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n° 378 - gennaio 2017
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Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Edificio L - Strada 6 - Centro Direzionale Milanofiori
I-20089 Rozzano (Milan, Italy) www.fondazione-menarini.it
I colori e le linee seguono
i cambiamenti delle emozioni
Tutto ciò che ho fatto è
solo il primo passo
di un lungo cammino.
Si tratta unicamente
di un processo
preliminare
che dovrà svilupparsi
molto più tardi.
Le mie opere
devono essere viste
in relazione tra loro.
Pablo Picasso
Arnold Newman: Ritratto di Pablo Picasso, 1954
© Getty Images/Arnold Newman. Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York
A dispetto del suo chilometrico nome,
o forse per difendersi da esso, deciderà
di passare alla storia come Pablo Picasso.
Definire in poche parole la sua opera
è pressoché impossibile per l’ecletticità
e l’infinita sperimentazione che hanno
caratterizzato la sua lunga e prolifica
vita artistica.
Nato a Malaga, in Spagna, nel 1881,
avviato precocemente all’apprendimento artistico dal padre, insegnante
nella locale scuola d’arte, Picasso, a
soli quattordici anni viene ammesso
all’Accademia di Belle Arti di Barcellona.
Due anni dopo è già membro dell’Accademia di Madrid. Rientrato a Barcellona per un breve periodo, nel 1900
effettua il suo primo viaggio a Parigi,
dove tornerà più volte, fino a stabilirvisi
definitivamente.
Già da questi anni lo stile di Picasso
mostra tratti originali che fanno presagire un percorso di contaminazioni
profonde alternate a una peculiarità
e originalità senza pari. Le opere degli
inizi, appartenenti al cosiddetto «periodo
blu», sono contraddistinte prevalentemente dalla rappresentazione di soggetti poveri ed emarginati, ritratti quasi
sempre a figura intera, in posizioni
appartate e con aria mesta. La tristezza
di queste immagini è accentuata dai
toni freddi dei quadri (blu, turchino,
grigio), e sarà questa scelta cromatica,
connessa con un periodo difficile nella
vita dell’artista, a determinare la denominazione di questa fase della sua
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opera.
Dal 1905 alla fine del 1906, Picasso
schiarisce e scalda la sua tavolozza
dando inizio alla sua seconda stagione
che prende il nome di «periodo rosa».
Oltre a modificare i colori, nei quadri
di questo periodo cambiano anche i
soggetti. Ad essere raffigurati sono ora
personaggi presi dal circo, saltimbanchi
e maschere della commedia dell’arte,
quali le numerose versioni dell’Arlecchino.
La svolta cubista avviene tra il 1906
e il 1907. In quegli anni si tenne la
grande retrospettiva sulla pittura di
Cézanne, da poco scomparso, che
molta influenza avrebbe avuto sugli
artisti del tempo. Anche Picasso ne fu
coinvolto, come anche fu affascinato
dalla scultura africana, a seguito di
quella riscoperta dell’esotico primitivo
che aveva suggestionato molta cultura
artistica europea da Gauguin in poi.
Da questi incontri, e dalla costante
caparbia volontà di sperimentare, nasce
nel 1907 il quadro Les demoiselles d’Avignon, tappa fondamentale della sua
opera, oltre che nella storia dell’arte
contemporanea. In questo periodo fu
legato da un intenso sodalizio artistico
con George Braque. I due artisti lavorano a stretto contatto, producendo
opere che spesso appaiono indistinguibili
tra loro.
La fase cubista, che segna la definitiva
consacrazione dell’artista a livello internazionale, è per Picasso la molla
per rimettere in discussione il concetto
stesso di rappresentazione. Il passaggio
dal cubismo analitico al cubismo sintetico rappresenta un momento fondamentale della sua evoluzione artistica.
Il pittore appare sempre più impegnato
nella semplificazione della forma e
nella ricerca del segno puro che contenga
in sé la struttura del soggetto e la sua
riconoscibilità concettuale.
La fase cubista di Picasso dura circa
dieci anni. Nel 1917, anche a seguito
di un suo viaggio in Italia, vi sarà una
nuova e rivoluzionaria tappa della sua
produzione. L’artista abbandona la
semplificazione astratta per tornare a
una pittura più tradizionale, nella
quale le figure divengono solide e quasi
monumentali. Questo suo ritorno alla
figuratività anticipa di qualche anno
un analogo fenomeno che, dalla metà
degli anni Venti in poi, si diffonde in
tutta Europa segnando la fine delle
Avanguardie Storiche.
Ma la vitalità di Picasso non si arresta.
La sua caparbietà nella continua ricerca
lo porta ad avvicinarsi ai linguaggi dell’Espressionismo e del Surrealismo,
specie nella scultura, che in questo periodo lo vede particolarmente attivo.
Nel 1937 partecipa all’Esposizione
Mondiale di Parigi, presentando nel
Padiglione della Spagna il quadro
Guernica che rimane una delle opere
più rappresentative di tutto il Novecento.
Negli anni immediatamente successivi
alla seconda guerra mondiale
si dedica alla ceramica, mentre la sua
opera pittorica è caratterizzata da lavori
«d’après»: ossia rivisitazioni, in chiave
del tutto personale, di famosi quadri
del passato quali Las meninas di Velazquez, La colazione sull’erba di Manet
Le Baiser, 1931
© Succession Picasso by SIAE 2016
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o Le signorine in riva alla Senna di
Courbet.
Da questa sintetica, e parziale, cronologia delle principali “fasi” che hanno
contrassegnato l’opera di Pablo Picasso,
si deduce quanto ambizioso possa
essere documentare in una sola esposizione l’essenza del suo lavoro. Ci
prova, supportata da una pregevole
selezione, la città di Verona con la rassegna Picasso - Figure (1906 -1971)
che presenta un’opera per ogni anno
della vita dell’artista nell’arco temporale
che va dal 1906 fino all’inizio degli
anni ‘70: questa la novità assoluta della
mostra ospitata da AMO (Arena Museo
Opera di Verona) in Palazzo Forti
fino al 12 marzo 2017. Dopo molti
anni tornano in Italia 90 opere tra le
quali Nudo seduto (da Les Demoiselles
d’Avignon del 1907), Le Baiser (1931),
La Femme qui pleure e il Portrait de
Marie-Thérèse entrambe del 1937,
solo per citare alcuni dei capolavori
tra i molti concessi in prestito dal
Museo Nazionale Picasso di Parigi.
Opere di pittura, scultura e arti grafiche
creano un percorso capace di raccontare
la metamorfosi a cui Picasso sottopone
la rappresentazione del corpo umano,
superando le barriere e le categorie di
“ritratto” e “scena di genere” per divenire vero e proprio “costruttore e
distruttore di figure”, per introdurre
un nuovo concetto di arte, solo sua,
che lo ha reso inconfondibile e dal fascino inesauribile.
lorenzo gualtieri
sopra
Portrait de Marie-Thérèse, 1937
© Succession Picasso by SIAE 2016
a lato
Una sala del Museo Nazionale Picasso di Parigi
© Foto Lorenzo Gualtieri