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Presentazione della struttura
Denominazione dell’ente che eroga il corso
Associazione Centro Psicologia e Counseling V. Cantoni, 6 20064 Gorgonzola (Mi) C.F. e P.I.: 09512320962
Telefono/fax
0295302231.
e-mail
[email protected]
sito:
www.scuolacounselingfamiliare.it
–
www.centropsicologia.it.
Denominazione eventuale della scuola
Scuola di Counseling Familiare e dell’Età Evolutiva.
Rappresentante legale
Piera Campagnoli.
Responsabile didattico
Piera Campagnoli.
Responsabile della segreteria (primo contatto con gli allievi)
Maddalena Impalà, Paolo Masala.
Corpo docente
Piera Campagnoli
Coordinatrice Centro Psicologia - Psicoterapeuta – Trainer e Supervisor Counselor.
Emanuela Cafiso
Psichiatra - Psicoterapeuta – Formatrice.
Roberta Calanchini
Avvocato libero professionista.
Alberto Walter Cericola
Mediatore Familiare – Trainer counselor - Naturopata.
Giulia Maria D’Ambrosio
Psicoterapeuta - Medico - Neuropsichiatria infantile. Ha lavorato per 10 anni come supervisore individuale e di
gruppo in un centro per ragazzi con grave handicap fisico e mentale. Utilizza tecniche di integrazione posturale,
tecniche gestaltiche, di drammatizzazione. Ha lavorato nel campo del maltrattamento e dell’abuso all’infanzia.
Domenico De Angelis
Counselor. Si occupa di counseling applicato a situazioni di gravi patologie e dipendenze.
Lucia Fani
Trainer e Supervisor Counselor - Mediatrice familiare - Avvocato – Formatrice.
Nadia Lenarduzzi
Psicologa. Si occupa di organizzazione e realizzazione di progetti educativi, ideazione e realizzazione di progetti di
integrazione di alunni stranieri.
Rossella Logli
Professional Counselor – Tutor della scuola.
Ludovica Mollona
Professional Counselor – Tutor della scuola.
Maria Rosa Mondini
Pedagogista clinico - Professional Counselor - Mediatrice Familiare riconosciuta dall’A.I.Me.F. - Formatrice. Socia
fondatrice e presidente del Centro Italiano di Mediazione e Formazione alla mediazione di Bologna.
Renzo Rossin
Psicologo - Supervisor Counselor – Formatore.
Anna Salvadori
Psicologa Psicoterapeuta - Professional Counselor - Formatrice Gordon - Kids’ workshop.
Alice Scaricabarozzi
Psicoterapeuta IACP.
Roberta Berno
Professional counselor – Tutor della scuola.
Roberta Nicoli
Psicologa – Psicoterapeuta.
Federico Piccini Corboud
Professional counselor – Formatore.
Presentazione
La Scuola ha sede in Via Cantoni 6 dove si svolgono attività di contatto con gli allievi: di segreteria, primi colloqui,
lezioni, esami, raccolta e archiviazione materiali. La Scuola è attiva dal 2004. E' stata fondata dalla Dott.ssa Piera
Campagnoli. Dal 2012 si è trasferita nell'attuale sede, un edificio pensato espressamente per le attività del Centro
Psicologia, che si occupa di formazione e terapie. Ogni anno iscrive circa 20 allievi
Orientamento teorico
Finalità
La scuola di Counseling Familiare e dell’età Evolutiva ha l’obiettivo di formare counselor che intendano lavorare
con le famiglie avendo una particolare attenzione a ruolo della famiglia nel sociale. La famiglia ha una funzione
rilevante va intesa in connessione con la comunità. La Scuola intende fare una scelta formativa precisa e offrire il
proprio contributo culturale alla formazione dei counselor, avendo come motivo ispiratore l’ipotesi che il futuro
lavorativo del professionista counselor possa collegarsi, a partire dalla famiglia al sociale, alle organizzazioni e al
terzo settore: scuola, ospedale, cooperative, aziende. La Scuola ha come obiettivo il futuro della professione del
counselor nell’ipotesi che il counseling possa costituire un intervento metodologicamente appropriato a operare nel
sociale.
La scuola intende, dunque, formare professionisti che operino nel sociale con una formazione di elevato livello
volta al prendersi cura della persona e delle sue relazioni, avendo come base il concetto di integrazione fondato
sulla stretta connessione fra persona, famiglia e comunità.
Approccio integrato
Il Counseling Familiare e dell’età Evolutiva è un intervento integrato che riconosce l’importanza di leggere la
famiglia e la comunità come sistema vivente, dinamico e aperto in cui ogni membro è in stretta connessione con gli
altri componenti e il cambiamento di uno di essi porta al cambiamento di tutti coloro che costituiscono il sistema
stesso. Analogamente, la comunicazione è retta da una logica circolare ed è vista come un processo di scambio di
informazioni e di influenzamento reciproco.
Metodologicamente il concetto di integrazione si esprime attraverso la confluenza fra le basi rogersiane, la
psicologia umanistica, la cornice filosofica del pensiero fenomenologico, gli studi sulla famiglia, il counseling
familiare, la sociologia e le scienze umane, elementi appartenenti all’orientamento sistemico, il counseling con l’età
evolutiva, il counseling scolastico, coi gruppi, con le organizzazioni. Elemento fondamentale che permea gran parte
del programma è il colloquio come strumento base del counselor, ma anche la presentazione delle principali leggi
e normative che riguardano la famiglia come le regole e le leggi cui un counselor deve attenersi.
Base centrale che permea di sé tutti i precedenti elementi è la componente esperienziale che si esprime attraverso
il lavoro personale e la supervisione, questi ultimi aspetti della formazione riteniamo che caratterizzino il modo di
essere professionale del counselor che non solo deve sapere, ma deve anche saper essere e saper fare: in questo
connubio si esprime la specificità del counseling e l’assunto di base che lo caratterizza: essere rivolto alla persona
intesa come entità globale.
La famiglia
Alla base della formazione proposta dalla Scuola poniamo il counseling con la famiglia che ha un ruolo centrale
nella formazione della persona e nella costruzione della sua identità, come anche un ruolo fondamentale nella
costruzione dell’identità sociale.
Il Counseling Familiare e dell’età Evolutiva è un intervento che si rivolge a famiglie in difficoltà che necessitano di
aiuto per gestire e superare il momentaneo periodo di malessere. L’intervento di counseling può interrompere il
perpetuarsi di situazioni di conflitto e sofferenza, favorendo nella persona e nella famiglia l’acquisizione di modalità
relazionali e comunicative più soddisfacenti ed efficaci. Dal punto di vista teorico fa riferimento al lavoro di Carl
Rogers e alla nozione di centralità del soggetto, considerando la famiglia come entità soggettiva dotata di una sua
unicità. Lavora con i componenti della famiglia in quanto soggetti, ognuno con i suoi bisogni, i suoi vissuti e le sue
potenzialità. La famiglia è non solo vista come composta di soggetti, ma anche come luogo in cui le soggettività si
costruiscono, si relazionano, si plasmano in un’ottica sistemica. Il counseling familiare per la comunità è un
intervento integrato perché sintetizza la componente rogersiana con quella sistemica in modo fluido e flessibile.
In famiglia si impara come appartenere alla società: si imparano i valori etici, i codici relazionali, le norme di
comportamento, il concetto di giusto e ingiusto, il valore da attribuire alle regole; si impara cioè ad appartenere a
un contesto quindi la famiglia fornisce le basi della socialità.
È importante che il counselor sia formato a lavorare con la persona e con la famiglia con lo sguardo volto alle
relazioni sociali.
Basi rogersiane
Carl Rogers costituisce, per il Counseling Familiare e dell’età Evolutiva, un punto di partenza e un importante
riferimento metodologico. Aveva maturato ed elaborato esperienze di lavoro con famiglie in quanto direttore del
Rochester Guidance Center dove si effettuavano interventi rivolti a bambini, adolescenti, giovani e alle loro famiglie
nell’ambito dei quali “ Il counseling […] assumeva spesso un ruolo importante nell’economia del trattamento”
(Rogers, 1971, p. 10). Il counseling familiare attribuisce ai genitori un ruolo centrale nell’attivazione del
cambiamento e fa sua la posizione di Rogers quando, in Psicoterapia di Consultazione, sostiene la necessità che
nel trattamento di un bambino vengano coinvolti i genitori delineando alcuni rischi connessi a un intervento rivolto
al solo bambino. “[…] la terapia condotta solamente col bambino raggiungerà l’unico risultato di metterlo in
profonda opposizione col genitore e aggravare così il problema” (Rogers, 1971, p. 71). Il lavoro con i genitori
assume nel counseling familiare un posto importante. In una società come la nostra, in continua trasformazione,
guardiamo le famiglie e scopriamo “La varietà nei modi di fare e concepire la famiglia anche nello spazio limitato e
nel tempo breve delle proprie relazioni sociali” (Saraceno, 2012, p. 7).
Centralità del soggetto e basi fenomenologiche
Il tema della concezione della persona come soggetto riteniamo sia elemento portante nelle professioni d’aiuto e
nella fattispecie nel counseling, costituisce un tema fondamentale nella filosofia contemporanea specie in ambito
fenomenologico (Ales Bello, 2009)i. È l’elemento cardine del pensiero di Husserl e nucleo intorno al quale si
articola il dibattito fra Husserl e Heidegger (Raggiunti, 1998). Occorre sottolineare come il tema della centralità del
soggetto, di matrice fenomenologica, occupi uno spazio centrale non solo nella ricerca filosofica contemporanea
ma in quella di tutte le scienze umane. Il soggetto diventa l’argomento chiave nell’opera di pensatori come Ricoeur
(Percorsi del riconoscimento, 2005), di neurobiologi come Gallese e di psicanalisti come Stern.
Il Counseling Familiare e dell’età Evolutiva è un intervento rivolto alle persone come soggetti, alla famiglia come
soggetto e alle relazioni all’interno della famiglia come relazioni intersoggettive. “La nostra vita mentale è frutto di
una co-creazione, di un dialogo continuo con le menti degli altri” (Stern, 2005, pag. 65). Il concetto di
intersoggettività evoca sempre un incontro che si consuma all’interno di una dialettica di reciprocità: un Io non più
distante da un Tu ma un Noi.
La dimensione relazionale
L’approccio rogersiano è rivolto alla persona nel suo essere singolo, soggetto, ma anche rivolto al gruppo. In
Rogers possiamo vedere come individuo e gruppo costituiscano due elementi inscindibili ed è da questa
connessione tra individuo e gruppo che si origina l’approccio integrato. Il pensiero di Rogers sembra anticipare le
teorie sistemiche, la gruppoanalisi, Kelly e l’epistemlogia della complessità. Per Rogers l’essere umano è
essenzialmente un essere sociale, di qui prende avvio il counseling integrato rivolto sia alla persona sia al gruppo
come Rogers insegna, il quale in Un modo di essere ci parla del suo lavoro con i gruppi e usa l’aggettivo
“interculturale”.
