Campo di concentramento di Jasenovac, nuovo scontro

Download Report

Transcript Campo di concentramento di Jasenovac, nuovo scontro

L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Politica > News
Campo di concentramento di Jasenovac, nuovo scontro SerbiaCroazia | 1
venerdì 27 gennaio 2017, 16:30
Scintille
Campo di concentramento di Jasenovac, nuovo scontro
Serbia-Croazia
Un video contenente le dichiarazioni dell’ex Presidente croato Mesić crea nuovi scontri
di Silva Marincic
«Jasenovac è stato un campo di lavoro in cui la gente moriva, così come si muore in guerra, per via di malattie come tifo e
influenza. La gente solitamente veniva uccisa ancora prima di arrivare a Jasenovac. Una volta arrivati al campo erano
praticamente salvi dal momento che servivano come forza lavoro. Spesso accadeva che per 15 giorni o un mese non ci
fossero nemmeno morti», queste sono le parole di Stjepan Mesić, pronunciate nel 1992 nella città di Novski, vicino a
Jasenovac, zona tristemente conosciuta per il campo di concentramento costruito dai croati nel corso della
Seconda Guerra Mondiale e in cui decine di migliaia di persone hanno perso la vita tra il 1941 e il 1945. Il video
è stato trasmesso dalle tv locali croate nel corso di un programma presentato da Velimir Bujanec, personaggio già
noto per le sue discutibili posizioni nazionaliste. Il discorso di Stjepan Mesić, ex primo ministro e Presidente della
Croazia, nonché presidente onorario della Lega degli antifascisti e dei combattenti antifascisti della Croazia, pur
risalendo a 25 anni fa ha suscitato nuova indignazione, inasprendo i già difficili rapporti con la Serbia. Mesić nel video
aggiunge che secondo lui anche Tito era ben conscio del fatto che Jasenovac fosse un falso, motivo per cui nel corso della
sua carica come Presidente della Jugoslavia, non avrebbe mai fatto visita al memoriale che ricorda le vittime dello sterminio.
Nello stesso periodo Mesić aveva lanciato altre dichiarazioni dal contenuto simile, mentre cercava sostegno per
l’indipendenza della Croazia tra i croati all’estero, nel corso della guerra di secessione dalla Federazione Jugoslava. All’epoca
si era già giustificato affermando che le sue fossero solamente «concessioni tattiche», comunque sbagliate e che
rimaneva fermamente ancorato alle sue posizioni antifasciste. Ciò non di meno, questo video costituisce l’ennesima
provocazione verso i serbi. Il campo di sterminio di Jasenovac rappresenta un elemento costante di confronto tra i due
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su
http://www.lindro.it/campo-di-concentramento-di-jasenovac-nuovo-scontro-serbia-croazia/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.
L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Politica > News
Campo di concentramento di Jasenovac, nuovo scontro SerbiaCroazia | 2
popoli, dal momento che i serbi costituirono le principali vittime del regime ustascia insieme a rom, ebrei e croati che
si opposero al regime fascista messo in piedi dai croati nel corso della seconda guerra mondiale, con l’attivo sostegno di
Germania e Italia. La Croazia era già stata più volte accusata dalla comunità degli ebrei croati, che oggi ammonta a
circa 1500 persone, e dai membri della minoranza serba, di non riconoscere la gravità dei crimini commessi in
passato dal regime fascista. A questo proposito sia gli ebrei croati che i serbi hanno annunciato la loro
intenzione di boicottare le commemorazioni che si terranno in occasione della giornata della memoria, il 27
gennaio al museo memoriale di Jasenovac. L’accusa delle due comunità è indirizzata contro i rappresentanti politici croati i
quali troppe volte avrebbero chiuso un occhio di fronte a episodi a carattere nazionalista e fascista e vicini all’ideologia
ustascia. Ma le accuse di nazionalismo da parte dei serbi sono a loro volta accompagnate da episodi di revisionismo
molto simili da parte di Belgrado. Due anni fa la Serbia ha riabilitato Draža Mihailović, capo dei cetnici serbi, un
movimento nazionalista che durante la seconda guerra mondiale collaborò con Hitler e Mussolini, che fu successivamente
condannato a morte per crimini di guerra. «È falso affermare che la Croazia non stia riabilitando il fascismo», sono state le
parole del ministro degli esteri serbo Ivica Dačić che ha usato toni molto duri, sostenendo che lo Stato fantoccio della
Croazia Indipendente creato dagli ustascia fosse il predecessore della Repubblica di Croazia che conosciamo oggi, nonché
della stessa idea di una Croazia indipendente. Ciò nonostante ha aggiunto che la Serbia sarà sempre aperta per un dialogo
