Un anno senza Giulio

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Transcript Un anno senza Giulio

arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XV | n. 2 | 19 gennaio 2017 | www.arci.it | [email protected]
Un anno senza Giulio
di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci
Lo striscione giallo da un anno appeso alle
finestre della nostra sede nazionale - così
come in molti circoli Arci e molte sedi pubbliche di associazioni, Comuni, Regioni
- che chiede Verità per Giulio Regeni, ci
ricorda ogni giorno che quell’obiettivo
non è stato ancora raggiunto.
Il prossimo 25 gennaio sarà l’anniversario
della scomparsa del giovane ricercatore
friulano, sulla quale non si riesce a far
luce, nonostante l’ampia mobilitazione
dell’opinione pubblica e la tenacia dei
familiari, che nel dolore sono riusciti a non
far vincere la rassegnazione. In quella data
si terrà a Roma, all’Università La Sapienza,
a partire dalle 12.30, una manifestazione
indetta da Amnesty International, alla
quale la nostra associazione ha aderito.
Il buio che grava sulla drammatica vicenda di Giulio dipende in
gran parte dall’opportunismo del
governo, che antepone gli interessi non solo economici che lo legano a
quel paese a una determinata ricerca della
verità e alla denuncia delle violazioni dei
diritti umani che lì si compiono, compreso
l’uso abituale della tortura. Bisognerebbe
invece che i governi e le istituzioni democratiche gestissero i loro rapporti inter-
nazionali prendendo in considerazione
le atrocità, la repressione violenta che
caratterizzano alcuni paesi e agissero
di conseguenza. E invece succede che,
proprio recentemente, la Commissione
Europea abbia confermato un programma
di 11.5 milioni di euro per sostenere
l’Egitto nella gestione delle migrazioni,
mentre il Parlamento Europeo, sollecitato
più volte, non è riuscito ad approvare una
risoluzione urgente sulla violazioni dei
diritti umani che lì vengono compiute.
In quella sede è stata sollevata la questione di Ramy El-Sayed, attivista del
Movimento democratico egiziano 6 aprile,
che è stato torturato la scorsa settimana
durante il suo trasferimento in prigione.
Gli organizzatori del Premio Nobel Alternativo hanno deciso di inviare in
Egitto una delegazione di alto livello, per
consegnare a Mozn Hassan, la femminista
a cui sono stati congelati i beni nei giorni
scorsi, il Premio 2016 a lei assegnato.
Esiste una rete internazionale e nazionale
composta da associazioni e organizzazioni
della società civile che quotidianamente,
anche in nome di Giulio, denuncia la gravità
della situazione in cui si trova l’Egitto.
Anche noi, come Arci, in questi mesi, a
partire da quella vicenda, ci siamo impegnati per dar voce a chi, in quel Paese, combatte quotidianamente per l’affermazione
della libertà, pubblicando mensilmente la newsletter Voci dall’Egitto.
Con la delicatezza che questa missione
richiedeva, abbiamo fatto incontrare una
parte importante di quella coraggiosa
società civile con i Presidenti delle Commissioni per i diritti umani di Camera e
Senato, con la Presidente della Camera,
e, grazie alla tecnologia, a metterli in
contatto con il blogger e attivista dei
diritti umani egiziano Hossam Bahgat,
a cui abbiamo consegnato un premio,
alla presenza dei genitori di Giulio,
durante il festival di Internazionale.
Abbiamo più volte mandato appelli,
informazioni e richieste di intervento
urgente ai Parlamentari Europei, al
Parlamento nazionale e al Governo.
Abbiamo sperato che finalmente si stabilisse una effettiva collaborazione tra
la magistratura italiana e le autorità
egiziane. Ma nessun passo in avanti è
stato fatto.
Non ci stancheremo di chiedere Verità
e Giustizia per Giulio. Lo dobbiamo a
lui, ai suoi familiari, a tutti noi.
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arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017
terremotocentroitalia
Dentro l’emergenza:
l’attività dell’Arci nel terremoto
del centro Italia
di Massimiliano Bianchini presidente Arci Marche
Mentre scrivo questo report, come sapete, siamo dentro un dramma senza fine.
Gli eventi sismici di agosto e ottobre erano già di portata straordinaria: pensate
solo che nelle Marche sono dichiarati
terremotati 120 comuni distribuiti in
4 provincie su 5. È altresì noto come il
terremoto del 24 agosto aveva sconvolto
le comunità ascolana e reatina.
Il 18 gennaio, altre quattro scosse di
un’entità altissima hanno fatto ripiombare le comunità nella paura, mettendone a dura prova la tenuta psicologica.
Come è noto, la nostra associazione
stava reagendo a questa situazione tramite le molte iniziative proposte nei
vari territori, fra cui spicca l’attività
per bambini Giocare per ricostruire:
https://www.facebook.com/arciprovincialemacerata/.
Intanto, per la prima volta a mia memoria, tre comitati regionali - Marche,
Lazio e Umbria - sulla giusta spinta
della presidente nazionale Chiavacci e
di Greta Barbolini, hanno progettato
azioni comuni che sono state inserite
nella candidatura per il bando della
ex legge 383.
La particolarità della proposta nasceva
dopo aver contattato direttamente le
comunità, tanto che nella provincia di
Macerata abbiamo tenuto due assemblee
per costruire con i cittadini e i soci una
progettazione veramente partecipata.
Nel Piceno fin da subito i ragazzi del
comitato hanno aiutato le popolazioni
tramite il Bibliobus del comitato Arci
Aquila e le molte iniziative cinematografiche per gli sfollati che stanno in gran
parte a San Benedetto del Tronto. Inoltre
abbiamo partecipato con il presidente
Arci Lazio Giustini e la presidente Arci
Rieti Patacchiola, alla presenza della
Chiavacci, a un incontro molto im-
portante con la comunità montana del
Velino, mentre con gli amici perugini
Calzini, presidente di Arci Umbria, e
Tamiazzo abbiamo costruito una progettualità che guardasse al dopo (agricolo,
turistico...). Voglio quindi testimoniare
come abbiamo costruito una rete Arci
che subito, tramite anche i volontari del
servizio civile nazionale, è servita per
l’emergenza, ma ora sta lavorando a una
progettualità di lungo periodo
che coinvolge non solo il mondo
della cultura, ma anche quello
della produzione agricola e del
turismo. Il paradosso è che le
istituzioni spesso e volentieri
discutono sulla ricostruzione,
che come sapete è totalmente
centralizzata (vorrei ricordare a tutti che il terremoto di
Umbria e Marche del 1997 è
stato ben gestito anche e grazie
alle Regioni) ed è evidente che è eccessivamente
burocratizzata e lenta,
soprattutto nei confronti
degli allevatori, mentre
noi, associazione di promozione sociale, stiamo
tematizzando le questioni
chiave per il futuro dei nostri territori. È impossibile
non rendersi conto come
qui sia in gioco una civiltà
che accomuna l’entroterra
e che tendenzialmente è
stata già abbandonata da prima da una
insana forma di governo che pensava
di premiare solo le città metropolitane,
mentre in Europa ci invitano a tutelare
proprio le aree interne: vedesi la strategia
europea che in Italia ha trovato in Fabrizio Barca il suo punto di riferimento,
con cui faremo un convegno insieme
all’Università di Camerino.