Rogers opera dando spazio alla persona e facilitando una relazione di gruppo. Se una persona in gruppo viene
ignorata o svalutata, siamo noi counselor a restituirle la parola e il suo potere, scrive Rogers: “Le nostre scuole, il
governo, il mondo degli affari e le corporazioni sono tutti permeati della concezione che né l’individuo né il gruppo
sono degni di fiducia. Deve esserci un potere più alto, il potere di controllare. Il sistema gerarchico è inerente alla
nostra cultura. Anche in molte delle nostre religioni, le persone sono concepite come fondamentalmente peccatrici,
e pertanto bisognose di disciplina e di guida. Nella sfera psicologica, la psicoanalisi assume una concezione simile
- ovvero nel loro nucleo gli individui sono pieni di impulsi inconsci che se incontrollati, darebbero il via alla
distruzione della società. Il paradigma della cultura occidentale è che le persone siano essenzialmente pericolose
[…]” (Rogers, Un modo di essere, pag. 169).
Il gruppo spesso, afferma Rogers, si confronta con un pensiero dicotomico “aut-aut” mentre il nostro compito è
favorire la coesistenza delle diversità, Rogers spezza una lancia anche a favore dell’ecologia: “Che differenza può
produrre un nuovo approccio alla vita familiare, o alla psicoterapia se il nostro pianeta è minacciato dalla
disintegrazione? Che importanza può avere che le nostre scuole diventino più centrate sulla persona se una guerra
nucleare distruggerà tutte le scuole, tutti gli studenti, tutti gli insegnanti, tutti i sostenitori di qualsiasi filosofia
educativa […]”.
Il tema ecologico viene proposto nella Scuola di Counseling Familiare e dell’età Evolutiva come un tema
importante nella formazione del counselor, attribuendo un ruolo significativo al pensiero di Frjtjof Capra, un autore
che offre un quadro teorico ampio e approfondito in una direzione utile a un professionista d’aiuto, come il
counselor, volto a promuovere una nuova concezione dell’essere umano e della coesistenza tra soggetti.
La nuova visione della realtà teorizzata e sostenuta da Fritjof Capra si basa sulla consapevolezza dell’essenziale
interrelazione e interdipendenza di tutti i fenomeni: fisici, biologici, psicologici, sociali e culturali.
La concezione sistemica considera il mondo in termini di rapporti e di integrazioni, ogni organismo dal più piccolo
batterio fino agli esseri umani è un tutto integrato. Il sistema non è rigido ma in movimento, è flessibile, plastico e
può trasformarsi. Può trasformare l’ambiente, può trasformare se stesso può essere trasformato. L’evoluzione
umana progredisce attraverso un’interazione fra mondo interno ed esterno, individui e società, natura e cultura.
Tutti questi ambiti sono sistemi viventi in reciproca interazione.
Un altro autore al quale la Scuola fa riferimento è Franco De Maria che concentra la sua ricerca intorno al ruolo
sociale degli esseri umani. Per De Maria: “L’uomo è per natura un animale politico”, L’uomo è naturalmente un
essere sociale e la socialità è scritta nella natura dell’essere umano. L’essere umano ha una spinta a trasformare,
a costruire per sé e per gli altri il proprio ambiente, quindi la solitudine è negazione dell’umanità. L’uomo solitario è
una belva o un dio. L’uomo solitario non è un uomo perché gli uomini sentono il bisogno di creare relazioni sociali.
La famiglia è la prima forma di associazione, il villaggio è un’associazione di famiglie e lo Stato è un’associazione
di villaggi. La politica è la scienza per eccellenza e deve studiare il bene per l’individuo e l’uomo apolitico è una
mostruosità. Anche le scienze neurologiche confermano la stretta connessione fra individuo e ambiente, Eccles,
sottolineando la plasticità del cervello umano, afferma che se il cervello è plastico, la sua trasformazione deve
essere connessa con l’apporto dell’esperienza, vale a dire del contesto relazionale in cui la persona è inserita. La
scuola di Counseling Familiare e dell’età Evolutiva utilizza le sopracitate basi teoriche per formare gli allievi
secondo una definizione di counseling inteso come scienza del cambiamento.
Il counseling è, nel nostro approccio, un intervento finalizzato al cambiamento applicato al sociale, alla prevenzione
e alla promozione del benessere, è il punto d’incontro tra realtà personale e sociale volto a trasformazioni che,
attraverso la promozione del benessere, migliorino la qualità della vita. Il tema è ribadito da Daniel Stern che
affronta il tema dell’intersoggettività, di derivazione filosofica ma che ha interessato e interessa molte altre
discipline delle scienze umane. Daniel Stern riflette sul carattere innato dell’esperienza intersoggettiva: “Il nostro
sistema nervoso è costruito per “agganciarsi” a quello degli altri esseri umani, in modo che possiamo fare
esperienza degli altri come se ci trovassimo nella loro stessa pelle. Disponiamo di una sorta di canale affettivo
diretto con i nostri simili che ci consente di entrare in risonanza con loro, di partecipare alle loro esperienze e di
condividere le nostre” (Stern, Il momento presente, pag. 64).
I contributi della sociologia
Il tema del soggetto è ripreso anche da alcuni sociologi che costituiscono un punto di riferimento per la studio della
famiglia. Chiara Saraceno in un suo recente libro Coppie e famiglie sostiene che oggi non è possibile definire cosa
sia la famiglia: “Famiglia anagrafica, famiglia legale, famiglia sociale e famiglia degli affetti raramente coincidono”
(Saraceno, 2012, pag. 8). Non essendo possibile, secondo la sociologa, raccogliere sotto l’unico termine di
“famiglia” realtà tanto variegate e differenti fra loro, suggerisce in sua vece l’utilizzo del termine “famiglie” per
sottolinearne l’aspetto soggettivo. Questo tema lo troviamo anche in Pierpaolo Donati, sociologo, noto per
l’approccio relazionale allo studio della famiglia che è concepita come un sistema vivente altamente complesso,
differenziato e a confini variabili in cui si realizza quell’esperienza vitale specifica che è fondamentale per la
strutturazione dell’individuo come persona (Donati, 2006, pag. 16). La funzione primaria della famiglia è di
consentire la sopravvivenza della società. Famiglia e società sono allineate nel cambiamento nelle varie epoche e
regioni del mondo. La famiglia ha un ruolo essenziale nell’influenzare la formazione culturale dei figli e nel
determinare
la
loro
collocazione
sociale;
essa
ha
importanti
funzioni
per
la
societàhttps://it.wikipedia.org/wiki/Famiglia - cite_note-8 e quindi ha una valenza pubblica. Nessuna società ha mai
potuto abolire la famiglia e la ragione fondamentale consiste nel fatto che la famiglia è una struttura sociale che ha
il compito di umanizzare le persone favorendo il passaggio dalla natura alla cultura.
Oggi stiamo attraversando un momento di crisi a vari livelli che, a partire dalla persona, investe la comunità e di
conseguenza la sfera sociale del soggetto. La Scuola di Counseling Familiare e dell’età Evolutiva intende formare
counselor in grado di favorire il dialogo fra la persona e il sociale attraverso il lavoro con la famiglia che
rappresenta un ponte fra la persona e la comunità.
La comunità
Il concetto di comunità è tecnicamente riferibile all’avere in comune in quanto l’essere umano è un essere sociale.
La nostra vita è segnata dal rapporto con gli altri: lavoriamo con altri, ci divertiamo con altri; il come ci definiamo
passa da ciò che gli altri ci trasmettono e ci restituiscono di noi, siamo tutti connessi gli uni agli altri. Se non
abbiamo un gruppo al quale appartenere ne creiamo uno nuovo. La Scuola di Counseling Familiare e dell’età
Evolutiva intende avvalersi di ricerche appartenenti all’area della psicologia di comunità che studia l’individuo nel
suo contesto.
In Italia la psicologia di comunità è legata al nome di Edoardo Giusti le cui basi teoriche si rifanno a Kurt Lewin, a
David Rapaport e il suo concetto di empowerment, ma anche Rogers ha dato il suo contributo a questo filone
mediante i lavori finalizzati all’integrazione culturale.
La psicologia di comunità si basa su alcuni presupposti:
•
I problemi sono causati dall’interazione tra la persona e il contesto sociale in cui vive;
•
Gli interventi si svolgono nei contesti sociali quotidiani;
•
La comunità ha in sé conoscenze e risorse per realizzare cambiamenti costruttivi.
Obiettivo della psicologia di comunità è aumentare il senso di coesione sociale, far emergere il senso di
responsabilità civile, incoraggiare la partecipazione attiva dei cittadini e promuovere le capacità dei leader locali. La
connessione col counseling è evidente perché può diventare per la comunità un intervento che promuove la
connessione fra la persona e il suo contesto di appartenenza, attraverso la possibilità stabilire migliori e più efficaci
relazioni.
Il Counseling Familiare e dell’età Evolutiva intende formare professionisti che operino per sviluppare la comunità:
favorire la partecipazione attiva dell’iniziativa dei cittadini, promuovere coesione sociale, attivare risorse personali
dalle quali possano emergere processi di cambiamento sociale ed economico volti all’acquisizione di una miglior
qualità della vita.
Per contribuire allo sviluppo di una comunità il counselor dovrebbe lavorare sul coinvolgimento: l’individuo può
uscire da uno stato passivo, dipendente e delegante, per riconoscersi come attore sociale e attivo pronto a
impegnarsi e a rischiare. Può favorire la partecipazione, vale a dire la possibilità di esercitare un potere e di
decidere, può favorire attraverso il lavoro sulla comunicazione connessioni fra abitanti di una comunità. Il
counseling per la comunità, secondo le parole di Edoardo Giusti: “Può favorire il miglioramento del contesto sociale
e il benessere degli individui. Il lavoro di counseling per la comunità è un lavoro di promozione del benessere e di
aumento del capitale sociale” (Giusti, Il counseling di comunità, pag. 13).
Nelle comunità dove c’è un alto capitale sociale c’è meno criminalità, miglior assetto economico e una miglior
salute pubblica.
Il cambiamento
Come avviene il cambiamento? Come si transita da una situazione statica e insoddisfacente a un’esperienza
relazionale più gratificante e vicina ai nostri intenti?
Uscire dal malessere è trasformare il sintomo in storia, descrivere, dare parole al malessere. Il setting favorisce a
partire dalla descrizione la costruzione di nuovi significati e di un’altra storia.
Il colloquio di counseling è un’esperienza nuova che perturba gli equilibri vigenti favorendo l’emergere di un nuovo
ordine. Avviene, secondo la prospettiva rogersiana, in modo indiretto e maieutico, lasciando alla persona la sua
possibilità di concepire lo spazio del colloquio come uno spazio autogestito in cui potersi sperimentare, poter
scegliere gli argomenti su cui focalizzarsi. Il counselor è in ascolto, attento catalizzatore di un processo che
avviene in modo indiretto grazie a una relazione empatica e alle tecniche di ascolto. Le sue risposte sono brevi per
non occupare lo spazio del cliente, ma mirate a favorire un’esplorazione più ampia. Il linguaggio del counseling è
fenomenologico: pratico, chiaro, diretto agli eventi del cliente. Le risposte sono brevi perché la parola del counselor
è: “Una parola semplice, senza orpelli retorici, una parola che sta nell’ordine della verità” (Luigina Mortari, La
filosofia della cura, 2015, pag 187).
