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SCIENZE
Ingv: "Ecco perché ci sono state tre forti scosse in un'ora"
di ELENA DUSI
18 gennaio 2017 - ROMA - Mancava un tassello al puzzle delle scosse che stanno flagellando
l’Appennino centrale. Tra L’Aquila 2009 e Amatrice 2016 c’era rimasta una zona bianca, o quasi,
nella cartina che riporta i terremoti della zona. Si trattava di Campotosto, appunto. Che ieri ha
colmato il suo vuoto, stupendo solo fino a un certo punto i geologi come Carlo Meletti,
responsabile del Centro di pericolosità sismica dell’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e
vulcanologia che con i suoi strumenti monitora i movimenti della Terra in Italia.
Cos’è successo?
"Si è attivata la parte meridionale della faglia sismica che aveva causato la sequenza di Amatrice
del 24 agosto 2016. E’ la cosiddetta faglia di Campotosto, che aveva registrato delle scosse dopo il
terremoto dell’Aquila del 2009, sempre di magnitudo leggermente superiore a 5. E che nelle
settimane scorse era tornata a far registrare dei tremori. Questo piccolo sciame era in diminuzione,
ma avevamo comunque avvertito il Dicomac, il centro di coordinamento della Protezione Civile,
che non potevano essere esclusi nuovi terremoti in quella zona".
Perché tre scosse di magnitudo superiore a 5 così ravvicinate?
"Non c’è nulla di strano. Rientra fra i possibili comportamenti dei terremoti. Ora ovviamente si
stanno registrando altre scosse di assestamento".
E’ il cosiddetto "effetto domino", una faglia che crollando attiva quella vicina?
"Sono sicuramente terremoti tutti allineati lungo una stessa linea di faglie che parte dall’Aquila e
arriva verso Visso e Ussita. Ma non parlerei di effetto domino perché da Amatrice la sequenza di
scosse si è spostata prima verso nord, poi è tornata a sud verso Norcia, nelle settimane scorse aveva
dato degli eventi verso Montereale e Pizzoli e ora ha colpito di nuovo verso L’Aquila. Di sicuro in
quella zona c’è un sistema che continua a essere perturbato. A Campotosto si è attivato un nuovo
segmento. Ma dal punto di vista sismologico tutti questi sismi hanno caratteristiche simili: stessa
profondità e stessa dinamica. D’altronde anche dopo la sequenza di Umbria e Marche nel ’97 ci
furono terremoti di magnitudo superiore a 5 anche sei mesi dopo la scossa principale".
Le scosse di oggi creeranno perturbazioni ulteriori ?
"Stiamo analizzando ancora i dati. E’ troppo presto per dirlo. Per quanto basse, le probabilità di altri
eventi più forti non possono essere escluse".
Perché a Roma si è creato tanto allarme? Ci sono ragioni di tipo tecnico che hanno reso
questa sequenza pericolosa per la capitale?
"Non direi. La differenza di distanza, rispetto ad Amatrice, non è tale da giustificare aumenti di
rischio particolare. E dal punto di vista sismologico non ci sono elementi che rendono queste scosse
più pericolose per Roma".
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