Atlante della vegetazione ripariale e sommersa del Lago di Vico

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indice

Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Introduzione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

1. Il Lago di Vico

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 1.1. La Riserva Naturale, i SIC e la ZPS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 1.2. L'ambiente della Riserva Naturale Lago di Vico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 1.3. Formazione del Lago di Vico e dell'area palustre. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14

2. Lo studio della vegetazione

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 2.1. L'area d'indagine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 2.2. La fitosociologia e la sintassonomia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 2.3. Campionamento ed elaborazione cartografica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16

3. La vegetazione ripariale e sommersa del Lago di Vico

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 3.1. La vegetazione potenziale e le cinture di vegetazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 3.2. La vegetazione reale del Lago di Vico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 3.3. La prateria di Characeae. Un habitat di importanza europea. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22 3.4. Stato di conservazione e minacce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24

SCHEDE DELLA VEGETAZIONE

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27

Elenco degli acronimi

ARP

Agenzia Regionale per i Parchi -

CNR

Centro Nazionale Ricerche -

GIS

Geographic Information System

GPS

Global Positioning System -

IPAs

Important Plant Areas -

RN

Riserva Naturale

SIC

Sito di Importanza Comunitaria -

ZPS

Zona di Protezione Speciale 2

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico

presentazione

L

a meritoria iniziativa dell’Agenzia Regionale per i Parchi (ARP) di pubblicare una collana di studi naturalistici, nel formato di Atlanti Locali, sulle aree naturali pro tette della Regione Lazio è in sintonia con l’attività di conoscenza e promozione del territorio che il Comune di Caprarola, quale ente gestore, ha svolto negli oltre 25 anni dall’istituzione della Riserva del Lago di Vico.

La vegetazione naturale del Lago di Vico, con gli estesi canneti, è fra le più conservate del Lazio ed ospita una ricca avifauna che richiama appassionati e naturalisti in tutte le stagioni dell’anno. Per questo motivo sono state recentemente ampliate le possibili tà di visita e osservazione con la realizzazione, sempre in collaborazione con l’ARP, di capanni per il birdwatching dotati di appositi pannelli didattici.

La realizzazione dell’Atlante è stata l’occasione per effettuare nuove ricerche, che si pongono come base del monitoraggio ambientale e un utile strumento per la corretta pianificazione e gestione dell’area protetta.

L’Atlante della vegetazione ripariale e sommersa della Riserva Naturale Regionale Lago di Vico rappresenta un importante approfondimento delle conoscenze naturalistiche del territorio, fornendo dati inediti che sicuramente affascineranno i numerosi ricerca tori e botanici che frequentano l’area protetta. I “non addetti ai lavori” avranno invece l’opportunità di conoscere i delicati equilibri dell’ecosistema acquatico e l’occasione di affacciarsi su un mondo poco conosciuto, che si auspica avranno la curiosità di venire ad ammirare di persona.

Il Presidente Sindaco di Caprarola

Alessandro Cuzzoli

3

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico

prefazione

I l Lago di Vico è uno dei laghi vulcanici con il miglior stato di conservazione dell'Italia centrale ed uno dei bacini più studiati a livello europeo: è oggetto di indagini sin dagli anni '60, da parte di istituti di ricerca italiani e stranieri. Sebbene la crescen te antropizzazione dell'area abbia comportato importanti mutamenti soprattutto nell'uso del suolo della caldera, con conseguenze sullo stato trofico del lago, Vico rappresenta ancora un'importante area di studio per analizzare le dinamiche della vegetazione acquatica e ripariale.

In questo scenario, il ruolo dell'area protetta è quello di conservare gli ecosistemi pre senti e per questo scopo si ritiene indispensabile promuovere la ricerca di base, indiriz zandola in particolare verso studi che forniscano indicazioni gestionali il più possibile univoche e concrete. Lo studio della vegetazione acquatica è di importanza cruciale, non solo perché coinvolge direttamente habitat tutelati a livello comunitario, dove sver-

Narcisi -

FOTO DI M. M. AZZELLA 5

nano migliaia di uccelli, ma anche perché la vegetazione rappresenta un ottimo indica tore ambientale: essa fornisce informazioni sullo stato di conservazione dell'intero eco sistema e può essere studiata tramite indagini relativamente semplici, che non neces sitano di esami di laboratorio o di strumentazioni complesse, quindi con un rapporto ottimale costi-benefici.

Questo studio, che nasce grazie alla collaborazione con l'Agenzia Regionale per i Parchi, rappresenta un aggiornamento delle ricerche sulla vegetazione della caldera effettuate alla fine degli anni '80 e un approfondimento delle conoscenze sulla vege tazione sommersa.

Il confronto con i dati pregressi ha confermato alcune tendenze negative in atto già 30 anni fa, ossia un progressivo impoverimento floristico e una riduzione dell'estensione della vegetazione sommersa, ma allo stesso tempo lo studio ha fornito alcune sorpre se positive, come nel caso di

Nitellopsis obtusa

, una macroalga molto diffusa a Vico di cui è stato possibile documentare la riproduzione sessuata per la prima volta in Europa.

Le ricerche svolte hanno permesso anche di verificare concretamente gli effetti di un importante intervento di gestione finalizzato alla regolazione del livello del lago e realiz zato dalla Riserva: il ripristino della chiusa farnesiana sull'emissario artificiale Rio Vicano. Si ipotizzava da tempo l'importanza di mantenere un alto livello delle acque del lago e gli studi per il piano di gestione confermavano questa idea. Nel 2009, a seguito delle abbondanti precipitazioni invernali e dell'entrata in funzione della chiusa, il livello del lago si è mantenuto alto e le approfondite ricerche in campo, in corso dal 2007, hanno permesso di monitorare puntualmente le modificazioni della vegetazione: alcu ne specie rare (

Ranunculus baudotii, Juncus bufonius

) scomparse o sull'orlo dell'estin zione locale sono tornate a vegetare con buone popolazioni in aree dove erano assen ti negli anni precedenti.

Questo studio ha così dimostrato in modo univoco l'importanza di mantenere un alto livello delle acque del Lago di Vico e ha permesso di chiudere il cerchio virtuoso di conoscenza-gestione-monitoraggio, che rappresenta uno dei paradigmi della conserva zione e sicuramente un aspetto di eccellenza per un'area protetta.

Il Direttore della Riserva

Dott. Felice Simmi

6

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico

introduzione

I l progetto di realizzare uno studio di dettaglio della vegetazione palustre del Lago di Vico nasce da un'idea di Mattia Martin Azzella, con l'obiettivo di aggiornare le conoscenze floristico vegetazionali, a distanza di circa 20 anni dalle ulti me ricerche (Scoppola

et al.

, 1990). La Riserva appoggiò sin da subito il progetto e ne nacque una stretta collaborazione con l'ufficio naturalistico. Lo studio venne poi selezionato e finanziato dall'Agenzia Regionale per i Parchi che lo ha inse rito nel progetto regionale “Atlanti Locali”. Per dare una continuità con gli studi precedenti venne con tattato il Prof. Carlo Blasi dell’Università “La Sapienza” di Roma, che ha gentilmente collabora to al progetto come supervisore scientifico, e la Prof.ssa Anna Scoppola dell’Università della Tuscia di Viterbo, che ha fornito utili consigli. Questi due professori sono fra i più autorevoli autori degli studi precedenti.

Nella fase preliminare del progetto, le indagini biblio grafiche hanno subito evidenziato la carenza delle conoscenze sulla vegetazione sommersa, si è così deciso di approfondire lo studio fino al limite inferio re della vegetazione. Le difficoltà di riconoscimento delle Characeae (macroalghe) sono state superate grazie all'importante supporto della Prof.ssa Nadia Abdelahad dell’Università “La Sapienza” di Roma.

Il Lago di Vico fornisce due importanti opportunità in questo ambito di ricerca, ovvero la possibilità di studiare un ambiente ancora ben conservato nel panorama europeo e di effettuare un'analisi dia cronica delle dinamiche in atto grazie alla disponi bilità di studi precedenti.

I dati acquisiti in questi anni costituiranno la base per i futuri programmi di monitoraggio e conservazione della Riserva Naturale, in questo ecosistema particolarmente vulnerabile ai cam biamenti apportati dall'uomo.

Juncus effusus

(in primo piano) e alle Pantanacce

- Phragmites australis FOTO DI M. M. AZZELLA 7

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico

1

IL LAGO DI VICO

1.1

La Riserva Naturale, i SIC e la ZPS

La Riserva Naturale Parziale Lago di Vico nasce il 28 settembre 1982 (Legge della Regione Lazio n° 47), col fine di “conservare e valorizzare le caratteristiche del recinto craterico del lago, in tutte le sue componenti biotiche ed abiotiche” ed è limitata al settore settentrionale della cal dera vicana, nel Comune di Caprarola. Il termine “parziale” scomparirà dalla denominazione il 24 dicembre 2008, con la Legge Regionale n° 24 che ha ampliato l’area protetta a tutto il territo rio della caldera, comprendendo anche parte del Comune di Ronciglione. L’attuale perimetro tute la circa 4100 ha, nella Provincia di Viterbo, 50 km a nord di Roma (Figura 1).

figura 1

Ubicazione della Riserva Naturale Lago di Vico

IMMAGINE ELABORATA DA S. SANTODONATO La caldera ha da sempre attirato ricercatori ed appassionati, grazie ad una flora di oltre 750 spe cie e un’avifauna che annovera circa 200 specie, tra uccelli nidificanti e di passo, e sin dal lontano 1971 l’area era stata inserita tra i biotopi di note vole interesse naturalistico dalla Commissione del CNR per la Conservazione della Natura.

L’importanza degli ambienti presenti e delle specie che li popolano non è solo di livello nazionale: nel 1995 tre settori della caldera sono stati proposti come Siti di Importanza Comunitaria (SIC), ai sensi della Direttiva Habitat (DIR 92/43/CEE) e nel 1999 dichiarati Zone di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della Direttiva Uccelli (DIR 79/409/CEE).

SIC e ZPS costituiscono un sistema di aree (la Rete Natura 2000) individuate da ciascuno degli Stati membri dell’Unione Europea, con lo scopo di con servare per il presente e il futuro la biodiversità a livello comunitario, ossia la varietà di specie anima li e vegetali e gli habitat in cui vivono.

Le due direttive sono state fra i primi atti legislativi a livello mondiale che hanno colto l’importanza di tutelare gli habitat per proteggere le specie, rece pendo i principi dell’ecologia secondo cui le specie animali e vegetali sono interdipendenti fra loro (es.

rapporti preda-predatore) e strettamente legate alle altre componenti ambientali (es. parametri chi mici delle acque e vegetazione acquatica).

Nel territorio vicano sono stati individuati due SIC: il SIC

Lago di Vico

– IT6010024 tutela il lago e le aree palustri, per la presenza degli habitat 3140 (Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di

Chara

spp.), 3150 (laghi eutrofici natu rali con vegetazione del

Magnopotamion

o

Hydrocharition

) e 3130 (Acque stagnanti, da oligo trofe a mesotrofe, con vegetazione dei

Littorelletea

9

uniflorae

e/o degli

Isoëto-Nanojuncetea

); il SIC

Monte Fogliano e Monte Venere

- IT6010023 tute la i boschi di faggio (

Fagus sylvatica

) in due setto ri distinti di Monte Venere e Monte Fogliano, che sono caratterizzati dalla presenza dell’agrifoglio (

Ilex aquifolium

), habitat 9210, considerato “priori tario” per la conservazione della biodiversità euro pea.

Grazie alla presenza di migliaia di uccelli acquati ci in inverno e alla nidificazione di uccelli rapaci come il falco pecchiaiolo (

Pernis apivorus

) nei boschi, il territorio di entrambi i SIC è stato anche designato come ZPS (

Lago di Vico – Monte Venere e Monte Fogliano

IT6010057; Figura 2).

È attualmente in corso presso il Ministero dell’Ambiente l’iter per un’ulteriore forma di rico noscimento dell’importanza a livello internazionale del Lago di Vico, ossia l’inclusione nell’elenco delle aree tutelate dalla Convenzione di Ramsar sulle Zone Umide. Questo trattato, firmato nel 1971 e che ora annovera 159 Stati partner, ha sancito la necessità di arrestare il degrado delle zone umide ad opera dell’uomo, per salvaguardarne la flora e la fauna, uccelli migratori in particolare, promuo vendo un utilizzo accorto delle risorse e la coope razione internazionale.

1.2

L’ambiente della Riserva Naturale Lago di Vico

Il Lago di Vico fa parte della catena di laghi di ori gine vulcanica caratteristici del Lazio e detiene il record di massima quota per i bacini di origine vul canica della nostra regione (510 m s.l.m.). Il baci no vicano è incastonato nel complesso dei Monti

figura 2

I confini della Riserva e delle aree SIC e ZPS

10

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico

figura 3

Noccioleto sulle rive di Vico -

FOTO DI M. M. AZZELLA Cimini ed è il terzo lago del Lazio per estensione dopo quelli di Bolsena e Bracciano.

L’apparato vulcanico di Vico è costituito da una cerchia calderica che ospita il lago omonimo; la morfologia del territorio è collinare e si erge tra la valle del Tevere e il Mar Tirreno. La Riserva del Lago di Vico è compresa tra i 510 m s.l.m. del lago e i 965 m s.l.m. del Monte Fogliano, e ospita ambien ti ecologicamente molto diversi tra loro, ma con densati in un ambito territoriale ristretto e pertan to a contatto l'uno con l'altro a costituire una delle caratteristiche più importante di questo territorio.

Seguendo il profilo altitudinale, gli ambienti più caratteristici che si incontrano sono il canneto che circonda il lago quasi ovunque e si estende nella zona umida in località Pantanacce, dove ancora permangono alcuni pascoli naturali e seminativi; i coltivi a nocciolo che dominano l’area pianeggian te (Figura 3) e i castagneti da frutto nelle aree a pendenza moderata; seguono i boschi che ammantano i versanti della caldera e Monte Venere: le cerrete e i cedui di castagno occupano le quote più basse e le esposizioni più soleggiate, mentre le faggete vegetano nei settori più freschi e umidi (Simmi, 1992).

Il comprensorio dei Monti Cimini è il risultato del l’attività di due complessi vulcanici adiacenti: il Cimino, più antico e più grande, e il Vico, più gio vane e di minori dimensioni.

