Tabella Studi di Settore

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Il Sole 24 Ore
Giovedì 8 Settembre 2016 ­ N. 247
5
Le vie della ripresa
VERSO LA LEGGE DI BILANCIO
Studi di settore verso l’addio
L’ANALISI
Dino
Pesole
Il Mef: saranno sotituiti da indicatori di compliance - «Premi a chi raggiungerà un grado elevato»
Marco Mobili
Giovanni Parente
ROMA
pStudi di settore verso l’ad­
dio. A fargli posto saranno gli «indicatori di compliance». Gradualmente, almeno secon­
do una nota diramata dal Mef, ma tutto lascia intendere che il processo potrebbe subire un’accelerazione con la prossi­
ma legge di Bilancio. Niente più
ricerca esasperata, dunque, del fatidico “ricavo di congruità” a cui uniformarsi per rispettare le pretese del Fisco. Con il pro­
getto messo a punto dalla Sose e
dall’agenzia delle Entrate, pre­
sentato ieri alle associazioni di categoria, l’amministrazione fi­
nanziaria abbandonerà gli studi
come strumento di accerta­
mento presuntivo, per far posto
a uno strumento che con un da­
to sintetico riesca a fornire, su una scala da uno a dieci, il grado
di affidabilità del contribuente.
Come ha sottolineato in una
nota Rete Imprese Italia il nuo­
vo meccanismo guarderà solo «ai ricavi dichiarati, sempre in­
tegrabili in dichiarazione» che insieme ad altri elementi con­
tribuiranno al definire l’affida­
bilità di imprese e autonomi «a cui è connessa la riduzione del­
l’attività di controllo». La pros­
sima legge di Bilancio ­ aggiun­
gono artigiani e commercianti ­
dovrà contenere le modifiche normative e «l’atteso rafforza­
mento del sistema di premiali­
tà, destinato a ridurre la pres­
sione fiscale sulle imprese più meritevoli». Come spiega la nota del Mef,
infatti, se il contribuente rag­
giunge un grado elevato di compliance avrà accesso al si­
stema premiale che già oggi prevede, tra l’altro, un percor­
so accelerato per i rimborsi fi­
scali, l’esclusione da alcuni tipi
di accertamento e una riduzio­
ne del periodo di accertabilità.
Il nuovo indicatore sarà arti­
colato in base all’attività eco­
nomica svolta in maniera pre­
valente, con la previsione di specificità per ogni attività o
gruppo di attività. Innovativa anche la base metodologica statistico­economica su cui
sarà costruito l’indicatore.
Questa prenderà in considera­
zione più elementi come gli in­
dicatori di normalità econo­
mica che fino ad oggi sono stati
utilizzati per la stima dei ricavi
e che diventeranno indicatori per il calcolo del livello di affi­
dabilità. Saranno stimate più basi imponibili: in sostanza
LA PAROLA
CHIAVE
Tax compliance
7La tax compliance è l’adesione
spontanea dei contribuenti a
pagamenti e adempimenti di natura
tributaria. In pratica è la misura
della fedeltà fiscale e può essere
incentivata con il contrasto
all’evasione, così come con
l’assistenza o con strumenti che
rendono meno oneroso rimediare a
irregolarità. Con il «cambia verso»
inaugurato dalla legge di Stabilità
2015 sono state avviate una serie di
azioni per favorire la compliance:
dalle lettere per invitare i
contribuenti a mettersi in regola alla
possibilità di consultare tutti i dati
posseduti dalle Entrate sulla propria
posizione tributaria.
non si guarderà più solo ai rica­
vi ma saranno stimati anche il valore aggiunto e il reddito d’impresa.
Il modello di regressione sarà
basato su dati panel e includerà 8 anni invece di 1, dunque con più informazioni e stime rite­
nute più efficienti. Il modello di
stima, inoltre, coglierà l’anda­
mento ciclico e quindi non ci sa­
rà più la necessità di predispor­
re ex­post specifici correttivi congiunturali (cosiddetti cor­
rettivi anti crisi). La nuova me­
todologia di individuazione dei
modelli organizzativi consenti­
rà, inoltre, la tendenziale ridu­
zione del numero, una maggio­
re stabilità nel tempo e assegna­
zione più robusta al cluster. Tra le dieci novità indicate
dal Mef (sintetizzate qui in pa­
gina), spiccano anche la ridu­
zione delle informazioni ri­
chieste nel modello dati, i risul­
tati saranno personalizzati per singolo contribuente sulla base degli effetti individuali calcola­
ti con il nuovo modello di stima.