Voglio chiudere con due riflessioni ad
alta voce per l’Arci: primo, siamo consapevoli che stiamo dentro un evento
di proporzioni epocali? Due, la nostra
associazione è pronta ad accettare altre
sfide oltre le sue consuete attività e
cioè siamo consapevoli che possiamo
essere l’attore sociale che movimenta
i territori dal basso e facilita comitati
di partecipazione che altrimenti solo
alcune forze populiste sembrerebbero
in grado di movimentare?
Questa è la sfida che ci poniamo.
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pace&disarmo
arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017
Aperta la selezione di 4 volontari/e
per il progetto Arci-Arcs
dei Corpi Civili di Pace in Libano
Le domande vanno presentate entro il prossimo 10 febbraio
Arci e la sua Ong Arcs hanno aperto la
selezione di 4 volontarie/i per il Libano
nell’ambito del progetto dei Corpi Civili
di Pace dal titolo Facilitatori di pace
per comunità resilienti nei quartieri
suburbani di Beirut.
I giovani saranno chiamati a sostenere
le attività della Ong in corso a Beirut,
parte di un programma triennale che
mira a favorire l’empowerment di donne
e bambini vulnerabili e a promuovere
la salute degli abitanti di Naba’a.
Nello specifico si occuperanno di organizzare attività ricreative e socioeducative per bambini e adolescenti
rifugiati e migranti, corsi di formazione
professionale per donne vulnerabili sui
temi della micro-imprenditorialità, della
salute riproduttiva e sessuale, della
violenza di genere.
Le attività quotidiane si realizzeranno
presso la sede di Arci a Furn el Cheb-
beck e nel centro comunitario di Arcs
e Basmeh & Zeitooneh, partner locale
dell’iniziativa, nel quartiere di Nabaa
(Burj Hammoud), dunque nel distretto
amministrativo di Beirut. Tuttavia, per
esigenze legate all’analisi dei bisogni
per lo sviluppo di proposte progettuali
collaterali e rafforzamento delle reti di
partenariato, i volontari potranno essere
chiamati a partecipare a missioni giornaliere a Tripoli e nelle valle della Bekaa.
Possono partecipare alla selezione i giovani, senza distinzione di sesso che, alla
data di presentazione della domanda,
abbiano compiuto il diciottesimo e non
superato il ventottesimo anno di età.
La domanda di ammissione e la relativa
documentazione va presentata entro
le ore 14 del giorno 10 febbraio 2017 a
mano presso la sede Arci Servizio Civile
Nazionale, tramite raccomandata o via
posta certificata.
www.arcsculturesolidali.org
Libertà per Öcalan e per tutte le prigioniere
e i prigionieri politici
Pace e Giustizia per il Kurdistan
Sabato 11 febbraio - Manifestazione nazionale a Milano
La lotta del Movimento di Liberazione
Curdo per la democrazia, la coesistenza,
l’ecologia e la liberazione delle donne
ha raggiunto primi risultati positivi con
l’allargamento del modello di autogoverno
democratico nei territori liberati dal giogo
delle bande ISIS. Ma con l’estensione
della situazione di guerra attuale nel
Bakur-Turchia, Rojava-Siria e nel Medio
Oriente, i curdi e le altre popolazioni
della regione affrontano gravi pericoli; lo
stesso Movimento di Liberazione subisce
nuove e pesanti minacce. Per garantire
la sua presidenza, Erdogan si è alleato
con i fascisti e i nazionalisti turchi, così
da affrontare la questione curda con la
violenza e la repressione: tutto ciò che è
collegato con i curdi e la loro identità è
un obiettivo. Vengono commissariate le
municipalità, i co-sindaci sono arrestati e
sostituiti con amministratori di nomina
governativa. La brutalità della guerra in
Kurdistan, con la distruzione di intere
città, è già costata la vita a migliaia di
civili, arresti di massa di politici, intellettuali, accademici, giornalisti, attivisti,
avvocati e magistrati, fino ad arrivare al
piano per l’eliminazione fisica di Öcalan.
La tortura psicofisica inflitta al leader
curdo Abdullah Öcalan, negli ultimi 18
anni in condizioni di isolamento totale,
è stata inasprita con ulteriori limitazioni
del suo regime carcerario. Dal 5 aprile
2015, dopo che Erdogan ha messo fine
al negoziato “per una soluzione politica
e democratica della questione curda”, i
contatti con l’isola di Imrali sono praticamente interrotti. In base a recenti
informazioni ci sono gravi motivi di preoccupazione per la stessa vita di Ocalan.
Intanto il regime di Erdogan si prepara
a reintrodurre la pena di morte.
Abdullah Öcalan è il rappresentante
riconosciuto del popolo curdo, egli svolge un ruolo decisivo per una soluzione
duratura e democratica della crisi del
Medio Oriente.
La storia ha dimostrato che la questione
curda non può essere risolta militarmente.
Le guerre di logoramento e i genocidi
dello stato turco non hanno funzionato.
Hanno sempre avuto l’effetto contrario.
La Turchia non deve continuare ad attizzare un fuoco che non può spegnere. I
colloqui per una soluzione politica della
questione curda devono riprendere in
una condizione di parità. L’unico modo
per garantirlo è l’immediata liberazione
di Abdullah Öcalan.
In occasione dell’anniversario del sequestro di Ocalan, in contemporanea
con la manifestazione internazionale di
Strasburgo, scendiamo in Piazza a Milano
l’11 febbraio per:
• la libertà per tutti i prigionieri politici e
le prigioniere politiche in Turchia! Basta
alla tortura e all’isolamento! Chiudere la
prigione di Imralı!
• una soluzione politica e democratica
della questione curda! Revocare il bando
contro le organizzazioni curde!
• la libertà di Öcalan e la pace in Kurdistan!
Ufficio Informazioni del Kurdistan in
Italia, Comunità Curda in Italia, Rete
Kurdistan Italia
Per adesioni: [email protected]
[email protected]
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migranti
arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017
Il piano del Ministro dell’Interno
sull’immigrazione
di Filippo Miraglia vicepresidente nazionale Arci
Del piano Minniti sull’immigrazione
sappiamo ancora poco. Solo quello che
riportano i giornali. E quel che leggiamo
non è chiaro o non ci piace. Intanto è sbagliato aver legato una ipotesi di modifica
delle politiche sull’immigrazione a misure
contro il terrorismo. L’unico risultato, in
un Paese come il nostro che finora non
ha subito attacchi, è di alimentare paure
e razzismo. Del tutto sbagliato è anche
aver avviato una discussione pubblica su
un argomento così complesso partendo
dalla coda, ossia da come si espellono
coloro che non hanno un regolare titolo
di soggiorno. Errore aggravato (ma qui in
continuità con quel che è successo negli
ultimi anni) dal legame che su questo
argomento è stato proposto con il diritto
d’asilo. I CIE non sono una risposta
all’irregolarità in gran parte prodotta
dalla legge, che non è attuabile, sia per
gli ingressi per motivi di lavoro che per
protezione internazionale. Il che significa
che non c’è alcuna via d’accesso legale in
Italia. I CIE rappresentano un problema
per le ingiustizie che producono, perché
hanno un impatto negativo nei territori
su cui sono presenti, perché alimentano
il razzismo. E tanti anni di esperienza
dimostrano che sono anche inutili: lunghi
periodi di detenzione e tanti centri (13
per quasi 2000 posti nel 2011) non hanno
cambiato il risultato, che è sempre stato,
con qualsiasi governo, trascurabile, sul
piano dell’efficacia. Tanto da spingere il
Viminale a smantellarli progressivamente. Adesso si cerca di rimettere indietro
le lancette della storia.
