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Giovedì 19 Gennaio 2017
PRIMO PIANO
È IL NUMERO DEI SOCI CHE IN UNA SOLA SETTIMANA HA PRESO CONTATTO CON LA BANCA
Vicenza, già in 10 mila per i ristori
Si tratta del 12% dei circa 94 mila soci a cui è rivolta la proposta di indennizzo a 9 euro per azione. C’è
tempo fino al 15 marzo per manifestare interesse e fino al 22 per aderire. Riscontri positivi anche a Veneto B.
di Gabriele La Monica
MF-DOWJONES
N
ella prima settimana
intercorsa dalla presentazione della proposta di transazione ai
soci della Popolare Vicenza,
l’interesse da parte dei destinatari è stato decisamente
elevato. Secondo quanto ha
appreso MF-DowJones, sono
stati oltre di 10 mila i contatti
ricevuti da parte degli azionisti interessati, vale a dire circa
il 12% dei 94 mila soggetti
cui è rivolta la proposta di
ristoro. Non tutti i contatti
si sono già trasformati in
manifestazioni di interesse, o perlomeno non ancora,
ma la risposta è ritenuta più
che incoraggiante da parte
di fonti interne alla banca
berica. Incoraggiante anche
il feedback dei soci di Veneto Banca.
I soci interessati avranno
tempo fino al prossimo 15
marzo per formalizzare la
manifestazione d’interesse
alla transazione. Una volta
ricevuto l’interessamento
del socio, la banca gli comunicherà l’ammontare del
ristoro. L’adesione all’accordo dovrà avvenire entro il 22
marzo mentre l’indennizzo
sarà liquidato a partire dal
prossimo mese di aprile. Le
banche, tra l’altro, si sono riservate la facoltà di estendere
fino al 30 giugno il periodo
entro cui è possibile aderire all’offerta, in presenza di
motivate ragioni, per favorire
l’adesione maggiore possibile. A quanti aderiranno saranno riservate inoltre esclusive
condizioni commerciali che
consentiranno di beneficiare
di rendimenti maggiorati sulle somme che saranno eventualmente depositate presso le
banche del Gruppo (Deposito
Vincolato), che possono dare
maggior valore nel tempo al
ristoro offerto dalla banca, e
di agevolazioni consistenti su
alcuni prodotti e servizi bancari (Conto Corrente e Mutuo
Casa). La transazione, come
accennato, è rivolta a circa
94 mila soci della Popolare
di Vicenza e a circa 75 mila
Fabrizio
Viola
azionisti di Veneto Banca ed
è condizionata a una adesione minima, in entrambi i casi,
dell’80%. Nel caso dei soci
della Popolare vicentina il risarcimento è stato quantificato in 9 euro per azione, mentre
per quelli della ex popolare di
Montebelluna ammonterà al
15% dell’investimento originariamente effettuato per un
esborso massimo complessivo quantificato nell’ordine dei
600 milioni.
Ieri la Vicenza ha tra l’altro
Banche, dal Senato critiche alla Vigilanza Ue
di Antonio Satta
derivati nei bilanci degli istituti di credito. In altri
termini, la Commissione richiama l’esigenza di
a Vigilanza europea applica due pesi e due mi- porre sullo stesso piano, ai fini della vigilanza, il
sure diverse nel valutare gli attivi delle banche rischio di credito e il rischio di mercato». Il primo
delle diverse nazioni. Se non sono questi i termini è quello sanzionato alle banche italiane, alle quali
precisi dell’accusa, la sostanza non si discosta la vigilanza Ue impone di disfarsi in fretta degli
npl (non performing loans), il
troppo, basta leggere la bozza
secondo è quello che carattedella relazione finale dell’indarizza molte delle banche estere,
gine conoscitiva sul sistema banimbottite di prodotti sofisticati
cario svolta dalla Commissione
Finanze del Senato. Un testo che
ad alto rischio, per bilanciare i
quali la Vigilanza non richiede
il presidente dell’organismo paranaloghe ricapitalizzazioni. La
lamentare, Mauro Maria Mariconclusione è che «l’Italia ha
no, ha mandato ieri ai gruppi per
pagato le conseguenze di una
ricevere le loro osservazioni in
vigilanza europea che si è conmodo da poterlo votare già ogcentrata molto sul rischio di cregi. Ebbene, a proposito di quello
dito e troppo poco su quello di
che attualmente viene considemercato». E non è l’unica critica
rato il principale problema delle
alla linea Ue espressa dalla combanche italiane, ossia la massa
missione, che infatti chiede a godi crediti deteriorati da svalutare
Mauro Maria Marino
verno (e Parlamento) di «operare
con conseguenti ricapitalizzaziosul fronte europeo per recuperare
ni secondo le norme di Basilea,
l’auspicio che emerge dalla relazione è che «la margini di manovra su due fronti: l’applicazione
verifica a livello europeo della qualità degli atti- del bail-in e la disciplina degli aiuti di Stato in
vi bancari debba essere condotta con oggettiva merito agli interventi di risoluzione o preventivi
valutazione delle differenti pratiche e delle diver- rispetto alla crisi». Il confronto europeo, si legge
se scelte operate dalle singole banche dei paesi nel documento, «ha risentito della volontà di acmembri». Di conseguenza «l’attenzione delle cettare i termini imposti dalle autorità comunitavigilanze europea e nazionale sulla formazione rie, pur nella consapevolezza che anche sul fronte
e peso dei crediti deteriorati non può non essere bancario è necessaria una più incisiva focalizzaaccompagnata da un’analoga analisi degli effet- zione dell’interesse nazionale e degli strumenti
ti sul sistema bancario dell’utilizzo di strumenti per tutelarlo». (riproduzione riservata)
L
comunicato di avere raggiunto una risoluzione consensuale
del rapporto di lavoro con Iacopo De Francisco, che terminerà
la propria collaborazione con
la banca alla fine del prossimo
mese di febbraio. De Francisco
ha ricoperto il ruolo di vice direttore generale vicario dal mese di giugno 2015 in una fase
di profonda ristrutturazione e
consolidamento della banca.