Mentre per determinare il valo­
re aggiunto per addetto arrive­
rà una nuova funzione logarit­
mica: «maggiore interpretabi­
lità economica dei coefficienti stimati (elasticità rispetto al va­
lore aggiunto) e migliore ade­
renza alla realtà economica del­
l’impresa». Sarà l’agenzia delle Entrate a
comunicare al contribuente il suo “risultato di affidabilità” in­
dicando il valore dell’indicato­
re sintetico e delle sue diverse componenti, comprese quelle che appaiono incoerenti. Nelle intenzioni della stessa ammini­
strazione questo meccanismo dovrebbe spingere il contri­
buente a incrementare l’adem­
pimento spontaneo, incenti­
vando il contraddittorio con l’amministrazione finanziaria per migliorare la posizione in termini di affidabilità.
Il nuovo sistema
INDICE SINTETCO
NORMATLITÀ ECONOMICA
BASI IMPONIBILI
L’indice sintetico di compliance
rappresenta il posizionamento
di ogni contribuente sulla base
di una serie di indicatori
significativi (su una scala da 1 a
10) che forniranno il grado di
affidabilità. Chi raggiungerà un
grado elevato,avrà accesso al
sistema premiale che prevede,
tra l'altro, l'esclusione da alcuni
tipi di accertamento e una
riduzione del periodo di
accertabilità
Finora utilizzati per la stima
dei ricavi/compensi gli
indicatori di normalità
economica diventano
indicatori per il calcolo del
livello di affidabilità. Invece
dei soli ricavi saranno stimati
anche il valore aggiunto e il
reddito di impresa. È uno degli
elementi utilizzato dalla nuova
metodologia statistico­
economica elaborata per
arrivare all’indice sintetico
Il nuovo indicatore sarà
articolato in base all'attività
economica svolta in maniera
prevalentem con la
previsione di specificità per
goni attività o gruppo di
attività. Tra gli elementi
utilizzati ai fini del nuovo
modello statistico anche la
stima di più basi imponibili: il
valore aggiunto e su questa
base i ricavi/compensi e il
reddito
DATI PANEL
MODELLI ORGANIZZATIVI
UNICA REGRESSIONE
Gli studi di settore utilizzano
una tecnica statistica di
regressione multipla attraverso
cui è possibile determinare la
funzione che stima i ricavi con
un grado di errore trascurabile.
Ora con la nuova metodologia
la stima del modello di
regressione avverrà su dati
panel (8 anni invece di 1), che
contengono più informazioni e
producono stime più efficienti e
più precise
Cambia anche la metodologia
di individuazione dei modelli
organizzativi necessari per
creare un adeguato punto di
riferimento per permettere ai
contribuenti la tax compliance:
l’obiettivo tendenziale è quello
di una riduzione del numero di
questi modelli, fornendo ad
essi una maggiore stabilità nel
tempo e un’assegnazione più
robusta del contribuente al
cluster
Cambia e si semplifica
l’analisi della regressione
(tecnica usata per analizzare
una serie di dati che
consistono in una variabile
dipendente e una o più
variabili indipendenti). Non ci
sarà più una regressione per
ogni cluster ma un’unica
regressione in cui la
probabilità di appartenenza ai
cluster è una delle variabili
esplicative indipendenti
MODELLO DI STIMA
CICLO ECONOMICO
SEMPLIFICAZIONI
La stima del valore aggiunto per
addetto utilizzerà una funzione di
calcolo specifica in grado di
offrire una maggiore
interpretabilità economica dei
coefficienti stimati (elasticità
rispetto al valore aggiunto) e
migliore aderenza dei risultati
alla realtà economica. I risultati
saranno così personalizzati per
singolo contribuente sulla base
degli effetti individuali calcolati
con il nuovo modello di stima
Il nuovo modello di stima che
caratterizzerà gli indicatori di
affidabilità/compliance è in
grado di cogliere l’andamento
ciclico e quindi non è più
necessario predisporre ex­
post specifici correttivi
congiunturali (i cosiddetti
“correttivi crisi”) che sulla
base dell’andamento
economico dei settori oggetto
degli studi di settore operava
un riadattamento di questi
Il passaggio ai nuovi indicatori
di compliance produrrà anche
un effetto di semplificazione
degli adempimenti per