L'apparato vulcanico del M. Cimino, situato pochi chilometri a nord della Riserva, ha iniziato la sua attività eruttiva circa un milione di anni fa, con la messa in posto di unità ignimbritiche riodacitiche note col nome di “peperino tipico del viterbese”. I prodotti delle eruzioni cimine si sovrapposero alle argille ed alle sabbie marine che oggi vengono alla 11

luce, grazie all’erosione del fiume, nella valle del Tevere (De Rita, 1992).

Contemporaneamente alle ultime fasi di attività del complesso Cimino, caratterizzate da lave tra chitiche con alto contenuto di olivina, circa 800.000 anni fa, iniziò l'attività del vulcano di Vico. Questa ebbe il suo apice intorno a 400.000

anni fa con numerose colate di lava alternata all’emissione di prodotti piroclastici di lancio, con composizioni variabili (da trachiti a fonoliti, a tefri ti-fonoliti, a tefriti). Dopo il lungo periodo di inten sa attività vulcanica si ebbe uno sprofondamento vulcanico-tettonico dell’area con la formazione della caldera di Vico, che oggi ospita il lago.

L’attività del vulcano vicano ebbe tuttavia un’ulte riore fase 90.000 anni fa, successive colate di lava fonolitico-tefritiche portarono alla formazione di Monte Venere (838 m s.l.m.) all’interno della cal dera (De Rita, 1992).

Il clima dell’area presenta caratteristiche di subo ceanicità, dovute alla presenza del bacino lacustre e alla quota submontana. Blasi (1994) ascrive l’area alla regione Temperata e inquadra il clima della caldera nel termotipo collinare superiore (submontano) con ombrotipo iperumido inferiore.

I dati della stazione termopluviometrica di Ronciglione (441 m s.l.m.) indicano precipitazioni medie di circa 1200 mm all’anno e temperature medie annue di 13,6 °C; non sono disponibili serie storiche di dati interni alla caldera, dove le precipitazioni e le temperature potrebbero parzial mente discostarsi da quelle di Ronciglione (in par ticolare le temperature minime potrebbero essere più basse; Figura 4).

figura 4

Il bacino di Vico ammantanto dalla nebbia -

FOTO DI A. DI MARINO 12

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico Nel comprensorio cimino-vicano la maggioranza delle fitocenosi boschive è caratterizzata dalla pressoché costante presenza del cerro (

Quercus cerris

). La vocazione prettamente forestale della caldera e la presenza dei boschi mesofili con il faggio (

Fagus sylvatica;

Figura 5) è da correlare principalmente con il clima suboceanico, influen zato anche dalla presenza del lago, e con la pre senza di suoli bruni ad elevato contenuto di sostanza organica, rapida evoluzione della frazione minerale ed alta ritenzione in acqua (andosuoli), che garantiscono una elevata disponibilità idrica anche durante i mesi estivi (Scoppola, 1992).

Nonostante le quote modeste ed il basso scarto altimetrico dei rilievi rispetto alla superficie del lago, è possibile riconoscere nel comprensorio diverse tipologie forestali, ascrivibili agli orizzonti submontano e montano inferiore (Scoppola

et al.

, 1990). Ciò è dovuto sia alla varietà di caratteri sta zionali, sia alle intense attività di tipo agroforesta le che nel passato hanno largamente inciso sullo sviluppo della foresta. Un esempio evidente è costituito dai castagneti, molto diffusi nell’area come cedui e coltura da frutto, che rappresentano probabilmente un’alternativa al bosco di cerro, ampiamente favorita dall’uomo nel corso del tempo (Scoppola, 1992).

La vegetazione acquatica e palustre è invece di carattere azonale, ossia meno strettamente legata al clima; essa dipende essenzialmente dalla pre senza di suoli sommersi oppure più o meno saturi di acqua. Nella caldera vegeta su suoli idromorfi originatisi da depositi lacustri recenti, perlopiù argillosi o limosi, a reazione acida o sub-acida.

figura 5

I colori dell’autunno nella faggeta di Monte Venere -

FOTO DI S. SANTODONATO 13

1.3

Formazione del Lago di Vico e dell’area palustre

La geomorfologia del bacino vicano non è legata esclusivamente all’azione degli agenti meteorolo gici e all’attività vulcanica, ma nel passato hanno influito fortemente anche le azioni dell’uomo. Il tratto iniziale del Rio Vicano, che dal Lago di Vico scende verso il Fiume Treja (bacino del Tevere) ha la particolarità di essere un condotto d’acqua artificiale creato dagli Etruschi attraverso un sor prendente tunnel scavato nel tufo, che percorre circa 100 m nel sottosuolo per uscire dal lato opposto della caldera. La costruzione del tunnel ha permesso un abbassamento del livello delle acque di circa 20 m, trasformando tutta la zona nord della valle in un territorio emerso e molto fertile. La geografia attuale del lago risulta quindi diversa da quella originaria: Monte Venere, che ora cinge il lago sul versante nord, era un’isola e la superficie dello specchio d'acqua era quasi il doppio di quella oggi misurabile. Di quell’isola permane ancora oggi una traccia nella topono mastica dell’area valliva a nord di Monte Venere, che un tempo era coperta dalle acque e che tut tora è denominata “Canale”.

Il sistema di emissione delle acque è stato poi ristrutturato e approfondito nel XVI secolo dai Farnese, per ampliare ulteriormente le terre col tivabili. Ancora oggi il livello del lago si misura facendo riferimento alla “Soglia Farnesiana”: lo “zero” della scala è il livello al di sotto del quale le acque cessano di defluire nel Rio Vicano.

La vegetazione palustre del Lago di Vico quindi si sviluppa nei terreni che fino a qualche secolo fa erano pertinenza delle acque.

Fioritura di

Allium pendulinum

alla base di un faggio –

FOTO DI L. MASSARO 14

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico

2

LO STUDIO DELLA VEGETAZIONE

2.1

L’area di indagine

Lo studio ha avuto come oggetto la vegetazione ripariale e sommersa del Lago di Vico (Figura 6).

L’indagine è stata realizzata nei fondali lacustri fino al limite inferiore della vegetazione (a circa 12 m di profondità) e ha interessato inoltre la vegetazione emersa o semi-sommersa, che risul ta delimitata verso monte dai terreni coltivati o dai boschi mesofili.

2.2

La fitosociologia e la sintassonomia

La vegetazione ripariale è stata analizzata secon do la fitosociologia classica proposta da Braun Blanquet (1964). Il metodo fitosociologico si basa sul presupposto che ogni essere vivente sviluppa nel tempo adattamenti e comporta menti legati ai fattori ambientali cui è sottopo sto. Le piante nascono, crescono e muoiono in funzione dei diversi fattori ambientali che ne caratterizzano la stazione di crescita. Questi fat tori sono misurabili ed è possibile individuare, per ogni specie, un intervallo di tollerabilità. Il processo di speciazione ha portato alla selezio ne di specie euriece e stenoece: le prime sono caratterizzate da un intervallo di tollerabilità ecologica più ampio rispetto alle seconde che hanno intervalli di tollerabilità ridotti. Le specie stenoece risultano caratteristiche di un determi nato insieme di condizioni ecologiche ben iden tificabili e per questa ragione rappresentano degli importanti indicatori ambientali.

La fitosociologia presuppone che comunità che possiedono adattamenti ecologici simili tendano a coesistere in stazioni simili. Se per ogni con sorzio vegetale vengono annotate le specie e l’abbondanza con cui queste sono presenti, si possono confrontare diverse stazioni stabilendo somiglianze o differenze ecologiche semplice mente su base floristica. Essendo la copertura vegetale di ogni stazione la risultante di una molteplicità di fattori ambientali, è altamente probabile che a composizioni floristicamente simili corrispondano situazioni ecologiche affini.

L’associazione vegetale (unità elementare della fitosociologia) è, come la specie, un concetto

figura 6

Le rive del Lago di Vico -

FOTO DI M. M. AZZELLA 15

LIVELLO SYNTAXON 1 2

associazione alleanza

3

ordine

4

classe

tabella 1

Sistema gerarchico dei syntaxa

SUFFISSO

-

etum

-

ion

-

etalia

-

etea

ESEMPIO

Phragmitetum communis Phragmition australis Phragmitetalia Phragmito-Magnocaricetea

astratto, costituito da un raggruppamento vege tale più o meno stabile ed in equilibrio con l’am biente. Ogni associazione è caratterizzata da una composizione floristica specifica, in cui alcuni elementi quasi esclusivi (specie caratteristiche) manifestano con la loro presenza un’ecologia particolare ed autonoma.

Le associazioni sono organizzate a loro volta in un sistema gerarchico composto di modelli sin tetici astratti (syntaxa). Le categorie gerarchica mente superiori all’associazione sono 3 e si distinguono mediante un suffisso in Alleanza, Ordine e Classe (Tabella 1).

In assenza di fattori di disturbo l’analisi fitoso ciologica permette uno studio ecologico appro fondito, semplicemente dall’analisi della compo sizione vegetazionale. Le piante presenti in una comunità vegetale e la loro reciproca distribuzio ne spaziale, nonché i rapporti di dominanza, legati a doppio filo a clima, litologia e suolo, ci permettono di risalire a questi fattori con un semplice rilievo fitosociologico, estrapolando le condizioni senza dover sfruttare stazioni pluvio metriche, carotaggi litologici o analisi del suolo.

Purtroppo a questi fattori naturali si somma un “fattore ecologico” non trascurabile, che non ci permette di adagiarci semplicemente sulla teo ria fitosociologica: l’azione antropica.

2.3

Campionamento ed elaborazione cartografica

La cartografia è stata realizzata attraverso la foto interpretazione a video in ambiente GIS delle tipologie vegetazionali. Le ortofoto utilizzate per il progetto sono le CGR “IT 2000 New Release” del 2005. Al lavoro in ambiente GIS si è affian cato un lavoro di controllo effettuato sul campo, durante il quale sono stati indagati circa 300 punti di controllo per le diverse fisionomie di vegetazione, a cui si sommano 90 rilievi fitoso ciologici effettuati nel periodo estivo nell’arco di due anni (2007/2008).

L’individuazione delle tipologie di vegetazione acquatica non poteva avvalersi della foto interpre tazione. È stato quindi sviluppato un protocollo di campionamento coniugando l’uso dei sistemi di georeferenziazione satellitare (GPS) all’indagine fisionomica delle comunità vegetali.

16

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico Con l’ausilio di un natante, nel periodo estivo degli anni 2007 e 2008, è stato condotto un campiona mento sistematico, lungo transetti che perpendico larmente alla linea di costa si spingevano verso il centro del largo; ad ogni metro di profondità è stato prelevato un campione di vegetazione, suc cessivamente analizzato in laboratorio.

Inoltre sono stati effettuati rilievi subacquei per confermare, con un’osservazione diretta, i dati raccolti con il campionamento dal natante.

Prato in fiore in Loc. Posta Vecchia

- FOTO DI M. M. AZZELLA 17

3

LA VEGETAZIONE RIPARIALE E SOMMERSA DEL LAGO DI VICO

3.1

La vegetazione potenziale e le cinture di vegetazione

In condizioni naturali, in assenza di disturbi, la vegetazione ripariale dei laghi vulcanici si sviluppa lungo le sue rive e nelle acque formando delle cin ture concentriche (Iberite, 2007). La successione degli anelli di vegetazione è legata a tre parametri ecologici che dominano lo sviluppo delle piante in questi ambienti: l’acqua, la natura del sedimento, la morfologia del fondale. Al variare della profondi tà dell’acqua e della tipologia di sedimento (sab bie, limi o argille) corrispondono diversi tipi di comunità vegetali. La sequenza che potremmo incontrare in un ipotetico lago naturale, lungo un transetto (Figura 7) da monte verso il lago è: 1) Prati su suolo idromorfo (cioè fortemente influenzato dall’acqua), caratterizzati dalla presenza di specie del genere

Juncus

(come

Juncus conglomeratus

), da

Equisetum palu stre

, da

Scirpoides holoschoenus

e dalle fiori ture di

Ranunculus sardous

o dalle delicate infiorescenze di

Myosotis scorpioides.

2) Formazioni arboree dominate dai salici (

Salix alba, S. fragilis

), dai pioppi (

Populus nigra

e

P.

alba

) o dall’ontano 1 (

Alnus glutinosa

).

figura 7

Le cinture di vegetazione che crescono potenzialmente sulle rive dei laghi. I numeri fanno riferimento al testo -

DISEGNO DI M. COLOPARDI 1

Alnus glutinosa

è una specie molto diffusa nella nostra regione. Si rinviene sulle sponde dei fiumi e dei laghi. L’ontano si trova comunemente sul Lago di Bracciano, Bolsena e Mezzano, ma nella caldera del Lago di Vico non è presente. Non si hanno noti zie negli studi passati o nei documenti storici della presenza di questa specie sulle sponde vicane. Attualmente alcuni esempla ri della specie sono stati impiantati in alcuni settori della Riserva.

18

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico

figura 8

Iris pseudacorus

sulle rive del Lago di Mezzano -

FOTO DI M. M. AZZELLA

figura 9

Persicaria amphibia

sulle sponde di Vico -

FOTO DI M. M. AZZELLA 3) Vegetazione riparia a grandi carici che cresce sulla sponda emersa. In questa cintura, oltre alle specie appartenenti al genere

Carex

(

C.

riparia

,

C. pseudocyperus

) possiamo ritrovare il gaggiolo di palude (

Iris pseudacorus

; Figura 8), la mazza d’oro (

Lysimachia vulgaris

) o

Lythrum salicaria

.

4) Vegetazione ubicata all’interfaccia terra/acqua che risente fortemente delle normali oscillazioni annuali del livello delle acque. Nel periodo prima verile troviamo abbondanti le piccole idrofite flot tanti come le specie appartenenti al genere

Lemna

o

Riccia fluitans

, le piccole rappresentan ti del genere

Callitriche

o la felce

Azolla filiculoi des

, che si affiancano ai culmi di

Juncus articula tus

e di

Eleocharis palustris

. Alla fine della prima vera quando le acque del lago si ritirano comin ciano a germogliare i piccoli giunchi annuali che domineranno le zone lasciate scoperte dalle acque nel periodo tardo estivo, tipici dell’habitat di interesse comunitario 3130.