Il Colloquio di counseling
Ciò che dice il counselor durante il colloquio è definito “risposta”. Il counselor non domanda ma risponde. La
domanda è far riferimento a un quadro teorico-metodologico che può essere dato come presupposto ed essere
estraneo al cliente. Chiedere è mettere al centro un proprio schema di riferimento e inserire il cliente in quello
schema, il counselor a orientamento rogersiano risponde. Ciò che dice il counselor si relaziona con ciò che ha
detto il cliente, la sua risposta è in continuità con ciò che ha detto il cliente, quindi non c’è spazio né frattura fra la
frase del cliente e quella del counselor, ma collegamento in un fluire lento e trasformativo. Il colloquio è una danza
in cui il detto del cliente suggerisce la risposta del counselor e la risposta del counselor induce una nuova
esplorazione del cliente. L’empatia è questa danza in cui ci si misura all’altro e ci si modifica: un ritmo fluido e
armonico che diventa un percorso in cui il cliente insieme al counselor procede in una esplorazione e apprende.
Le tecniche del counseling sono le tecniche del colloquio. Le tecniche del counselor devono essere specifiche e
correlate alla definizione di counseling, è evidente un parallelismo fra la definizione di counseling di
Assocounseling e le tecniche di colloquio proposte dalla scuola di Counseling Familiare e dell’età Evolutiva .
Obiettivo del counseling è il miglioramento della qualità della vita del cliente ed è fatto di risposte che rispecchiano
la vita delle persone in quanto deve favorire la descrizione dei fatti, delle esperienze, della vita quotidiana.
“La <<cultura materiale>> si è aperta da qualche decennio una sua autonoma strada nel terreno della ricerca
storica dove ha conquistato il proprio posto e la propria dignità. Ha cessato di essere un genere minore, anche
perché comprendere la vita delle cose esige altrettanto acume di quanto ne richieda il comprendere la vita delle
persone” (Bodei, La vita delle cose, pag. 56). Affermava Husserl: “Occorre tornare alle cose stesse”.
“Le cose ci spingono a dare ascolto alla realtà, a farla ‘entrare’ in noi aprendo le finestre della psiche, così da
aerare una interiorità altrimenti asfittica […] Salvare gli oggetti dalla loro insignificanza o dal loro uso puramente
strumentale vuol dire comprendere meglio noi stessi e le vicende in cui siamo inseriti” (Bodei, La vita delle cose,
pag. 115-117).
Cosa sono le cose? E perché sono così importanti per il counseling? “Nel crescere nominiamo le cose, le fissiamo
nella memoria. le riconosciamo [...] Impariamo così a situarle in una mappa spaziale e temporale” (Bodei, La vita
delle cose, pag. 8)
Perché tra le tecniche di counseling porre l’attenzione alle cose? Il filosofo Bodei richiama l’attenzione sulla
differenza fra cosa e oggetto: la cosa non è un oggetto, la cosa è ciò che mi riguarda, ciò in cui mi trovo implicato
nella vita quotidiana, l’argomento da discutere o da decidere, è ciò di cui mi prendo cura, l’affare (=cosa da fare).
Oggetto è ciò che viene posseduto e manipolato dal soggetto accettato senza discutere.
La cosa è qualcosa di più ampio: “Investiti di affetti, concetti, simboli che individui, società e storia vi proiettano, gli
oggetti diventano cose, distinguendosi dalle merci […] Le cose non sono soltanto cose, recano tracce umane, sono
il nostro prolungamento” (Bodei, La vita delle cose, pag. 22-23)
Il colloquio di counseling è rivolto alle cose. “ Nella sua forma originaria quando fu dato agli uomini da Dio stesso, il
linguaggio era un segno delle cose assolutamente certo e trasparente poiché assomigliava ad esse. I nomi erano
deposti su ciò che indicavano come la forza è scritta nel corpo del leone, la regalità nello sguardo dell’aquila, come
l’influsso dei pianeti è stampato sulla fronte degli uomini mediante la forma della similitudine. Tale trasparenza fu
distrutta a Babele per castigo degli uomini. Le lingue furono separate le une dalle altre e rese incompatibili solo
nella misura in cui venne anzitutto cancellata la somiglianza alle cose la quale aveva costituito l’originaria ragion
d’essere del linguaggio […] Ma se il linguaggio non somiglia più immediatamente alle cose che nomina, non è per
questo separato dal mondo piuttosto la figura d’un mondo in via di redimersi e che si pone finalmente all’ascolto
della vera parola.” (Foucault, Le parole e le cose, pag. 50).
La formazione proposta dalla Scuola di Counseling Familiare e dell’età Evolutiva ha come obiettivo una
concretezza, un’attenzione alle cose persa purtroppo nella nostra cultura che, prigioniera di una pesante eredità
cartesiana, ha visto nella scissione fra mente e corpo uno dei suoi pilastri fondamentali. La cultura oggi si sta
riprendendo il corpo, la globalità della persona, il rapporto con le cose e con l’azione. Tutto questo è però ancora
patrimonio isolato e ristretto perché la massa delle persone fatica a riappropriarsi della propria interezza. Il
counseling intende, secondo il nostro approccio dare valore all’integrazione fra corpo e mente attraverso un
linguaggio che diventa concreto e tangibile.
La descrizione
La prima tecnica è la descrizione: il counselor aiuta i fatti a emergere: ci si tuffa in essi, li si attraversa e li si
descrive; questo è un modo per stare meglio. Bodei sostiene che: “Una specifica forma di elaborazione del lutto,
che coinvolge anche le cose, ha luogo quando si fa l’inventario di ciò che resta nella casa dei propri genitori dopo
la loro scomparsa” (La vita delle cose, pag. 27).
Il colloquio di counseling va oltre l’ovvio: “Andare oltre l’ovvio, togliere dalle cose la polvere della banalità e
dell’oblio che ne nasconde la natura e la storia, non solo è possibile, ma costituisce la premessa di ogni ricerca e
scoperta” ( Bodei, pag. 34). “Per lasciarsi alle spalle l’ovvio è necessario intraprendere viaggi di scoperta”, Il
counseling svela l’ovvio. “Quale era il valore di quel soprammobile, di quel foulard, di quell’acquerello che i miei
genitori non mi avevano regalato, di quel dizionario che sarebbe stato utile ai miei figli e che non avevano ritenuto
opportuno cedere, di quel vaso che avrebbero potuto porgermi sorridendo e che adesso prendevo senza il loro
sorriso”(Lidia Flem, Come ho svuotato la casa dei miei genitori, pag. 33-34), “Le cose non sono molto diverse
dalle persone o dagli animali. Gli oggetti hanno un’anima, e io mi sentivo in dovere di proteggerli da un destino
troppo funesto”(Lidia Flem, pag. 105).
Il counselor favorisce la descrizione delle cose che appartengono alle persone e consente loro di appropriarsene,
“Le cose sono investite dai raggi della mia attenzione che non soltanto le vede con gli occhi del corpo, ma le
comprende grazie al linguaggio, con gli occhi della mente, perché <<l’atto del vedere è un amalgama fra il piano
visivo e quello linguistico>> (Hanson, I modelli della scoperta scientifica, Milano Feltrinelli 1978)” (Bodei, pag. 42).
Già Heidegger sottolineava che: “L’uomo deve prendersi cura delle cose, senza limitarsi a contemplarle in maniera
esclusivamente teorica. Deve considerare soprattutto la loro utilizzabilità, il loro essere strumento in vista di uno
scopo, il loro aprirsi a noi nella modalità primaria pratico-poietica, che non si accontenta della loro semplice
presenza […] L’oggetto non esiste quindi di per sé indipendentemente dalla sua utilizzabilità” (Bodei p 47).
Il miglioramento della qualità della vita
La scuola forma i counselor a promuovere il miglioramento della qualità della vita del cliente. La sottolineatura e la
caratterizzazione del counseling è di essere rivolto all’esistenza delle persone e alla loro quotidianità ci riporta al
concetto di senso comune. Jedlowsky puntualizza che fino al secolo scorso le scienze si consideravano
antagoniste al senso comune, mentre oggi fra scienza e senso comune vi è un dialogo, infatti il senso comune
ingloba i dati scientifici e offre spunti alla ricerca. Il senso comune è ciò per cui le cose sono immediatamente
evidenti. Che esisto è evidente, non ho bisogno di dimostrarlo, se sto bene o male è un dato evidente che non
necessita di dimostrazione. Il senso comune è una memoria sociale. Il senso comune non si esprime per teorie,
ma è una sorta di saggezza efficace è il sapere di tutti, il sapere della comunità cui appartengo e che condivido nel
mio ambiente sociale. Il senso comune non ha a che fare con la ricerca della verità in quanto tale, ma con il
perseguimento e la stabilizzazione di un accordo fra i soggetti, in vista degli scopi connessi alla loro vita pratica
(Jedlowsky, pag 39), apprendere le regole del senso comune è imparare a non fare domande insensate
(Jedlowsky, pag. 43).
Il counselor si rivolge agli eventi comuni, ripetitivi anonimi che cospargono in modo silenzioso e invisibile la nostra
vita. Il counselor li guarda, li coglie mette la lente di ingrandimento li tira fuori dall’anonimato li mette in primo piano.
La parola per il counselor è riconoscimento, come sostiene Ricoeur, nel senso che tira fuori l’esperienza
dall’anonimato e la rende visibile: questo è un principio ispiratore base della formazione che offriamo ai futuri
counselor.
Il pecorso personale
La formazione del counselor, secondo il nostro approccio, lavora per favorire negli allievi l’emergere dei propri punti
di forza e di autodeterminazione, perché i futuri counselor possano porsi nei confronti dei clienti con le stesse
finalità.
Il percorso personale è finalizzato a far emergere e ampliare l’esperienza dell’allievo come soggetto che si
caratterizza per essere:
Un’esperienza esterna fatta di cose, eventi fatti che riguardano la vita della persona nel mondo;
Un’esperienza interna soggettiva che riguarda i propri sentimenti e i propri pensieri;
Un’esperienza relazionale.
Il percorso personale deve favorire un cambiamento visibile nel quotidiano. Come disse Noam Chomsky: “È
importante stupirsi di fatti semplici”, deve porsi come attività, deve diventare una pratica rivolta alle persone che
agiscono nel mondo. Deve promuovere parole che facciano vivere le esperienze perché in ciò che facciamo si
esprime la globalità di ciò che siamo. Rogers afferma: “I fatti sono miei amici” (Carl Rogers, Terapia centrata sul
cliente, pag. 43).
Il colloquio di counseling e la supervisione come spazio di consapevolezza
Il colloquio di counseling è maieutico, indiretto, rispettoso di ciò che la persona è e dei suoi tempi, quindi non è
invasivo. È omeopatico, non chirurgico. Le basi teoriche del colloquio di counseling fanno riferimento alla
fenomenologia, per cui assume particolare importanza il “fenomeno”, l’esperienza vissuta, ossia ciò che c’è, nel qui
e ora (Daniel Stern, Il momento presente).
