Play, Sassari e il latino È bello vincere in Italia

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Transcript Play, Sassari e il latino È bello vincere in Italia

Basket > Il personaggio
«Play, Sassari e il latino
È bello vincere in Italia»
•Stipcevic ha rilanciato la Dinamo con la sua regia: «In serie A
sono cresciuto. Il mio motto è: sii audace per rincorrere i tuoi sogni»
Rok Stipcevic, 30 anni, sta viaggiando alle medie di 25', 11.4 punti e 2.8 assist col 39% da tre punti
Andrea Tosi
N
ella risalita di Sassari,
che a Varese ha centrato
I la quarta vittoria di fila
in campionato, ci sono le mani
e la testa di un playmaker di 30
anni, alla sesta stagione in Italia (la seconda in Sardegna)
dove ha imposto la sua dimensione di leader silenzioso. Rok
Stipcevic non ha le stimmate
del campione totale ma in campo comanda, dirige, tira (bene
da trepunti) e sopratutto sa come mettere in ritmo compagni
diversi per cultura, ruoli, esperienze. Sassari è la squadra più
eterogenea della serie A giostrando nove stranieri. Stipcevic li mette tutti d'accordo.
SERIE A
CIAM
E' arrivato in Italia nel 2009 ma
di lei non si conosce molto oltre
alle radici cestistiche. Per
esempio suo nome da dove deriva?
«Sono croato nato a Maribor,
in Slovenia, dove mio padre si
trasferì per lavoro poco prima
che nascessi. Il mio nome fu
scelto in onore dello sciatore
Rok Petrovic (slalomista vinci-
tore di una coppa del Mondo di
specialità, deceduto per un incidente di mare a 27 anni ndr)
che all'epoca era un atleta molto famoso nella ex Jugoslavia. I
miei genitori amano lo sport».
Volevano allevare uno sciatore
e hanno scoperto un cestista?
«Nulla di strano perché presto
mi sono trasferito a Zara, che
considero la mia vera Patria,
una città con una grande tradizione di pallacanestro. Lì ho
iniziato nelle giovanili del K.K.
Zadar, il club in cui hanno militato campioni come Kreso Cosic e Arjian Komazec».
Ruolo play dalla nascita?
«Sì, e non solo per l'altezza. Da
adolescente i miei modelli erano John Stockton e Marko Popovic. Oggi i più forti sono Vassilis Spanoulis e Steph Curry».
E' emerso in Europa a soli 22 anni. Troppo presto?
«Non ho rimpianti. Rifarei tutto. Dopo lo Zadar sono andato
al Cibona, in una squadra giovanissima che fece bene in Eurolega. Ma il club non pagava e
allora lasciai Zagabria per provare all'estero»
L'Italia è la sua seconda Patria?
«Sì. Varese, Pesaro, Milano,
Roma e adesso Sassari. Tutte
esperienze che mi hanno avvicinato alla vostra mentalità.
Oggi sono più affine a Jack Devecchi e Brian Sacchetti che
agli altri stranieri della Dinamo. Si dice che in Italia sia tutto un casino, ma bisogna viverci per capire. I problemi sono
in tutto il mondo»
Questa è la sua migliore stagione e il suo trepunti è un'arma letale. Qui si è evoluto come play?
«Il tiro da tre ce lo avevo anche
«MI HANNO
CHIAMATO ROK
COME LO SCIATORE
PETROVIC»
ROK STIPCEVIC
PLAYMAKER DI SASSARI
«SONO CRESCIUTO
NELLO ZADAR DOVE
HANNO GIOCATO
COSIC E KOMAZEC»
ROK STIPCEVIC
NAZIONALE DELLA CROAZIA
SERIE A
da ragazzo ma in Italia l'ho sviluppato con più continuità perché è un'esigenza del basket
moderno. Nessuno ha più fiducia di me nel mio triple».
La Dinamo sta volando dopo
una forte crisi. Come lo spiega?
«Abbiamo sempre giocato bene ma molte sconfitte sono arrivate all'ultimo tiro generando sfiducia. La vittoria a Venezia ha riacceso la scintilla dell'autostima e coach Pasquini
sta facendo un grande lavoro»
Obiettivi stagionali?
«Il mio motto viene dal latino
"audaces fortuna iuvat". Dobbiamo avere il coraggio di rincorrere i nostri sogni anche
quando sembrano impossibili
da realizzare. Una partita alla
volta senza guardare troppo
avanti. Ora pensiamo al Partizan per avanzare in Champions poi penseremo a Reggio
Emilia per puntare al 4° posto»