5) Vegetazione di grandi elofite che può arrivare fino ad una profondità di 2 m, strutturalmente caratte rizzata dalla presenza della cannuccia di palude (

Phragmites australis

), ma con settori dove pos siamo trovare dominante

Typha angustifolia

o

Schoenoplectus lacustris

. La presenza di questa fascia è fondamentale per lo sviluppo della vege tazione della cintura precedente, perché la pro tegge dal moto ondoso. All’aumentare della pro fondità, possiamo trovare i primi rappresentanti della fascia di vegetazione successiva.

19

6) Cintura di idrofite radicate flottanti (rizofite) che formano il lamineto. Alle ninfee (

Nymphaea alba

e

Nuphar lutea

) si affiancano altre specie, come

Persicaria amphibia

(Figura 9),

Potamogeton nodosus

o

Myriophyllum spicatum

.

7) Cintura di idrofite sommerse, che affiorano sol tanto durante la fioritura, come

Potamogeton perfoliatus, P. lucens

e

Myriophyllum spicatum

, che costituiscono l’habitat di interesse comuni tario 3150.

8) Praterie sommerse di macroalghe appartenenti alla famiglia delle

Characeae

(habitat di inte resse comunitario 3140) che possono arrivare fino a 20 m di profondità.

3.2

La vegetazione reale del Lago di Vico

L’attività umana ha fortemente influenzato la vege tazione presente sulle coste dei laghi, cambiando la destinazione d’uso del territorio da naturale ad agricolo, urbano o turistico-ricreativo. Tali attività hanno alterato la vegetazione naturale anche indi rettamente a seguito della variazione dei parametri chimico-fisici delle acque e del suolo. Tali modifica zioni indirette non sono necessariamente collegate ad un cambiamento nell’uso del suolo, ma piutto sto sono dovute a fenomeni di inquinamento e comportano cambiamenti nelle tipologie di vegeta zione, una banalizzazione delle specie presenti e una conseguente diminuzione di biodiversità.

La condizione di naturalità delle coste del Lago di Vico è tuttora una delle migliori tra i laghi del Lazio, sebbene negli ultimi vent’anni si sia assi stito alla scomparsa di alcune specie vegetali e alla diminuzione della copertura della vegetazio ne ripariale, come conseguenza della costante pressione del comparto agricolo e dei processi di eutrofizzazione.

In zona Pantanacce, nel settore nord del lago, tro viamo un’ampia zona umida dove l’influenza

figura 10

Profilo della vegetazione in località Pantanacce. 1) prati su suolo idromorfo; 2) Giuncheto a dominanza di

Juncus effusus

; 3) Vegetazione di piccoli giunchi; 4) idrofite flottanti; 5)

Juncus effusus

; 6) Canneto a

Phragmites australis

-

DISEGNO DI M. COLOPARDI 20

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico

figura 11

La vegetazione nei pressi del ristorante Bella Venere -

FOTO DI M. M. AZZELLA antropica è minima. È in quest’area che possiamo osservare meglio il susseguirsi delle fasce di vege tazione naturale (Figura 10).

Nelle zone più lontane dall’influenza dell’acqua si susseguono prati e cespugli riferibili alla vege tazione forestale che cinge il lago. La prima fascia di vegetazione riconducibile ad un ecosi stema ripariale è rappresentata dai prati su suolo idromorfo, in cui si possono incontrare specie legate alla presenza dell’acqua nel perio do invernale.

Camminando verso il lago, nei prati aumentano le specie legate all’acqua e dopo una piccola zona di transizione troviamo la fascia di vegetazione a

Juncus effusus

che sopporta una parziale som mersione. All’interfaccia tra terra emersa e acqua si sviluppano le comunità legate alle oscillazioni annuali del livello del lago, con la presenza delle piccole idrofite flottanti e dei piccoli giunchi e suc cessivamente, dove ancora presente, si trova il canneto, che può essere preceduto da una zona a dominanza di

Juncus effusus

.

In altri settori del lago, dove la vegetazione si svilup pa in una stretta fascia tra le zone antropizzate e l’acqua (come in Località Pantanello, sulla costa vicino alla Bella Venere e al Procoio) il canneto si alterna a mosaico con

Juncus effusus

(Figura 11).

Le altre tipologie di vegetazione occupano piccoli settori lasciati liberi dal canneto e dal giuncheto.

I rilievi effettuati nel 2007 e 2008 hanno messo in luce una netta diminuzione delle elofite (come

Typha angustifolia

e

Schoenoplectus lacustris

) e delle idrofite radicanti in particolare di

Ranunculus baudotii

e di

Persicaria amphibia

nella forma acquatica. Nel 2009 l’alto livello delle acque, favo rito dal completamento dei lavori di ristrutturazione della chiusa sull’emissario del lago, ha invertito la tendenza e le specie citate sono tornate a vegetare 21

sulle rive del Lago di Vico, così come sono tornate abbondanti le idrofite flottanti.

La vegetazione sommersa si struttura in anelli con centrici che dalla costa arrivano, nel Lago di Vico, fino a 12 m di profondità (Figura 12). Di fronte al canneto, nel primo metro di profondità si trovano le comunità dominate da

Myriophyllum spicatum

e dalle specie del genere

Potamogeton

.

Aumentando la profondità incontriamo le praterie dominate dalle Characeae che si spingono fino a 8 m di profondità, dove la scarsità di luce permet te solo a

Ceratophyllum demersum

di dominare. A 11 m di profondità si incontra il termoclino estivo dove il cambio di temperatura tra le acque fredde di profondità e quelle calde della superficie favori sce la formazione di uno strato di fitoplancton.

Le fioriture di fitoplancton, favorite dagli alti livelli di fosfati presenti nelle acque, impediscono alla radiazione solare di giungere oltre i 12 m, dove la vegetazione sommersa si ferma, lasciando il passo ad una distesa di fanghi privi di piante.

3.3

La prateria di Characeae.

Un habitat di importanza europea

Le praterie a dominanza di Characeae sono delle comunità di piante che formano una cospicua componente della vegetazione sommersa in numerosi bacini e sono tutelate a livello europeo dalla Direttiva Habitat (codice 3140 - Acque oligo mesotrofe calcaree con vegetazione bentica di

Chara

spp.) che prevede l’istituzione di SIC per la loro conservazione, come è avvenuto al Lago di Vico. Hanno un ruolo fondamentale nell’ecosiste-

figura 12

Profilo della vegetazione sommersa. 1) Canneto; 2) Comunità dominate dal miriofillo e dai

Potamogeton

; 3) Prateria a

Chara aspera

; 4) Prateria a

Chara hispida

; 5) Prateria a

Nitellopsis obtusa

; 6) Prateria a

Ceratophyllum demersum

-

DISEGNO DI M. COLOPARDI 22

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico ma in quanto sono i produttori primari dei laghi e costituiscono l’habitat per molte specie animali.

Inoltre, recenti studi ne hanno sottolineato il ruolo per la conservazione e il ripristino della qualità delle acque (Blindow, 1991; Van den Berg

et al.

, 1998). Le 400 specie di Characeae si possono trovare nei più diversi corpi d’acqua, dalle piccole pozze temporanee ai grandi laghi e sono conside rate degli indicatori di acque pulite (Krause, 1981). Le praterie dominate da questa famiglia di alghe erano diffuse in tutti i laghi che costellano il vecchio continente, dalla penisola scandinava alle coste dell’Italia, ma la loro sensibilità ai fenomeni di eutrofizzazione ne ha messo a rischio la soprav vivenza.

Le Characeae sono delle alghe con un tallo (strut tura analoga al fusto delle piante superiori) macro scopico che in alcune specie può superare il metro di lunghezza. Vivono in ambienti caratterizzati da acque ferme o in lento movimento, come i laghi o le anse dei fiumi, dove vegetano ancorandosi al fondale per mezzo di filamenti rizoidali incolori, analoghi ad un apparato radicale, e possono colo nizzare anche gli ambienti salmastri, come le lagu ne costiere. Formano fitte praterie in cui trovano rifugio diverse specie animali. La loro struttura è sicuramente la più complessa tra le alghe verdi ed è molto probabile che le piante vascolari si siano sviluppate da un antenato ancestrale molto simile a queste alghe.

Il lungo tallo delle Characeae è formato da cellu le dette internodali di forma allungata, alternate a piccole cellule dette nodali, dalle quali si origi nano i verticilli. La riproduzione è prevalentemen te sessuata ed è deputata alla formazione di par ticolari strutture riproduttive chiamate nucule e globuli che possono trovarsi sullo stesso indivi duo (specie monoica; Figura 13) o su individui diversi (specie dioica). La nucula è formata da una grande oosfera che viene fecondata dagli

figura 13

Il globulo e la nucula di una

Chara hispida

-

FOTO DI M. M. AZZELLA 23

spermatozoidi prodotti all’interno dei globuli. La nucula fecondata si riveste di una struttura scle rificata di calcio, e si trasforma in oospora, ovve ro in una cellula fertile molto resistente. Le oospore possono germinare e dare vita ad un nuovo individuo solo in alcune condizioni ecolo giche, tra le quali l’abbondante presenza di luce, la temperatura dell’acqua superiore a 8°C e un basso contenuto di potassio. Le Characeae pos sono riprodursi anche vegetativamente (ovvero senza fecondazione), attraverso bulbilli di aspet to ialino, che si trovano nei rizoidi dell’alga.

Le macro-alghe sono sensibili all’eutrofizzazione e nella seconda metà del ventesimo secolo le prate rie a dominanza di

Chara

spp. hanno subito una forte regressione nella maggior parte dei bacini lacustri, fino ad arrivare all’estinzione in molte zone del centro Europa. Nel Lago di Vico (come in quelli di Bracciano, Bolsena e Martignano) le Characeae sono ancora ben rappresentate e ciò indica una buona qualità delle acque.

figura 14

La distribuzione del canneto sulle rive del Lago di Vico dal 1960 al 2005

3.4

Stato di conservazione e minacce

L’ambiente ripariale del Lago di Vico ha visto molte trasformazioni legate principalmente all’azione dell’uomo. Nella descrizione delle diverse comuni tà vegetali presenti sono state segnalate alcune specie estinte (come

Nymphaea alba

,

Iris pseuda corus

,

Bidens cernua

) e altre specie che rischiano di estinguersi (a titolo di esempio

Ranunculus baudotii

,

Typha angustifolia

,

Sparganium erec tum

). Molte comunità si sono contratte fin quasi a sparire (la vegetazione della classe sintassonomi ca

Isoëto-Nanojuncetea

, la vegetazione a grandi carici, il lamineto).

In alcuni casi è possibile quantificare la riduzione delle coperture di alcuni habitat effettuando un’in dagine diacronica, ovvero confrontando diversi momenti storici sulla base di dati scientifici pre gressi o semplicemente analizzando foto aeree di diversi periodi.

Per valutare lo stato di conservazione si è scelto di analizzare la distribuzione di due comunità rappre sentative dell’ecosistema ripariale: il canneto e la prateria a Characeae. Il canneto rappresenta un elemento fondamentale, l’habitat che si trova all’interfaccia tra la vegetazione sommersa e quel la emersa. È un’importante barriera, contro la quale si frange il moto ondoso e dietro la quale si ripara no molti tipi di vegetazione: le formazioni a idrofite flottanti, il lamineto a poligono anfibio, i ranuncoli d’acqua, etc. Il canneto riveste un ruolo fondamen tale nel bilancio delle biomasse (Mancinelli

et al.

, 24

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico

figura 15

Culmi di

Phragmites australis

morti -

FOTO DI M. M. AZZELLA 2007) e svolge un importante servizio ecosistemi co, poiché agisce come un filtro che immagazzina gli inquinanti contribuendo così al mantenimento di un buono stato di qualità delle acque.

Per verificare la distribuzione del canneto sul Lago di Vico sono state analizzate in ambiente GIS le ortofoto risalenti al 1960, al 1991, al 1996 e al 2005. Da questa analisi (Figura 14) si è evidenzia ta una perdita di superficie di canneto pari al 60% nell’arco di 45 anni.

La regressione del canneto è tutt’ora in atto ed è possibile individuare zone in cui la copertura è molto bassa e diversi individui di

Phragmites

sono malati o mal sviluppati (Figura 15).

La riduzione del canneto può dipendere da vari fattori: fra i principali si annoverano le oscillazio ni del livello delle acque e l’aumento degli inqui nanti presenti nel lago, che è passato da una situazione di scarsità di nutrienti (oligotrofia) negli anni ‘60 all’attuale situazione di eutrofizza zione imminente 2 .

Queste variazioni dei parametri chimici, in partico lare l’aumento della concentrazione dei fosfati, incide fortemente sulla prateria dominata dalle Characeae, che rappresenta l’habitat più impor tante nell’ecosistema acquatico del lago, base della rete trofica e ulteriore fondamentale ele mento di filtrazione e depurazione delle acque.

Dall’analisi dei dati storici sulla distribuzione di queste praterie risulta evidente una forte regres sione. Nel 1971 fu realizzato uno studio a Vico, durante il quale furono trovate sette specie di Characeae che si spingevano fino ad una profon dità di circa 18 m (Bazzichelli, dati inediti), un dato in linea con la condizione che si può trovare 2 A titolo esemplificativo si veda il database del CNR Limno http://www.ise.cnr.it/limno/limno.htm

25

figura 16

L’estensione della prateria dominata dalle Characeae nel 1971 e nel 2007

in laghi con un basso contenuto di fosfati come il Lago di Bracciano, dove (dati inediti) la profondi tà media di chiusura della vegetazione dominata dalla Characeae è di 22 m. Durante la campagna di lavoro svolta per la realizzazione di questa ricer ca è stata rilevata una forte contrazione della pra teria a dominanza di Characeae, che vegetava al massimo alla profondità di 10 m nell’estate del 2009. Il genere

Chara

è il più sensibile all’inqui namento da fosfati ed in genere non supera gli 8 m di profondità. La vegetazione sommersa ha segnato una perdita di 194 ettari passando da 534 ha occupati nel 1971 agli attuali 340 ha (Figura 16). Su scala europea il bacino vicano rappresenta un pregevole esempio di prateria a

Chara

spp. ed è per questo inserito sia nella lista dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) che in quella delle Important Plant Areas (IPAs) (Blasi

et al

., 2009) 3 . Questi riconoscimenti non devono portare a sottovalutare i preoccupanti segni di contrazione di

Chara

spp. subiti negli ultimi anni, che sono il campanello di allarme di un fenome no molto grave (l’eutrofizzazione) cui sono andati incontro molti laghi europei, non ultimi i laghi di Nemi e Albano.