imprese e professionisti, che
saranno chiamati a comunicare
all’amministrazione
finanziaria un minor numero di
informazioni. La Sose, infatti,
promette una drastica
riduzione dei contenuti dei
modelli relativi agli studi di
settore
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L’evoluzione. Poco più di 8mila gli accertamenti eseguiti a fronte degli oltre 12mila del 2014
Controlli in calo di oltre un terzo nel 2015
ROMA
mento del tutto marginale ai fini dell’azione di rettifica delle basi pliance. Sempre meno strumento imponibili dichiarate». di accertamento. La rotta per la re­
In realtà c’è uno spartiacque
visione degli studi di settore è stata temporale che ha segnato il cam­
già scritta in quanto accaduto negli bio di prospettiva nell’utilizzo de­
ultimi anni. Tanto per citare qual­ gli studi di settore per i controlli. che numero, gli accertamenti ef­ Uno spartiacque che è possibile fettuati dalle Entrate avvalendosi datare alla vigilia di Natale del degli studi di settore si sono ormai ridotti a una cifra davvero esigua. Nel 2015 sono stati 8.149 con una ri­ LO SPARTIACQUE
duzione di oltre un terzo (­33,6%) La discesa delle verifiche
rispetto al 2014 quando erano stati è iniziata dopo che nel 2009
12.277. Un calo tale da far scrivere la Cassazione ha obbligato
alla Corte dei conti nella relazione
sul rendiconto generale dello Sta­ le Entrate a passare prima
to che si tratta ormai di uno «stru­ dal confronto con il contribuente
pSempre più strumento di com­
2009. La Cassazione a Sezioni Uni­
te con una serie di pronunce ge­
melle ha di fatto messo una serie di
paletti tali da non consentire più un impiego disinvolto degli studi per rettificare ricavi e redditi dei contribuenti (società, piccole im­
prese, professionisti) che sono ob­
bligate a “comunicare” al Fisco i dati su fatturato e contabilità. Da quel momento, infatti, l’agenzia delle Entrate è stata chiamata ad attivare il contraddittorio preven­
tivo con i soggetti da accertare. In sostanza, niente più atti di conte­
stazione basati semplicemente sul
disallineamento tra quanto di­
chiarato e quanto ricalcolato dal Fisco. Ma prima di arrivare alla ret­
tifica è necessario considerare le spiegazioni e le motivazioni pre­
sentate dal contribuente stesso ed eventualmente dal consulente o professionista che lo assiste. Un orientamento che ha prodotto una
lunga scia di sentenze. Da ultima quella depositata ieri dalla Cassa­
zione (la 17220/2016) che ha ribadi­
to come senza passare dal con­
fronto l’accertamento dell’ammi­
nistrazione finanziaria basato su­
gli studi di settore non sia valido (si
veda n «Norme & Tributi» a pagi­
na 37). Ci sono, però, altri numeri che
fotografano la metamorfosi degli studi di settore. Guardando al pre­
sente, la convenzione tra Mef e agenzia delle Entrate siglata a ini­
zio agosto ha stimato in 2,1 miliardi
l’adeguamento spontaneo agli studi settore per il 2016 senza però cifrare gli anni successivi (2017 e 2018). Un ulteriore indizio del re­
styling profondo che si sta prepa­
rando e su cui la Sose ha già calato le carte in tavola nella riunione di ieri con le associazioni di categoria
e professionisti. Guardando, inve­
ce, al (recente) passato, si è assisti­
to negli ultimi due anni per cui so­
no disponibili i dati a una progres­
siva erosione dell’incidenza dei contribuenti congrui sul totale di quelli che applicano gli studi di set­
tore (sono complessivamente cir­
ca 3,6 milioni). Dal 73,3% del 2012, infatti, si è passati al 71,4% del 2013 e
al 65,8% del 2014. Anche se la mag­
giore base imponibile emersa è passata da 2,2 miliardi nel 2013 a 2,3 miliardi nel 2014. Risultati che sempre la Corte dei conti ha però etichettato come «alquanto limi­
tati», parlando tra l’altro di una ri­
dotta capacità degli studi di «mi­
surare le grandezze economiche delle attività a più alto rischio di evasione dei ricavi e compensi, quali quelle che si rivolgono al consumatore finale». Un modo forse per ribadire che la strada per la riforma è ormai ineluttabile.