C’è poi la proposta dei lavori socialmente
utili. Che vuol dire? Opinione pubblica,
giornalisti e politici dibattono da tempo
su questo tema con posizioni molto
contraddittorie. Da un lato si sostiene
che i profughi ospitati dalle strutture
d’accoglienza (spesso abbandonati a se
stessi) devono lavorare per ‘ripagare’
l’accoglienza fornita dal nostro Paese.
Dall’altro si sostiene che, lavorando,
rubino il lavoro ai tanti italiani disoccupati. Il vero obiettivo dovrebbe essere
quello di rendere le persone straniere
autonome e responsabili.
I lavori socialmente utili per i richiedenti
asilo possono essere una buona proposta,
a patto che le persone vengano retribuite
per il lavoro che svolgono e che il loro
permesso di soggiorno possa essere convertito da richiesta d’asilo in permesso
per lavoro. Porre delle condizioni all’esigibilità di un diritto costituzionalmente
riconosciuto (art.10) significa di fatto
negare l’universalità di quel diritto e
dunque lo stesso dettato costituzionale.
Il no di Magistratura democratica
alla riapertura dei Cie
Stralci del documento approvato dal comitato esecutivo dell’Associazione
La paventata riapertura dei CIE e il rafforzamento delle azioni di allontanamento
degli stranieri irregolari rischiano di
impegnare risorse pubbliche nel perseguire tali soluzioni, sottraendole a efficaci
strategie di integrazione e di contrasto
al radicamento del terrorismo.
Il fallimento dei trattenimenti nei Cie
è sotto gli occhi di tutti, illustrato anche dai rapporti e dalle relazioni delle
Commissioni parlamentari - da ultimo,
l’aggiornamento 2017 della Commissione
per la tutela dei diritti umani del Senato
- e testimoniato, ancora una volta, dalle
recenti vicende del CPA di Cona dove,
in seguito al decesso di una richiedente
asilo, sono emerse condizioni di vita
incompatibili con la dignità.
Ripercorrere la stessa strada, senza che
siano cambiate le condizioni di partenza
umane, giuridiche, materiali e logistiche,
rischierebbe di privare i cittadini stranieri
irregolari del godimento dei diritti fondamentali e dello status di persona. In
questo clima, inoltre, si amplificherebbe
il rischio di contribuire ulteriormente
alla creazione di sacche di consenso
per i fenomeni criminali, prima di tutto
quello terrorista, e di attivare fenomeni
di radicalizzazione.
Magistratura democratica, in pieno accordo con l’ASGI e numerose organizzazioni
che si occupano dei diritti dei migranti,
auspica che si scelga una via diversa.
In particolare:
1) limitazione degli strumenti di allontanamento coattivo, compresa la misura
estrema del trattenimento nei CIE;
2) sostegno e incentivazione dei rimpatri
volontari assistiti;
3) implementazione dei sistemi per anticipare l’identificazione al momento
dell’ingresso nelle carceri dei detenuti
stranieri condannati;
4) ricollocamento degli strumenti di allontanamento coattivo nella piena legalità
costituzionale, attraverso l’attribuzione
dei provvedimenti di trattenimento al
controllo di giudici professionali;
5) possibilità per i giudici che si occupano
di convalide e di proroghe dei trattenimenti nei CIE di effettuare visite periodiche presso tali centri;
6) riduzione del termine massimo di 12
mesi previsto per il trattenimento nei CIE
dei richiedenti asilo, a fronte del termine
massimo di 90 giorni oggi previsto per
il trattenimento ordinario;
7) riesame delle procedure con cui vengono siglati gli accordi bilaterali di riammissione, accordi spesso non coperti dalle
garanzie e dalla trasparenza del diritto
dei trattati, sottratti al controllo del Parlamento e ridotti al rango di protocolli
operativi tra polizie.
Sono questi alcuni dei temi che, insieme a quello delle garanzie processuali dei richiedenti asilo, MD pone
all’attenzione del dibattito pubblico e
della magistratura associata, in particolare dell’Associazione Nazionale
Magistrati, che già in passato su questi
temi si è autorevolmente distinta per
posizioni attente al rispetto dei diritti
fondamentali. Non si tratta di eccessi di
garantismo, ma di affrontare un vasto
fenomeno sociale in modo realistico e
civile, perché la democrazia si difende
applicando in ogni situazione i principi
del rispetto della libertà individuale e
della dignità.
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arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017
società
Femminicidio, una tragedia
che non si ferma
di Ornella Pucci Consiglio nazionale Arci
Gessica, Rosanna, Tiziana, Ylenia, sono
solo alcuni degli ultimi nomi di donne
che la cronaca registra come vittime di
femminicidio o tentato femminicidio nelle
prime due settimane del 2017.
Non solo, ma spesso sul web le vittime
sono dileggiate, così come vengono dileggiate e minacciate donne della politica,
giornaliste e tante altre.
Si parla di misoginia dilagante e di problema culturale, a me sembra piuttosto un
odio di genere a volte purtroppo ripetuto
anche da soggetti di sesso femminile.
Questo massacro non si fermerà con
dichiarazioni di principio. Quasi tutte le
donne avevano chiesto aiuto, quasi tutte
si erano rivolte alla polizia, eppure sono
morte lo stesso. Spesso nei tribunali e sulla
stampa prevale ancora una mentalità che
colpevolizza le donne e si rende complice
degli uomini che abusano di loro.
I centri antiviolenza che sanno come fare
per difendere le donne, sono finanziati a
singhiozzo e raramente hanno il denaro
sufficiente per gestire le case rifugio.
Nella scuola non si fa prevenzione, non
si educano le ragazze a riconoscere il
pericolo e a difendersi. Non si educano i
ragazzi al rispetto del limite. La violenza
sulla donna è un problema strutturale
che affonda le sue radici nella disparità
trai sessi e nella discriminazione. Queste
radici non sono affatto state estirpate
nonostante le leggi ci siano.
Abbiamo combattuto molto per ottenerle
ma non c’è l’impegno sufficiente perchè
siano rispettate.
La convenzione di Istanbul deve essere
applicata in ogni sua parte. La tragedia del
femminicidio ha costi altissimi, umani e
materiali. In Italia ci sono le competenze
per organizzare un lavoro che può salvare
molte vite. Che cosa stiamo aspettando?
Dopo la straordinaria manifestazione
di Roma del 26 novembre 2016 e la
partecipatissima giornata del 27, dove
centinaia di migliaia di persone hanno
sfilato manifestando la consapevolezza
della gravità della situazione e la richiesta
di cambiare, non è successo niente.
Dopo Roma, le donne si incontreranno
ad un terzo appuntamento nazionale, il
4 e il 5 febbraio a Bologna, in cui riprenderanno la stesura del Piano femminista
contro la violenza, discuteranno anche
delle forme e delle pratiche dello sciopero
indetto per l’8 marzo.
L’8 marzo è una giornata di lotta, non
abbiamo niente da festeggiare, abbiamo
tutto da cambiare!
