RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

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RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada AFFARI ITALIANI Foggia, Club Alcologici territoriali a Congresso Sabato 28 gennaio, presso la sala del Tribunale della Dogana, in piazza XX Settembre a Foggia, per la durata dell’intera giornata, si incontreranno le Famiglie dei Club Alcologici Territoriali della Puglia convocati per il loro secondo Congresso, in occasione dei 30 anni dalla fondazione della loro Associazione Regionale, “l’ARCAT Puglia”. “Dai Club degli Alcolisti in Trattamento all’Ecologia Sociale” è il titolo dato alla manifestazione, infatti esperti e famiglie discuteranno del percorso associativo, ma anche del cambiamento avvenuto nella metodologia (la Metodologia Hudolin) che ispira l’intero movimento dei CAT. Un percorso che ha visto, nel corso dei ultimi 30 anni, migliaia di famiglie pugliesi transitare dalle riunioni settimanali dei club e risolvere i loro problemi legati al consumo di bevande alcoliche (quello che un tempo veniva definito come alcolismo). A discutere di tali problematiche oltre alle famiglie vi saranno i rappresentati del movimento a loro vicino degli Alcolisti Anonimi (gli ispiratori del Self Help tanto noto negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone) nonché autorevoli rappresentanti del mondo dei servizi pubblici e del volontariato sociale della Puglia e delle Regioni vicine (Basilicata, Campania, Molise, Abruzzo). Tutti assieme determinati e desiderosi di migliorare ogni possibile collaborazione, allo scopo di mettere a disposizione delle famiglie in difficoltà ogni potenziale risorsa del territorio pur di migliorare la vita delle persone e delle famiglie con problemi alcolcorrelati e complessi. "Chi ha problemi di alcool ‐ segnala Giovanni Aquilino presidente dell'ARCAT Puglia ‐ mediamente assomma anche disagi di altro genere, come il consumo di “droghe illegali”, il gioco d’azzardo e altri disturbi comportamentali, che genericamente vengono definiti come “disturbi compulsivi”, per cui anche di questo si avrà modo di discutere durante il Congresso". La manifestazione ha ottenuto il patrocinio della Regione Puglia, della Provincia e del Comune di Foggia nonchè quello della Fondazione Banca del Monte e del Centro di Pedagogia delle Scienze della Salute della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Foggia. L’Inizio dei lavori è fissato per le ore 10,00 al fine di agevolare l’arrivo delle famiglie dalle province della Terra di Bari e del Salento. TIO.CH Occhio all’alcol a carnevale, l’etilometro probatorio fa paura Confusione tra i giovani ticinesi dopo il cambio di misura del tasso alcolemico alla guida. Alvaro Franchini, della polizia stradale: «Tempi dimezzati, ora riusciamo a controllare più conducenti» di Patrick Mancini CAMORINO – Ora basta la metà dell’alcol in corpo, rispetto al consentito, per essere puniti? Cosa rischio? Che confusione, attorno al nuovo sistema di misura per il tasso alcolemico alla guida. Alcuni post scovati di recente su Facebook dimostrano come il messaggio sia difficile da fare passare. L’etilometro probatorio, entrato in vigore in Ticino a inizio ottobre 2016, fa paura. Soprattutto nelle settimane di carnevale, quando l’alcol scorre a fiumi e il rischio di incappare in un controllo è maggiore. «Adesso i tempi sono stati dimezzati – ammette Alvaro Franchini, aiutante capo della polizia stradale – e riusciamo, di conseguenza, a controllare più conducenti». Franchini, come spiega questa confusione, in particolare da parte dei giovani? «Nonostante le campagne di informazione, c’è ancora chi pensa che sia stato dimezzato il tasso alcolemico. E chi non capisce la chiave di lettura del nuovo apparecchio». Cosa bisogna essenzialmente sapere? «Prima sulla strada si usava solo l’etilometro precursore. E nei casi più gravi si andava all’ospedale per fare il prelievo di sangue. Il tasso alcolemico veniva misurato