M.Mo.
G.Par.
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Flessibilità,
la partita
con la Ue vale
8-10 miliardi
L’
asticella per quel che
riguarda il deficit del
2017 sarà fissata a fine
mese, con la Nota di aggiornamento del Def, ed è strettamente connessa alla variabile flessibilità, vale a dire
quanto sarà possibile spuntare in sede di trattativa con Bruxelles. In attesa che venga definita l’entità del nuovo “sconto” europeo, comunque da collegare a riforme e investimenti effettivamente realizzati, tra palazzo Chigi e il ministero dell'Economia si ragiona sull’obiettivo di deficit all’1,8% stimato ad aprile e confermato in maggio quando la Commissione Ue accordò flessibilità per circa 14 miliardi. L’aspettativa è che alla fine il confronto con la Commissione Ue consenta di chiudere a quota 2,3%, dunque lo 0,5% in più, pari a oltre 8 miliardi di maggior deficit che salirebbero a 9,6­10 miliardi qualora si arrivasse al 2,4%, lo stesso risultato atteso quest’anno. Due sere fa, nel corso di “Porta a porta”, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi ha confermato che con la prossima legge di bilancio il deficit si attesterà comunque al di sotto del 3% in rapporto al Pil. L’obiettivo è appunto il 2,3­2,4%, ma dipenderà – conferma il premier ­ dall’esito del confronto con la Commissione europea. Il quadro macroeconomico che sarà ridefinito a breve partirà dalla revisione al ribasso delle stime di crescita: non più 1,2% per il 2016 e l’1,4% per il 2017. Si va verso lo 0,9% quest’anno e 1,1­1,2% nel 2017, ma è sempre più concreta la possibilità (alla luce degli ultimi dati Istat) che a fine anno non si superi quota 0,8%, lo stesso livello del 2015. Il debito pubblico non comincerà a ridursi in rapporto al Pil, come indicato dal Def di aprile (dal 132,7 al 132,4%). Se ne riparlerà nel 2017, con un nuovo target certamente più elevato del 130,9% previsto in primavera, ma comunque in leggera Lorenzin: difenderò i 2 miliardi
in più per il Fondo sanitario
Barbara Gobbi
p«Difenderò i 2 miliardi in più Sviluppo, spunta l’idea del «super Ace»
per la capitalizzazione delle imprese
Carmine Fotina
Marco Mobili
e di margini di flessibilità euro­
pea che saranno comunque li­
ROMA
mitati. La selettività seguirà co­
pSi investe poco. E si resta munque l’obiettivo di iniettare troppo “piccole”. Per fa fronte a risorse nel sistema produttivo due difficoltà comuni a molte per rianimare investimenti che,
imprese in questa fase di cresci­ dopo una breve illusione, sono ta stentata, o addirittura assen­ tornati in territorio negativo te, ora il Governo pensa a un mix (­0,3% nel secondo trimestre).
di misure, che dal preannuncia­
L’Ace e i superammortamen­
to rinnovo dei superammorta­ ti sono considerati una leva utile
menti potrebbe spingersi a un anche alla luce del discreto uti­
“Super Ace” per premiare la pa­ lizzo che fin qui ne è stato fatto. trimonializzazione. L’Aiuto per la crescita economi­
Nella lista della spesa per ora ca fu varato con il decreto Salva
figurano anche il rifinanzia­
mento del Fondo di garanzia Pmi, il rafforzamento del “bo­ IL PACCHETTO
nus” ricerca”, una riduzione del Le risorse limitate tengono
carico fiscale per le piccole im­ ancora aperto il cantiere
prese con l’introduzione dell’Iri
che include anche
e alle fine è probabile che si deb­
ba fare una selezione alla luce superammortamenti,
delle stime di crescita al ribasso Fondo garanzia, ricerca, Iri
Italia del 2011,con l’obiettivo di rendere più equilibrato il tratta­
mento fiscale tra capitale pro­
prio e capitale di debito. Secon­
do dati del Dipartimento Finan­
ze, nel 2014 le imprese benefi­
ciarie sono state 260mila per 6,8
miliardi di euro. L’agevolazione
consente in sostanza di portare in deduzione un importo corri­
spondente a un rendimento no­
zionale prestabilito del capitale apportato. L’aliquota è stata fis­
sata al 3% per i primi tre periodi d’imposta, poi è progressiva­
mente salita fino all’attuale
4,75% in vigore fino al 31 dicem­
bre 2016. L’idea in fase di valutazione
prevede ora di abbassare que­
st’aliquota, ritenuta completa­
mente fuori mercato alla luce degli attuali tassi di interesse.