Il linguaggio del counselor è fenomenologico: pratico, diretto, chiaro. Le risposte sono brevi perché la parola del
counselor è “Una parola semplice, senza orpelli retorici, una parola che sta nell’ordine della verità” Luigina Mortari,
La filosofia della cura, pag 187). Il colloquio di counseling deve essere teso alla trasformazione e all’elaborazione
di un progetto, contiene dunque una dimensione pedagogica perché favorisce nell’essere umano quel naturale
processo di apprendimento che ha caratterizzato da sempre l’umanità, apprendimento promosso anche dalle
scienze umane che “Si rivolgono all’uomo nella misura in cui questo parla, vive , produce “ (Foucault, Le parole e le
cose, pag. 376).
Supervisione è lavorare con il futuro counselor che riporta casi seguiti in tirocinio, quindi è lavorare con una
narrazione; il supervisore lavora con l’immagine che il counselor gli trasmette. Il supervisore permette a quel
racconto di svolgersi e srotolarsi, in questo processo la descrizione cambia. Quello che interessa il supervisore è il
meta-racconto del counselor: ciò che sceglie di dire, ciò che ha scelto di vedere e il come sceglie di raccontare. Il
supervisore guarda lo sguardo del counselor sul cliente e lo aiuta a far propria la visione dei fatti del cliente. Aiuta il
counselor ad allargare lo sguardo sul cliente. Il counselor in formazione attraverso la supervisione impara ad
allargare il suo sguardo per arricchire le proprie abilità percettive.
L’immagine del counselor è il prodotto della sua storia in quanto persona, davanti al supervisore l’allievo, futuro
counselor, mescola la sua vita con quella del cliente e porta il malessere di questa mescolanza, quindi la
supervisione ha anche la funzione di andare a guardare per riuscire a separare e distinguere ciò che appartiene al
cliente e ciò che appartiene all’allievo. Questa distinzione porta chiarezza e lucidità.
La supervisione non può essere un procedimento mentale e non può essere un capire, ma un comprendere e un
tenere insieme in una logica circolare dove ciò che il supervisore dice arriva al futuro counselor contribuendo a
sedimentare l’esperienza. Il supervisore induce competenza non ha competenza, Il vero competente è il futuro
counselor che è l’attore della supervisione come il cliente è il vero attore della seduta di counseling. Ciò che è
importante è il counselor, l’espressione dei suoi sentimenti negativi e la loro elaborazione. Quando la supervisione
è fatta in gruppo le immagini si moltiplicano, questo implica un lavoro di confronto fra le immagini emerse.
Nelle professioni d’aiuto il confine fra persona e professionista è un confine labile e sfumato, sempre ciò che siamo
influenza ciò che facciamo, ma nelle professioni d’aiuto invece la persona non deve invadere lo spazio
professionale. Lo spazio personale deve stare dentro un confine per lasciar emergere uno spazio neutro di
equidistanza-equivicinanza che non sempre è facile mantenere. Quando il personale irrompe in quello spazio
occorre elaborare e la supervisione rappresenta uno spazio di elaborazione. Tutta la formazione del counselor
gravita attorno a questo punto perchè la cultura di un counselor lo deve sempre indurre a cercare questo punto di
equilibrio nel quale si concretizza la giusta distanza.
Scrittura e ricerca
Elemento importante che appartiene al percorso formativo del counselor è quello della scrittura che viene esplorato
sia a livello teorico che pratico. A livello teorico sono strutturate lezioni dedicate al concetto di Io narrativo e di
costruzione narrativa dell’identità (Jerome Bruner); lezioni incentrate sul come si può scrivere un progetto di
tirocinio, un curriculum mirato, una tesi. A livello pratico vengono proposte all’allievo prove scritte come
l’elaborazione di un tema, di progetti di tirocinio e, in ultimo, della tesi.
Una scuola deve accompagnare allievi ed ex allievi verso il mondo della ricerca perché un buon counselor deve
possedere la forma mentis di colui che è in perenne osservazione e in perenne raccolta dati. Sono i dati che
forniscono indicazioni sull’efficacia del nostro intervento e che definiscono sempre più quali siano gli ambiti
applicativi del counseling. I dati fanno riflettere, ci costringono a confrontarci, a crescere, a trasformarci.
È importante per la nostra scuola pensare ai futuri counselor come professionisti impegnati a lavorare sia per la
professione sia per la cultura del counseling. Saper scrivere, saper supportare il proprio modo di operare come
professionista, con ricerche bibliografiche e sul campo, dà forza e chiarezza alla professione, consente di
interloquire con le altre professioni.
Definizione sintetica
Integrato
Presentazione del corso
Titolo del corso
Scuola Triennale di Counseling Familiare e dell’Età Evolutiva.
Obiettivi
Il percorso di formazione del counselor è teorico-pratico. L’obiettivo è formare professionisti in grado di favorire
nella persona un cambiamento attraverso il colloquio.
Si impara a realizzare un colloquio d’aiuto attraverso l’esperienza e la riflessione sull’esperienza.
Metodologia d’insegnamento
Le lezioni in gruppo utilizzano varie metodologie: lezioni frontali, role-playing, condivisione, partecipazione attiva a
pratiche corporee e attraverso l'uso dell'immaginazione.
Percorso personale
Il percorso personale si svolge in gruppo. I trainer che lo conducono sono Piera Campagnoli, Anna Salvadori,
Roberta Nicoli e Giulia Maria D'Ambrosio. Si sperimentano tecniche di ascolto finalizzate alla descrizione di sé, alla
consapevolizzazione e alla conseguente progettazione di cambiamenti. Si utilizzano diversi strumenti, come la
condivisione fatta in gruppo di tematiche personali, riportate a un contesto didattico, secondo la metafora del
'ripulire il proprio specchio'; ma anche l'uso di tecniche immaginative, narrative e creative. La valenza didattica del
lavoro fatto in gruppo consente di sperimentare e affinare l'ascolto empatico, rivolto a sé stessi e all'altro”.
Struttura del corso
Inserire qui la seguente struttura di base
Durata espressa in anni: _3___
Durata espressa in ore: __750__
Organizzazione didattica
Criteri di ammissione
a) Diploma di Scuola Media Superiore quinquennale o titolo equipollente (per equipollente si intende un titolo non
uguale nella forma, ma nel valore intrinseco: è specifico di titoli di studio di Stati esteri e dunque necessita di un
documento ufficiale tradotto).
b) Aver compiuto i 23 anni di età.
c) Possedere attitudine alla professione d’aiuto (aver ben compreso le caratteristiche del percorso formativo e
possedere solidità personale per poterlo affrontare).
d) Essere motivati in modo congruente a un percorso formativo.
Modalità di ammissione
a) Massimo allievi iscrivibili: 20.
b) Per essere ammessi al corso è necessario: un primo colloquio informativo e conoscitivo. Se la persona possiede
le caratteristiche base necessarie può, dopo un periodo, accedere a un secondo colloquio motivazionale superato
il quale può iscriversi.
Esami
Durante il triennio vengono svolti 3 esami, uno a ogni fine d'anno. Gli esami comprendono una prova scritta su
traccia fornita, una prova orale su testi obbligatori e una prova pratica di conduzione di colloquio. Alla fine del terzo
anno non viene svolta la prova scritta perché gli allievi sono impegnati nella stesura dell'elaborato di tesi che
discuteranno entro maggio dell'anno successivo.
Assenze
La frequenza è obbligatoria e tutte le ore perse di Supervisione e Percorso personale vanno recuperate. È
ammesso effettuare assenze, durante le lezioni a carattere teorico, fino a un massimo di 40 ore nel triennio. È
richiesta la massima puntualità alle lezioni per consentire di poter lavorare col massimo profitto senza elementi di
disturbo. Vengono conteggiate come assenza anche singole ore di ritardo o di uscita anticipata.
Materiale didattico
a) Per ogni insegnamento verrà individuato un testo bibliografico obbligatorio e due testi di consultazione opzionali.
b) Vengono fornite dispense delle lezioni a cura del docente.
Documenti da rilasciare al discente
Alla fine del percorso formativo, espletato tutto quanto richiesto, la struttura rilascia all’allievo:
Alla fine del percorso formativo, espletato tutto quanto richiesto, la struttura rilascia all’allievo:
a) diploma di counseling secondo la denominazione data dalla struttura in cui sia evidenziato il riconoscimento di
AssoCounseling con apposizione dello specifico logo relativo al riconoscimento.
b) certificato contenente nel dettaglio le ore teoriche effettuate e il relativo monte ore nonché le attività esperenziali
svolte ed il relativo monte ore con apposizione dello specifico logo relativo al riconoscimento.
c) certificato di tirocinio contenente nel dettaglio le ore, le attività svolte e i soggetti attori (allievo-tirocinante, ente
ospitante, tutor e supervisore).
Programma del corso
Formazione teorico-pratica
Insegnamenti obbligatori
INSEGNAMENTO
ORE
DOCENTE
Storia del counseling
12
Ludovica Mollona, Piera Campagnoli
Fondamenti del counseling
28
Campagnoli, Scaricabarozzi
Comunicazione, scelte e cambiamento
40
Logli, Mollona, Campagnoli, Berno
Psicologie
64
Lenarduzzi, Cericola, Campagnoli
Altre scienze umane
36
Berno, Logli, Mollona, Calanchini
Le professioni della relazione di aiuto: confini ed elementi
di psicopatologia
20
Etica e deontologia
24
Fani, Logli
Promozione della professione
8
Piccini
Subtotale insegnamenti minimi obbligatori
232
\
Cafiso, Logli
Insegnamenti complementari (specifici della scuola)
INSEGNAMENTO
ORE
DOCENTE
Counseling Familiare
72
Campagnoli, DeAngelis, Berno
Counseling sistemico
16
Logli
Counseling nelle organizzazioni
24
Berno, Piccini
Teoria e tecnica del colloquio
48
Campagnoli
Subtotale insegnamenti complementari
160
\
464
\
Totale formazione teorica nei tre anni
Monte ore totale delle materie teorico-esperenziali
Formazione esperienziale
Percorso personale (scegliere una sola opzione)
TIPOLOGIA
ORE
FORMATORE
Formazione personale di gruppo
106
D’Ambrosio, Nicoli, Salvadori
Subtotale percorso personale
106
\
TIPOLOGIA
ORE
SUPERVISORE/I
Supervisione didattica
72
Campagnoli, Rossin
Subtotale supervisione didattica
72
\
Supervisione didattica
Tirocinio
TIPOLOGIA
Il tirocinio prevede un periodo di
affiancamento degli operatori, ovvero
la partecipazione alle attività che vi si
svolgono, in qualità di osservatori o
coadiutori in compresenza con gli
operatori del centro (educatori).
Questo consentirà una conoscenza
reciproca
e
un
osservatorio
necessario
sulle
dinamiche
relazionali che si creeranno. In un
secondo tempo, previo accordo con i
responsabili, sarà possibile proporre
progetti da condurre in piccolo
gruppo,
anche
con
maggiore
autonomia.