Dopo le straordinarie giornate di mobilitazione che hanno visto milioni di
donne nelle piazze di tutto il mondo, il
prossimo 8 marzo sarà l’occasione per le
donne per riprendersi questa giornata di
lotta: sarà sciopero globale delle donne.
Quel giorno sciopereremo anche in Italia.
A cento anni dall’8 marzo 1917, le donne
torneranno in strada in tutto il mondo.
Unioni civili, approvati i decreti attuativi
Arcigay: Un passo storico, la società si trasforma
«L’approvazione dei tre decreti attuativi della
legge sulle unioni civili sancisce
definitivamente l’ingresso di
questo istituto
nel nostro ordinamento»:
lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay. Che prosegue:
«La notizia ci rallegra: rappresenta un
momento importante della storia del
nostro Paese. Già nel semestre trascorso
dall’approvazione della legge, abbiamo
osservato i segnali di un cambiamento
da tanti anni atteso: le persone gay e
lesbiche, in ogni parte del Paese, hanno
portato le loro storie e le loro relazioni
sul piano del riconoscimento pubblico.
Attraverso la visibilità di tutte queste
coppie si afferma una cultura nuova,
contraria a quella che legittima crimini
e parole d’odio e che di quest’ultima è il
vero antidoto. Inoltre, non possiamo non
sottolineare il sollievo di veder risolta nei
decreti attuativi approvati la questione
delle persone gay e lesbiche provenien-
ti da Paesi che non riconoscono o che
peggio ancora perseguitano e puniscono
l’omosessualità. Queste persone non
dovranno più chiedere il ‘via libera’ del
Paese d’origine per unirsi civilmente in
Italia e sono perciò libere finalmente
dall’influenza dei tiranni omofobi».
«L’entusiasmo - dichiara ancora Piazzoni
- non deve però farci dimenticare che il
bicchiere è pieno solo per metà. Anzi: gli
stessi decreti attuativi in alcuni aspetti ci
ricordano che l’uguaglianza non è ancora
raggiunta. Lo fanno ad esempio quando
istituiscono per le unioni civili registri
diversi e distinti da quelli utilizzati per
il matrimonio. E lo fanno anche quando
fanno riferimento allo scioglimento del
matrimonio nel caso in cui in una coppia
eterosessuale uno dei partner decida di
intraprendere una transizione per la
riattribuzione del sesso. Un passaggio
particolarmente odioso, non solo perché
insiste su storie reali ma anche perché ci
ricorda una battaglia particolare, quella
di Alessandra Bernaroli e di sua moglie, che sono arrivate fino alla Corte
Costituzionale per rivendicare il diritto
a rimanere sposate nonostante la transizione di Alessandra. L’Alta Corte aveva
riconosciuto loro quel diritto, sollecitando
il legislatore a dirimere la materia. Quella
sentenza è stata importante a determinare il percorso legislativo ed è amaro
pensare che proprio chi si fece carico
di quella battaglia oggi si veda togliere
simbolicamente quello per cui aveva lottato. Infine c’è la questione dei bambini,
dei figli e delle figlie delle persone lgbt,
esclusi dalla legge nell’ultimo miglio della
discussione parlamentare. Quello stralcio fu accompagnato da promesse che
attendono di essere mantenute: perciò
richiamiamo i parlamentari a sbloccare
l’iter di riforma della legge sulle adozioni,
per dare giustizia a bambini e bambine
che lo Stato sceglie oggi di trattare come
mezzi orfani. Aver escluso i bambini
dalla legge è una responsabilità di cui
occorre farsi carico concretamente e in
tempi brevi. Nell’indicare quanto ancora
manca - conclude Piazzoni - non vogliamo
però dimenticarci di esprimere gratitudine a tutte le persone che, nelle diverse
generazioni che si sono susseguite, nella
società e nelle aule parlamentari hanno
lottato per raggiungere questo risultato.
A loro dedichiamo il nostro abbraccio e
il nostro grazie».
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arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017
diritti
Plan Condor: il processo in Italia
La sentenza fa solo parzialmente giustizia
di Ugo Zamburru Consiglio nazionale Arci
Venti di libertà attraversavano il mondo
negli anni sessanta: la contestazione
studentesca, l’ambientalismo, il femminismo, il pacifismo, il movimento
hippy e le grandi riunioni musicali come
a Woodstock.
L’America Latina fu coinvolta da questa
ondata, sotto l’influenza in particolare dei
movimenti guevaristi che si rifacevano
alla rivoluzione cubana e all’esempio del
Che Guevara e dei Comitati Ecclesiastici
di Base legati alla Teologia della Liberazione. Tale ondata aveva trasformato il
continente in un grande laboratorio di
esperienze che lottavano per l’uguaglianza e l’autodeterminazione dei popoli.
Tutto ciò era inaccettabile per le multinazionali e i governi che più traevano
benefici dallo sfruttamento del terzo
mondo, Usa in testa che considerava
l’America Latina «il proprio cortile di
casa». Per questo i successivi colpi di
stato sono definiti militari, ma anche
economici e clericali (per la connivenza
delle alte gerarchie ecclesiastiche, nonostante la morte e tortura di molti preti
della teologia della liberazione)
Iniziavano così i colpi di stato militare
ritorno delle democrazie, peraltro fragili e ancora condizionate dal processo
neoliberista. Solo nel 2006 l’esempio
argentino, con l’inizio dei processi ai
militari che continuano tutt’ora, seppe
scuotere le coscienze. Fino a quell’anno
le associazioni dei diritti umani, prime
le Madres de plaza de Mayo, resistettero vedendo che altre nazioni avevano
iniziato i processi per i desaparecidos
con la doppia nazionalità, tra cui nel
1999 l’Italia che avviò un processo per
la scomparsa di cittadini argentini che
avevano anche la nazionalità italiana.
Ora questi processi continuano: il 17
gennaio 2017 nell’aula bunker di Rebibbia a Roma è stata emessa la sentenza
per ripristinare l’ordine costituito: in
Brasile nel 1964, in Bolivia nel 1970, in
Cile e Uruguay nel 1973, in Argentina
nel 1976.
Colpi di stato militari che, come scrisse lo
scrittore argentino Rodolfo Walsh nella
sua famosa Carta aperta alla dittatura
altro non erano se non il modo per lanciare un processo economico liberista
(Walsh fu ucciso durante la dittatura
dopo essere entrato in clandestinità).
Sotto la supervisione della C.I.A. fu lanciato il Plan Condor, una collaborazione
tra queste nazioni per catturare e restituire al paese di origine i dissidenti che
riuscivano a raggiungere una nazione
limitrofa con l’illusione di essere in salvo.
L’impunità regnò sovrana anche con il
del ‘Processo Condor’ per il sequestro e
l’omicidio di 42 giovani, tra cui 20 italiani, avvenuti in Cile, Argentina, Bolivia,
Brasile e Uruguay tra il 1973 e il 1978.
