
Messina ha illustrato ieri a Torino, in occasione della celebrazione dei dieci anni di attività
dell’istituto, la ratio della campagna di crescita esterna della
banca, che passerebbe dall’acquisizione, presumibilmente
tramite un’offerta pubblica di
scambio (ops), delle Generali.
«Siamo una banca che non teme nessuno, un gruppo in grado
di generare un senso d’appartenenza anche fuori dall’Italia.
Ma quando parliamo del nostro
Paese lo facciamo sempre in
italiano e non in francese. Mi fa
ridere chi difende l’italianità in
francese», ha precisato il banchiere con chiaro riferimento al
numero uno di Unicredit Jean
Pierre Mustier e al group ceo
delle Generali Philippe Donnet,
che ha provato a bloccare sul
nascere la possibile scalata al
Leone da parte di Intesa Sanpaolo acquisendo il 3% della
banca. Intesa «ha raggiunto
livelli di eccellenza, ma abbiamo ancora molto potenziale da
cogliere e possiamo generare
ancora valore per gli azionisti», ha aggiunto Messina. «Ci
sono momenti in cui dovere di
un amministratore delegato è
analizzare le diverse opzioni di
crescita». E per quanto riguarda le aree in cui ci sono prospettive di sviluppo Messina
ha parlato del private banking
e dell’asset management, «in
cui siamo leader con potenzialità grandissime», e ovviamente delle assicurazioni, «area
con performance molto buone
e che ha un senso se viene integrata con le reti distributive
bancarie. Noi abbiamo reti fortissime che ci garantiscono la
possibilità di crescere anche in
questo settore».
Tuttavia, ha proseguito Messina, «le operazioni di crescita
hanno un significato se creano
valore e garantiscono il mantenimento della solidità patrimoniale; altrimenti stiamo fermi».
Altra condizione per crescere
tramite acquisizioni «è mantenere un forte flusso di dividendi». Infine nell’analisi di
un’operazione di crescita esterna è determinante verificare il
corretto prezzo e la possibilità
Carlo Messina
COSÌ IL TITOLO GENERALI...
Quotazioni in euro
16
... E QUELLO DI INTESA SANPAOLO
Quotazioni in euro
2,6
IERI
15,6 €
+0,39%
15
2,5
2,4
14
IERI
2,3
2,25 €
-2,17%
2,2
13
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GRAFICA MF-MILANO FINANZA
di creare sinergie dopo l’acquisizione. Insomma, Intesa «grazie alla sua posizione di forza
ha modo e tempo per fare le valutazioni più corrette». Nessuna
voglia di correre, dunque, tanto
che il banchiere ha ribadito che
nel cda in programma oggi non
si discuterà del tema Generali.
Nel discorso di Messina ha trovato posto anche un ringraziamento per il ruolo dei due enti
che hanno ispirato la nascita
dell’istituto, vale a dire Fon-
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GRAFICA MF-MILANO FINANZA
dazione Cariplo e Compagnia
di San Paolo. «Sono investitori
strategici, di lungo periodo: è
stupido che in una fase come
questa debbano ridurre la quota nelle banche». Il riferimento
è alla legge che impone alle
fondazioni di abbassare il peso
negli istituti di credito per contenere il rischio. «Togliere un
azionista italiano in un momento così significa togliere punti
di forza e avere azionisti stabili
rappresenta effettivamente un
elemento di forza».
Sul fronte borsistico ieri è stata
una giornata di assestamento:
Generali è salita dello 0,39% a
15,63 euro per azione mentre
gli altri protagonisti diretti e indiretti della vicenda hanno tutti
perso terreno: -3,19% a 8,505
euro Mediobanca, -2,17% a
2,25 euro Intesa Sanpaolo e
-0,51% a 29,22 euro Unicredit. D’altra parte, al di là delle
parole pronunciate da Messina
a mercati chiusi, non si sono
Il fondo Cinven mette nel mirino anche Eurovita
di Anna Messia
on sembra arrestarsi la campagna acquisti
N
di Cinven in Italia nel settore assicurativo. Il
fondo di private equity inglese, che nell’ultimo
anno e mezzo ha già rilevato a sud delle Alpi
Ergo Italia e Old Mutual (la ex Skandia), ora ha
messo nel mirino anche Eurovita. E il dialogo,
per la prima volta nella storia del mercato assicurativo italiano, è tra due fondi di private equity,
che potrebbero passarsi di mano la compagnia.
