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Proni: sabato parte la campagna di rilancio del PD, per
recuperare iscritti e legami in crisi
Mercoledì 18 Gennaio 2017
In sei anni gli iscritti al partito sono passati da 10 mila a 5 mila, anche se il tesseramento
2016 tecnicamente non è ancora terminato - Il 21 gennaio riparte il tesseramento insieme a
una campagna di ascolto
Eleonora Proni, segretaria provinciale del PD
Sabato 21 gennaio parte ufficialmente la campagna di tesseramento 2017 del Partito Democratico, l’unico partito
strutturato rimasto sul territorio e presente in tutta la provincia abbastanza capillarmente. Anche se le schiere del PD negli
ultimi anni si sono alquanto ridotte. Erano 10.000 gli iscritti in provincia di Ravenna nel 2010, risultano sono la metà alla fine
del 2016. Un tracollo in pochi anni. E l’emorragia non sembra arrestarsi, se è vero che nel 2015 gli iscritti erano 6.400 e quindi
ne mancano all’appello 1.400 nell'ultimo anno. Ma la segretaria provinciale dei democratici Eleonora Proni - pur non
minimizzando il dato - preferisce sottolineare che il suo partito è comunque vivo e ben radicato sul territorio. E punta al rilancio
di iscritti e legami con i cittadini.
Eleonora Proni - che è anche e soprattutto Sindaco di Bagnacavallo - svolge la funzione di segretario provinciale del PD a
mezzo servizio, e nei giorni scorsi è stata affiancata da un giovane vice alla guida del partito, Damiano Giacometti, già
assessore al bilancio del Comune di Castel Bolognese dal 2009 al 2014.
Segretaria Proni, come valuta questo andamento negativo del tesseramento al PD?
"Ravenna si colloca in un quadro regionale e nazionale problematico. C’è effettivamente una perdita di iscritti, come ha
dichiarato pochi giorni fa il segretario regionale Calvano, perdita che registriamo anche a Ravenna. Il problema c’è, non ce lo
nascondiamo, ma voglio precisare che quest’anno per via del grande impegno profuso nel referendum del 4 dicembre il
partito ha trascurato un po’ il tesseramento e quindi ci apprestiamo a chiuderlo in ritardo, recuperando in extremis anche parte
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di questa perdita di iscritti."
Quando è prevista la chiusura del 2016?
"Alla fine di febbraio. E quando chiuderemo il tesseramento 2016 credo che il dato sarà superiore ai 5.000 iscritti registrati fino
alla fine del 2016. Contemporaneamente il 21 gennaio, sabato prossimo, apriamo anche il tesseramento 2017. Naturalmente
questo dato ci preoccupa e ci fa riflettere sia sul nostro rapporto con i cittadini, sia più in generale sulla crisi che attraversa il
rapporto fra cittadini e politica, che investe noi ma non solo noi. L’allontanamento dei cittadini dalla politica riguarda tutti i
paesi e tutti i partiti. È un problema di dimensioni nazionali ed europee."
La politica non gode di buona salute e di buona reputazione.
"La realtà è difficile, ma non ci sono solo ombre. Bisogna ricordare che l’adesione ai partiti è fatta con l'iscrizione ma sempre
più oggi anche attraverso altre forme, meno tradizionali, come la partecipazione attiva alle campagne elettorali o a campagne
su singoli temi, oppure con la partecipazione spontanea e il lavoro volontario alle feste de l’Unità, oppure sotto forma di
sostegno economico. Sono numerose le sottoscrizioni che arrivano. In questo, per esempio, Ravenna è in controtendenza
rispetto al dato nazionale: c’è un aumento dei versamenti del due per mille al nostro partito."
Nel 2010 gli iscritti erano 10.000. Oggi sono 5.000 e forse alla fine il 2016 lo chiuderete a una quota che si aggirerà fra
i 5 e i 6 mila. Obiettivo 2017?
"Più che fissarsi su un obiettivo numerico, parlerei di rilancio complessivo della presenza e dell’azione del PD sul territorio. Il
numero è importante perché registra e restituisce il senso del lavoro fatto. Non uso la parola ricostruire perché sarebbe
sbagliata: il radicamento del nostro partito c’è ancora fra la gente e sul territorio. Ma certo questo rapporto risente della crisi
generale e quindi va in parte riallacciato e rafforzato. La campagna di ascolto messa in campo a livello nazionale dal
segretario Renzi va in questa direzione ed è positiva: già noi a Ravenna avevamo in autonomia deciso di muoverci in questo
senso. Quindi aderiremo alla campagna nazionale con convinzione e ci metteremo del nostro per fare in modo che il PD sia
più prossimo alle comunità in cui opera, sia in ascolto dei cittadini, si prenda cura dei loro problemi, sia vicino alle persone."
