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PRIMO PIANO
Giovedì 26 Gennaio 2017
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Federico Fornaro, senatore bersaniano: Italicum incostituzionale, avevamo ragione
Renzi si fermi, altro che voto
Dopo la Consulta, serve una legge per la governabilità
DI
ALESSANDRA RICCIARDI
A
nche se la Corte ha
detto che si può andare subito al voto,
Renzi farebbe bene
a fermarsi e a cercare l’unità nel partito se non vuole
andare ancora a sbattere. E
sarebbe la terza volta».
Federico Fornaro, senatore del partito democratico,
bersaniano doc, è l’autore del
Mattarellum 2.0, la proposta
elettorale sfoderata dalla minoranza dem in parlamento,
nei mesi dello scontro duro
con i renziani, in alternativa
all’Italicum.
Nell’immediatezza della
sentenza della Corte costituzionale, che ha cassato la
legge elettorale di Matteo
Renzi in due punti su tre,
ballottaggio tra le prime due
liste e possibilità per il capolista di più collegi di scegliere
dove far scattare l’elezione,
non c’è stata nessuna riunione del partito e neppure della
minoranza. E la linea è ancora tutta da
decidere.
Domanda. L’Italicum è
incostituzionale.
Contenti?
Risposta. Non
c’è nulla di
cui essere
contenti.
Diciamo
però con
un pizzico
di orgoglio
che avevamo ragione
noi a non
votarlo.
Siamo stati in 24 al
senato a dire che c’erano
rischi di incostituzionalità.
La maggioranza e il governo sono andati avanti per la
loro strada. Avevamo ragione noi e non chi ha portato
il Pd a questo nuovo fallimento. Il tempo è galantuomo...
D. Ora però potrebbe
aver ragione chi, come
Salvini ma lo stesso Renzi, vuole andare subito al
voto. I giudici della Corte hanno detto che con
quanto scritto in sentenza di può votare.
R. La Corte costituzionale
ha detto quanto è già noto
ed è stato più volte detto
dalla stessa Corte, che le
sentenze in materia elettorale sono auto applicative.
La Corte fa la Corte, ora
tocca al parlamento fare il
parlamento, con una nuove
legge che renda omogenei
i sistemi elettorali tra camera e senato come ha più
volte auspicato il presidente della repubblica, Sergio
LA CRESCITA, DA DEBOLE, È DIVENTATA DEBOLISSIMA E LE PREVISIONI SONO PEGGIO
Padoan non può cercare di nascondere le gravi
inadempienze italiane prendendosela con la Bce
DI
MARCELLO GUALTIERI
N
onostante l’ostinazione
del ministro Padoan, non
si può far finta che negli
scorsi mesi non sia successo niente in casa nostra: la crescita
già debole è diventata debolissima, le
previsioni per il futuro sono ancora
peggiori; il paese è in deflazione nonostante la politica espansiva della
Bce e il rialzo del prezzo del petrolio;
il debito pubblico è stato downgradato e, in qualche maniera, bisognerà
anche correggere i conti pubblici per
il 2017.
Appare quindi sconcertante come
il ministro Padoan (che porta una
responsabilità così rilevante) possa
ignorare gli avvenimenti di cui egli
stesso è stato attore e propiziatore,
protraendo il suo errore sino confon-
Vignetta di Claudio Cadei
Mattarella.
D. A differenza di altre
occasioni, questa volta
però la Corte non ha fatto nessun monito al parlamento a intervenire.
R. Aspetterei la pubblicazione delle motivazioni della sentenza prima di trarre
conclusioni. E comunque
che sia opportuna una nuova legge è una valutazione
politica.
D. I sistemi tra camera e
senato sarebbero già omogenei comunque, dopo la
Consulta: in entrambi
vale il proporzionale.
R. Al senato la soglia di
sbarramento è all’8% e alla
camera sarebbe al 3%. Senza
nessun incentivo alla governabilità sarebbe il caos.
D. In verità resta il premio di maggioranza a chi
arriva al 40%. In quel caso
la governabilità alla camera è sicura.
R. Alla camera. E comunque l’incentivo riguarda la
lista e non la coalizione. Il
dere le «cause» della crisi con i suoi
«effetti».
Nel dibattito di Davos al World
Economic Forum, il ministro, invece
di interrogarsi sul mortifi cante 44°
posto mondiale assegnato per la competitività al nostro Paese (addirittura in peggioramento rispetto il 43°
dell’anno prima) ha scelto di affermare che i problemi nascono a Bruxelles o a Francoforte (vale a dire dalla
Commissione Europea e dalla Banca
Centrale Europea). Ma le azioni di
queste Istituzioni sono palesemente
la conseguenza dei nostri problemi e
non la causa. La Commissione Europea vigila sull’osservanza dei Trattati
stipulati dagli Stati: se occorre rivederli (come è sicuro) questo è compito
degli Stati e dei politici, Padoan in
testa. Sotto questo profilo, dunque, il
problema sono i Trattati ed il nostro
debito pubblico, non la Commissione
Europea.