Gran parte di loro sono ancora oggi desaparecidos, i corpi non sono mai stati
ritrovati. Dopo quasi due anni di dibattimento, 60 udienze e con l’audizione di
decine di testimoni, esperti, familiari e
compagni di prigionia delle vittime, si
conclude il procedimento su 34 imputati appartenenti alle più alte gerarchie
dei regimi militari che, tra gli anni ‘70
e gli anni ‘80, hanno governato i paesi
dell’America Latina. Il sistema Condor,
ordito per eliminare qualunque forma di
opposizione e dissidenza di natura politica presente all’interno dei singoli stati, o
tra gli esuli negli stati vicini, nato nel 1974
ad opera di Contreras e formalizzato a
Montevideo nel 1975 dalle dittature delle
varie nazioni latinoamericane ha causato
la scomparsa e l’uccisione di decine di
migliaia di persone, molte delle quali
erano di origine o cittadinanza italiana.
Alle ore 9,30 presso l’Aula Bunker i Rebibbia, la Presidente della III sezione della
Corte d’Assise di Roma, dottoressa Evelina Canale, ha dato l’avvio all’Udienza.
Il dibattimento è iniziato il 12 febbraio
2015 in seguito al rinvio a giudizio chiesto
e ottenuto dal PM Giancarlo Capaldo nei
confronti di 34 imputati tra capi di Stato,
ufficiali, agenti di polizia e dei servizi
segreti cileni, uruguaiani, boliviani e
peruviani. Tra questi Manuel Contreras,
capo della polizia segreta cilena del dittatore Pinochet, e di Sergio Arellano Stark,
comandante della famigerata Carovana
della morte, entrambi deceduti durante
le udienze.
Tra gli imputati c’è molto interesse sulla
sorte che toccherà un cittadino italouruguaiano Jorge Troccoli, accusato del
sequestro e omicidio di 25 uruguaiani
sequestrati in Argentina tra il 1977 ed
il 1978. Troccoli è arrivato in Italia per
sfuggire alla Giustizia uruguaiana.
Il 14 ottobre 2016 la Pm Tiziana Cugini,
che ha condotto la maggior parte delle
udienze, al termine della sua requisitoria
ha chiesto 27 condanne all’ergastolo e
un’assoluzione (5 imputati nel frattempo
sono deceduti).
La sentenza vede 8 condanne all’ergastolo, 19 assoluzioni e 6 proscioglimenti.
Troccoli ha ammesso di aver praticato
tortura, senza uccidere nessuno ed è
stato incredibilmente assolto.
Una giustizia parziale, ma come dicono
le Madres de Plaza de Mayo «Ni un paso
atras». Non un passo indietro di chi
reclama giustizia.
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crowdfundingarci
arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017
A Varese ‘Peter Pan guarda
sotto le gonne’
Il crowdfunding per portare in scena lo spettacolo
Peter Pan guarda sotto le gonne è il primo capitolo della Trilogia sulla transessualità, un percorso a tappe che racconta
il percorso intimo della formazione di
un’identità e l’esperienza della dicotomia
fra corpo e mente in fatto di identità di
genere. Raramente si riflette sul fatto
che le persone transgender non sono
sempre state degli adulti e che il disagio
di avere un corpo che non rispecchia la
percezione di sé è una condizione che si
origina fin dai primi anni di vita.
La storia prende spunto da episodi
dell’infanzia di persone FtM (Female
to Male), ovvero coloro che hanno fatto
il percorso di transazione da donne a
uomini.
Alcuni cenni dalla sceneggiatura dello
spettacolo: il periodo è la fine degli
anni ‘90.
Peter ha 11 anni e mezzo e lunghi capelli biondi. Wendy ne ha 13 ed è mora.
Tinker Bell, la rattoppa campane, è una
fata senza bacchetta magica. Crescere.
Scoprire i primi impulsi sessuali, gestire
il primo innamoramento e gli scontri
con i genitori per affermare la propria
identità. Peter «non è esattamente una
femmina, ma precisamente un maschio»
e nessuno sembra accorgersene. Il disagio che vive è raccontato attraverso il
parallelismo con i personaggi dei celebre
romanzo di James Matthew Barrie Peter
Pan nei giardini di Kensington.
Per i bambini e gli adolescenti transgender il momento dello sviluppo rappresenta un punto di non ritorno e,
similmente alla figura classica di Peter
Pan, si trovano a desiderare di non
voler crescere.
Perchè Peter Pan a Varese
Varese è una città dove la riflessione e
il dibattito sui diritti civili sono iniziati
con ritardo e non coinvolgono facilmente
il grande pubblico. La promozione di
questo evento vuole rappresentare un
cambiamento di tendenza. Attraverso
il potente mezzo della comunicazione
teatrale si propone al pubblico, oltre ad
una serata di intrattenimento ed uno
spettacolo di alto livello, l’occasione
di cimentarsi con una riflessione su
temi più ampi e complessi, come quello
appunto dell’identità di genere e della
transessualità. Il Cineteatro Nuovo, che
ospita diverse rassegne teatrali riconosciute ed apprezzate in ambito cittadino
appare il contesto più adatto per ospitare
Peter Pan.
Varese c’è - Chi siamo
Il comitato Varese C’è nasce dalla collaborazione di quattro diverse realtà varesine
che si occupano della trasmissione sul
territorio di valori come la libertà individuale e la valorizzazione dell’umanità
in ogni sua sfaccettatura: Arci, Dispari
Circolo LGBT Varese, I Lati Oscuri e I
Sentinelli di Varese.
Siamo una rete di persone che si dedica
alla tutela e al rispetto dei diritti umani
indipendentemente dal sesso, genere ed
orientamento sessuale dell’individuo e
si batte contro ogni forma di discriminazione. Varese C’è è un comitato laico
ed apartitico che si propone come portavoce del cambiamento in una città che
è rimasta per troppo tempo silenziosa
sul tema dei diritti civili.
In particolare, ci occupiamo di:
• riconoscimento di pari diritti ai membri della comunità LGBTQIA (Lesbica,
gay, bisessuale, transgender, queer,
intersessuale, asessuale, ecc.);
• attività di sensibilizzazione della comunità circa le discriminazioni basate
sull’orientamento sessuale, il sesso e
l’identità di genere;
• tutela dei diritti delle coppie di fatto
a prescindere dal loro orientamento
sessuale;
• riconoscimento di altre forme di famiglia diverse da quella tradizionale
eterosessuale e patriarcale;
• promozione di una sessualità libera,
sicura, sana e consensuale e riconoscimento della sfera sessuale di un individuo
come qualcosa di fluido e personale;
• abbattimento degli stereotipi di genere.
La compagnia The Baby Walk
La compagnia The Baby Walk nasce
intorno al progetto Trilogia sulla transessualità. I tre spettacoli della Trilogia
non sono legati da un filo narrativo, ma
mettono il fuoco su diversi aspetti del
disagio di vivere in un corpo che non è
percepito come proprio. Il primo capitolo, semifinalista al Premio Scenario
e tra i vincitori del Premio Giovani
Realtà del Teatro, affronta il delicato
tema dell’infanzia transgender.
I membri della compagnia si sono formati
in anni e corsi diversi della Scuola d’Arte
Drammatica ‘Paolo Grassi’ di Milano.
La campagna di crowdfunding
Il comitato Varese C’è chiede un contributo per portare in scena lo spettacolo
il prossimo 27 marzo e prevede per
i sostenitori una serie di ricompense
che vanno dal biglietto sostenitore per
assistere allo spettacolo all’acquisto di
più biglietti a prezzo scontato, sino a
prevedere un pacchetto riservato alle
associazioni che include 20 biglietti.