La possibile uscita di De Francisco era nell’aria dopo la nomina di Gabriele Piccini ed Enrico Maria Fagioli Marzocchi
a vice direttori generali decisa
dal cda della Vicenza guidato
da Fabrizio Viola lo scorso 5
gennaio. A Piccini è affidata
la responsabilità e la direzione dell’Area Commerciale
con il ruolo di chief commercial officer (cco) della banca
mentre a Fagioli Marzocchi è
affidato il coordinamento della direzione Affari Generali e
Partecipazioni, della Divisione
Finanza e della Divisione Bilancio e Pianificazione (chief
financial officer). (riproduzione riservata)
Quotazioni, altre news e analisi su
www.milanofinanza.it/vicenza
Indagine Bankit, Consob, Ivass e Covip: nel triennio 2012-2014 organizzati 206 incontri di educational, ma con pochi iscritti
Campagne sul risparmio? Frammentarie e inefficaci
di Paola Valentini
È
allarme educazione finanziaria. In
Italia il livello di cultura sul risparmio resta tra i più bassi riscontrati
nelle economie avanzate per adulti e
studenti. Ed è un problema di non poco
conto visto che la crescente complessità delle scelte finanziarie che i cittadini
devono compiere nel corso della loro
vita richiede livelli di alfabetizzazione
spesso superiori a quelli attualmente
disponibili in larghi strati della popolazione italiana con conseguenti rischi
che possono mettere a repentaglio il loro benessere finanziario. Per correre ai
ripari sono quindi necessari nuovi interventi formativi coordinati e soprattutto
efficaci perché quelli realizzati negli
ultimi anni sono stati numerosi, ma non
hanno raggiunto l’obiettivo previsto. Lo
ha affermato ieri il vice direttore della
Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, presentando il primo censimento
sulle iniziative di educazione finanziaria
in Italia nel triennio 2012-2014. Una rilevazione promossa da Banca d’Italia,
Consob, Covip e Ivass, insieme al Museo del risparmio, alla Fondazione per
l’Educazione finanziaria e al risparmio
e alla Fondazione Rosselli, d’intesa con
i ministeri dell’Economia e dell’Istruzione. L’indagine documenta la frammentazione delle iniziative di educazione finanziaria «molte delle quali con un
numero di partecipanti modesto».
Per il triennio 2012-2014 sono state
censite 206 iniziative, promosse da
256 soggetti. In quasi i due terzi dei
casi i programmi hanno coinvolto nel
triennio meno di mille persone; solo
una iniziativa su dieci si è rivolta a più
di 10 mila partecipanti. Le iniziative
censite sono risultate molto eterogenee
e il web è stato il principale veicolo di
promozione, con rischi di esclusione
per fasce della popolazione rilevanti.
Una delle maggiori criticità evidenziate dall’indagine è la carenza di valutazione sull’efficacia dell’iniziativa: oltre
la metà dei programmi non ha previsto
alcuna forma di controllo. Lo studio sottolinea come la mancanza di riferimento dei temi dell’educazione finanziaria
nelle attività curriculari degli studenti
non permetta la partecipazione generalizzata e uniforme tra scuole, cicli di
studio e territori. Per quanto riguarda
gli adulti, dalle analisi è emerso che i
programmi formativi sono stati quasi
sempre rivolti a una platea generalista
e sono risultate poco diffuse le iniziative
tese a raggiungere fasce di popolazione
particolarmente fragili o con specifici
bisogni formativi, quali donne, anziani
o piccole imprese. Inoltre molte iniziative sono state realizzate con la sola
diffusione di materiale informativo. E,
afferma lo studio, sebbene sia complesso quantificare le risorse totali destinate
all’educazione finanziaria, è emerso che
solo pochi programmi hanno previsto
un significativo impegno economico.
La conclusione dell’indagine è che «appare essenziale uno sforzo di coordinamento tra i promotori per valorizzare
sinergie e complementarietà delle molte
iniziative esistenti, calibrare l’azione sui
target di popolazione a priorità elevata,
ricercare economie di scala e di scopo,
monitorare i risultati in termini di acquisizione di conoscenze e competenze».
(riproduzione riservata)