secondo i grammi di alcol per litro di sangue, per mille. Adesso a fare stato sono i milligrammi di alcol per litro di aria espirata. Prima il limite di lettura sull’apparecchio era lo 0,5. Adesso è lo 0,25. È cambiata l’unità di misura. Ma la sostanza no. La quantità massima di alcol consentita è sempre la stessa». Quali sono i vantaggi per voi? «In passato, per chi aveva un tasso al di sopra dello 0,8 per mille, occorreva fare l’esame del sangue. Adesso il risultato dell’etilometro probatorio ha valore di un prelievo. Si accorciano i tempi. Non bisogna più correre in ospedale a fare prelievi. E si abbattono anche i costi. Un prelievo, a carico del conducente contravvenuto, costava 400 franchi. Ora l’analisi probatoria con l’etilometro ne costa 100». Quanti etilometri probatori sono in dotazione della polizia cantonale al momento? «Sono solo otto. Uno per ogni principale regione ticinese. Aumenteranno piano piano. Cantoni come Zurigo attualmente li hanno su ogni auto di pattuglia». Ci dà qualche cifra? «Nel 2016 sono stati effettuati circa 5'400 test per alcolemia. Di cui l’84% negativi. La gente alla guida beve meno. E questo è incoraggiante. Da ottobre, col nuovo sistema, ne abbiamo effettuati circa un migliaio». Tempisticamente dove sta il passo in avanti? «Col vecchio etilometro per trattare il caso di un conducente ebbro impiegavamo almeno due ore. Adesso, con il fatto che, salvo in casi eccezionali, non bisogna più ricorrere al prelievo di sangue, ce la caviamo in un’ora». Quali sono le sanzioni in cui si può incappare? «Si varia dai 600‐700 franchi con ammonimento a multe più salate con tanto di ritiro patente per un minimo di tre mesi. Periodo che può essere decisamente maggiore in caso di recidiva». Quanti sono i ritiri di patente per alcol ogni anno in Ticino? «Circa un migliaio. Comunque troppi». Siamo nel periodo di carnevale. Sarete presenti in massa sulle strade della Svizzera italiana? «Direi che la nostra presenza sarà paragonabile a quella dello scorso anno. Ma è ovvio che, potendo accelerare i tempi, saremo in grado potenzialmente di controllare più persone». LECONOMICO.NET Alcol e giovani: è emergenza A Mogliano inizia un ciclo di incontri sulle dipendenze giovanili: bevande alcoliche prima causa di morte tra gli Under 24 (*) MOGLIANO ‐ In città inizia un ciclo di cinque incontri sulla prevenzione dalle dipendenze, organizzato da Enti Locali e CEIS, dal titolo “Investire negli Adolescenti”. L’Istituto Superiore della Sanità dà dei dati sulle dipendenze. In Italia i giovani iniziano ad assumere sostanze alcoliche tra gli 11 ed i 14 anni e l’alcool è la prima causa di morte diretta ed indiretta fra gli Under 24. Anche la Provincia di Treviso è esposta a questo fenomeno. Il CEIS ha condotto inoltre uno studio fra 112 studenti di una terza media di un Istituto scolastico della nostra Provincia. Lo studio dimostra che l’alcool non viene riconosciuto come sostanza psicoattiva dall’86% dei giovani ed il 94% non conosce i danni che la bevanda alcolica provoca. Per quanto riguarda la cannabis è conosciuta come sostanza psicoattiva per circa il 93% mentre il 59% non conosce il danno che essa provoca. L’84% non considera il tabacco come sostanza che crea dipendenza e l’86% non conosce le gravi conseguenze che provoca alla salute. L’Assessore alle Politiche Sociali Tiziana Baù commenta questi dati: “Occuparsi di giovani significa prendersi cura di una parte della nostra comunità sensibile ed esposta a numerosi rischi. La nostra società non può girarsi dall’altra parte ed attendere che i danni siano concreti. Attraverso questo intervento e questo ciclo di incontri la nostra Amministrazione si dichiara pronta a prendersi carico della propria parte di responsabilità”. Gianfranco Vergani (*) Nota: intanto che qualcuno sensibile e di buona volontà grida all’emergenza, il Ministro propone uno degli alcolici più bevuti del trevigiano – soprattutto dai giovani ‐ come Patrimonio dell’Unesco. E nessuno segnala la