Gestione dello sportello ascolto
(rivolto a studenti, famiglie e
insegnanti), la partecipazione ai
progetti accoglienza delle classi
prime
(circle
time,
colloqui
conoscitivi, orientativi e ri-orientativi),
il
monitoraggio
delle
classi
successive
alla
prima,
la
progettazione e la gestione di
percorsi anti dispersione e alternativi
alle sanzioni disciplinari
Affiancamento di counselor che
conducono colloqui individuali o
famigliari; affiancamento di altri
professionisti (come psicomotricista)
per apportare un contributo alle
attività
svolte
attraverso
l’applicazione di abilità di counseling.
Partecipazione a gruppi di lavoro su
ascolto di registrazioni di colloqui di
counseling
ORE
ENTE/I CONVENZIONATO/I
SUPERVISORE/I
Cooperativa
Sociale
Il
Sorriso di Pessano con
Bornago
Piera Campagnoli
Piera Campagnoli
As.Co.S
Assistenza
counseling sistemico, Novara
Piera Campagnoli
Centro Psicologia di Piera
Campagnoli
Il tirocinio consiste in un progetto che
accompagna e sostiene ragazzi di
terza media in vista degli esami
conclusivi. Viene integrato da un
parallelo progetto rivolto ai genitori
“Prendersi cura di sé per prendersi
cura dei propri figli”
Piera Campagnoli
Istituto Ada Negri, Caponago
Traduzione di un testo in inglese non
pubblicato in Italia: “Handbook of
counseling and psycotherapy in a
international context”
(max
50
ore)
\
Rossella
Mollona
Subtotale tirocinio
180
\
\
Totale formazione esperenziale nei tre anni
Subtotale percorso personale + supervisione + tirocinio
358
\
750
\
Totale formazione nei tre anni
Somma di tutte le attività (3.1.3 + 3.2.4)
Logli,
Ludovica
Bibliografia del corso
Ainsworth M. (2006), Modelli di attaccamento e sviluppo della personalità, Milano, Raffaello Cortina Editore.
Ammanniti M. (2015), La famiglia adolescente, Roma-Bari, Laterza.
Bandura A. (2012), Adolescenti e autoefficacia, Trento, Centro Studi Erickson.
Benedetti L. (2005), Parent training: counseling e formazione per genitori, Roma, Carrocci.
Bertrando P. (1997), Nodi familiari, Milano, Feltrinelli.
Bowlby J. (1989), Una base sicura, Milano, Raffaello Cortina Editore.
Bramanti D., Marzotto C., Digrandi G., a cura di (2015), Percorsi innovativi di assistenza domiciliare, Trento,
Erickson.
Bruner J. (2003), La mente a più dimensioni, Roma-Bari, Laterza.
Bruzzone D. (2007), Carl Rogers. La relazione efficace in psicoterapia e nel lavoro educativo, Roma, Carrocci
Faber.
Campagnoli P. (2011), Professione Counseling, Rimini, Maggioli Editore.
Capra F. (2013), Il punto di svolta. Scienza, società e cultura emergente, Milano, Feltrinelli.
Cheli E.(2013), L’epoca delle relazioni in crisi (e come uscirne). Coppia, famiglia, scuola, sanità, lavoro, Milano,
Franco Angeli.
Cicognani E. (a cura di) (2006), Lavorare con i genitori di adolescenti, Roma, Carocci Faber.
Coleman J. (2015), Perché non mi parli? Il conflitto tra genitori e figli adolescenti, Milano, Raffaello Cortina Editore.
Costa V., Franzini E., Spinicci P. (2002), La fenomenologia, Torino, Einaudi. (1971).
De Piccoli N. (a cura di) (2014), Salute e qualità della vita nella società del benessere. Prospettive interdisciplinari,
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Di Nicola P. a cura di (2002), Prendersi cura delle famiglie, Roma, Carrocci.
Donati P., Di Nicola P. (2006), Lineamenti di sociologia della famiglia, Roma, Carocci.
Donati P.P. (1994), La famiglia nella società relazionale, Milano, Franco Angeli
Dunn J. (2006), L'amicizia tra i bambini. La nascita dell'intimità, Milano, Raffaello Cortina Editore.
Gardner H., Davis K. (2014), Generazione app. La testa dei giovani e il nuovo mondo digitale, Milano, Feltrinelli.
Gordon T. (2014), Genitori efficaci. Educare figli responsabili, Molfetta Bari, La Meridiana.
Grazzani Gavazzi I., Ornaghi V. (2007), La narrazione delle emozioni in adolescenza, Milano, McGraw-Hill
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Iafrate R., Rosnati R. (2007), Riconoscersi genitori. Percorsi di promozione e arricchimento del legame genitoriale,
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Paul Tillich, Burrhus Frederic Skinner, Michael Polanyi e Gregory Bateson, Molfetta (BA), La Meridiana.
Marcoli A. (2004), Il bambino arrabbiato. Favole per capire le rabbie infantili, Milano, Mondadori.
Maslow A. H. (1971), Verso una psicologia dell’essere, Roma, Astrolabio Ubaldini.
Mastromarino R. , Prendersi cura di sé per prendersi cura dei figli (libro fuori catalogo disponibile in fotocopie
presso il Centro).
Menesini E. (2000), Bullismo che fare? Prevenzione e strategie d'intervento nella scuola, Firenze, Giunti.
Miller A. (2010), Il bambino inascoltato, Torino, Bollati Boringhieri
Morin E. (2015), Insegnare a vivere, Milano, Raffaello Cortina Editore.
Nardone G. (2015), Modelli di famiglia. Conoscere e risolvere i problemi tra genitori e figli, Milano, Tea Editore.
Neri C. (2004), Gruppo, Roma, Borla.
Pivetta O. (2012), Franco Basaglia, il dottore dei matti. La biografia, Trebaseleghe (PD), Dalai editore.
Recalcati M. (2014), L'ora di lezione, Torino, Einaudi.
Recalcati, M. (2011), Cosa resta del padre? La paternità nell'epoca ipermoderna, Milano, Raffaello Cortina.
Recalcati, M. (2015), Le mani della madre. Desiderio, fantasmi ed eredità del materno, Milano, Feltrinelli.
Rogers C. R, Kinget G. M. (1970), Psicoterapia e relazioni umane, Torino, Bollati Boringhieri (testo fuori catalogo
reperibile in fotocopia presso in Centro).
Rogers C. R. (1971), Psicoterapia di consultazione. Nuove idee nella pratica clinica e sociale, Roma, Astrolabio
Ubaldini.
Rogers C. R. (1978), Potere personale. La forza interiore e il suo effetto rivoluzionario, Roma, Astolabio Ubaldini.
Rogers C. R. (2012), Un modo di essere, Firenze, Giunti.
Rogers C. R. (2013), Terapia-centrata-sul-cliente, Firenze, Giunti Editore
Rogers C. R., (2007), Terapia centrata sul cliente, Molfetta (BA), La Meridiana, [titolo originale (1951) Client
Centered Therapy].
Rogers C. R., Russell D. E. (2006), Carl Rogers: un rivoluzionario silenzioso. Lo psicoterapeuta centrato sulla
persona che rivoluzionò la psicologia, Molfetta (BA), La Meridiana
Saraceno C. (2012), Coppie e famiglie. Non è questione di natura, Milano, Feltrinelli.
Saraceno C. (2016), Mamme e papà. Gli esami non finiscono mai, Bologna, Il Mulino.
Scabini E., Rossi G. a cura di (2010), La ricchezza delle famiglie, Milano, Vita e Pensiero.
Sclavi M. (2003), Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Milano, Bruno
Mondadori.
Sennett R. (2008), L'uomo artigiano, Milano, Feltrinelli.
Sennett R. (2012), Insieme. Rituali, piaceri, politiche della collaborazione, Milano, Feltrinelli
Siegel D.J. (2016), Errori da non ripetere. Come la conoscenza della propria storia aiuta a essere genitori, Milano,
Raffaello Cortina Editore.
Sponchiado E. (2001), Capire le famiglie, Roma, Carocci.
Stern D. (1999), Diario di un bambino, Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Tommasello M. (2010) Altruisti nati. Perché cooperiamo fin da piccoli, Torino, Bollati Boringhieri.
Watzlawick P., Beavin J. H., Jackson D. D. (1978), Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli
interattivi, delle patologie e dei paradossi, Roma, Astrolabio Ubaldini
Programmi sintetici
Scienze umane
Le scienze umane rappresentano una famiglia di discipline che pongono l’accento sul comportamento dei singoli e
dei gruppi, il loro modello di ricerca si nutre di studio, osservazione, sperimentazione sul campo e discussione
multidisciplinare. Proprio in un contesto di multidisciplinarietà, la Scuola ritiene necessario dare la possibilità ai
suoi studenti di confrontarsi con materie umanistiche come l’Antrolopogia, la Filosofia e la Sociologia che
esplorano l’umano da diversi punti di vista ma sempre entro la medesima prospettiva metodologica di stampo
fenomenologico, ossia un approccio che discende nel flusso della esperienza individuale per esplorarla e
riemergere in una ricerca di senso solo e soltanto dentro l’evento soggettivo. Le lezioni di materie umanistiche
hanno l’obiettivo di far acquisire competenze pratiche e teoriche volte alla formazione di una figura professionale, il
counselor, in grado di comprendere e decifrare l’attuale e complessa realtà dell’animo umano. La Scuola si di
formare dei professionisti che si rapportino al cliente considerandolo un uomo libero, autonomo e sempre inserito
in una fitta trama di rapporti e di relazioni interpersonali; quindi un professionista in grado di lavorare con alla
persona sia nella sua dimensione individuale sia in quella sociale.
Antropologia
L’antropologia, che letteralmente significa “discorso sull’uomo”, si occupa dell’essere umano dal punto di vista
comportamentale, culturale ed evolutivo, considerandolo anche nel rapporto con l’ambiente naturale. La Scuola
presenta la storia della disciplina e i concetti fondanti la disciplina stessa, fornendo degli spunti di riflessione volti a
rintracciare i nessi esistenti tra l’Antropologia e il Counseling. Tra le molte tematiche proposte all’allievo troviamo:
l’arte di ascoltare, l’autoconsapevolezza emozionale e la gestione creativa dei conflitti; argomenti strettamente
connessi tra loro ed utili conoscenze per uscire dalle personali cornici di riferimento. Si considera inoltre
importante fornire all’allievo alcune conoscenze di base che possono rivelarsi utili per muoversi entro una
prospettiva multiculturale, considerata fondamento di un’epistemologia dell’umano e, allo stesso tempo, orizzonte
di senso che si nutre di concetti come integrazione, collaborazione, partecipazione, rete e comunità.
Sociologia
Si presenta la Sociologia dandone una definizione e una traccia storica, poi si introduce la sociologia della famiglia
e si analizza cosa si intenda per famiglia delineando la sua evoluzione e trasformazione nel tempo. Sono trattati tra
i molti temi riguardanti la famiglia di oggi: le leggi che riguardano la famiglia e le conseguenze nel sociale, le
politiche familiari nei diversi modelli di welfare, la separazione, il divorzio, l’adozione, l’affido, gli anziani nella
famiglia, la procreazione assistita, i fratelli. L’insegnamento della materia vuole fornire allo studente alcuni
strumenti teorici di base per: analizzare la famiglia “al plurale” nelle sue variazioni storiche e sociali; considerare la
familiare come gruppo sociale specifico caratterizzato da istanze e dinamiche peculiari che interagiscono e si
differenziano da tutte le altre dimensioni della società.