Allo stato attuale, la Riserva e gli Enti locali inte ressati territorialmente (Regione, Provincia e Comuni) stanno predisponendo delle azioni volte a preservare e migliorare la qualità delle acque del Lago di Vico e lo stato di conservazione degli habitat acquatici. Gli interventi di tutela e gestio ne sono strettamente legati alle attività di monito raggio che permettono di verificare l’efficacia degli stessi e di documentare i cambiamenti ambientali nel tempo. I dati esposti in questo atlante, e il confronto con i dati pregressi che ne è scaturito, rappresentano un esempio dell’impor tanza ed utilità di effettuare il monitoraggio ambientale, così come richiesto anche dalle diret tive comunitarie.

3 Per ulteriori informazioni si può consultare il sito del Ministero dell’Ambiente http://www2.minambiente.it/pdf_www2/dpn/biodiversita/important_plant_areas_italy.pdf

26

SCHEDE DELLA VEGETAZIONE

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico N elle schede che seguono sono descritti i diver si tipi di vegetazione rilevati durante lo studio.

La sequenza di presentazione delle schede ripercor re l’ordine con cui le diverse formazioni vegetali si rinvengono procedendo da monte verso il lago.

Per ogni comunità, dopo una descrizione generale, si fornisce un quadro sintassonomico di riferimento.

Una cartografia rappresentata sulla base della Carta Tecnica Regionale evidenzia la distribuzione sul territorio delle diverse cenosi, con una maglia di quadrati di 100 m di lato.

Per ogni tipologia di vegetazione sono inoltre identi ficate una o più specie indicatrici.

La nomenclatura delle entità vegetali fa riferimento alla

Check-list della flora vascolare italiana

(Conti

et al.

, 2005). In alcuni casi (es.

Ranunculus baudotii

) si è preferito fare riferimento all’inquadramento tas sonomico proposto nella

Flora d’Italia

(Pignatti, 1982). Per la determinazione del genere

Carex

è stato fatto riferimento alle chiavi di

Flora Europea

(Tutin

et al.

, 1993).

La vegetazione ripariale è soggetta a frequenti modi ficazioni legate principalmente alle oscillazioni del livello del lago e alle variazioni della linea di costa.

Nelle schede viene rappresentata la distribuzione delle diverse comunità vegetali rilevata nel biennio 2007-2008 e già nel corso del 2009-2010 si sono verificate alcune modificazioni (Figura 17) legate all’aumento del livello delle acque, che ha favorito un cambiamento a livello delle comunità più vicine alla linea di costa. Purtroppo anche la crescente eutrofizzazione delle acque del lago sta intaccando fortemente la vegetazione sommersa che nell’esta te 2010 è risultata assente oltre i 10 metri di pro fondità, segnando una perdita di 2 metri nella pro fondità di chiusura rispetto all’estate 2007.

Per la sintassonomia, si rimanda allo schema di pag. 75.

figura 17

Località Pantanacce: le due foto, scattate a 3 anni di distanza una dall’altra, mostrano un profondo cam biamento nella distribuzione delle comunità vegetali. Il giuncheto, con l’aumento del livello delle acque ha lasciato il passo ad una zona di acque libere -

FOTO DI L. MASSARO E M. M. AZZELLA 29

Prati umidi a

Holcus lanatus

ed

Alopecurus rendlei

Il prato a

Holcus lanatus

e

Alopecurus rendlei

in primavera

(foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

Questa prateria caratterizzata dalla dominanza di

Holcus lanatus, Anthoxantum odoratum

e

Alopecurus redlei

si tro va lontano dalle sponde, in un’area in cui la vegetazione non risente dell’influenza del lago. La conformazione del terreno, caratterizzato da piccoli avvallamenti che si alternano a zone in rilievo, favorisce il ristagno dell’acqua nel periodo invernale, ma l’ecologia di quest’ambiente non è inquadrabile in quella delle formazioni strettamente ripa riali. La comunità descritta rappresenta una tappa di sostituzione secondaria dei boschi a dominanza di cerro tipici del settore vicano. La massima espressione fenotipica di questa prateria si ha alla fine di maggio, quando alle spe cie dominanti (

Anthoxantum odoratum, Alopecurus redlei

e

Holcus lanatus

) si affiancano le fioriture di

Silene flos cuculi

,

Rumex crispus

e dei trifogli (

Trifolium repens

e

T. pratense

). Troviamo abbondanti anche i ranuncoli (

Ranun culus bulbosus

e

R. sardous

),

Potentilla reptans

,

Carex hirta

e

Vicia sativa

.

Nel Lago di Vico questi prati umidi sono presenti ad est della zona della Pantanacce.

Sintassonomia

Questo prato stabile presenta un forte contingente di specie appartenenti alla classe

Molinio-Arrhenatheretea

. Per quanto riguarda l’ordine e l’alleanza, possiamo individuare molte specie caratteristiche della

Plantaginetalia

e del l’

Agropyro-Rumicion crispi

. Non vi sono evidenze di semina di specie per il foraggio animale ma il costante uso agri colo tramite sfalcio e pascolo influenzano la composizione specifica di questa tipologia di prato, non permettendo un inquadramento a livello di associazione.

30

I prati umidi a

Holcus lanatus

ed

Alopecurus rendlei

si trovano ad est delle Pantanacce

Specie indicatrici

Alopecurus rendlei

, noto anche come “coda di topo ovata”, è una pianta annuale generalmente di piccole dimensio ni, che presenta un caratteristico rigonfiamento della guaina delle foglie superiori. È diffuso su tutto il territorio nazio nale, nei prati umidi e palustri.

Alopecurus rendlei (foto di M. M. Azzella)

31

Prato nitrofilo a

Urtica dioica

e

Conium maculatum

Urtica dioica (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

L’ortica (

Urtica dioica

) e la cicuta (

Conium macu latum

) sono piante ruderali, che colonizzano fa cilmente gli ambienti antropizzati, ricchi di nitrati, come le aree prossime ai parcheggi, gli stazzi de gli animali al pascolo o le zone di confine tra gli ambienti agricoli e le aree naturali. La loro distri buzione sulle rive del lago è quindi legata alla presenza dell’uomo e ad un disturbo costante nel tempo. Spesso la vegetazione dominata dall’orti ca forma delle piccole cenosi di orlo intorno ai cespuglieti o colonizza, insieme all’ebbio (

Sam bucus ebulus

), una stretta fascia al confine tra i campi agricoli e la zona delle Pantanacce. La pre senza di poche aree cartografate a dominanza di

U. dioica

e

S. ebulus

non deve trarci in inganno, queste due specie sono molto diffuse nella cal dera di Vico, ma non rappresentano uno stadio seriale della vegetazione ripariale.

32

Sambucus ebulus

e sullo sfondo

Sambucus nigra

in fiore

(foto di M. M. Azzella)

Le comunità ad

Urtica dioica

sono comuni in Loc. Pantanacce in prossimità dei parcheggi e nelle aree di confine con i noccioleti

Sintassonomia

L’ordine di riferimento per queste formazioni è il

Galio aparines-Alliarietalia petiolatae

appartenente alla classe

Galio Urticetea

. Le specie caratteristiche dell’ordine più frequenti sono

Anthriscus sylvestris

,

Conium maculatum

e

Cruciata laevipes

. Per la classe sono distintive

Galium aparine

,

Lamium maculatum

e

Urtica dioica

. Per quanto riguarda l’alle anza possiamo fare riferimento al

Balloto-Conion maculati

, per l’abbondante presenza delle specie caratteristiche

Bal lota nigra

subsp.

foetida, Dipsacus fullonum

e

Sambucus ebulus.

Quest’ultimo in alcuni casi crea delle formazioni in cui domina strutturalmente sulle altre specie. I cespuglieti che si formano sono identificabili anche nella foto aerea e quindi cartografabili, all’interno della matrice rappresentata dal prato-pascolo a

Holcus lanatus

e

Galega officinalis

(descritto successivamente)

.

Specie indicatrici

Conium maculatum

meglio conosciuto col nome volgare di cicuta è una pianta nota fin dal passato per la sua pericolosi tà, presente su tutto il territorio nazionale e principalmente legata agli ambienti ruderali. Altre due ombrellifere velenose sono conosciute come cicuta:

Cicuta virosa

e

Aethusa cynapium. C. virosa

è certamente la più pericolosa ma anche la più rara. Un tempo diffusa nella pianura padana e in Trentino, ora rischia l’estinzione per la scomparsa delle paludi e dei fossi, suo habitat di predilezione.

Conium maculatum

è probabilmente la pianta che diede la morte a Socrate. Il racconto della morte del filosofo nel Fedone di Platone descrive i sintomi dell’avvelenamento causato da un infuso di questa pian ta.

Aethusa cynapium

, altra specie nota col nome di cicuta, ma diversa nell’aspetto da

C. maculatum

risulta pericolosa perché presenta foglie molto simili a quelle del prezzemolo e quindi la confusione può aumentare i rischi di avvelena mento. Le grandi piante di

Conium maculatum

sono molto frequenti nei prati dominati dall’ortica sul Lago di Vico.

Altra specie indicatrice è l’ebbio (

Sambucus ebulus

), pianta perenne che può raggiungere anche i 150 cm di altezza. I suoi frutti sono tossici e non vanno confusi con quelli del sambuco nero (

Sambucus nigra

) che si rinviene spesso anche sulle ri ve del lago, dove le due specie possono essere molto vicine tra loro. Le due specie si distinguono facilmente: il sambuco nero ha fusto legnoso, al contrario dell’ebbio che ha fusto erbaceo e presenta un odore sgradevole.

33

Pascoli e prati da sfalcio a

Bromus hordeaceus

, e

Lolium perenne Hordeum murinum

Un’immagine estiva del prato da sfalcio dominato dal

Bromus hordeaceus (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

Si tratta di pascoli e prati a dominanza di graminacee caratterizzati da un uso agricolo costante come lo sfalcio per la fienagione alla fine della primavera e il pascolo tardo estivo. Anche questa comunità di piante è legata ad un uso antropico ed è influenzata dai bisogni della zootecnia. È comunque possibile riconoscere un alto valore naturale dovuto alla presenza di un gran numero di specie che concludono il loro ciclo vitale prima che l’uomo intervenga per produrre il fieno. Questi prati, che si rinvengono principalmente a nord delle Pantanacce, sono una tappa di sostituzione dei cespuglieti a dominanza di

Prunus spinosa

(descritti successivamente) e sono in suc cessione dinamica con i boschi di cerro, non riconducibili all’ecologia ripariale. Possiamo rinvenire molte specie: tra le graminacee

Bromus hordeaceus

che risulta spesso dominante e con alti valori di copertura,

Poa trivialis

,

Lolium perenne, Holcus lanatus

e

Hordeum murinum.

Inoltre è possibile rinvenire

Ranunculus sardous, Carex hir ta, Anthriscus sylvestris, Daucus carota, Cruciata laevipes.

Sintassonomia

Le comunità fortemente influenzate dall’azione dell’uomo sono difficilmente inquadrabili in una struttura gerarchica di tipo fitosociologico. In questa tipologia di prato è possibile rinvenire specie appartenenti alla classe

Molinio-Arrhe natheretea

(

Holcus lanatus

,

Plantago lanceolata

,

Trifolium pratense

,

Poa trivialis

), e all’ordine

Plantaginetalia

(

Carex hirta

,

Lolium perenne

,

Potentilla reptans

), ma non mancano specie caratteristiche di altri syntaxa, come la

Stellarie tea mediae

(

Bromus hordeaceus

,

Veronica arvensis

,

B. sterilis

) la

Galio

-

Urticetea

(

Urtica dioica

,

Galium aparine

,

An thriscus sylvestris

) e l’

Artemisietea vulgaris

(

Picris hieracioides

,

Daucus carota

,

Linaria vulgaris

).

Specie indicatrici

Le specie indicatrici di questi prato-pascoli sono

Lolium perenne

,

Hordeum murinum

e

Bromus hordeaceus

.

34

I prati-pascoli a

Bromus hordeaceus

,

Hordeum murinum

e

Lolium perenne

si trovano a nord delle Pantanacce In primo piano le spighe di

Hordeum murinum

e di

Bromus hordeaceus

.

I piccoli fiori gialli appartengono a

Sisymbrium officinale (foto di M. M. Azzella)

35

Cespuglieti di

Cytisus scoparius

e

Rubus ulmifolius

Cespugli a dominanza di

Cytisus scoparius

(in fiore) e

Rubus ulmifolius (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

Nella caldera del Lago di Vico si incontrano spesso cespuglieti, dominati da

Cytisus scoparius

(ginestra dei car bonai), da

Rubus ulmifolius

(rovo comune) o da

Prunus spinosa

(prugnolo), che si sviluppano anche in prossi mità della linea di costa. Tuttavia queste comunità non appartengono alla vegetazione ripariale e rappresentano una fascia ecotonale di transizione tra zone direttamente influenzate dal livello delle acque del lago e le aree che invece non risentono direttamente dell’acqua. I cespuglieti sono dinamicamente collegati alla serie di vege tazione delle cerrete.

Il rovo, una pianta molto diffusa nella nostra regione, ha bisogno di suoli profondi e non troppo aridi e non è necessariamente legato agli ambienti umidi. Il suo areale comprende tutta l’Europa, il nord Africa e si spinge fi no al sud dell’Asia. È stato introdotto in America e Oceania per la produzione alimentare dei frutti (le more). Il rovo ha una portentosa capacità di ricolonizzare gli ambienti lasciati incolti, non solo attraverso la propagazione da seme, ma anche grazie alla riproduzione vegetativa. Generalmente crea dei popolamenti paucispecifici, di di mensioni che possono variare dai pochi metri quadri fino a qualche centinaio; tali popolamenti possono pre sentare nei settori più lontani dall’influenza del lago molte specie all’orlo della comunità, dalle più nitrofile (co me

Urtica dioica

e

Sambucus ebulus

) a quelle tipiche delle tappe di sostituzione del bosco (

Cytisus scoparius

,

Crataegus monogyna

e

Prunus spinosa

).