contraddizione. QUOTIDIANO NAZIONALE “Prosecco patrimonio dell’Unesco” Bollicine alla conquista del mondo Il ministro Martina lancia la candidatura. Oggi il primo verdetto di Paolo Pellegrini Ai palati fini della bollicina farà storcere il naso. Eppure il Prosecco ‐ compagno di aperitivi e happy hour da neve, da spiaggia e da città per milioni di italiani, soprattutto giovani ‐ sarà il secondo vino italiano dopo i paesaggi piemontesi di Langhe, Roero e Monferrato a fregiarsi del blasone di patrimonio mondiale dell’umanità per l’Unesco. O meglio, più che al vino, l’onore toccherà alla zona da cui nasce, appunto le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene: quindici comuni e 31 frazioni lungo la più antica Strada del Vino d’Italia, 120 chilometri a racchiudere 18mila ettari di superficie agricola di cui 7mila a vigne da prosecco. Quello Docg: perché il prosecco non è più solo un vino ma addirittura un Sistema, così si chiama la società sorta dall’unione dei tre consorzi di produzione ‐ Prosecco Doc, Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore e Superiore di Cartizze ‐ che si allarga anche al Friuli, e che fa lievitare a 20mila gli ettari di vigneto. Ma la terra interessata al distintivo Unesco è appunto il cuore del Prosecco, che ha come capitali Valdobbiadene e Conegliano, dove tra l’altro nel 1876 nacque la prima scuola enologica d’Italia. Ad accelerare la pratica, la firma del ministro per le politiche agricole Maurizio Martina, ieri, sul dossier di candidatura, che oggi passerà all’esame della Commissione nazionale Unesco, la quale dovrà formalmente decidere se inviare tutto alla sede mondiale Unesco di Parigi per ottenere l’iscrizione del sito tra i “Patrimoni” entro il 2018. L’Italia, con 51, guida la classifica mondiale, e prepara l’ingresso di un altro territorio vinicolo, le colline del Chianti Storico (come le definì il bando di Cosimo III Granduca di Toscana nel 1716), dove si produce il Chianti Classico, il vino del Gallo Nero. Il cammino delle Terre del Prosecco verso la lista Unesco era partito nel 2009, per iniziativa dell’allora ministro Luca Zaia, oggi presidente della Regione Veneto, che confida “nella sensibilità del presi‐dente della Commissione Francesco Bernabè e dei suoi componenti”. Un riconoscimento che va soprattutto agli agricoltori, spiega la Coldiretti, per aver trovato un equilibrio rispettoso della natura disegnando con la loro attività a presidio del territorio uno dei territori più belli d’Italia. Sulla stessa linea lo stesso ministro Martina, quando nota che la candidatura “esprime con forza la capacità del Prosecco di valorizzare un territorio agricolo e promuovere l’Italia nel mondo grazie alla positiva convivenza tra lavoro ed ecosistema”. (*) Nei numeri, il Prosecco e le sue rive, le caratteristiche colline scoscese dipinte da Cima da Conegliano, da cui si raccolgono rigorosamente a mano le uve migliori, è un pianeta da circa 480 milioni di bottiglie l’anno (400 solo di Prosecco Doc) per un giro d’affari che sfiora il miliardo di euro, e si concentra per il 58% in Italia, e una forte espansione nell’export, soprattutto nei paesi di lingua tedesca, con 15 milioni di bottiglie per il solo Superiore, che rappresenta comunque con i suoi 5.400 addetti e con il resto dei suoi numeri il primo distretto spumantistico d’Italia. Salvo finire alla sbarra, come accadde nell’agosto 2014 dopo il disastro al Molinetto della Croda di Refrontolo: l’alluvione di un torrente travolse una festa, con il tragico bilancio di 4 morti e 8 feriti. Si puntò il dito contro la cosiddetta “industrializzazione del prosecco”. Tema spinoso, si parlò di “colline sfruttate fino allo sfinimento”. Ma oggi il Proseccoshire si gode la sua rivincita. (*) Nota: il servizio di REPORT di qualche mese fa dipingeva una realtà molto differente. IL SOLE24ORE L’alcol da giovani ruba la memoria da grandi Andare `fuori di testa` non è solo un`espressione in voga tra i giovani per descrivere lo `sballo` da