Posizione del problema: percezioni inadeguate

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ESERCITAZIONE 1. IL MAL DI DENTI E IL MELO INNESTATO
Tra gli esempi di percezioni inadeguate – in cui il contenuto non presenta propriamente
l’oggetto – possiamo sceglierne due, che per consuetudine assegneremo rispettivamente
alle percezioni interne e a quelle esterne:
a) il mal di denti, e
b) il melo innestato.
Stante questa impostazione del problema, quelle che seguono sono istruzioni per una
discussione.
Oltre a testi di Husserl (dalle RL e dalle Idee), vi propongo anche brani da Wittgenstein,
Scheler e Ortega y Gasset, perché presentano, soprattutto sul caso “mal di denti”
altrettante prospettive e domande.
Posizione del problema: percezioni inadeguate
Di a) Husserl scrive:
«Io percepisco che l’angoscia mi serra la gola, il dente mi duole, l’affanno mi tormenta il cuore,
nello stesso senso in cui percepisco il vento che scuote gli alberi e questa scatola è quadrata e
ha un colore scuro, ecc.» (II, 536).
Nell’ascolto di un organino o nel sentimento che la felicità “mi” pervade o del dolore nel cuore, in
ogni caso ho un’appercezione.
a) Ascolto-di;
b) Pervasione-di me
c) Dolore-nel cuore (II, 537).
«Nella percezione del mal di denti viene percepito un vissuto effettivo, e tuttavia
questa percezione è spesso ingannevole: il dolore ci sembra tormentare un dente che
invece è sano» (II, 543).
Di b) Husserl discute nell’ambito dell’esame della perfetta adeguazione del “pensiero”
alla “cosa”, considerata in due sensi:
a) Come adeguamento perfetto all’intuizione, «quando il pensiero non intende nulla
che l’intuizione riempiente non rappresenti completamente come appartenente al
pensiero stesso» (II, 419);
b) Come compiutezza nell’intuizione completa, laddove «l’intuizione non riempie
l’intenzione che termina in essa come se essa stessa fosse a sua volta una nuova
intenzione che abbia bisogno di un riempimento, ma produce il riempimento
ultimo dell’intenzione stessa» (ibid.).
Manca il primo tipo di perfezione, «quando indichiamo come “innestato” il melo che sta
di fronte a noi oppure quando parliamo del “numero di oscillazioni” del suono che sta
echeggiando, e in genere quando parliamo di determinazioni dell’oggetto percettivo che,
anche quando sono co-intenzionate nell’intenzione percettiva, non cadono tuttavia nella
manifestazione nemmeno in un modo più o meno adombrato» (II, 419-420).
In Idee I (ed. it. 225-227), Husserl riprende l’esempio del melo, nella sua versione
apparentemente più semplice di “melo fiorito” che desta soddisfazione:
TRACCE DI DISCUSSIONE:
1) L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche (1953), I, §§ 242-289; ovvero quanto è
privato un mal di denti e il suo linguaggio?:
2) M. Scheler, Il formalismo nell’etica e l’etica materiale dei valori (1913-16);
ovvero dolore, apprensione mediata, corpo proprio, localizzazione ed
estensione
(ed. it., pp. 503-505)
(ed. it., p. 663)
(ed. it., p. 801)
3) J. Ortega y Gasset, L’uomo e la gente (1957); ovvero l’incomunicabilità del
dolore (ed. it. pp. 50-51):