Rubus ulmifolius

assume un ruolo costruttivo in tutte le zone fortemente impattate dall’uomo e il suo carattere pioniero gli consente di essere il precursore di molte comunità vegetali, non ultime quelle legate agli ambienti acquatici. Nei cespuglieti più prossimi all’acqua, il rovo quindi occupa ambiti di pertinenza di altre comunità e si consocia con le piante tipiche degli ambienti umidi, come

Mentha aquatica

,

Phragmites australis

,

Juncus ef fusus

e

Agrostis stolonifera

, che trovano nei suoi cespugli un riparo dal morso degli animali e dallo sfalcio.

Esempi di cespugli a

Cytisus scoparius

e

Rubus ulmifolius

con

Pteridium aquilinum

,

Clematis vitalba

e

Calyste gia sepium

si trovano vicino alla spiaggia alle pendici di Monte Fogliano

.

Nei cespugli più vicini alla sponda a sud di Monte Venere o a sud-ovest del bacino in località Fontana Grazia Dei, insieme al rovo troviamo

Mentha aquatica

,

Juncus effusus

,

Eupatorium cannabinum

o

Galium palustre

. Numerosi i cespugli dominati da

Prunus spinosa

nel settore a nord delle Pantanacce.

36

I cespuglieti di

Cytisus scoparius

e

Rubus ulmifolius

sono diffusi in Loc. Pantanacce e alle pendici di M. Fogliano

Sintassonomia

A nord del bacino lacustre, lontano dall’influenza dell’acqua, una fa scia di cespugli dominati da

Prunus spinosa

e da

Rubus ulmifolius

circonda i prati da sfalcio a

Bromus hordeaceus

. In queste cenosi

Rubus ulmifolius

ha un ruolo strutturale secondario ma la sua pre senza, insieme ad altre specie (come

Crataegus monogyna

), inqua dra senza ombra di dubbio la comunità nel

Pruno-Rubenion ulmifolii

dell’ordine

Prunetalia spinosae

della classe

Rhamno

-

Prunetea.

Nella zona ad ovest delle Pantanacce i cespugli sono spesso domi nati da

Cytisus scoparius

a cui si consociano

Pteridium aquilinum

,

Rubus ulmifolius

,

Sambucus nigra

e più raramente

Adenocarpus complicatus.

La specie erbacea più comune in questi tipi di vegeta zione è

Bromus sterilis

, che oltre ad entrare nel cespuglieto, può for mare dei popolamenti di orlo in cui domina con elevate coperture, ma che non possono essere cartografati alla scala adottata poiché troppo piccoli. In accordo con Scoppola

et al.

(1990) è possibile in quadrare questo tipo di vegetazione nell’

Adenocarpo complicati-Cyti setum scoparii

inserita nell’alleanza

Sarothamnion

e nell’ordine

Pru netalia spinosae

della classe

Rhamno-Prunetea

.

Prugnolo,

Prunus spinosa

, in fiore

(foto di M. M. Azzella)

Specie indicatrici

Cytisus scoparius

e

Prunus spinosa

sono specie indicatrici di comunità ecologicamente non riconducibile alla fascia ri pariale.

Phragmites australis

,

Salix cinerea

,

Juncus effusus

al contrario indicano un ruolo fondamentale dell’acqua e si rinvengono comunemente nei cespugli dominati dal rovo vicino alle acque del lago. In queste comunità

Rubus ulmifolius

ha un ruolo costruttivo e con le sue qualità di pianta pioniera occupa ambiti di pertinenza del canneto o del giuncheto.

37

Prati aridi a

Vulpia muralis

e

Rumex acetosella

La prateria nel versante orientale delle Pantanacce in agosto.

Vulpia muralis

oramai secca fa da sfondo alle fioriture di

Scolymus hispanicus (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

Alcune comunità di prato anche se spazialmente si trovano molto vicine all’acqua, come sulla spiaggia alle fal de di Monte Fogliano, sono caratterizzate dalla presenza di specie tipiche di ambienti aridi. Il suolo sabbioso e una ridotta ritenzione idrica sono causa di un’elevata aridità. Questa formazione non è ecologicamente legata all’ambiente lacustre ed è dominata, nel periodo estivo, da

Vulpia muralis

con coperture molto alte, spesso ac compagnata da

Cynodon dactylon

. Si possono incontrare specie come

Echium italicum

,

Petrorhagia prolifera, Leontodon rosani

e

Sisymbrium officinale

, diverse specie di trifogli (

Trifolium resupinatum

,

T. echinatum, T. cam pestre

,

T. nigrescens

) e di verbasco (

Verbascum pulverulentum, V. niveum).

Nella sua fenologia primaverile que sta comunità è dominata da un’altra specie:

Rumex acetosella.

Nel versante orientale delle Pantanacce, dove sussistono le stesse condizioni edafiche, si trova un prato arido a dominanza di

Vulpia muralis

in cui è possibile rinvenire specie che sotto Monte Fogliano non sono presenti:

Cir sium vulgare

,

Scolymus hispanicus

,

Silybum marianum

. La presenza di queste specie spinose è legata alla pressione del pascolo bovino. In primavera in questi prati è possibile rinvenire anche

Lupinus angustifolius

,

Li num tenuifolium

e

Erodium cicutarium

che con le loro fioriture primaverili colorano questa cenosi.

Sintassonomia

Vulpia muralis

,

Hordeum murinum

,

Sisymbrium officinale

e

Malva sylvestris

portano ad inquadrare questi prati nel l’alleanza

Sisymbrion officinalis

dell’ordine

Sisymbrietalia officinalis

, appartenenti alla classe

Stellarietea mediae

, le cui specie caratterizzanti sono

Bromus hordeaceus, B. sterilis, Capsella rubella.

38

Distribuzione dei prati aridi a

Vulpia muralis

e

Rumex acetosella

Specie indicatrici

Le specie indicatrici di questi prati aridi sono

Vulpia muralis

e

Rumex acetosella

.

Fioritura primaverile di

Rumex acetosella (foto di M. M. Azzella)

39

Prato-pascolo a

Holcus lanatus

e

Galega officinalis

Variante a codominanza di

Juncus conglomeratus (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

I prati caratterizzati dalla presenza di

Holcus lanatus

e

Galega officinalis

(capraggine) dominano un’ampia fascia nel l’area delle Pantanacce. Sono cenosi semi-naturali con un elevato grado di copertura che possono essere riconducibili a numerose varianti, in base all’ecologia della stazione e alla pressione del pascolo. Nell’area delle Pantanacce il prato a

H. lanatus

e

G. officinalis

domina un’area di circa 25 ha pascolata da ovini e bovini, che viene mantenuta libera dalla ricolonizzazione di specie arbustive attraverso regolari interventi meccanizzati. Oltre a

H. lanatus

e

G. officinalis

molte al tre specie partecipano a questa comunità. In particolare, nel bacino vicano, avvicinandosi alle rive del lago aumenta il contingente di specie con un’ecologia spiccatamente igrofila.

Juncus conglomeratus

domina con alti valori su una ce nosi che può essere inquadrata come variante del prato in una fascia che separa i prati dalla vegetazione ad elofite. An che

Scirpus holoschoenus

è una specie legata agli ambienti umidi che si compenetra con i prati descritti e che forma delle cenosi molto localizzate e di piccole dimensioni.

Durante l’inverno questi prati vengono ricoperti da una lama d’acqua che si forma per il ristagno delle piogge. Nel perio do primaverile si nota una stratificazione della comunità, legata alle diverse forme di crescita delle specie. Le gramina cee (

Holcus lanatus

,

Poa trivialis

,

Lolium perenne

) accompagnate dalle fioriture di

Ranunculus sardous

dominano su uno strato di trifogli (

Trifolium repens

e

T. pratense

),

Potentilla reptans

,

Cynosurus cristatus

e

Agrostis stolonifera.

Nel periodo estivo, quando l’azione del pascolo si fa più intensa e le fioriture primaverili sono terminate,

Galega officina lis

si sviluppa pienamente raggiungendo un’altezza compresa tra 50 e 120 cm e domina questa comunità con copertu re anche molto elevate. Oltre alla capraggine è possibile trovare, insieme alle vestigia delle piante primaverili, nuove specie con fenologia estiva, come

Mentha pulegium

,

Cirsium vulgare

,

C. arvense

e

Persicaria hydropiper

che raggiungo no il loro massimo sviluppo.

Sintassonomia

La presenza di specie quali

Ranunculus repens, Rumex crispus, Verbena officinalis, Mentha pulegium, Ranunculus sardous

permette di inquadrare la comunità nell’alleanza

Agropyro-Rumicion crispi

appartenente all’ordine

Plantagi netalia majoris

(di cui sono caratteristiche

Agrostis stolonifera

,

Carex hirta

,

Potentilla reptans, Rumex conglomera tus

). La classe di riferimento è la

Molinio-Arrhenatheretea

, di cui sono caratteristiche

Poa trivialis, Plantago lanceola ta, Anthoxanthum odoratum, Trifolium pratense

, tutte presenti frequentemente in questa cenosi.

40

I prati-pascoli a

Holcus lanatus

e

Galega officinalis

sono diffusi in Loc. Pantanacce Le fioriture di

Galega officinalis

dominano incontrastate questa vegetazione nel periodo estivo

(foto di M. M. Azzella)

Specie indicatrici

Si ritiene che la capraggine (

Galega officinalis

) sia stata importata nel nostro territorio e usata come pianta medicinale probabilmente già nel Medio Evo. Ad oggi è completamente naturalizzata ed ha trovato la sua nicchia ecologica negli incolti umidi.

Myosotis scorpioides

(nontiscordardimé delle paludi) è una specie ti pica dei prati umidi che negli anni ’80 dello scorso secolo era segna lata in questi ambienti sul Lago di Vico (Scoppola

et al.

, 1992). Attual mente la presenza del nontiscordardimé delle paludi è molto ridotta e vengono individuate solo poche stazioni puntiformi.

41 Fiori di

Galega officinalis (foto di M. M. Azzella)

Prato a

Carex acutiformis

ed

Equisetum palustre

Prato a dominanza di

Carex acutiformis (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

La struttura della comunità è fortemente condizionata dal pascolo dei bovini. Nel periodo invernale una lama d’ac qua ricopre la comunità che in primavera si colora di giallo per le fioriture di

Ranunculus repens

. In luglio la cenosi raggiunge il massimo sviluppo fenotipico e vi troviamo

Equisetum palustre

,

Galium palustre

,

Persicaria hydropiper

,

Stellaria aquatica

. Inoltre possono essere presenti isolati esemplari di

Juncus effusus

e di

Phragmites australis.

Il prato dominato da

Carex acutiformis

è localizzato nella porzione nord occidentale delle Pantanacce, in prossimità di un piccolo corso d’acqua a carattere stagionale che si dissecca nel periodo estivo.

Particolare del prato dominato da

Carex acutiformis (foto di M. M. Azzella)

42

I prati a

Carex acutiformis

ed

Equisetum palustre

dominano il settore nord-occidentale delle Pantanacce

Sintassonomia

La comunità a dominanza di

Carex acuti formis

rinvenuta in località Pantanacce è attribuibile al

Caricetum acutiformis

, per la sua somiglianza con un’analoga prate ria rinvenuta nella Valle del Velino (Venan zoni, 1992). L’associazione è inquadrata nella classe

Phragmito-Magnocaricetea

(ordine

Magnocaricetalia

, alleanza

Ma gnocaricion elatae

). In Venanzoni (1992) si mette in luce il dinamismo di questa comunità, che in assenza di sfalcio viene colonizzata da

Salix cinerea

, una specie presente anche sulle rive del Lago di Vico e in contatto con questa comunità. È pos sibile ipotizzare che, in assenza di pasco lo, anche a Vico questi prati potrebbero essere colonizzati da

S. cinerea

.

Specie indicatrici

Carex acutiformis

una specie molto simi le a

C. riparia

dalla quale si distingue per pochi caratteri.

C. acutiformis

in partico lare si distingue per avere le spighe fem minili appressate al fusto, mentre

C. ripa ria

ha le spighe pendule.

Salix cinerea

colonizza piccole porzioni di prateria dominata da

Carex acutiformis (foto di M. M. Azzella)

43

Vegetazione arborea a dominanza di

Salix alba

, a dominanza di

Populus nigra

e vegetazione alto-arbustiva di

Salix cinerea

Esemplari di

Populus nigra

avvolti dalla nebbia

(foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

La vegetazione arborea delle rive del Lago di Vico è fortemente influenzata dall’azione dell’uomo. Eccetto qualche ra ro nucleo di ricolonizzazione naturale, segnalato nella cartografia, le comunità dominate da

Populus nigra

e da

Salix alba

presenti in quest’area sono impianti artificiali.

I cespugli e le boscaglie dominate da

Salix cinerea

occupano piccole porzioni di territorio nella zona a nord del lago.

S. alba

è la specie arborea a più ampia distribuzione sulle rive del lago, mentre il pioppo occupa pochi settori sul versante orientale.

L’ontano (

Alnus glutinosa

), generalmente presente nella fascia ripariale dei bacini del Lazio, è totalmente assente sulle rive del Lago di Vico. I boschi di ontano infatti, quando vengono tagliati o subiscono un impatto di qualche ge nere, vengono sostituiti da una formazione dominata dal salice cinereo (

Salix cinerea

), una specie alto arbustiva.

Sulle rive vicane vegetano queste cenosi tipiche delle tappe di sostituzione delle ontanete e strutturalmente si pre sentano in due aspetti diversi. Una è monospecifica, dominata totalmente da

S. cinerea

, mentre l’altra è una comu nità caratterizzata dalla compresenza di

S. cinerea

e

Rubus ulmifolius

e si incontra spesso a nord del lago, in zona Pantanacce, in contatto seriale con i prati umidi dominati da

Carex acutiformis

. La presenza delle tappe di sostitu zione del bosco ripariale ad

Alnus glutinosa

fa supporre che in passato questa specie potesse essere presente sulle rive vicane, ma attualmente questa ipotesi non è corroborata da nessuna prova storica. La Riserva in alcune aree, a vocazione principalmente turistica, ha impiantato alcuni esemplari di

Alnus glutinosa

che non possono essere consi derati di origine naturale.

Sintassonomia

Il

Salicetum cinereae

, associazione di riferimento per i popolamenti dominati dal salice cinereo, rappresenta un esempio di boscaglia della serie edafo-igrofila palustre della regione bioclimatica Temperata, in contatto con i prati del

Magnocaricion

dominati da

Carex acutiformis.