È possibile contribuire al finanziamento
del progetto, ospitato dal network Arci,
facendo una donazione sulla piattaforma
Produzioni Dal Basso al link:
https://www.produzionidalbasso.com/
project/peter-pan-guarda-sotto-le-gonne-al-cinema-teatro-nuovo-di-varese/
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arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017
società
Le cave private non esistono
La campagna di comunicazione di Arci Massa Carrara
Gianluca Costantini, artista,
attivista e autore di graphic
journalism che vanta al suo
attivo decine di collaborazioni
internazionali ci ha donato
questo disegno: Le cave private
non esistono.
Abbiamo deciso, così, come
Arci Massa-Carrara di rilanciare su questo una campagna di
comunicazione anche in vista
delle prossime udienze previste
al Tribunale di Massa.
«Le cave private non esistono» è una affermazione che
indica un obiettivo chiaro e una strada
perseguibile dalle Istituzioni: realizzare
quell’intervento normativo e di regolamentazione «in ragione degli interessi
pubblici che il legislatore regionale ha
inteso tutelare» secondo «le competenze
che possiede» come ha detto la Corte
Costituzionale nel censurare la legge
35/2015.
Una strada perseguibile - purché lo
si voglia - sia da parte della Regione
Toscana come hanno fatto altre regioni
quali la Calabria, che ha legiferato scri-
vendo «I materiali di miniera e di cava…
presenti nel territorio in superficie o in
sotterraneo, in quanto risorse naturali
non rinnovabili ed economicamente
utilizzabili, sono di pubblico interesse»,
sia da parte del Comune di Carrara nel
suo regolamento comunale. La vittoria
del No al Referendum, come sappiamo,
ha lasciato alla Regione la possibilità di
legiferare in materia ed è necessario che
questo venga fatto velocemente.
Lasciare, invece, alle aule dei tribunali
civili la disputa sulla natura delle cave
delle Apuane senza neppure predisporre
un’adeguata difesa - che fine ha fatto la
ricognizione del patrimonio pubblico? vuol dire favorire gli interessi del profitto
privato a discapito della collettività e
dei suoi interessi.
Per questo motivo come Arci chiediamo
che la Regione Toscana ed il Comune di
Carrara escano dal colpevole silenzio e
dalla colpevole inerzia a cui hanno deciso
di condannarsi dopo la sentenza della
Corte Costituzionale sui beni estimati.
FB Arci MassaCarrara
21 gennaio 2017:
Giornata europea Stop CETA
La Campagna Stop TTIP Italia rilancia
la giornata europea di mobilitazione
decentrata Stop CETA (Comprehensive
Economic and Trade Agreement) del
21 gennaio prossimo, per aumentare
la pressione sugli europarlamentari in
vista della ratifica dell’accordo di libero
scambio con il Canada prevista per il
14 febbraio a Strasburgo.
Per contribuire a fermare l’accordo
tossico Canada - Unione Europea saranno organizzati volantinaggi, presidi,
invio di tweet e messaggi agli europarlamentari.
Negli ultimi mesi migliaia tra cittadini,
associazioni e organizzazioni sociali e
sindacali hanno inviato ai loro rappresentanti all’Europarlamento una
richiesta di chiarimento circostanziata
sui rischi del CETA.
Poche sono state le risposte ricevute,
nonostante la forte preoccupazione
espressa per la politica economica e
commerciale messa in campo dalla
Commissione Europea.
Il TTIP prima e adesso il CETA, per una
serie di questioni già evidenti nei testi
ufficiali, disegnano una prospettiva di
sviluppo che rischia di impattare negativamente sulla filiera agroalimentare
italiana, sulla tutela ambientale e persino
sulle prerogative degli organismi democraticamente eletti nel nostro Paese,
attraverso l’istituzione di un sistema
per la risoluzione delle controversie
potenzialmente lesivo delle prerogative costituzionali. Il tutto senza offrire
garanzie esigibili per le condizioni e i
diritti dei lavoratori, come ricordato
dai sindacati europei e canadesi e come
sottolineato dalla Commissione EMPL
poco più di un mese fa.
Il Parlamento Europeo sarà chiamato
a breve a ratificare il CETA, un accordo
da molti considerato rischioso proprio
avendone analizzato i testi e le possibili
ripercussioni.
Per questo la ratifica del CETA non può
passare sotto silenzio e per questo viene
chiesto a tutti/e gli /le europarlamentari
di prendere in seria considerazione
le preoccupazioni dei cittadini e delle
cittadine, facendole proprie e d esprimendo una netta posizione contraria
alla ratifica del CETA.
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ucca
arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017
‘Obiettivi sul lavoro’ puntati
sulla creatività
Si chiuderà il prossimo 31 gennaio il
bando di Obiettivi sul lavoro, lo storico
concorso cinematografico e audiovisivo
promosso da Ucca (Unione dei Circoli
Cinematografici Arci) insieme ad Arci,
con il sostegno della Direzione Generale
per il Cinema del MiBACT.
Il concorso si propone di cercare, selezionare e diffondere film e opere audiovisive in grado di affrontare le questioni
legate al tema del lavoro, in un tempo
di crisi come quello contemporaneo,
nel quale diritti e tutele dei lavoratori
sono minacciati e rischiano di essere
eliminati.
Giunto alla sesta edizione, il concorso
prosegue il lavoro di indagine delle
storie di coloro che si sono trovati costretti a creare una nuova professionalità, partendo da esperienze lavorative
pregresse poco gratificanti o terminate
improvvisamente, spesso mal pagate e
che avevano poco a che fare con i loro
interessi, riuscendo anche a far coincidere passione e guadagni.
Il focus di quest’anno è infatti centrato
su uno degli ambiti più complessi che si
è affermato negli ultimi anni, quello dei
co-working, dei fablab e, in generale,
della sharing economy, in un frangente
nel quale la creatività sta diventando
una capacità sempre meno accessoria
e acquisendo un ruolo fondamentale
nella produzione di servizi, così come
le forme collaborative e di condivisione
di pratiche e saperi.
In particolare, proprio la sharing economy, con le sue molteplici declinazioni,
si sta sviluppando rapidamente con
effetti dirompenti sul sistema produttivo
e sulle dinamiche lavorative. Con questa
edizione vogliamo indagare le trasformazioni del lavoro in questi ambiti provando a mettere in evidenza opportunità
e pericoli per la qualità della vita delle
persone. Sia che si tratti di utenti che
di attori/lavoratori in questi processi.
La partecipazione al concorso è gratuita.
Possono partecipare film di fiction,
animazione e documentari di durata
massima di 60 minuti e videoclip della
durata massima di 3 minuti, realizzati
a partire dall’anno 2016 su qualsiasi
supporto analogico e digitale, in lingua
italiana (o in versione con sottotitoli
italiani).
Per la prima volta il concorso sarà ospitato integralmente su una piattaforma
web, che consentirà la visione in streaming del lavori selezionati e la possibilità
per il pubblico di esprimere il proprio
apprezzamento con un voto.
Oltre al Premio del Pubblico, sono previsti due ulteriori riconoscimenti, assegnati rispettivamente da una qualificata
giuria di professionisti del cinema e da
Smart.it, l’impresa sociale che tutela
i professionisti del lavoro culturale e
creativo.