Parliamo di Renzi, che sembra parte del problema, appunto. Una delle accuse che gli oppositori interni lanciano a
Renzi è proprio quella di essersi occupato poco del partito. Ha pensato molto al governo e a se stesso, alla sua
immagine, poco al partito. E queste sarebbero le conseguenze, compresi i non buoni risultati alle amministrative e la
sconfitta nel referendum.
"È inevitabile che la priorità di Renzi, ma anche del PD e di tutti noi, fosse quella di provare a governare bene questo paese
per mettere in pista una serie di riforme importanti, creando le premesse di una svolta per il sistema Italia. Questa cosa viene
prima di ogni altra. Naturalmente l’azione del governo non esaurisce l’azione politica e come ha riconosciuto lo stesso Renzi
certi errori sono stati compiuti. Ma si tratta di una responsabilità collettiva, non è solo colpa di Renzi."
Ma in definitiva il PD è il partito di Renzi o è ancora il Partito Democratico?
“Il Partito Democratico.”
Qualcuno sostiene che il PD non è più un partito di sinistra. Altri che lo è ancora, ma che avrebbe bisogno di una
svolta a sinistra, perché Renzi l’ha spostato troppo al centro…
"Questa discussione non mi appassiona. È troppo ideologica. La legge sulle unioni civili l’ha fortemente voluta Renzi e non è
certo moderata. E tante altre cose fatte in questi anni sono di sinistra. Anche se ricordo a tutti come è nato il governo: non si
tratta di un governo di sinistra, è un’alleanza fra PD e forze moderate. Il lavoro svolto in questi anni dal governo Renzi è stato
molto positivo a mio giudizio. Certo, soprattutto sui temi economici occorre cambiare alcune cose, approfondire, migliorare per
esempio sui voucher e sulle politiche del lavoro."
Quando si farà il congresso del PD?
"Non lo so."
Lei lo avrebbe fatto subito?
"No. Una reazione istintiva sarebbe stata sbagliata dopo il referendum. Credo sia giusto, dopo quanto è accaduto, riflettere e
ricucire una relazione con il paese, i cittadini, i nostri iscritti e militanti. Dopo aver fatto questo è bene andare al congresso."
Sul congresso e sulla vita del partito pesa l'eterna questione della tormentata ricerca dell'unità interna che non c'è e
incombe lo spettro della scissione della minoranza di cui tanti osservatori parlano. Cosa ne pensa?
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"Penso che dobbiamo essere una grande comunità e un grande partito, nel quale c'è spazio per tutte le sensibilità e le
istanze. Ma dove ci sono anche regole chiare di convivenza, per stare insieme, regole da rispettare. Per questo il
comportamento di alcuni di noi nel recente referendum non mi è piaciuto e non ha fatto bene al nostro partito."
Si riferisce a chi ha fatto propaganda per il NO al referendum del 4 dicembre, ovviamente.
"Sì. Avevano le loro ragioni, ovviamente, anche se io non le ho condivise. Così come la maggioranza degli italiani che ha
detto No. Dunque è chiaro che un problema c'era. Ma il partito aveva scelto un'altra strada e la loro decisione non ci ha
aiutato, anzi è stata una ferita per il partito e la nostra comunità. Anche se non credo che la sconfitta sia stata determinata dal
No di quanti nel PD dissentivano dalla linea ufficiale del partito guidato da Renzi."
Lei dice che il PD è un grande partito nel quale c'è posto per tutti. Ma non le pare che proprio Renzi - che litiga un po'
con tutti - non sia l'uomo più adatto a guidare un partito così plurale, con sensibilità così diverse?
"Io penso che Renzi sia la personalità che oggi gode di maggiore prestigio e autorità nel PD e non solo nel PD e quindi credo
sia assolutamente in grado di esercitare la funzione della leadership e di guidare la nostra comunità politica. Ma ripeto,
quando si sta in una casa comune ognuno porta la propria sensibilità e il proprio punto di vista, poi - proprio perchè la casa è
comune - si stabiliscono delle regole comuni e si rispettano. Questo per me è fondamentale. Quindi discutiamo di tutto, ma
alla fine ricordiamoci che siamo un partito e non tanti partiti in uno, in cui ognuno va per conto suo. Se facciamo così non
andiamo da nessuna parte e non siamo utili al Paese."
A cura di P. G. C.
Le interviste, Politica
Commenti
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signora, lei ha bisogno di me. Io non di lei. Come posso aiutarla?18/01/2017 - roberto
Ma signora,non è contenta?se gli isccritti sono solo dimezzati sono tanti,dopo quello che avete combinato finalmente la gente
si sta rendendo conto chi siete veramente ,l'unica vostra preoccupazione è l'importo di profughi,vedrà che quest'anno sarete
ancora meno. 22/01/2017 - Rumagna
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