Il

Salicetum cinereae

si inquadra nell’alleanza

Salicion cinereae

dell’ordine

Alnetalia glutinosae

(classe

Alnetea glutinosae

).

44

Distribuzione di

Salix alba

, di

Populus nigra

e della vegetazione arbustiva con

S. cinerea

Esemplare di

Alnus glutinosa

messo a dimora dalla Riserva, circondato da ortica

(foto di M. M. Azzella)

Specie indicatrici

Le specie indicatrici sono

Salix alba

,

Populus nigra

e

S. cinerea

. Quest’ultimo è un salice che si può confondere con

Salix caprea

, diffuso nei boschi d’alta quota italiani. Si distingue facilmente da esso per la presenza di una tipica costolatura dei rami giovani, che appare subito evidente quando si asporta la corteccia, mettendo a nudo il legno sottostante.

45

Giuncheto a

Juncus effusus

Juncus effusus (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

Il giuncheto a dominanza di

Juncus effusus

occupa la cintura di vegetazione che precede il canneto e può presentare due aspetti strutturali: uno caratterizzato da alte coperture di

J. effusus

ha le radici immerse nell’acqua solamente nel periodo invernale e nella prima parte della primavera, l’altro con copertura più bassa, le cui radici sono sommerse per gran parte dell’anno e si trovano su terreno asciutto solo nel periodo estivo. In entrambi i casi, le oscillazioni del livello delle acque fanno di

J. effusus

la specie più competitiva rispetto ad altre, come

Phragmites australis

o le ciperacee e le grandi carici.

I due aspetti strutturali si differenziano anche per le specie che vi si possono rinvenire. Nel giuncheto più interno e lontano dall’acqua troviamo

Carex acutiformis

,

Mentha aquatica

,

Galium palustre

e

Solanum dulcamara

. In quello più vicino all’acqua sono invece comuni

Carex riparia

,

Alisma plantago

-

aquatica

,

Persicaria amphibia

ed

Equisetum palustre.

Nelle stazioni lungo la costa è possibile incontrare macrofite come

Najas marina

e

Myriophyllum spicatum.

In alcune zone si segnala la presenza di

Carex pseudocyperus.

La cintura di vegetazione occupata dal giuncheto in assenza di disturbo sarebbe colonizzata dalla vegetazione elofi tica a grandi carici, ovvero caratterizzata dalla presenza delle specie del genere

Carex

, da

Iris pseudacorus

e da

Cy perus longus.

Nella carta della vegetazione redatta da Scoppola

et al

. (1990) erano segnalate delle aree in cui que sta vegetazione era presente, mentre attualmente risulta del tutto scomparsa.

C. longus

si rinviene in poche stazioni, in piccoli popolamenti monospecifici a ridosso del canneto,

I. pseudacorus

risulta estinto sulle rive del Lago di Vico.

Sintassonomia

I popolamenti a

Juncus effusus

sono caratterizzati da una grande capacità di colonizzare ambienti molto diversi. No nostante la varietà di ambienti e l’eterogeneità delle specie che accompagnano

J. effusus,

i due popolamenti rinve nuti sono riconducibili ad un’unica associazione: l’

Equiseto palustri-Juncetum effusi

, appartenente all’alleanza

Ma gnocaricion elatae

(ordine

Magnocaricetalia

, classe

Phragmito Magnocaricetea

).

46

Juncus effusus

forma una cintura continua alle spalle del canneto in Loc. Pantanacce, altrove vegeta in popolamenti a mosaico con il canneto Esemplare di

Juncus effusus (foto di M. M. Azzella)

Specie indicatrici

Galium palustre

,

Alisma plantago

-

aquatica

,

Persicaria amphi bia. Persicaria amphibia

meglio nota con il suo vecchio nome di

Polygonum amphybium

è una pianta che tollera alti valori di nutrienti nelle acque e predilige acque stagnanti.

Fiori di

Galium palustre (foto di M. M. Azzella)

47

Formazioni a

Eleocharis palustris

e

Juncus articulatus

Formazione a

Eleocharis palustris (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

Queste formazioni sono tipiche della zona retro stante il canneto dove emergono, a seguito dell’ab bassamento del livello dell’acqua, esclusivamente durante il periodo estivo. Alle Pantanacce,

Eleocha ris palustris

e

Juncus articulatus

dominano queste comunità, con coperture molto alte.

Insieme alle due specie guida possiamo incontrare

Alisma plantago

-

aquatica

,

Agrostis stolonifera

,

Pe plis portula

. Nella fascia di costa del Pantanello

Eleocharis palustris

domina con basse coperture nei punti in cui il canneto rallenta il moto ondoso.

Durante la primavera e nella prima parte dell’estate questa comunità è completamente immersa nel l’acqua: manca

Juncus articulatus

e ad

Eleocharis

si accompagnano isolati esemplari di

Phragmites au stralis

, di

Schoenoplectus lacustris

e di

Lycopus europaeus

, specie tipiche della vegetazione del canneto. Le fioriture del

Persicaria amphibia

sono molto frequenti e solamente in tre stazioni sono stati rinvenuti esemplari di

Ranunculus baudotii

, un ranuncolo d’acqua che un tempo era molto diffuso lungo le coste vicane.

Esemplare di

Ranunculus baudotii (foto di M. M. Azzella)

48

Distribuzione delle formazioni a

Eleocharis palustris

e

Juncus articulatus

Sintassonomia

Eleocharitetum palustris

è un’associazione con caratteristiche spiccatamente pioniere, che for ma dei popolamenti quasi puri nelle aree non colonizzate da altre associazioni o che vengono temporaneamente all’asciutto a causa del ritiro delle acque nel periodo di siccità estiva (Ve nanzoni & Gigante, 2000). La classe di riferi mento per questa vegetazione è la

Phragmito Magnocaricetea

. L’

Eleocharicetum

è inquadra to nell’alleanza

Glycerio-Sparganion Nasturtio-Glyceretalia

.

Specie indicatrici

Nel periodo tardo estivo in questa fascia di ve getazione nascono i giunchi annuali (come

Juncus bufonius

) e le piccole Cyperaceae (

Cy perus fuscus

,

C. flavescens

), specie indicatrici della

Isoëto-Nanojuncetea

, un habitat di inte resse comunitario (codice 3130) presente sul le rive del Lago di Vico solo in pochi settori.

Juncus bufonius (foto di M. M. Azzella)

49

Formazioni a idrofite flottanti (

Lemna minor

e

Azolla filiculoides

)

Azolla filiculoides (foto di L. Rosati)

Descrizione generale e distribuzione

In primavera è possibile trovare le piccole idrofite flottanti che formano comunità paucispecifiche, caratterizzate dalle alte co perture di

Lemna minor

o di

Azolla filiculoides

. Queste specie mal sopportano cambiamenti nelle condizioni ecologiche, per cui la loro presenza sulle coste del Lago di Vico subisce repen tini cambiamenti nella fisionomia di anno in anno: non è quin di possibile fornire un dato cartografico certo della loro distri buzione. Nel corso delle ricerche si sono verificate due situa zioni molto diverse, a causa della variazione del livello del lago: nel 2008 il livello delle acque è stato particolarmente basso e non ha permesso un ampio sviluppo di queste formazioni, che nel 2009, a fronte di un inverno molto piovoso, hanno visto un abbondante sviluppo in vasti settori di costa. In particolare,

A.

filiculoides

è stata rilevata a sud delle Pantanacce nel 2007;

L. minor

in località Bella Venere (2007-2009) e in alcuni setto ri delle Pantanacce (2009). Queste due specie e

Callitriche stagnalis

vegetano in primavera esclusivamente nelle zone re trostanti il canneto, nella stessa fascia che viene occupata da

Eleocharis palustris

e da

Juncus articulatus

nel periodo estivo, caratterizzata dalla presenza di acque limpide, ferme o debol mente fluenti.

Le idrofite flottanti sono spesso accompagnate dalla pre senza di

Potamogeton nodosus

,

Alisma plantago-aquatica

e

Peplis portula

.

Azolla filiculoides (foto di L. Rosati)

50

La distribuzione delle piccole formazioni a idrofite flottanti varia di anno in anno a seconda del livello idrico del lago

Sintassonomia

Le comunità di idrofite natanti sono ascrivibili all’alleanza

Lemnion minoris

dell’ordine

Lem netalia minoris

(classe

Lemnetea minoris

). In particolare le cenosi caratterizzate dalle alte coperture di

Lemna minor

sono inquadrabili nell’associazione

Lemnetum minoris.

Specie indicatrici

Lemna minor, Callitriche stagnalis

. La lentic chia d’acqua (

Lemna minor

) è una specie co mune negli stagni, nei piccoli corsi d’acqua con corrente debole, nei canali. Recentemente in Italia è stata introdotta una specie aliena,

Lem na minuta

, che sta seriamente minacciando la sopravvivenza di

L. minor

, occupando gli spazi ecologici che generalmente venivano colonizza ti dalla lenticchia d’acqua.

Lemna minor (foto di L. Rosati)

51

Vegetazione elofitica a

Phragmites australis

, e

Schoenoplectus lacustris Typha angustifolia

Infiorescenze di

Phragmites australis

-

Schoenoplectus lacustris

-

Sparganium erectum (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

Il canneto a dominanza di

Phragmites australis

è una tipologia di vegetazione molto diffusa sulle rive del Lago di Vi co con una copertura diffusa e continua.

P. australis

si trova principalmente all’interfaccia tra l’acqua e l’ambiente emerso, ma è possibile incontrarla anche in ambiti diversi come nella zona ovest delle Pantanacce, dove forma una seconda comunità retrostante il giuncheto a

Juncus effusus

, in cui si accompagna a

Rubus ulmifolius

e

Salix cine rea

. Strutturalmente queste cenosi presentano un aspetto monoplano con coperture prossime al 100% e dominan za di

P. australis

, che spesso è l’unica specie presente. Nel canneto è possibile trovare sporadicamente altre specie, come

Eleocharis palustris

,

Solanum dulcamara, Lycopus europaeus, Carex pseudocyperus.

Tra i culmi immersi della cannuccia, nella zona di contatto con le comunità della classe

Potametea

si trovano spesso specie acquatiche co me

Myriophyllum spicatum

,

Najas marina

,

Potamogeton lucens

e

Potamogeton perfoliatus

.

Typha angustifolia

(o lisca a foglie strette) è una specie che nel tempo sta diventando sempre più rara sulle sponde dei nostri laghi e le comunità in cui è dominante risentono molto delle pressioni antropiche. Per sopravvivere ha bi sogno di un suolo profondo e ricco di nutrienti organici ed è suscettibile alla rimozione meccanica da parte dell’uo mo, non essendo una pianta stolonifera. La carta di vegetazione della caldera del Lago di Vico (Scoppola

et al.

, 1990) segnalava la presenza di popolamenti di

Typha

nel canneto e nella fascia retrostante. Nelle indagini effettua te dal 2006 al 2008,

T. angustifolia

è stata osservata in un’unica stazione. Nel 2009, grazie all’alto livello delle ac que del lago, questa specie è tornata a vegetare in alcune stazioni.

Schoenoplectus lacustris

(scirpo lacustre), come

Typha angustifolia

, è una specie sempre più rara sulle sponde del Lago di Vico. Le comunità dominate dallo scirpo lacustre sono attualmente limitate a pochi settori della costa e co lonizzano i fondali bassi e con un’alta pietrosità. La copertura non supera mai il 30% e lo scirpo si trova spesso in sieme ad individui di

Phragmites australis

. Non è raro trovare nella zona sommersa, tra i culmi dello scirpo, individui di

Myriophyllum spicatum

, di

Nitella hyalina

e di

Najas marina

.

La vegetazione elofitica del Lago di Vico annovera un’altra specie fortemente minacciata,

Sparganium erectum

, che colonizza due stazioni sulle sponde del lago, un’area cinta da terreni agricoli alle spalle del canneto e una piccola stazione accanto all’osservatorio ornitologico ad est delle Pantanacce.

52

Distribuzione della vegetazione elofitica

Sintassonomia

Le cenosi a dominanza di elofite del Lago di Vico possono es sere ricondotte all’ordine

Phragmitetalia

appartenente alla classe

Phragmito-Magnocaricetea

. Si riconosce la presenza di un’unica associazione, il

Phragmitetum communis

, appar tenente al

Phragmition australis

, mentre si ritengono estinte le comunità riconducibili al

Typhetum angustifoliae

che veni vano segnalate ancora al termine degli anni ’80 (Scoppola

et al.

, 1990). Lo scirpeto (

Scirpetum lascutris

) seppur ridotto nella sua distribuzione a una stretta fascia ad ovest del baci no, è ancora presente e mantiene una connotazione di aspet to pioniero del canneto (Scoppola

et al.

, 1990).

Callitriche stagnalis (foto di M. M. Azzella)

Specie indicatrici

Phragmites australis

è una specie diffusa in tutto il mondo. Numerosi studi scientifici ne hanno evidenziato il ruolo funzionale e l’importanza ecosistemica (Güsewell & Klötzli, 2000, Lenssen

et al.

, 2000). La stabilità della vegetazio ne dominata da

Phragmites australis

dipende dal bilancio che si ha tra il processo di espansione del canneto e quello di regressione. In larga parte d’Europa si assiste ormai da molti anni ad una regressione di queste comunità (Van der Putten, 1997) con conseguenze rilevanti sulla biodiversità e sull’economia. Molti autori hanno infatti rico nosciuto l’importanza economica e il servizio ecosistemico svolto dal canneto, come naturale filtro per l’acqua che arriva al bacino lacustre e come habitat fondamentale per specie di interesse alimentare. Inoltre il canneto è una ve getazione cardinale dell’ecosistema ripariale intorno a cui si genera una cascata di relazioni ecologiche fondamenta li per l’esistenza delle altre tipologie di vegetazione e ovviamente per la sopravvivenza della fauna. Il moto ondoso viene frenato dalla cintura di

P. australis

creando, nella zona retrostante il canneto e nelle insenature che si formano naturalmente in esso, delle aree in cui trovano l’ambiente ideale specie come

Callitriche stagnalis

,

Lemna minor

,

Ranunculus baudotii

e dove le specie ornitiche trovano rifugio e foraggiamento.

53

Vegetazione pioniera

Fiori di

Veronica anagallis aquatica (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

La vegetazione pioniera è caratterizzata dalla presenza di specie in grado di colonizzare rapidamente terreni ricchi di nitrati in diverse situazioni: zone lasciate incolte al confine tra la vegetazione ripariale e i campi agricoli, aree rimaste scoperte per la rimozione della vegetazione, e infine le fasce che emergono dal ritiro delle acque.