Ancora più sconcertante è
considerare la Bce come un problema, visto che è vero esattamente
il contrario. Difatti, solo l’intervento
tema di rendere
omogenei i due
sistemi rimane
tutto, salvo non
si voglia gettare
il paese nell’incertezza di chi
governa.
D. Ora che
succede? Si
fa melina per
non andare al
voto subito e
poi si adotta
il Consultellum?
R. Io spero che il parlamento decida di fare il suo
mestiere.
D. Comunque ora Renzi
ha un’arma in più nel dibattito interno al partito,
contro le correnti, il voto
possibile in primavera.
R. Fossi al posto di Renzi
sarei più prudente e cercherei unità nel Pd. Penserei al
fatto che la Consulta ha bocciato la riforma architrave
del suo governo, su cui un
partito è stato logorato. Un
po’ più di umiltà non guasterebbe se non si vuole andare a sbattere ancora una
volta. E sarebbe al terza,
dopo il no al referendum
del 4 dicembre.
D. In queste ore sarà
formalizzata la nuova
segreteria, Renzi ha già
annunciato alcuni punti
chiave del programma
come la lotta alla povertà.
R. A volte ho la sensazione che il guidatore non si
renda conta che sta andan-
della Bce - con il Quantitative Easing
- ha stimolato l’economia sia pure
con i limitati strumenti della politica monetaria; solo l’intervento della
Bce (quando è subentrata alla Banca
d’Italia nella di Vigilanza sulle nostre
banche) ha bloccato la devastante degenerazione del sistema bancario italiano scoperchiando il pentolone dei
crediti in sofferenza nascosti nei bilanci delle Banche in anni di mancati
o compiacenti controlli.
Dunque, anche sotto questi profili il problema è tutto interno all’ Italia:
mancanza di una visione di politica economica e mancanza di controlli sul sistema bancario. Le due Istituzioni criticate
da Padoan non sono certo la soluzione
dei nostri problemi e difatti non sono
mai state pensate per questa mission; e
allora, se si vuole cercare le soluzioni dei
problemi dell’economia italiana, bisogna prima di tutto guardare in casa
nostra, anche se è difficile prendere
atto dei fallimenti: ma dai fallimenti
(cambiando gli attori) si può ripartire, dalle mistificazioni no.
© Riproduzione riservata
do contro un muro.
D. Voi da dove ripartite? L’era del maggioritario pare finita.
R. Ripartiamo da un sistema che dia governabilità.
Serve una proposta nuova.
D. E il vostro Matterellum?
R. In questo momento
c’è bisogno di fare sintesi
ORSI
e non di mettere delle bandierine.
D. Avete programmato
una riunione come partito o come minoranza per
capire il da farsi?
R. Ancora no.
&
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Altri servizi a pag. 30
TORI
segue da pag. 1
possibile verso l’economia reale del Paese. Ma per
gestirlo servono strutture di gestione. E le Generali
gestiscono quasi 500 miliardi di asset, anche se in
parte a gestirli sono francesi di Parigi. Ma il
comando, nonostante tutto, è ancora nella bellissima Trieste.
Era già successo molti anni fa che qualcuno, l’allora
Governatore di Bankitalia, il vituperato Antonio Fazio,
suonasse l’adunata per difendere Trieste. Ma i francesi
amano la grandeur e non rinunciano facilmente. Se ne’
accorto perfino il francese Jean Pierre Mustier, ad di
Unicredito, proprio nel momento in cui era obbligato per
ragioni di solidità del patrimonio, a vendere il grande
gestore Pioneer: le Generali devono rimanere italiane. Se
lo ha detto un francese, sia pure a capo di una banca italiana, perché non dovrebbero averlo pensato e decidendo
di conseguenza, il torinese Gian Maria Gros Pietro, e i
milanesi d’adozione Carlo Messina e Gaetano Micciché,
che della prima banca Italiana, la Banca-Paese, sono i
gestori? Se si spendono soldi per Alitalia, perché non si
dovrebbe tentare di far rimanere italiana Trieste? Bravi
italiani. Non è proprio il caso di mollare, anche senza
ricorrere ai manifestini lanciati da Gabriele D’Annunzio.
Il film è appena iniziato. (riproduzione riservata)
Paolo Panerai