Dei film selezionati sarà approntato un
catalogo digitale scaricabile in un’apposita sezione del sito, che sarà reso
disponibile anche in formato cartaceo,
verrà prodotto un dvd e saranno stampati materiali promozionali (locandine,
manifesti, inviti).
I film selezionati e premiati saranno
presentati in una nutrita serie di programmazioni in tutt’Italia coinvolgendo
circoli Ucca, sedi sindacali e di altre
organizzazioni partner.
Il progetto è ideato e coordinato da
UCCA, con il sostegno di NIdiL-CGIL,
l’adesione di Millepiani (una delle esperienze di co-working più interessanti in
Italia) e il patrocinio di ANAC - Associazione Nazionale Autori Cinematografici
- e di RENA - rete di giovani operatori
ed imprenditori legati all’innovazione
sociale e culturale.
Main sponsor dell’intera iniziativa sarà
Poste Italiane.
Per scaricare il bando e per ulteriori
informazioni è possibile consultare la
pagina web:
http://www.uccaarci.it/obiettivi-sullavoro/
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arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017
‘Xmas Invasion’, si chiude
la quinta edizione
Anche la quinta edizione di XmasInvasion a Crotone è giunta al termine. La rassegna
culturale legata alle festività, targata Arci Crotone, continua ogni anno a crescere in
termini di numeri. Anche quest’anno, si è riusciti ad ‘invadere’ la città grazie ai concerti,
alle mostre e tanto altro. L’obiettivo era quello di creare un’interazione importante fra
il pubblico e l’opera d’arte che fosse in grado di aumentare la curiosità nei visitatori,
ecco perché si è scelto il leitmotiv ‘Lasciamoci sorprendere’. Rimane ancora nelle
orecchie la psichedelia dei Telephatic Dreambox, così come la musica del concerto
lirico ‘regalato’ ai pazienti e ai lavoratori dell’Ospedale cittadino, il S. Giovanni di Dio
di Crotone. E poi l’ingegno e il gusto dei visitatori di Last Shot, la mostra fotografica a
cura di Gregorio Patanè ed Elenia Megna, da completare con una propria composizione,
il micro teatro sotto il tavolo per uno spettatore alla
volta alle CentoCittà, la sperimentazione attiva a cura
di Numero Cromatico. Da non dimenticare neppure
i concerti, i dj set e i momenti di intrattenimento
puro a cura di Radio Barrio, le mostre collettive, la
collaborazione con Da Tricoli d’inverno e il concerto
di Marco Corrao: insomma è stato un mese lungo e
pieno di stimoli. «Siamo contenti e soddisfatti perché
ciò in cui crediamo sono le idee - spiegano gli organizzatori - l’arte è espressione estetica dell’interiorità umana, ma è anche e soprattutto
opinione di ambito morale, sociale e culturale. Ecco perché scegliamo sempre la cultura,
l’arte per ‘invadere’ la città. Rifiutiamo la logica di un assistenzialismo culturale che
produce sempre e solo piazze vuote, oppure intrattenimento scambiato per cultura,
che è la cosa più triste in assoluto per una città che ha delle origini così importanti».
fb Arci Crotone
A Maglie la presentazione
del libro ‘Il Salento uccide’
Continua il percorso Autori.territori che Arci Biblioteca di Sarajevo ha avviato nel
2016 e che vedrà quest’anno una collaborazione con altre associazioni ed istituzioni
cittadine tesa a promuovere la riscoperta e la valorizzazione di autori e poeti magliesi.
Il 20 gennaio alle ore 19 presso l’ex-conceria Lamarque di Maglie (LE), Giovanni De
Francesco presenta Il Salento uccide, libro che offre uno spaccato della ‘salentinità’
diverso dall’immagine di cartolina con cui si veicola questa realtà in Italia e nel mondo, solo a fini turistici. L’autore spazia dalle sempre critiche situazioni del lavoro e
dei lavoratori alle mancate ricadute socioculturali della presenza di Istituzioni come
l’Università del Salento; un’altra emergenza trattata nel testo è la questione ambientale, legata principalmente ad uno sfruttamento irrazionale del territorio nel corso
dell’ultimo cinquantennio. Non poteva mancare da parte di Arci Biblioteca di Sarajevo,
da sempre impegnata in battaglie a difesa del paesaggio, un’attenzione particolare su
questo tema. Se ne parlerà con l’autore anche grazie agli interventi di Roberto Aloisio,
sulle questioni attinenti al territorio e all’ambiente, e di Giovanni Giangreco, sulle
questioni storiche e culturali, con il coordinamento di Gianluigi Lazzari.
www.bibliotecadisarajevo.it
daiterritori
in più
il mese delle memorie
SETTIGNANO (FI) Si intitola
Il mese delle memorie - Genocidi e
dittature del ‘900 la rassegna promossa
da CinemAnemico presso la Casa del
popolo di Settignano. Prossimo appuntamento il 21 gennaio alle 21.30 con La
historia oficial di Luis Puenzo. Il film
sarà preceduto dall’introduzione del
giornalista Federico Tulli sul tema dei
figli rubati appena nati alle loro madri
internate nei centri di tortura e affidati
a famiglie contigue ai regimi dittatoriali.
Ingresso riservato ai soci Arci.
www.cinemanemico.net
PLAYTIME
PALERMO Il 20 gennaio alle 19:30
al circolo Arci Porco Rosso verrà inaugurata la mostra di Ketevan Jorjoliani
Playtime, tavole tratte dall’ultimo omonimo progetto editoriale di Corrimano Edizioni: un libro-agenda con 24
illustrazioni ispirate a grandi classici
della letteratura. La mostra rimarrà
visitabile fino a domenica 29 gennaio
2017, dal giovedì alla domenica, dalle
ore 20 alle 24.
www.arcipalermo.it
ASTRADOC
NAPOLI Al Cinema Astra di Napoli
continua AstraDoc – Viaggio nel cinema del reale, rassegna organizzata da
Arci Movie, Parallelo 41 Produzioni,
Coinor e l’Università degli Studi di
Napoli ‘Federico II’. Verranno trasmessi
alcuni dei più bei documentari realizzati
negli ultimi tempi, ci saranno anteprime,
testimonianze ed incontri con gli autori.
Il 20 gennaio alle 20.30 suoneranno le
note di Yo-Yo Ma e i musicisti della via
della seta – The Music of Strangers di
Morgan Neville, già premio Oscar tre
anni fa e con questo film in concorso
ufficiale a Toronto e a Berlino.
www.arcimovie.it
‘La guerriera dagli occhi verdi’
Il circolo Arci Pontenovo comincia il suo
2017 nel segno della continuità in un
impegno che da più di un anno vede
protagonisti i suoi soci: il sostegno alla
lotta dei curdi del Rojava siriano per la
loro autodeterminazione in un contesto
geopolitico sempre più drammaticamente
intricato.
Appuntamento quindi domenica 22 gennaio alle 18 presso il circolo in via Pontenovo
1 a San Polo d’Enza (RE), in una serata
con un protagonista d’eccezione, che quei
luoghi ha conosciuto di persona: lo scrit-
tore e cantautore Marco Rovelli, autore
del libro La guerriera dagli occhi verdi.
L’autore racconta la storia di Filiz e di
Avesta, descrivendo la breve vita di una
donna e l’immortale lotta per la difesa degli
ideali di libertà e indipendenza.