con la Croazia, affermando, inoltre, che il 2017 potrebbe portare ad un miglioramento generale dei rapporti tra i Paesi della
ex Jugoslavia. Una condizione necessaria più per la Serbia che per la Croazia in prospettiva dell’avanzamento dei negoziati
per l’adesione all’Unione Europea, processo che dall’altra parte è anche strettamente collegato ad una normalizzazione dei
rapporti con il Kosovo. Parole fin troppo ottimiste dal momento che si tratta di un’area ancora fortemente legata al
proprio passato, di cui non riesce ad avere una concezione comune e condivisa. Ogni evento e commemorazione
vengono spesso sfruttati dall’una o dall’altra parte per portare avanti messaggi populisti e sterili polemiche che non
fanno altro che riscaldare gli animi e prevenire un dialogo costruttivo. È l’esempio di numerosi eventi, spesso legati
alla guerra, che da una e dall’altra parte vengono visti e interpretati in maniera diametralmente opposta. Il 5 agosto
scorso la commemorazione a Knin, città situata nel sud-est della Croazia, del 21° anniversario dell’operazione
Tempesta, quando la Croazia grazie al sostegno della NATO riconquistò il territorio precedentemente occupato dai Serbi tra
il 1991 e il 1995, fu teatro di nuovi scontri diplomatici. Più di 200.000 serbi furono espulsi nel corso dell’operazione militare
che rispecchiava il tentativo già in precedenza attuato dai serbi contro i croati, di ripulire etnicamente tutta l’area della
Krajina. L’evento fu definito dalla Presidente croata Kolinda Grabar-Kitarović come «politicamente giustificato ed
eticamente puro», mentre non lontano dalla cerimonia ufficiale, un gruppo di estremisti bruciò una bandiera
serba e marciò attraverso la città urlando slogan risalenti al regime ustascia. Il Premier serbo Aleksandar Vučić lo stesso
giorno era presente a una cerimonia per i rifugiati di guerra serbi, vicino a Belgrado e colse l’occasione per criticare le
celebrazioni dei vicini Croati. «Per la Croazia è considerato eticamente puro uccidere centinaia di serbi ed espellerne più di
220.000», ha dichiarato in un comunicato il ministro degli esteri Dačić, riferendosi alle parole della Presidente croata. Un
altro caso emblematico risale al 6 dicembre, quando la Croazia ha ricordato i difensori della città portuale di
Dubrovnik, a 25 anni dall’anniversario del bombardamento da parte dell’Armata Jugoslava Nazionale, sotto comando serbo.
La Presidente Grabar-Kitarovic, presente alla commemorazione, ha distribuito della cioccolata a dei bambini dell’asilo.
Quando poche ore dopo si è scoperto che la cioccolata era di un marchio prodotto in Serbia, alcuni genitori hanno
cominciato a protestare sui social media. La Presidente si è subito scusata pubblicamente e ha promesso che avrebbe
sostituito la tanto discussa cioccolata con dei prodotti croati. Il leader dell’opposizione ed ex Presidente Ivo Josipovic ha
definito la reazione di Grabar-Kitarovic inappropriata, dal momento che «rilancia un chiaro messaggio
nazionalista», avvertendo inoltre che la questione avrebbe alimentato l’estremismo dei nazionalisti di entrambe le parti.
Lo stesso Stjepan Mesić ha condannato la reazione della Presidente, evidenziando il fatto che l’importante è che il prodotto
sia stato acquistato in un negozio croato. La destra nazionalista acquista potere e influenza in entrambi i Paesi,
alimentata dai revisionismi storici relativi agli eventi della seconda guerra mondiale e della guerra che ha
accompagnato la dissoluzione della ex Jugoslavia. Secondo la storica serba Latinka Perović Serbia e Croazia «stanno
indietreggiando verso il 19° secolo» e sottolinea come entrambi i Paesi siano rimasti irrimediabilmente bloccati nel periodo
conflittuale dei primi anni novanta. Un pericolo ulteriore potrebbe essere costituito dalla corsa alle armi tra i due Stati.
Entrambi i governi negli ultimi mesi avrebbero infatti sostenuto il bisogno di acquistare nuove armi per garantire la
sicurezza dei propri confini. La situazione rimane, dunque, instabile, ma resta difficile prevedere ulteriori sviluppi. Ciò
che, però, emerge al di là degli scontri politici tra i due Paesi, rimane la completa assenza dell’Unione Europea in quello
che è un conflitto politico che coinvolge direttamente un suo Stato membro e un Paese candidato.
di Silva Marincic
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su
http://www.lindro.it/campo-di-concentramento-di-jasenovac-nuovo-scontro-serbia-croazia/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.