Perché l’azionista di maggioranza dell’assicurazione Vita guidata da Andrea Battista è un altro
fondo, questa volta americano, Jc Flowers, che
detiene poco meno dell’80% e che, a poco più
di due anni dall’acquisizione di Eurovita in Italia, potrebbe già decidere di fare cassa monetizzando la crescita repentina messa a segno dalla
compagnia in questo periodo. Dai poco meno di
600 milioni di premi vita del 2014 il giro d’affari
di Eurovita è infatti praticamente raddoppiato e
tra l’altro in questo periodo Jc Flowers ha già
ottenuto in cambio buoni dividendi (in due anni
le cedole erogate dalla compagnia sono state pari
a 25 milioni), rientrando in parte dei 47 milioni
investiti nel 2014. Oggi quell’investimento iniziale potrebbe di fatto aver triplicato il suo valore
rispetto ai 60 milioni di valutazione complessiva
di Eurovita ai tempi dell’ingresso di Jc Flowers.
Parlare di prezzo sembra ancora prematuro ma
è alto l’interesse di Cinven per Eurovita, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, e il
confronto è stato avviato, con il fondo inglese
che intenderebbe chiudere l’operazione entro
marzo. Che Cinven sia interessata a crescere
ancora in Italia rapidamente, creando un polo
importante nel ramo Vita, era evidente anche
dalla sua partecipazione alla gara per rilevare
le attività italiane della compagnia austriaca
Uniqa, che però a fine 2016 è andata a Reale
Mutua. Ma evidentemente Cinven non si è dato
per vinto e ora è pronto a rilanciare con Eurovita. Se l’operazione andrà a buon fine la crescita sarà importante. All’inizio del nuovo anno
il fondo inglese ha creato una nuova società,
Phlavia Investimenti, nella quale sono confluite
sia Ergo Italia che Old Mutual, dando vita a un
polo da 2 miliardi di premi e più di 12 miliardi
di riserve. Con l’apporto di Eurovita i premi
supererebbero quindi i 3 miliardi. Piani di crescita ambiziosi per Cinven che, come noto, ha
richiamato nei mesi scorsi manager di primo
piano, con Davide Croff alla presidenza ed
Erik Stattin (ex Oliver Wyman e Intesa Vita)
come amministratore delegato dell’aggregato
assicurativo. Mentre a capo delle risorse umane c’e Giuseppe Depaoli (ex Atac, Alitalia e
Fs) che però proprio in queste ore avrebbe
deciso di lasciare l’incarico alla volta di Telecom Italia. (riproduzione riservata)
registrate novità di rilievo, a
parte una pioggia di nuovi report pubblicati dagli analisti
con gli ultimi aggiustamenti
su rating e target price per Generali, nell’ipotesi di un’offerta
da parte di Intesa Sanpaolo. In
particolare, Jeffries ha calcolato
che uno spezzatino di Generali
può valere fino al 30% in più
dell’attuale capitalizzazione
del Leone, fissando un target
price a 20,4 euro per azione,
Una tale valutazione, che divide il gruppo nei singoli Paesi e
ulteriormente nei settori Vita e
non Vita, implica un multiplo
di 12,5 per il rapporto prezzo/
utili stimato per il 2017, numeri in linea con quanto applicato
ai concorrenti di media capitalizzazione del settore. Rbc
Capital Markets ha aumentato il rating ad outperform
dal precedente hold, alzando
il prezzo target a 17,2 euro
da 12 euro. Deutsche Bank
ha portato il rating a hold
dal precedente sell. Infine
Natixis ha annunciato un buy
con target price a 16 euro. Da
segnalare anche un report di
Rbs che giudica discutibile e
rischiosa sul fronte dell’esecuzione la combinazione tra
la banca guidata da Messina
e la compagnia assicurativa
triestina: «Ipotizzando sinergie di costo del 10% e nessuna sinergia di ricavi, Rbs si
attende un roi (return on investment, ndr) del 10,4% nel
2018 e un aumento dell’utile
per azione dell’1,5% sempre
l’anno prossimo, con il Cet1 di
Intesa Sanpaolo che resterebbe
sopra il 13%, mentre con l’applicazione del cosiddetto Danish
Compromise (approccio che riduce l’impatto delle controllate
assicurative sui ratio patrimoniali, ndr) salirebbe al 15,8%.
Detto questo, ieri Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit (che controlla l’8,56%
di Mediobanca), interpellato a
Palazzo di Giustizia a Milano
dove era stato chiamato a testimoniare in un processo, ha ribadito: «L’ha già detto il nostro
amministratore delegato, che è
persona seria, e io lo ripeto:
noi non vendiamo la quota in
Mediobanca». In ogni caso il
ruolo di Unicredit nella partita
non è da sottovalutare e infatti
ieri mattina una delegazione di
manager di piazza Gae Aulenti è stata convocata in Consob,
dopo che mercoledì era stata
ascoltata una delegazione di
Intesa. Ieri pomeriggio invece
è stata la volta del presidente
di Generali Gabriele Galateri.
(riproduzione riservata)
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