Questo intervento, che da solo sarebbe “peggiorativo” per le aziende sarebbe quantomeno compensato da un’altra corre­
zione: il Super Ace che moltipli­
cherebbe il valore del capitale apportato, cioè la base su cui
calcolare l’importo della dedu­
zione. Ipotizzando ad esempio un moltiplicatore di 130, l’im­
prenditore che decidesse di ca­
pitalizzare per 100mila euro la propria impresa applicherebbe il nuovo coefficiente (comun­
que più basso del 4,75%) su 130mila euro. Ovviamente, sarà la combinazione di questi due elementi, nuovo coefficiente e
moltiplicatore, a determinare la
reale efficacia del “nuovo Ace” rispetto all’attuale versione.
Il concetto di “moltiplicato­
re” replicherebbe in qualche modo quanto fatto con i supe­
rammortamenti al 140%, il cui L’IPOTESI ALLO STUDIO
Aiuto per la crescita economica
n L’aiuto per la crescita
economica introdotto nel 2011
per favorire la capitalizzazione
delle imprese consente di
portare in deduzione un
importo corrispondente a un
rendimento nozionale
prestabilito del capitale
apportato. L’attuale aliquota
dell’agevolazione è al 4,75%
Il super Ace
n L’ipotesi allo studio sarebbe
quella di abbassare l’aliquota
del 4,75% da compensare con
il Super Ace, un moltiplicatore
del valore del capitale
apportato cioè la base su cui
calcolare l’importo della
deduzione
rinnovo è un altro tema al cen­
tro del cantiere della legge di Bi­
lancio. Un’indagine a campione
dell’Istat, basata su 788mila sog­
getti, stima che nel 2016 l’agevo­
lazione destinata a chi investe in
beni strumentali sarà utilizzata da un quarto delle imprese. Nel­
l’ambito del piano Industria 4.0 si punta ad estendere la misura anche ad investimenti effettuati
nel 2017. E, nel contempo, po­
trebbe essere introdotto un “iperammortamento” per beni immateriali funzionali alla digi­
talizzazione dell’impresa. In questo caso la maggiorazione
del costo fiscale dei beni acqui­
stati potrebbe salire al 160­170%
o arrivare al 200% nell’ipotesi più ottimistica. Anche in questo
caso, molto dipenderà dalle ri­
sorse disponibili per l’intero pacchetto sviluppo. Secondo le ultime stime rivedute e corrette
­ ipotizzando investimenti in beni digitali pari a 10 miliardi ­
un iperammortamento al 160% costerebbe circa 360­370 milio­
ni, cifra che sale a 450 milioni per il 200%.