Queste comunità sono caratterizzate da un basso numero di specie con alti gradi di copertura. La ridotta dimensione di questi popolamenti esclude la possibilità di cartografarli, vengono così segnalate le stazioni in cui sono stati rinvenuti.

Una prima tipologia dominata da

Ranunculus sceleratus

e

Veronica anagallis aquatica

è stata individuata nel perio do tardo primaverile all’interfaccia tra l’acqua e la spiaggia, in alcune stazioni presso la Bella Venere, oppure in pros simità degli abbeveratoi per gli ovini nelle Pantanacce. In questi popolamenti la veronica e il ranuncolo sono gene ralmente accompagnati da

Mentha aquatica

e da

Agrostis stolonifera.

È una vegetazione effimera in equilibrio dina mico con l’ambiente che può variare la sua posizione col passare degli anni, scomparendo e riformandosi dove trova le condizioni ideali.

Nei pressi dei due osservatori ornitologici e nelle aree che circondano i saliceti e i pioppeti si trova spesso una vege tazione dominata da

Eupatorium cannabinum

e da

Epilobium hirsutum

, a cui si possono accompagnare

Scrophula ria umbrosa

o

Veronica beccabunga

.

Nei pressi dei campi coltivati è facile incontrare popolamenti dominati da

Persicaria hydropiper

o da

P. lapathifolia

, che si trovano spesso insieme a

Bidens frondosa

o a

Paspalum distichum.

Quest’ultimo può formare pratelli monofitici nelle stazioni aperte vicino alle spiagge più frequentate, dove la vegetazione elofitica è stata completamente eliminata.

Sintassonomia

Queste vegetazioni pioniere, tipiche di piccole pozze eutrofiche e delle fasce ripariali dei laghi dove abbondano nitrati e fosfati, appartengono all’ordine

Bidentetalia tripartitae

(classe

Bidentetea tripartitae

) di cui sono caratteristiche

Bidens tripartita, Persicaria hydropiper, Persicaria lapathifolium, Ranunculus sardous, Ranunculus sceleratus, Xanthium itali cum

, tutte specie rinvenute anche sul Lago di Vico. L’alleanza di riferimento è il

Bidention tripartitae

, caratterizzata da

Bi dens frondosa

e

Bidens cernua.

Le comunità dominate da

Ranunculus sceleratus

sono riferibili al

Ranunculetum scele rati

, un'associazione rinvenuta anche nei fondovalle del Trentino (Prosser & Sarzo, 2003). I popolamenti caratterizzati dalla dominanza di

Persicaria hydropiper

sono riferibili al

Bidenti-Polygonetum hydropiperis.

54

Principali siti di presenza di vegetazione pioniera

Specie indicatrici

Bidens cernua

è una specie molto rara nella nostra regione e fino alla metà degli anni ’80 era nota la sua presenza anche al Lago di Vico. Durante questa campagna di lavoro non è stata rinvenuta. È possibile supporre che sia scom parsa e che quindi l’ultima stazione laziale nota sia sul Lago di Posta Fibreno.

Popolamento monospecifico di

Persicaria hydropiper (foto di M. M. Azzella)

55

Formazione a

Nitella hyalina

Formazione a

Nitella hyalina (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

Nitella hyalina

è una characea diffusa nei laghi della fascia temperata, dall’Europa all’America.

Nel Lago di Vico si rinviene facilmente vicino alla riva nelle porzioni di bacino in cui l’impatto antro pico è scarso.

N. hyalina

si spinge fino a 8 m di profondità.

Alle basse profondità (0-2 m) forma delle comu nità paucispecifiche che colonizzano le aree con rocciosità e pietrosità elevata. La copertura di queste comunità è bassa ed è esclusivamente le gata alle lenti di sabbia che si trovano tra i ciotto li di maggiori dimensioni.

Tra 2 e 6 m di profondità, nei settori del lago in cui la cuvetta del bacino presenta pendenze mol to accentuate,

Nitella

si trova consociata con

Chara hispida

e forma uno strato sotto il piano dominante di quest’ultima, con coperture anche dell’80%. Per avere un termine di paragone è co me se

Nitella

formasse uno strato di “cespugli” in un bosco dominato da

Chara

. Le comunità domi nate da

N. hyalina

si trovano esclusivamente sulle rive occidentali del lago, alle pendici di Monte Fo gliano.

Formazione a

Nitella hyalina (foto di M. M. Azzella)

56

Le comunnità in cui domina

Nitella hyalina

si trovano solamente alle pendici di M. Fogliano

Sintassonomia

I popolamenti a dominanza di

Nitella hyalina

(

Nitelletum hyalinae

) che si trovano nella zo na più prossima alla riva, a basse profondità, sono ascrivibili al

Nitellion flebili

, ordine

Ni telletalia flebili

afferente alla classe

Charetea fragilis.

Per la sintassonomia delle comunità a dominanza di

Chara hispida

si veda la scheda relativa alle praterie dominate da questa specie.

Specie indicatrici

Nitella hyalina

è una piccola Characea carat terizzata dallo spiccato dimorfismo dei rami inferiori dei verticilli, più corti dei rami supe riori. Questo carattere la distingue nettamente da

N. tenuissima

, anch’essa presente nel La go di Vico, ma che non forma delle comunità specifiche, bensì partecipa in pochi settori al la prateria a Characeae.

Esemplari di

Nitella hyalina

che vegetano in pochi centimetri di acqua

(foto di M. M. Azzella)

57

Comunità a

Myriophyllum spicatum

Comunità a dominanza di

Myriophyllum spicatum (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

Il miriofillo (

Myriophyllum spicatum

) è una specie molto comune, non solo nei laghi ma anche nei fiumi, negli stagni e nei canali irrigui e la sua presenza è segnalata in tutti i laghi vulcanici del Lazio. È una specie che resi ste bene all’inquinamento e alle sollecitazioni meccaniche delle correnti e del moto ondoso. Le sue foglioline pennate e il fusto di colore rosso sono le caratteristiche che lo rendono inconfondibile.

Le acque antistanti le spiagge frequentate dal turismo estivo sono spesso colonizzate esclusivamente da questa specie, fino ad una profondità di 2 m.

Myriophyllum spicatum

può formare diversi tipi di vegetazione: dà luogo a comunità monospecifiche, che talvolta vanno incontro a sorprendenti esplosioni demografiche, oppure si con socia con altre specie nelle comunità tipiche delle zone con profondità minori. Vi possiamo trovare varie specie di

Potamogeton

(

P. perfoliatum

,

P. lucens

,

P. pectinatus

),

Najas marina

e

Persicaria amphibia

. Questa comunità si può ritenere il retaggio della cintura di idrofite radicanti flottanti che formava il lamineto con

Nymphaea alba

, specie ormai scomparsa dal Lago di Vico.

Sintassonomia

Le comunità dominate da

Myriophyllum spicatum

sono inquadrabili nell’alleanza

Nymphaeion albae

, di cui so no caratteristiche specie come

Persicaria amphibia

e

Potamogeton natans

, a volte rilevate insieme al miriofillo.

L’ordine di riferimento per quest’alleanza è la

Potametalia

, appartenente alla classe

Potametea.

58

Le comunità a

Myriophyllum spicatum

sono molto diffuse nel lago

Specie indicatrici

La specie indicatrice di queste comunità è

Myriophyllum spicatum

.

Myriophyllum spicatum (foto di M. M. Azzella)

59

Vegetazione a

Najas marina

e

Najas minor

Esemplare di

Najas marina (foto di F. Scarfò)

Descrizione generale e distribuzione

Najas marina

(ranocchina maggiore) è una specie molto comune che, nonostante il nome, è tipica delle acque dolci italiane. La sua presenza esclusiva è indice di un cattivo stato delle acque, poiché è una specie che non risente dei fenomeni di eutrofizzazione o della scarsa ossigenazione.

N. minor

è una specie rinvenuta per la prima volta negli anni ’80, non molto comune nelle acque dei laghi italiani. Le due specie del genere

Najas

formano nel Lago di Vico dei popolamenti monospecifici con alte coperture. Anni particolarmente siccitosi, durante i quali le condizioni trofi che delle acque nella fascia di costa vanno incontro a fenomeni di ipertrofia, favoriscono la crescita di queste comu nità, che si sviluppa principalmente nel golfo a sud delle Pantanacce.

Vegetazione dominata da

Najas minor

nelle acque poco profonde delle Pantanacce

(foto di F. Scarfò)

60

Distribuzione della vegetazione a

Najas marina

e

N. minor

Sintassonomia

Najas marina

e

N. minor

sono specie caratteristiche dell’alleanza

Zannichellion pedicellatae

afferente all’ordine

Po tametalia

della classe

Potametea.

Le due associazioni di riferimento per le comunità dominate dalle due specie so no il

Najadetum marinae

e il

N. minoris

.

Specie indicatrici

Najas minor

segnalata per la prima volta nel Lazio in Blasi

et al.

(1986) e considerata in un primo momento una specie rara dalla distribuzione limitata esclusivamente al Lago di Vico, è stata rinvenuta successivamente in tutti i la ghi vulcanici del Lazio, ma solo nel Lago di Vico è specie dominante di una comunità.

Una foglia di

Najas marina (foto di M. M. Azzella)

61 A sinistra verticillo di

Najas minor

a destra di

N. marina (foto di M. M. Azzella)

Formazioni a dominanza di

Potamogeton

spp.

Potamogeton pectinatus (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

Potamogeto a

Potamogeton lucens

Il potamogeto a

Potamogeton lucens

è tipico di aree a profondità bassa (2-3 m), in zone dove la pendenza del fondale è nulla.

P. lucens

può arrivare ad altezze anche di 1 m, ma con percentuali di copertura basse (in gene re non superiori al 50%) ed è la specie caratterizzante della comunità, che annovera anche altre specie come

Chara aspera

, il miriofillo e altri

Potamogeton

(

P. perfoliatus

,

P. pectinatus

).

Potamogeto a

Potamogeton pectinatus

La vegetazione dominata da

Potamogeton pectinatus

è caratterizzata dalla bassa copertura degli individui che occupano un fondale per lo più sabbioso o con un’elevata rocciosità, come nella zona di costa di fronte al Pan tanello.

P. pectinatus

è una specie legata ad acque eutrofizzate, in cui risulta più competitivo rispetto alle Cha raceae.

Potamogeto a

Potamogeton perfoliatus

Di fronte alla spiaggia di Ronciglione si sviluppa una cenosi dominata in massima parte da

Potamogeton perfo liatus

, che si sviluppa tra 4 e 6 m di profondità. In questa comunità

P. perfoliatus

raggiunge altezze anche di 7 m, formando dei lunghi festoni che si spingono verso la superficie. Il potamogeto è accompagnato da una pre senza abbondante di

Chara hispida

e di

Nitellopsis obtusa

.

Sintassonomia

Queste tre comunità (

Potametum lucentis, P. pectinati

e

P. perfoliati

) sono inquadrabili nell’ordine

Potametalia

della classe

Potametea

. Sono le comunità tipicamente ascrivibili all’habitat di interesse comunitario 3150 del

Magnopo tamion

(

Potamion lucentis

).

62

Il potamogeto a

Potamogeton lucens

è presente alla base di M. Fogliano,

P. pectinatus

nel settore nord orientale del lago,

P. perfoliatus

nei fondali antistanti la spiaggia di Ronciglione

Specie indicatrici

Potamogeton lucens

,

P. pectinatus

,

P. perfoliatus

. Queste tre specie, come le altre del genere

Potamogeton

sono del le idrofite radicanti in cui l’impollizione avviene in ambiente aereo: nella stagione estiva i loro fusti si allungano fino alla superficie dove si sviluppano i fiori, poco appariscenti, ma facilmente osservabili nel Lago di Vico.

Infiorescenza di

Potamogeton perfoliatus

e sullo sfondo M. Fogliano

(foto di M. M. Azzella)

63

Prateria a

Chara aspera

Prateria dominata da

Chara aspera (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

Nel Lago di Vico la prateria dominata da

Chara aspera

si sviluppa a profondità ridotte, immediatamente di fronte alla vegetazione dei fondali bassi, e in alcuni casi si può spingere fino al fronte del canneto. Generalmente i po polamenti hanno copertura molto alta, superiore all’80%.

Le comunità dominate da

Chara aspera

sono spesso caratterizzate dalla presenza di

Myriophyllum spicatum,

di

Potamogeton perfoliatus

e in alcuni casi di

P. lucens.

Le coste del Lago di Vico sono dominate da

Chara aspera

fino ad una profondità di 3 m, a profondità maggiori troviamo principalmente comunità dominate da

C. hispida.

In due zone del lago non possiamo individuare chia ramente delle vere e proprie praterie a

C. aspera

. Nella zona nord, in località Pantanello, il fondale molto ripido favorisce il dominio di altre specie. Nella zona sud, nei pressi della spiaggia di Ronciglione,

C. aspera

è sostituita da un popolamento dominato da

Myriophyllum spicatum

, molto probabilmente più competitivo in una situazione fortemente antropizzata.

Sintassonomia

Le comunità a dominanza di Characeae vengono generalmente attribuite alla classe

Charetea fragilis,

distinta dalla

Potametea

perché caratterizzata dalla presenza di macroalghe, che appartengono ad un altro gruppo di forme di vita rispetto alle piante vascolari acquatiche. Queste ultime inoltre colonizzano ambienti nettamente distinti ecologicamente e spazialmente all’interno del bacino lacustre. L’associazione in cui possiamo inquadra re questa prateria è il

Charetum asperae

all’interno dell’alleanza

Charion fragilis

che fa riferimento all’ordine

Charetalia hispidae.

64

Le praterie a

Chara aspera

sono diffuse fino a circa 3 m di profondità

Specie indicatrici

Chara aspera

domina praterie riferibili all’habitat di interesse comunitario 3140 “Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di

Chara

spp.”,

Chara aspera

è una pianta gracile alta fino a 30 cm. I rami sono formati da 6-8 articoli e non più di 5-7 foglioline per verticillo. Sul tallo, che presenta lunghi internodi, sono presenti degli aculei aghiformi.