alcol e droghe. Le grandi bevute, infatti, danneggiano davvero il cervello degli adolescenti. A dirlo uno studio condotto da un`équipe dello Scripps Research Institute di La Jolla, in California, secondo cui sbronze ripetute in brevi periodi sono negative per l`ippocampo, area cerebrale che controlla la memoria. Gli studiosi, il cui lavoro è pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), hanno dimostrato, con test sulle scimmie Rhesus, che gli effetti dell`alcol sono più elevati quando il cervello è ancora in fase di sviluppo e influenzano la normale divisione delle cellule dell`ippocampo. "Il consumo di alcol negli adolescenti è in aumento e gli studi in modelli animali indicano che l`adolescenza è un periodo di elevata vulnerabilità per il cervello", afferma Chitra Mandyam, che ha guidato lo studio. Sotto accusa il "binge drinking", la bevuta da sballo. In Italia, secondo l`Osservatorio Nazionale Alcol dell`Istituto Superiore di Sanità (Iss) sono un milione e mezzo i giovani che rischiano di diventare alcolisti. Il 22,4% di adolescenti tra gli 11 e 18 anni quelli per cui attaccarsi alla bottiglia può diventare una malattia. In testa le ragazze, per le quali cresce la tendenza a consumare drink e superalcolici. ALTO ADIGE In arrivo il divieto di alcolici nei parchi di Antonella Mattioli BOLZANO. Alcol proibito nei parchi cittadini. Il divieto non è ancora operativo, ma lo sarà presto. La proposta è stata presentata ieri pomeriggio dal consigliere comunale Marco Caruso (Uniti per Bolzano) alla commissione affari generali. «Pur con sfumature diverse ‐ spiega il sindaco Renzo Caramaschi ‐ i membri della commissione erano tutti d’accordo. E quindi io elaborerò il testo da inserire nel Regolamento di polizia urbana: a breve lo porterò in commissione per l’approvazione e successivamente in consiglio comunale. Un divieto simile c’è anche in altri Comuni come Trento e Firenze. È arrivato il momento di introdurlo anche qui, perché certe situazioni non sono più tollerabili». In questo modo si cerca di arginare un fenomeno sempre più diffuso soprattutto tra i giovani, ma non solo tra loro, di arrivare al parco con gli zaini pieni di bottiglie di alcolici: per molti non c’è divertimento se non ci si ubriaca. Le conseguenze di questi eccessi si vedono il mattino dopo, quando gli addetti della Seab si trovano a dover pulire vialetti e aiuole dai vetri delle bottiglie che nell’euforia della serata alcolica qualcuno ha pensato bene di mandare in frantumi. Il divieto comunque, a scanso di equivoci, è generale, nel senso che non sono ammesse le furbizie di chi pensa di aggirarlo “nascondendo” vino, alcolici e superalcolici nelle bottiglie di plastica o nelle lattine. Perché tutto ciò possa sperare di sortire un qualche effetto è però necessario che nel regolamento di Polizia municipale siano previste delle sanzioni. «All’inizio ‐ spiega il sindaco ‐ si erano ipotizzate delle sanzioni di tipo pecuniario, ma a mio avviso vanno escluse, perché, nel caso in cui i trasgressori siano dei ragazzi, a pagare alla fine sarebbero come al solito i genitori. E questo a mio avviso non giusto e soprattutto non ha alcun effetto educativo. La mia idea invece è di trasformare la pena pecuniaria in ore di lavoro socialmente utili. È l’unico modo per far capire loro che un parco non è un immondezzaio, dove si butta tutto ciò che capita». Appena la proposta otterrà il via libera del consiglio comunale ‐ cosa che è praticamente scontata ‐ verranno installate le tabelle con il divieto di consumare bevande alcoliche e quella sarà anche l’occasione per mettere dei cartelli più grandi e ricordare che nei parchi di Bolzano non si può neppure fumare. Troppi divieti obietterà qualcuno. Critica che Caramaschi respinge al mittente: «In un contesto civile non è pensabile che ciascuno faccia ciò che vuole: basterebbe un po’ di buonsenso, ma siccome troppo spesso non c’è, siamo obbligati a introdurre tanto di divieti e prevedere le relative sanzioni».