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Sanità. Via libera delle regioni ai livelli essenziali di assistenza (Lea)
ROMA
La leva fiscale. La moltiplicazione dell’apporto di capitale «compenserebbe» la riduzione dell’aliquota
riduzione rispetto al risultato atteso quest’anno. Possibili limature anche per l’avanzo primario (il saldo di bilancio al netto della spesa per interessi), ora fissato all’1,7% nel 2016 e al 2% nel 2012. Cifre tutte da verificare e ricalibrare alla luce dei più aggiornati dati sul fronte dell’economia disponibili al prossimo 27 settembre, quando il Consiglio
dei ministri approverà il nuovo quadro macroeconomico. A quel punto sarà possibile definire anche l’entità della manovra 2017, tenendo conto delle misure concrete che il governo riterrà di inserirvi. Andrà ricontrattato con Bruxelles il livello del deficit strutturale (al netto delle variazioni del ciclo economico e delle una tantum), e di conseguenza il percorso di avvicinamento al pareggio previsto al momento nel 2019. Occorre tener conto che nell’anno in corso si registra un peggioramento di 0,7 punti del saldo strutturale, mentre per il 2017 è previsto un miglioramento dello 0,1 per cento. Variabili fissate però con tassi di crescita ora fuori portata. La flessibilità concessa nel 2016 è pari al massimo previsto dalle attuali regole: lo 0,75% del Pil, cui si è giunti peraltro anche sulla base dell'impegno (che ora andrà rivisto) a ridurre il deficit strutturale nel 2017 dello 0,5% (Bruxelles chiede almeno lo 0,6%). Una volta definito il nuovo quadro delle variabili macroeconomiche, fissato il target per il deficit nominale e per il saldo strutturale (in attesa che vengano ridefiniti a Bruxelles i criteri di calcolo del prodotto potenziale, il cosiddetto output gap), si potrà stabilire l’entità delle risorse effettivamente disponibili per finanziare gli interventi in cantiere: dall’aumento delle pensioni minime all’anticipo pensionistico, dalle risorse per i contratti pubblici all’intervento sulle partite Iva, tanto per citare alcune delle ultimissime priorità indicate dal premier. Se si considera che una parte del maggior deficit servirà a evitare l’aumento di Iva e accise dal 2017 (oltre 15 miliardi per effetto della clausola di salvaguardia tuttora pendente sui conti pubblici), occorrerà prevedere adeguate coperture attraverso contestuali tagli alla spesa corrente.
previsti per il Fondo sanitario na­
zionale nel Def 2017». La promessa
della ministra della Salute Beatri­
ce Lorenzin è arrivata a caldo, do­
po l'Intesa raggiunta ieri in Confe­
renza Stato­Regioni sui nuovi Li­
velli essenziali di assistenza (Lea), le prestazioni che il servizio sani­
tario nazionale è tenuto a garanti­
re a tutti i cittadini. Un provvedi­
mento che Lorenzin ­ a 15 anni dal via libera ai precedenti "Lea" ­ presenta come «una nuova fase per milioni di pazienti in Italia, che
potranno avere accesso a nuove terapie e cure». Ma il Dpcm, che dovrà passare al vaglio delle com­
missioni e alla firma del presiden­
te del Consiglio prima della pub­
blicazione, è appeso al nodo risor­
se. La frenata del Pil prefigura sce­
nari meno rosei di quelli tracciati dal Def a fine aprile. I governatori lo sanno bene, tanto che hanno vincolato l'Intesa sui Lea all'incre­
mento di 2 miliardi del budget per la sanità. Dopo i 111 miliardi del 2016, le risorse complessive sali­
rebbero quindi a 113 miliardi nel 2017 e a 115 mld nel 2018. Il messag­
gio è chiaro: per questo scampolo di 2016 i Lea potranno "acconten­
tarsi" degli 800 milioni destinati dalla legge di stabilità per il 2016, ma a regime la coperta rischia di diventare corta. In attesa di chiari­
menti sul nodo risorse con la pros­
sima legge di Bilancio, le regioni ti­
rano il freno: per le prestazioni più innovative e costose come l’adro­
terapia, ha spiegato il presidente Stefano Bonaccini, «sarà oppor­
tuna un’attuazione graduale, affi­
data al monitoraggio continuo della commissione nazionale per la verifica dei Lea». E l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gal­
lera dà le stime: «Come regioni ri­
teniamo che per far fronte alla spe­
sa occorra un miliardo e mezzo di euro all’anno mentre il governo ha
stanziato solo 800 milioni».
Lorenzin preferisce puntare i
riflettori sull’effetto risparmio at­
teso dall’eliminazione progressi­
va delle cure più obsolete e dallo spostamento di molte prestazioni dall’ospedale all’ambulatorio. An­
che se a quel punto, è chiaro, saran­
no i cittadini a pagare in parte di ta­
sca propria con un «maggior tic­
ket per 18 milioni di euro». In com­
penso, li attendono non poche novità: dalle protesi hi­tech per di­
sabili al calendario vaccinale ag­
giornato alle cure per endome­
triosi e celiachia. Fino ai tratta­
menti contro la ludopatia , l’assi­
stenza ai pazienti autistici, le prestazioni per la fecondazione assistita e lo screening metabolico
per tutti i neonati.
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