Filosofia
Filosofia non come pura conoscenza e disinteressata contemplazione, ma come pratica di vita ed esercizio
quotidiano per l’uomo. Una pratica trasformativa e un’“arte di vivere” che cerca di cogliere i bisogni della
contemporaneità per supportare la ricerca del senso dell’esistenza. Proprio partendo da questo presupposto, la
Scuola propone delle lezioni che si focalizzano sul pensiero di alcuni autori in grado di implementare la
conoscenza dell’allievo, conoscenza che deve essere intesa come aumento della consapevolezza di sé, dei propri
desideri, delle proprie paure e dell’analisi della realtà. La scuola non vuole insegnare la storia della filosofia ma
cercare di fare filosofia, seguendo il metodo socratico del “sapere di non sapere” quindi seguendo uno stile di
ricerca aperto, un continuo dialogo tra persone, un interrogare e un rispondere in cui la risposta pone sempre una
nuova domanda. Questo tipo di esercizio, comunicativo ed esperienziale, ha il fine di stimolare l’utilizzo di una
modalità di pensiero più flessibile ed efficace; una propensione necessaria a un counselor che si pone davanti
all’Altro privo di giudizi, preconcetti e teoria precostituita condizionanti la visione della realtà e dell’individuo. Il
counselor analizza la struttura dell’esistenza del cliente e la sua visione del mondo, concetti propri della filosofia
fenomenologico-esistenziale, in un rapporto interpersonale fondato sull’empatia e l’ascolto autentico. Le lezioni di
filosofia sono concepite come esercizi di riflessione e discussione su alcuni temi fondanti l’umano esistere come il
soggetto come coscienza intenzionata, la volontà di potenza e il sentimento sociale, l’empatia, il tempo soggettivo,
la morte e il lutto. La Scuola offre un tempo di confronto per formare l’allievo a essere un buon counselor in grado
di accompagnare i propri clienti ad avere un pensiero critico rispetto la propria realtà al fine di evidenziarne il valore
e il significato, le contraddizioni e le incongruità per conquistare un benessere interiore.
Storia del counseling
La Scuola ritiene che l’insegnamento di questa materia debba partire da una chiara spiegazione di che cosa si
intenda per counseling e quali siano i suoi ambiti applicativi, delineando gli aspetti epistemologici del counseling
concepito come scienza della persona, quindi focalizzato sulla centralità del soggetto. L’insegnamento della
materia dedica del tempo per tratteggiare la storia della psicologia per mettere in risalto le differenze che
intercorrono tra questa e il counseling, ma anche tra il counseling e la psicanalisi, il counseling e la psicoterapia.
Una volta fornito all’allievo un quadro di riferimento chiaro, si propone una ricostruzione storica della nascita e dello
sviluppo del counseling, fornendo una breve panoramica su un piano storico e sociale. Si delinea il clima culturale
e filosofico che pone le basi per lo sviluppo dell’approccio umanistico nelle scienze umane: il pensiero
fenomenologico di Husserl (concetto di coscienza intenzionata, empatia, epoché, mondo vissuto e intuizione),
l’analitica esistenziale di Heidegger (Esser-ci, l’Essere-con-gli-altri, l’esistenza autentica, la cura autentica e
inautentica) l’Esistenzialismo di matrice europea (Jaspers, Sartre, Marleau-Ponty). Si presenta la Psicologia
Umanistica soffermandosi sul pensiero di alcuni dei suoi principali fondatori - Abraham Maslow, Rollo May e Carl
Rogers – e si illustrano i suoi principi epistemologici fondamentali. Di seguito viene introdotta la psichiatria
fenomenologica, disciplina nata e strutturatasi all’interno del medesimo clima culturale e filosofico della psicologia
umanistica. Questo nuovo approccio, teorico e pratico, alla malattia mentale ha esponenti di grande rilevanza
come Minkowski, Binswanger, Laing. La Scuola dedica particolare attenzione alla figura dello psichiatra e
intellettuale italiano Franco Basaglia che ha proposto una psichiatria sociale e che, grazie il suo impegno e il suo
lavoro, ha portato alla formulazione della famosa Legge 180. Inoltre è proposto all’allievo un confronto tra Rogers e
Basaglia al fine di mostrare i molti i punti di contatto tra i due pensatori.
Le professioni della relazione di aiuto: confini ed elementi di psicopatologia
La Scuola si propone di illustrare gli elementi fondamentali della psicopatologia generale: nascita e sviluppo della
disciplina, il suo campo di indagine e i principali quadri psicopatologici. La Scuola reputa importante la presenza di
elementi di psicopatologia descrittiva per la formazione del futuro counselor che dovrà essere in grado di
riconoscere i diversi livelli di gravità dei disagi psicologici e distinguere una nevrosi da una psicosi, consapevole
che quest’ultime necessitano dell’intervento di altre figure professionali. La finalità quindi delle lezioni non è solo di
delineare i confini entro i quali un counselor può agire, ma anche di tratteggiare la mappa di quei territori nei quali
poter lavorare, interagendo con altri professionisti e inserendosi in équipe multidisciplinare. Si propone all’allievo un
programma della materia che si muove dalla dimensione descrittiva dell’indagine psicopatologica, con riferimento
al DSM, a una dimensione comprensiva della sofferenza mentale orientata a oltrepassare la classificazione e la
teoria dei sintomi per approdare a una visione dialogica della cura. La psicopatologia fenomenologica è uno
specifico approccio antropologico alle malattie mentali che si avvicina all’esperienza soggettiva della patologia
psichica, servendosi della immedesimazione e della introspezione, entrambi emblematici strumenti conoscitivi delle
scienze umane. La prospettiva fenomenologica rileva come non sia possibile in psicopatologia una
conoscenza senza la partecipazione radicale della soggettività del medico alla soggettività del paziente, senza il
desiderio di scendere lungo i sentieri frastagliati e segmentati della vita interiore dell’Altro. Le lezioni mettono in
evidenza i punti di contatto che sussistono tra la psicopatologia fenomenologica e il counseling di matrice
fenomenologico-esistenziale; entrambe professioni che costruiscono il proprio lavoro e la propria efficacia
sull’importanza della centralità della persona, della relazione interpersonale, dell’empatia, dell’ascolto autentico,
della comprensione priva di giudizio, dell’attivazione delle competenze personali.
Fondamenti di counseling
Rogers, ha cambiato il modo di fare psicologia, si è distanziato dalla psicologia prevalente al suo tempo ed è stato
un innovatore che ha promosso fecondi sviluppi nelle scienze umane. La sua opera ha avuto un effetto
rivoluzionario non solo nella psicologia ma anche nelle scienze umane, pedagogiche e sociali. Definito da Farson,
con una felice espressione “ rivoluzionario silenzioso”. Rogers si colloca nella tradizione che prende le mosse da
Kant e che si riconosce nei presupposti fondamentali del filone umanistico-esistenziale e della ricerca
fenomenologica. Si tratta di un pensiero nuovo e, in un certo senso, rivoluzionario, che, abbandonando le ricerche
sulla verità assoluta, che avevano caratterizzato la storia della filosofia, si concentra sull’ osservazione e sulla
descrizione dei “fenomeni”, ossia di ciò che appare (fenomeni dal greco “fenomena”, ossia “le cose che appaiono”).
Il filone umanistico-esistenziale si basa sui seguenti principi:
Valorizzazione dell’’esperienza soggettiva. Valorizzazione dell’essere umano
all’autorealizzazione La Natura umana non può mai essere pienamente definita
come
unico
e
tendente
Il concetto di scelta: qualsiasi scelta facciamo determinerà il nostro futuro. Il rapporto con gli altri: è impossibile
essere separati dagli altri e dal mondo.
Rogers si colloca ll’interno di questo nuovo clima di pensiero. Per lui La persona non può essere oggetto, può solo
essere soggetto. L’essere umano è unico e tende all’autorealizzazione La persona ha modalità proprie di
percepire, sentire, pensare, agire. L’unicità della persona è data da una combinazione fra un bagaglio genetico
(unico) che entra in contatto con una serie di eventi la cui sequenzialità è unica. Questa combinazione tende alla
stabilità. La persona è capace, sa definire il suo problema, può cambiare, può trovare il modo per cambiare. Può
scegliere.
I punti fondamentali del pensiero di Carl Rogers:
L’utente dell’intervento non è più paziente ma cliente:
cognitivismo
ciò significa allontanarsi dalla prospettiva medica del
Viene introdotto il termine di counseling, un termine meno pretenzioso per togliere all’incontro terapeutico la
connotazione medica del cognitivismo
Sottolinea il concetto di persona: Al centro vi è la persona non il problema. Terapia è creare condizioni per favorire
la crescita della persona.
Principio olistico: la persona è un’unità psicofisica.
Principio dinamico: la vita è un processo continuo. Questo concetto è collegato al lavoro di Goldstein.
Ottimismo: nell’uomo c’è una tendenza naturale veeso il completo sviluppo
Accettazione positiva incondizionata: attiva nella persoan che si sente accettta un vissuto positivo di sé che
favorisce una nuova aucomprensione.
Importanza della ricerca. L’originalità di Rogers è consistita nel descrivere la relazione terapeutica
Concezione globale della persona
Non si occupa più soltanto di psicoterapia ma di un approccio alla vita, un modo di essere che si addice ad ogni
situazione.
Negli ultimi anni di vita fonda un istituto per la pace con lo scopo di applicare la sua teoria centrata sulla persona a
conflitti culturali e sociali di vario tipo. Intervenne facilitando conflitti in Irlanda fra cattolici e protestanti di Belfast o
con gruppi interculturali dove si manifestavano conflitti razziali Questa opera gli varrà la candidatura al premio
nobel per la pace. L’ultimo capitolo di “potere personale” è un attacco alla politica americana che viene descritta
nei suoi aspetti dei prevaricazione e ingiustizia sociale.
Etica e deontologia
Sviluppa gli aspetti etici e deontologici della professione con approfondimento di tematiche legali, fiscali e di aspetti
connessi al riconoscimento della professione. Definizione di Counseling secondo AssoCounseling: analisi dei
principali elementi. Il tirocinio: finalità, regolamento, modalità realizzative. Counseling come intervento
professionale rivolto a momenti di vita di criticità. Ordine professionale e Associazione professionale. Le professioni
non regolamentate. L’Associazione professionale e la sua attività a favore della professione. Il cliente e la privacy.
Il segreto professionale. Il codice deontologico applicato alla professione. La fatturazione e la legislazione relativa
al lavoro come libero professionista. Il counselor nell’équipe multi-professionale: definizione dell’ambito operativo
del counselor. Il counselor come lavoratore dipendente: la normativa. La gestione dei casi difficili e le leggi che li
regolano. La professione del counselor inserita nel quadro normativo più aggiornato. Presentazione di
AssoCounseling: lettura dei regolamenti e delle linee guida in preparazione dell’esame per diventare socio. La
legge 4/2013 e recenti questioni di carattere giuridico che riguardano la professione.