Dopo la presentazione del libro, cena a
buffet e concerto di Marco Rovelli con
Rocco Marchi. L’evento è organizzato
con il patrocinio del Comune di San Polo
d’Enza. Ingresso ad offerta libera.
fb Circolo Ricreativo Culturale
Pontenovo
scuola di italiano per
stranieri
VITERBO Giovedì 26 gennaio alle
18, a via del Teatro Nuovo 20, sarà
presentata ai cittadini la nuova scuola di
italiano per stranieri di Arci Solidarietà
Viterbo e le sue attività. La scuola si
rivolge a richiedenti asilo e titolari di
protezione internazionale, persone che
sono in attesa o che hanno ottenuto
un provvedimento di tutela e che sono
presenti regolarmente nel nostro paese.
www.arciviterbo.it
11
arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017
culturascontata
i tanti vantaggi della tessera Arci
w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t
a cura di Enzo Di Rienzo
Orlando furioso 500 anni
Ferrara - Palazzo dei Diamanti, prorogata al 29 gennaio. Quali
immagini affollavano la mente di Ludovico Ariosto mentre componeva il
poema che ha segnato il Rinascimento
italiano? Più che una ricostruzione documentaria, l’esposizione è una straordinaria narrazione per immagini tra
i capolavori dei più grandi artisti del
periodo - da Mantegna a Leonardo, da
Raffaello a Botticelli e Tiziano - oltre a
sculture antiche e rinascimentali, incisioni, arazzi, armi, libri e manufatti.
www.palazzodiamanti.it
Equilibrio Festival 2017
Germania
Roma - Auditorium Parco della
Musica. Dal 3 al 24 febbraio. Il
programma di danza della Fondazione
Musica per Roma nasce con nuovi obiettivi, tra cui l’ampliamento del Festival
Equilibrio che vedrà la partecipazione
dei vertici del balletto e della danza
contemporanei - accompagnati da una
serie di manifestazioni collegate, mostre,
proiezioni di film, incontri e conferenze.
Il progetto prevede la realizzazione
a febbraio di un primo festival dedicato alla Germania per il valore stesso della cultura tedesca della danza.
www.auditorium.com
Francesco Del Drago.
Parlare con il colore
Roma - Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese. Dal 19 gennaio al 26 marzo. Prima retrospettiva
dedicata all’artista romano dopo la sua
morte, avvenuta nel 2011. Seguendo
un percorso a ritroso, la mostra all’Aranciera comincia con le ultime opere
realizzate dall’artista, contraddistinte
dallo sforzo di ampliare ulteriormente
la gamma cromatica, per poi concentrarsi sugli imponenti polittici astratti,
summa dell’intera ricerca di Del Drago.
www.museocarlobilotti.it
Rafael Y. Herman. The Night
Illuminates The Night
Roma - Macro Testaccio, dal 25 gennaio al 26 marzo. Mostra personale di
Rafael Y. Herman, che si presenta come
una grande installazione ambientale in
cui dallo spazio buio emergono le opere
che si rivelano come epifanie. Nella
dialettica fra tenebre e luce, infatti, si
sviluppa la poetica del grande fotografo.
www.museomacro.org
società
25 marzo: riuniamo le forze
contro austerità e muri
di Raffaella Bolini Relazioni internazionali Arci
Comincia male l’anno nuovo in Europa: con le migliaia di migranti
all’addiaccio sotto la neve davanti ai
fili spinati e il maggior rigore richiesto ancora una volta dalla Commissione Europea all’Italia e ad altri paesi.
Perseverare dovrebbe essere diabolico,
ma pare sia l’unica cosa che la leadership dell’Unione riesca a fare: alimentare il circolo vizioso fra diseguaglianza, insicurezza e paura, che è manna
dal cielo per i movimenti reazionari.
Intanto la Presidenza del Parlamento
Europeo finisce nelle mani dei conservatori, le elezioni in Olanda potrebbero portare alla vittoria un movimento
ultra anti-europeista e anti-islamico,
Marine Le Pen si giocherà la Francia
ad aprile, e a luglio il G20 ad Amburgo
vedrà in campo la nuova santa alleanza democricida fra Trump e Putin.
In questo scenario a rischio di implosione e di derive oscure, il 25 marzo
i capi di stato e di governo europeo
celebreranno a Roma il sessantesimo anniversario del Trattato che istituì la Comunità Economica Europea.
Si vedranno in Campidoglio, andranno al Quirinale, banchetteranno in una villa romana e firmeranno una Dichiarazione di Roma.
Sicuramente non diranno le sole parole che dovrebbero dire: stiamo
suicidando il progetto europeo con
l’austerità e il rigore, dando fiato al
peggio che il nostro continente ha nel
suo codice genetico - cambiamo tutto.
E il rischio è che la voce dell’Europa giusta sia flebile e balbettante.
Eppure non siamo costretti a scegliere fra
l’Europa reale dell’austerità e l’Europa
dei mostri, dei muri e delle frontiere.
Un’altra opzione esiste: l’Europa della
democrazia, dei diritti, della dignità,
dell’accoglienza, della pace, della giustizia ambientale, del lavoro, del reddito, del welfare, dell’uguaglianza, della
solidarietà, della partecipazione non
è un sogno, è un progetto possibile.
È anche un campo di forze che produce
pensiero, proposte, resistenze, lotte,
cultura, laboratori di alternativa. Potrebbe, e talvolta riesce, a porsi come
punto di riferimento per il disagio, la
sofferenza, il rancore, traducendoli
in energie di trasformazione positiva.
Dovrebbe farlo molto di più, in questo tempo drammatico e pericoloso, in cui non si può aspettare
che il cambiamento cada dal cielo.
Tanti sono i limiti e le difficoltà. E paghiamo soprattutto il prezzo di una
grande frammentazione, che ci toglie forza, visibilità e capacità di attrazione. Ma abbiamo una responsabilità, a cui non possiamo sottrarci.
Ed è per questo che abbiamo proposto
a un fronte largo di attori sociali - associazioni, sindacati, movimenti - di
costruire una convergenza unitaria nei
giorni intorno al 25 marzo, intrecciando
temi e soggetti diversi in una mobilitazione comune per l’alternativa europea.
Hanno risposto in molti, e diversi. La
proposta è di costruire un ombrello
comune dove possano riconoscersi le
iniziative già in programma, e di dare
vita insieme a incontri e azioni comuni.
Non sarà facile. Ma non si può neppure
rimanere a guardare, mentre i muri e i
fili spinati ingabbiano vite e futuro. Serve
un campo comune, dove darsi forza e
coraggio a vicenda, e offrire un punto di
riferimento a tante coscienze smarrite.
Il 25 marzo a Roma non sarà certo la soluzione, può però essere un nuovo inizio.
arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017
In redazione
Andreina Albano
Maria Ortensia Ferrara
Direttore responsabile
Giuseppe Luca Basso
Direttore editoriale
Francesca Chiavacci
Progetto grafico
Avenida
Impaginazione e grafica
Claudia Ranzani
Impaginazione newsletter online
Martina Castagnini
Editore
Associazione Arci
Redazione | Roma, via dei Monti
di Pietralata n.16
Registrazione | Tribunale di Roma
n. 13/2005 del 24 gennaio 2005
Chiuso in redazione alle 19
Arcireport è rilasciato nei termini
della licenza Creative Commons
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