C. aspera

è una pianta dioica con la possibilità di moltiplicarsi anche vegetativamente attraverso i bulbilli che si possono trovare sui rizoidi e che sono visibili anche ad occhio nudo. Questa specie, un tempo diffusa in tutti i laghi d’Europa, ha subito una forte regressione nella seconda metà del XX sec. a causa dell’inquinamento e dell’eu trofizzazione.

Bulbillo di

Chara aspera

, 1 mm di diametro

(foto di M. M. Azzella)

65

Prateria a

Chara hispida

(

sensu lato

)

Prateria a dominanza di

Chara hispida (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

Le praterie di

Chara hispida

si sviluppano tra 3 e 6 m di profondità e sono presenti sull’intero peri plo del bacino con coperture sempre altissime. A

C. hispida

si accompagna spesso

Potamogeton perfoliatus

,

C. globularis

e

Nitella hyalina

. Que st’ultima in alcune stazioni può formare uno stra to molto compatto al di sotto degli individui di

C.

hispida

, con coperture anche superiori al 50%.

Sintassonomia

Le comunità dominate da

Chara hispida

(

Chare tum hispidae

) rientrano nel

Charion fragilis

, alle anza che fa riferimento alla

Charetalia hispidae,

ordine appartenente alla classe

Charetea fragilis.

66 Prateria a dominanza di

Chara hispida (foto di M. M. Azzella)

Le prateria a

Chara hispida

sono diffuse tra i 3 e i 6 m di profondità

Specie indicatrici

Chara hispida

domina praterie riferibili all’ha bitat di interesse comunitario “Acque oligome sotrofe calcaree con vegetazione bentica di

Chara

spp.”,

Chara hispida

è una pianta robu sta, alta anche più di un metro, con aculei che si sviluppano in gruppi di 2 (3) nella parte api cale del tallo, spesso singoli negli internodi in feriori e lunghi fino a 2 mm con 4-5 foglioline per verticillo.

C. intermedia

e

C. polyacantha

sono specie molto simili a

C. hispida

da cui si distinguono per caratteri difficilmente indivi duabili sul campo ad occhio nudo. Da analisi effettuate su campioni significativi raccolti nei due anni di lavoro è stato verificato che le spe cie più diffuse sul Lago di Vico sono

C. polya cantha

e

C. intermedia

ma non è stato possi bile quantificare l’abbondanza relativa delle tre specie per avere un dato cartografico certo.

Chara hispida (foto di M. M. Azzella)

67

Prateria a

Chara globularis

Prateria dominata dalla

Chara globularis (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

La distribuzione delle comunità dominate da

Chara globularis

è strettamente legata alla tipologia del substrato. A profondità comprese tra 2 e 8 m, in pre senza di fanghi,

C. globularis

soppianta le altre spe cie di Characeae e forma una comunità con alte co perture e in cui è possibile trovare poche altre specie, che variano in funzione della profondità a cui la co munità si trova: nella figura

Chara globularis

è asso ciata a

Myriophyllum spicatum

in una comunità rinve nuta a 3 m di profondità di fronte alla Bella Venere.

Generalmente a profondità maggiori si rinviene con sociata a

Nitellopsis obtusa

. In altri laghi vulcanici del Lazio (come Bracciano, Bolsena) la prateria domi nata da

Chara globularis

rappresenta l’ultima cintura di vegetazione in profondità. Sul Lago di Vico l’ultima cintura è invece dominata da

Ceratophyllum demer sum

, una caratteristica condivisa con il Lago di Nemi.

Particolare di

Chara globularis

con numerose nucule

(foto di N. Abdelahad)

68

La distribuzione di

Chara globularis

è legata alla presenza di fondali fangosi

Sintassonomia

Chara globularis

è specie tipica dell’ordine

Charetalia hispidae

della classe

Charetea fragilis

. L’associazione di riferi mento per questa comunità è il

Charetum fragilis

, riferibile all’alleanza

Charion fragilis.

Specie indicatrici

Chara globularis

domina praterie riferibili all’habitat di interesse comunitario 3140 “Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di

Chara

spp.” Contrariamente alle altre due specie di

Chara

presenti nel Lago di Vico, que sta specie si caratterizza per l’assenza di aculei, distinguendosi per il suo aspetto slanciato e liscio. Gli internodi so no molto lunghi e superano la lunghezza dei rami del verticillo. I gametangi maschili e femminili crescono sullo stes so individuo (pianta monoica) nel periodo tardo estivo, fino all’autunno. Diffusa in gran parte del nostro territorio, in sieme a

C. vulgaris

è una delle Characeae più comuni.

69

Prateria a

Nitellopsis obtusa

Bulbillo di

Nitellopsis obtusa

– Esemplare di

Nitellopsis obtusa (foto di N. Abdelahad)

Descrizione generale e distribuzione

L’areale di distribuzione di

N. obtusa

si estende ai bacini lacustri di tutto l’emisfero nord, dal Giappone all’Europa e al Canada. Come le altre Characeae, anche questa specie ha subito un drastico ridimensionamento dei suoi popo lamenti e risulta estinta in molti laghi. In Giappone, dov’era scomparsa negli anni ’90, è stata reintrodotta.

In Italia è stata documentata la sua presenza in diversi laghi e nel Lazio si è certi della sua presenza per i laghi di Vi co, Bolsena e Bracciano.

Nel Lago di Vico, contrariamente a quanto osservato nel resto d’Europa, durante questo studio, è stata documentata per la prima volta la presenza di individui fertili maschili e femminili, e quindi è potenzialmente possibile la riprodu zione sessuata di

Nitellopsis obtusa

.

Nitellopsis

forma dei popolamenti molto estesi a profondità variabili, comprese tra 4 e 11 m. Generalmente la fascia in cui si individuano è compresa tra 6 e 8 m di profondità, quindi successiva alla fascia di competenza di

Chara hi spida

(2-6 m) e antecedente alla fascia di competenza di

Ceratophyllum demersum

(8-12 m). Nella sua zona di competenza ecologica,

Nitellopsis

forma dei popolamenti monospecifici, ad alta copertura, in cui raramente si trova no altre specie. A profondità inferiori si può trovare consociata con

Chara globularis

, mentre alle profondità maggiori penetra nella comunità a

Ceratophyllum demersum.

70

Distribuzione delle praterie a

Nitellopsis obtusa

Sintassonomia

Le comunità a

Nitellopsis obtusa

(

Nitellopsidetum obtusae

) rientrano nel

Charion fragilis

, alleanza che fa riferi mento alla

Charetalia hispidae,

ordine appartenente alla classe

Charetea fragilis.

Specie indicatrici

Nitellopsis obtusa

domina praterie riferibili all’habitat di interesse comunitario 3140 “Acque oligomesotrofe cal caree con vegetazione bentica di

Chara

spp.”

Nitellopsis obtusa

è una Characea di aspetto robusto, alta tra 40 e 60 cm, con pochi verticilli e internodi lunghi fino a 20 cm. Il colore può variare dal verde petrolio al verde smeraldo. Sono piante dioiche, quindi con individui maschili, sui quali crescono gli anteridi, e individui femmini li, sui quali sviluppano gli oogoni. La riproduzione sessuale, per quanto teoricamente possibile, non è mai stata documentata con certezza. Generalmente

N. obtusa

, come

Chara aspera

, possiede dei bulbilli ialini a forma di stella, ben visibili ad occhio nudo, che crescono sui rizoidi della pianta attraverso i quali si riproduce per via ve getativa.

71

Prateria a dominanza di

Ceratophyllum demersum

Ceratophyllum demersum (foto di M. M. Azzella)

Descrizione generale e distribuzione

Il ceratofillo comune è una pianta che troviamo in tutta la zona fotica del Lago di Vico. Nella distri buzione in fasce concentriche della vegetazione del lago, la prateria a dominanza di

Ceratophyl lum demersum

rappresenta l’anello più interno, ovvero quello che si trova a maggiori profondità.

La comunità a

C. demersum

si sviluppa a profon dità che possono variare da 8 a 12 m, è general mente monospecifica (solo in rarissimi casi sono stati rilevati alcuni esemplari di

Nitellopsis obtu sa

) e presenta una biomassa considerevole. I lunghi festoni di ceratofillo possono avere un’al tezza anche di 2 m. La copertura di questa vege tazione è totale e scende sotto il 100% solo in prossimità della massima profondità a cui vege ta, ovvero a 12 m nel Lago di Vico. Oltre questa profondità non sono state rinvenute altre tipolo gie di vegetazione e quindi il ceratofilleto rappre senta la comunità di chiusura nel bacino di Vico.

72 Esemplari di

Ceratophyllum demersum

raccolti con l’ancora

(foto di M. M. Azzella)

Ceratophyllum demersum

forma l’ultimo anello di vegetazione tra 8 e 12 m di profondità

Sintassonomia

Questa comunità è stata segnalata in altre zo ne d’Italia ed è descritta come tipica di acque superficiali o profonde di ambienti eutrofici con acque spesso inquinate.

Ceratophylletum de mersi

appartiene all’alleanza

Ceratophyllion demersi

inquadrabile nell’ordine

Potametalia

(

Potametea pectinati

).

Specie indicatrici

Ceratophyllum demersum

è una macrofita de scritta da molti autori come indicativa di cattive condizioni delle acque e di ambienti eutrofici.

Dobbiamo però sottolineare che

Ceratophyllum demersum

è caratterizzato dall’avere due for me di crescita. Nelle situazione fortemente in quinate si rinviene in forma liberamente flot tante sulla superficie dell’acqua (da questa ca ratteristica il nome

demersum

). In altre situa zioni, non necessariamente caratterizzate da una condizione di eutrofia,

C. demersum

cresce radicato al fondale (Melzer, 1999).

Esemplari di

Ceratophyllum demersum

e

Myriophyllum spicatum (foto di M. M. Azzella)

73

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico

SCHEMA SINTASSONOMICO

Rhamno

-

Prunetea

Rivas Goday & Borja ex Tüxen 1962

Prunetalia spinosae

Tüxen 1952

Pruno-Rubenion ulmifolii

Arnaiz & Loidi 1983

Sarothamnion

Tx. 1945 in Prsg. 1949

Adenocarpo complicati-Cytisetum scoparii

Blasi, Cavaliere, Abbate, Scoppola 1990

Stellarietea mediae

Tüxen, Lohmeyer & Preising ex von Rochow 1951

Sisymbrietalia officinalis

J. Tüxen in Lohmeyer & al. 1962 em. Rivas-Martínez, Báscones, T.E. Díaz, Fer nández-González & Loidi 1991

Sisymbrion officinalis

Tüxen, Lohmeyer & Preising in Tüxen 1950 Prati aridi a

Vulpia muralis

e

Rumex acetosella Galio-Urticetea

Passarge ex Kopecky´ 1969

Galio aparines-Alliarietalia petiolatae

Görs & Müller 1969

Balloto-Conion maculati

Brullo in Brullo & Marcenó 1985 Prato nitrofilo a

Urtica dioica

e

Sambucus ebulus Molinio-Arrhenatheretea

Tüxen 1937

Plantaginetalia

Tüxen & Preising in Tüxen 1950

Agropyro-Rumicion crispi

Nordhagen 1940 Prati umidi a

Holcus lanatus

ed

Alopecurus rendlei

Pascoli e prati da sfalcio a

Bromus hordeaceus

,

Hordeum murinum

e

Lolium perenne

Prato-pascolo a

Holcus lanatus

e

Galega officinalis

75

Phragmito-Magnocaricetea

Klika in Klika & V. Novák 1941

Magnocaricetalia

Pignatti 1952

Magnocaricion elatae

Koch 1926

Caricetum acutiformis

Sauer 1937

Equiseto palustri-Juncetum effusi Phragmitetalia

Koch 1926

Phragmition australis

Koch 1926 Koch 1926 nom. mut. Propos

Phragmitetum communis

(Gams, 1927) Schmale 1939

Scirpetum lascutris

(Allorge 1922) Chouard 1924

Typhetum angustifoliae

Pignatti 1953

Nasturtio-Glyceretalia

Pignatti 1954

Glycerio-Sparganion

Br.-Bl. & Sissingh in Boer 1942

Eleocharitetum palustris

Ubriszˇy 1948

Alnetea glutinosae

Br.-Bl. & Tüxen ex Westhoff, Dijk & Passchier 1946

Alnetalia glurinosae

Tüxen 1937

Salicion cinereae

Müll. & Görs 1958

Salicetum cinereae

Zolyomi 1931

Lemnetea minoris

Tüxen ex O. Bolòs & Masclans 1955

Lemnetalia minoris

Tüxen ex O. Bolòs & Masclans 1955

Lemnion minoris

Tüxen ex O. Bolòs & Masclans 1955

Lemnetum minoris

Oberdorfer ex Müller & Görs 1960 Formazione ad

Azolla filiculoides Bidentetea tripartitae

R. Tx.

et al.

In R. Tx. 1950

Bidentetalia tripartitae

Br.-Bl. & R. Tx. ex Kikla & Hadac 1944

Bidention tripartitae

Nordhagen 1940 em. R. Tx. in Poli & J. Tx. 1960

Ranunculetum scelerati

Tx. 1950 ex Pass. 1959

Bidenti-Polygonetum hydropiperis

Lohmeyer in R. Tx. 1950 nom. inv.

76

Riserva Naturale Regionale Lago di Vico

Potametea

R. Tx. & Preising 1942

Potametalia

Koch 1926

Potamion lucentis

Vollmar 1947

Potametum lucentis

Hueck 1931

Potametum perfoliati

Koch 1926 em. Pass. 1964

Potametum pectinati

Carstensen 1955

Nymphaeion albae

Oberdorfer 1957 comunità a

Myriophyllum spicatum Zannichellion pedicellatae

Schaminée, Lanjouw & Schipper 1990

Najadetum marinae

(Oberd. 1957) Fukarek 1961

Najadetum minoris

Ubriszˇy 1948

Ceratophyllion demersi

Den Hartog & Segal ex Passarge 1996

Ceratophylletum demersi

Hild 1956

Charetea fragilis

Fukarek ex Krausch 1964

Charetalia hispidae

Sauer ex Krausch 1964

Charion fragilis

Krausch 1964

Charetum asperae

Corillion 1957

Charetum hispidae

Margalef 1947

Charetum fragilis

Corillion 1957

Nitellopsidetum obtusae

(Sauer 1937) Dambska 1961

Nitelletalia flebili

Krause 1969

Nitellion flebili

Dambska 1966

Nitelletum hyalinae

Losev 1988 77

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