Comunicazione scelte cambiamento
La comunicazione è l’effetto del nostro comportamento sugli altri e la reazione degli altri al nostro comportamento,
è un passaggio di informazioni necessario per vivere. La sopravvivenza fisica della persona dipende dalla
comunicazione. Il bambino per sopravvivere ha bisogno di segnalare alla mamma che ha fame e la mamma ha
bisogno di saper decifrare quel segnale. La scienza della comunicazione è nata da una felice intuizione di Bateson:
i problemi delle persone sono il risultato delle relazioni che stabiliscono con l’ambiente circostante. Con lo
svilupparsi dei modelli sistemici assume importanza la definizione di contesto che si presenta particolarmente
importante nel counseling familiare. Osservare la famiglia dà informazioni sul bambino. Il counseling familiare si
basa sul concetto di relazione: la persona cambia se cambia il contesto. Il bambino cambia se cambia la famiglia.
La famiglia cambia se cambia il bambino. La teoria e la tecnica della comunicazione presenti nelle ricerche di
Watzlwitc si articolano intorno a un tema: la comunicazione può modificare il comportamento. La comunicazione è
retta dal principio del feed back, è interazione. La comunicazione è come una partita a tennis in cui una mossa
suggerisce la mossa dell’avversario e la sua modifica quella successiva. Ci modifichiamo a vicenda
continuamente. La teoria di Watzlavitc può concentrarsi intorno ai seguenti punti:
E’ impossibile non comunicare
Ogni comunicazione impone un comportamento
Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione.
La comunicazione riguarda: l’aspetto verbale (ciò che dico) e l’aspetto non verbale (come lo dico).
La comunicazione verbale riguarda l’aspetto esplicito della comunicazione. La comunicazione non verbale riguarda
come diciamo una cosa, collegato al come ci sentiamo, agli aspetti emozionali. Col modo in cui parlo:
Ti dico come ti vedo. Ti dico più di quanto non intendevo dirti. Dico qualcosa che incide sul comportamento: nella
comunicazione passa di più il non verbale del verbale
Le principali modalità di comunicazione sono:
Conferma: è il tipo di comunicazione che ci fa sentire bene, accettati.
Rifiuto: può essere doloroso, ma implica un riconoscimento.
Disconferma: Dice alla persona “Tu non esisti”
Comunicazione empatica è cogliere ciò che l’altro non riesce a verbalizzare
Il massimo dell’intesa è quando l’altro capisce di noi quello che noi non abbiamo ancora capito di noi stessi.
Quando l’altro verbalizza, comprende ciò che noi ancora non riusciamo a verbalizzare.
La comunicazione è un processo di azione reazione continuo dove l’interlocutore che può dire come un messaggio
è arrivato. Questo ci mette nella condizione di una sperimentazione continua. La stessa comunicazione può avere
effetti opposti su persone diverse. Occorre fare attenzione alla risposta dell’altro: ascoltandolo si raccolgono le
informazioni relative alla nostra comunicazione.
Psicologie (Psicologia dei gruppi, Psicologia sociale, Psicologia dell’età
evolutiva)
Le psicologie, nella Scuola di Counseling Familiare e dell’Età Evolutiva, rappresentano un supporto culturale di
riferimento utile per inquadrare storicamente temi che poi vengono declinati e approfonditi secondo l’epistemologia
e l’orientamento del counseling.
La psicologia dello sviluppo fornisce al futuro counselor elementi utili per comprendere le fasi evolutive e per
aiutare i genitori a leggere l’età che il figlio sta attraversando e le sue caratteristiche più evidenti. La conflittualità in
famiglia nasce spesso da attese nei confronti dell’altro che sono il frutto di una percezione autocentrata. Aiutare la
famiglia a vedere l’altro nelle sue caratteristiche, nella fase evolutiva che sta attraversando è premessa
indispensabile per favorire una miglior composizione delle diversità che confluiscono nel quadro familiare. Il lavoro
del counselor è spesso un lavoro di traduzione e di lettura: un bambino vivace può essere vissuto dal genitore
come un bambino che “non vuole” comportarsi bene, attribuendo cosi in toto al bambino una responsabilità che gli
appartiene solo in parte. Il counselor aiuta il genitore a leggere la situazione come dettata dal fatto che il bambino
in quel contesto fa il meglio che può data la sue età e alcune caratteristiche del contesto relazionale in cui è
inserito.
Il counselor acquisisce durante il percorso formativo la capacità di vedere la famiglia da vari punti di vista e di
aiutarla nella operazione di comprensione del punto di vista altrui. Le psicologie sono strumento che offre dati a
sostegno di questo processo per aiutare il genitore a comprendere la fase che il figlio sta attraversando e poter
interagire con quelle caratteristiche evolutive che sono una tappa necessaria di un normale processo di crescita.
La psicologia dei gruppi fornisce al counselor elementi utili per gestire l’incontro di counseling con la famiglia,
intesa come piccolo gruppo, ma anche per intervenire con gruppi di counseling di vario tipo: gruppi di genitori, di
coppie separate, di adolescenti. Gli elementi proposti riguardano gli elementi utili a favorire la costituzione del
gruppo, la necessità del contratto, la gestione delle fasi che il gruppo attraversa e delle situazioni difficili che si
possono incontrare. Si forniscono esempi e si propongono esercizi.
La psicologia sociale costituisce una materia utile a concepire la famiglia nel quadro storico sociale in cui vive. La
persona e la famiglia sono strettamente collegate al contesto socio culturale, sono connesse secondo la logica
della rete e vano aiutate a stabilire migliori relazioni all’interno del gruppo familiare, ma anche all’esterno. Le
famiglie portano spesso disagi connessi a ciò che il sociale rimanda: la scuola, il lavoro, gli amici, le famiglie
d’origine sono elementi strettamente connessi alla qualità delle vita e delle relazioni familiari.
Il counselor deve saper cogliere il collegamento fra la famiglia e il suo contesto e consentire alla famiglia di
instaurare migliori relazioni di rete. Le relazioni di rete costituiscono uno strumento relazionale nel qui ed ora utile
per le famiglie come risorsa cui ricorrere nei momenti di crisi.
Il counselor deve possedere un’attitudine a concepire il collegamento fra la famiglia e il contesto e a favorirlo
quando presenta distorsioni o carenze.
Promozione della professione
La professione del counselor necessita di un proprio spazio all’interno delle professioni d’aiuto, per questo i
counselor vanno aiutati e sostenuti durante il percorso formativo nel lavoro di autodefinizione e di autopromozione.
La Scuola di counseling Familiare e dell’Età Evolutiva considera strettamente connessi i due termini di
autodefinizione e di autopromozione di cui il primo è premessa indispensabile al secondo.
Crediamo infatti che per potersi promuovere un professionista debba avere molto chiara la definizione della propria
professione, il suo ruolo all’interno delle altre professioni d’aiuto e il contributo professionale da proporre nel
sociale. La promozione del counseling come professione è collegata a uno spazio operativo nel sociale in cui il
counselor si differenzia dalle altre professioni operando secondo modalità proprie che non confliggano con altre
professioni. La promozione della professione è dunque il risultato di tutto il percorso di autodefinizione
professionale che si sedimenta nel triennio. Il counselor per potersi promuovere necessita di un’immagine di sé
chiara e congruente che si costruisce attraverso il lavoro personale e che viene poi ulteriormente definita attraverso
strumenti “tecnici” ad hoc. Il tirocinio è già una prima forma di autopromozione: il tutor aiuta l’allievo a presentarsi e
a costruire la sua immagine professionale nel confronto con l’esterno. Altri lavori connessi all’autodefinizione e
autopromozione sono gli esercizi di scrittura (esame scritto, stesura di progetti) che inducono l’allievo a definire,
esplicitare temi connessi alla professione. Anche le presentazioni orali (Esami) assumono all’interno del percorso
formativo, una connotazione di esercizio “pubblico” per preparare l’allievo a presentarsi come professionista.
Ovviamente sono molto importanti temi connessi al linguaggio: come scrivere un curriculum, cosa scrivere sul
biglietto da visita, come presentarsi su un volantino, come attivare un sito. Importanti sono elementi connessi alla
comunicazione nei suoi aspetti grafici che un professionista deve saper conoscere e maneggiare. Promozione
della professione è anche conoscenza di elementi normativi di carattere amministrativo: apertura di uno studio,
p.Iva, commercialista ecc.
L’esperienza insegna che gli allievi vanno sostenuti e aiutati attraverso strumenti di vario tipo per favorire il loro
rendersi visibili contrastando così vissuti della professione di tipo passivo e attendista che non facilitano il
radicamento del counselor all’interno della compagine professionale. I counselor hanno bisogno di essere aiutati
ad uscire dal silenzio e a rendersi visibili, ma anche a consapevolizzare e padroneggiare un ruolo professionale
importante e necessario, quello di un professionista volto all’umano e alle sue potenzialità che opera in modo
maieutico, indiretto, attento alla qualità della vita delle persone. Per aiutare il counselor a promuoversi come
professionista, bisogna offrire loro strumenti culturali che consentano di parlare in pubblico sostenendo la qualità e
i fondamenti culturali della professione. Il lavoro delle tesi è un esercizio finalizzato a sostenere temi connessi alla
professione, attraverso l’analisi ed elaborazione di documenti. E’ importante esercitare i counselor a dare alla
propria professione valore scientifico e a dotarsi di quegli strumenti che lo mettano in grado di sostenere la cultura
della professione nei confronti del proprio cliente e nei confronti di altri professionisti per favorire un dialogo
interprofessionale che apra nel futuro a migliori modalità collaborative.
Counseling familiare
Il Counseling Familiare e dell’Età Evolutiva è un intervento preventivo rivolto alla famiglia che si trova in momenti di
crisi o di trasformazione. Oggi le famiglie sono spesso in difficoltà diventando una cassa di risonanza che amplifica
i malesseri di una società che sta cambiando in modo repentino. La famiglia contemporanea post industriale è
caratterizzata da variabilità: sono differenti gli stili di vita e di consumo ed è indebolita la struttura centrale della
famiglia che ha minor potere di trasmissione di regole precise favorendo così l’emergere di percorsi e di stili di vita
individuali.
Il Counseling Familiare e dell’Età Evolutiva si pone come spazio di ascolto e di accoglienza rivolto alle famiglie e si
prefigge di innescare un processo di cambiamento migliorativo favorendo relazioni familiari più soddisfacenti. Nel
colloquio di counseling i genitori portano i vissuti, le aspettative, le delusioni, la rabbia, il dolore, le paure, il senso di
fallimento e di impotenza. Il counselor accoglie, ascolta e trasmette riconoscimento a quell’esperienza vissuta
(l’Erlebnis husserliano) spesso così dolorosa da non riuscire a diventare parola.
Il Counseling Familiare e dell’Età Evolutiva si fonda sull’idea che la famiglia sia composta da soggetti e che sia
essa stessa soggetto in quanto ogni famiglia è un’entità unica con caratteristiche proprie. Il counselor che lavora
con famiglie deve concepire persone e famiglie come soggetti, ma anche padroneggiare un elemento molto
importante: la connessione fra soggetti. La famiglia è un sistema composto dalle persone e dalle relazioni che
stabiliscono. Il counseling familiare lavora sulla famiglia come rete le cui comunicazioni hanno un andamento
circolare: i familiari si influenzano a vicenda e tutti sono corresponsabili nel determinare il quadro relazionale e le
sue trasformazioni. Il counseling familiare è un intervento integrato caratterizzato dal connubio fra l’orientamento
sistemico e la metodologia rogersiana. Specificità del Counseling Familiare e dell’Età Evolutiva è applicare la
metodologia sistemica a un contesto non patologico, e utilizzarla in termini preventivi.
Il counseling familiare considera con particolare attenzione i genitori che spesso necessitano di essere aiutati
concretamente nella gestione delle difficoltà familiari.
Quando un bambino sta male il malessere è anche del genitore. Il bambino evidenzia ed amplifica un malessere
latente che è il malessere del genitore.
In una cultura in cui il genitore è stato spesso demonizzato e colpevolizzato proponiamo un’esperienza di ascolto in
cui il genitore può condividere il suo problema, può esprimere i propri vissuti, i propri sentimenti negativi, le proprie
difficoltà.
La mamma e il papà chiedono aiuto per il figlio ma chiedono aiuto anche per sé stessi.
Il counseling familiare è un intervento flessibile che sulla base dell’insegnamento di Carl Rogers può applicarsi:
All’intera famiglia
Alla coppia genitoriale
A un solo genitore
Alla relazione genitore-figlio
Counseling sistemico
La scuola di Counseling Familiare e dell’Età Evolutiva fa riferimento a un filone teorico che considera la persona
strettamente connessa ai contesti nei quali è inserita. Questo approccio possiamo farlo risalire a Kurt Lewin
“L’uomo agisce con e nell’ambiente e, nello stesso tempo, egli si trova inserito, nella sua attività quotidiana, in
gruppi di altri uomini con i quali ha scambi che lo modificano” ( TR p 61). Il lavoro di Kurt Lewin per la sua forte
connotazione preventiva, per l’importanza accordata al sociale, per vedere l’essere umano nei suoi collegamenti
col suo quotidiano, può essere considerato una premessa teorica di grande interesse per il counseling in generale
e in particolare per il counseling con la famiglia che intende la famiglia nella sua connessione col contesto sociale
in cui è inserita. Sono un riferimento per l’impostazione teorica gli studi che gravitano nell’ambito sistemico e che
hanno contribuito a problematizzare la visione cartesiana del mondo in nome di un più articolato modo di concepire
la scienza e di connettere la scienza con l’umano (Bateson, Fritjof Capra). Fritjof Capra, nelle sue opere propone
una visione integrata, sistemica della vita. La lettura del suo ultimo libro, “Vita e natura, una visione sistemica” è
un’esperienza di grande utilità per il counselor. Il libro accompagna il lettore passo dopo passo verso un modo di
pensare ampio, allargato, sistemico, non familiare nella nostra cultura, per questo Capra parte da lontano, da
quelle concezioni della scienza newtoniana e galileiana che sono più stratificate e vissute perché pilastri sui quali si
è costruito il nostro mondo occidentale. Capra ne parla in termini critici introducendo una nuova concezione
scientifica che, comprendendo la vita, diventa scienza della vita. Per scienza della vita intendiamo un modo di
concepire il mondo in cui trovano spazio anche quegli elementi non quantificabili come colore, gusto, odore
estromessi dall’indagine scientifica in quanto soggettivi. Il counseling si occupa anche di quegli elementi che
appartengono all’esperienza soggettiva. Il termine “soggettivo” assume nel libro di Capra una nuova dignità, quella
dignità che gli hanno attribuito i grandi movimenti filosofici dell’esistenzialismo e della fenomenologia. Gli elementi
soggettivi esistono, fanno parte della vita, fanno parte dell’umano e del mondo della natura. Sono quel territorio di
cui il counselor si occupa per professione. Il counseling si occupa di soggetti avendo alla sua base le ricerche
filosofiche che hanno attribuito al soggetto un posto centrale. Il flusso di pensiero nato con la fenomenologia lo
ritroviamo in Carl Rogers che lo ha tradotto in pratica attribuendo centralità alla persona intesa come soggetto ed
indicando nei suoi libri, modi concreti ed esempi pratici per valorizzare, attraverso un modo nuovo, non direttivo, la
persona-soggetto.
Il counseling sistemico è, sulla base degli elementi citati, proposto secondo un’ottica integrata, Un logica et-et in cui
esiste la persona come soggetto ed esistono le relazioni che la persona stabilisce col contesto.
Counseling nelle organizzazioni
Oggi è sempre più diffusa l’affermazione che la nuova economia si basa sul capitalismo intellettuale. Un’azienda
oggi non è più fondata sul denaro, ma sulla conoscenza. Il capitale di un’azienda è la possibilità di appropriarsi di
conoscenze, di selezionarle, di finalizzarle a un certo scopo, di poterle trasmettere.
Se il capitale che muove un’azienda è la conoscenza, Il capitale umano è il primo capitale di un’azienda. Ma
spesso le aziende sperperano questo capitale, lo ignorano, lo sottovalutano o lo lasciano languire infruttuoso.
Perdere un dipendente o lasciarlo languire al di sotto delle sue potenzialità è un costo, come sono costi la
demotivazione,il malessere dei dipendenti, la litigiosità sul lavoro.
Eppure si ignorano le potenzialità delle persone perdendo di vista la prima risorsa di un’azienda: la risorsa umana.
Il vero patrimonio di un’azienda è la capacità di gestire il capitale umano.
Il counseling è un ottimo strumento che può offrire ai lavoratori l’opportunità di esplorare e scoprire i propri schemi
di pensiero e di azione: aumentando il livello di consapevolezza la persona può fare un uso migliore delle proprie
risorse. Attraverso un’esperienza di counseling la persona può conoscere e finalizzare meglio le proprie attitudini.
Può consapevolizzare i propri schemi relazionali e individuare modalità collaborative sinergiche al posto di
antagonismi infruttuosi.
Può condividere e sciogliere quei nodi appartenenti a un momento di vita infelice e trovare una nuova possibilità.
Tutto questo si può anche definire qualità della vita. Se applicato al lavoro può trasformare un semplice lavoro in
un lavoro di qualità.
Cos’è il lavoro? Un’incombenza maltollerata che svolgo a fatica per sopravvivere o una attività in cui mi realizzo, mi
riconosco, cresco esprimendo parti di me? La definizione di lavoro evoca significati personali. Nel lavoro ritroviamo
significati soggettivi che variano da persona a persona e da momento a momento.
Verranno affrontati i seguenti temi:
Il lavoro in una società in trasformazione. La flessibilità come struttura vincente. Il lavoratore-persona. La
dimensione umana a vantaggio dell’azienda. Il ruolo dell’attività e del lavoro nella struttura psicologica della
persona. Il gruppo: come operare in gruppo. La comunicazione in gruppo.
La motivazione. Denaro e motivazione. Valori, relazioni, identità personale
Il conflitto e la gestione del conflitto. Negoziazione . Conflitto generazionale
Nozioni di organizzazione aziendale - Il contesto aziendale interno ed esterno e gli strumenti per leggerlo Azienda
grande, piccola, padronale, franchising. La gerarchia aziendale. Il clima aziendale. Gestione turnover assenteismo.
Normative in tema di welfare. Struttura organizzativa. Intervento di counseling in azienda
Teoria e tecnica del colloquio
Il colloquio di counseling è un’esperienza che favorisce il cambiamento perturbando gli equilibri vigenti e
favorendo l’emergere di un nuovo ordine. Avviene, secondo la prospettiva rogersiana, in modo indiretto, maieutico,
lasciando alla persona la sua possibilità di vivere lo spazio del colloquio come uno spazio autogestito in cui potersi
sperimentare scegliendo gli argomenti su cui focalizzarsi. Il counselor è in ascolto, attento catalizzatore di un
processo che avviene in modo indiretto grazie a una relazione di tipo empatico e alle tecniche di ascolto. Le sue
risposte sono brevi, per non occupare lo spazio del cliente, ma mirate a favorire un’esplorazione più ampia. Il
linguaggio del counseling è fenomenologico: pratico, diretto, chiaro perché la parola del counselor è “ una parola
semplice, senza orpelli retorici, una parola che sta nell’ordine della verità” (Luigina Mortari, la filosofia della cura,
Cortina, 2015, pag 187). Ciò che dice il counselor durante il colloquio viene definito “risposta”. Il counselor non
domanda, risponde. La domanda fa riferimento a un quadro teorico-metodologico che può essere dato come
presupposto ed essere estraneo al cliente. Il counselor ad orientamento rogersiano risponde relazionandosi con
ciò che ha detto il cliente. La risposta del counselor all’inizio del colloquio è la risposta riflettente al contenuto, una
risposta breve che riprende le parole del cliente, le valorizza e, implicitamente, comunica un permesso a
proseguire.
E’ una risposta di attenzione al cliente finalizzata alla raccolta iniziale dei materiali. La prima risposta del counselor
riguarda i fatti che il cliente ci porta. Perché prestare attenzione ai fatti? Perché riguardano la vita. Già Rogers ci
richiamava a questo dicendo “I fatti sono miei amici” (Carl Rogers, Terapia centrata sul cliente, pag. 43) Un fatto
racchiude la globalità della persona, comprende le cose e le persone, il sentire e il fare, le idee e i valori i giudizi e
pregiudizi. Dietro a un’azione c’è un mondo, il mondo della vita della persona. Dietro a un fatto sta una complessità
di pensiero, relazione, sentimenti interconnessi e compattati. Diceva Husserl “ occorre tornare alle cose stesse”. Ci
vuole tempo per comprendere un fatto. La seduta di counseling è un tempo dedicato all’esplorazione. Il counselor
facilita un processo rallentando. Regala al cliente il tempo per guardare la sua storia, le sue esperienze. Il colloquio
di counseling è un racconto di fatti che, rivisitati, vengono letti con uno sguardo differente.
PER UN BUON COLLOQUIO
•
Guardare la persona con cui si parla
•
Prendere in considerazione quello che la persona dice.
•
Prima di rispondere assicurarsi di aver ben compreso quello che l’altro vuole dire.
•
Aiutare l’altro a spiegarsi meglio. Aiutare l’altro a dettagliare il suo pensiero. Questo è molto importante
specie se si tratta di un bambino.
•
Non anticipare le risposte.
•
Non giudicare
•
Non avere paura delle pause
•
Non lasciarsi gratificare da seduzioni
LE PRINCIPALI RISPOSTE:
Risposta riflettente
Risposta al contenuto
Risposta al contenuto contrastante
Risposta al sentimento
Risposta al sentimento contrastante
Risposta di sintesi
Risposta aggiuntiva