Assicurazioni, accordo Ue-Usa

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Giovedì 19 Gennaio 2017
DENARO & POLITICA
C’È IL PATTO PER RENDERE PIÙ SEMPLICE E MENO ONEROSO OPERARE OLTREOCEANO
Assicurazioni, accordo Ue-Usa
Si riducono anche gli oneri regolamentari per le compagnie americane che lavorano in Europa
Ora però l’intesa dovrà dimostrare di reggere alle annunciate politiche protezionistiche di Trump
di Anna Messia
D
opo quasi un ventennio
di discussioni l’accordo
sulle polizze tra Stati
Uniti ed Europa è arrivato sul filo di lana. E secondo
le prime stime potrebbe valere
ben più di 3 miliardi di dollari. Si tratta di un documento
condiviso che ha l’obiettivo
rendere più facile vendere
polizze Oltreoceano per gli
assicuratori europei ma vale
in entrambe le direzioni. Più
volte in passato gli assicuratori e i regolatori europei hanno
avevano espresso frustrazione
per i requisiti aggiuntivi richiesti alle compagnie e ai riassicuratori che operano negli
Stati Uniti. Milioni di dollari
di garanzie che hanno finora
reso più costoso lavorare negli
Usa, dove tra l’altro esistono
differenze sostanziali tra uno
Stato e l’altro. Ma d’altra parte
anche le compagnie assicurative statunitensi hanno fatto
sapere più volte di sentirsi
penalizzate nella loro offerta
in Europa, ancora più da quando, a inizio 2016, hanno preso
avvio le nuove normative europee sui requisiti di capitale
Solvency II. «La direttiva ha
reso ancora più complicato per
le assicurazioni Usa operare
secondo le stesse regole del-
Da Bankitalia via libera per le good bank a Ubi
di Antonio Lusardi
arrivato anche l’ok del Direttorio della
Èbank,
Banca d’Italia alla cessione delle tre good
nate nel novembre 2015 dalla risoluzione di Banca Marche, Banca dell’Etruria
e CariChieti. Via Nazionale ha annunciato
che a questo punto darà avvio alle «procedure autorizzative richieste nei confronti delle
altre Autorità e Istituzioni coinvolte, anche
europee». L’istituto guidato dal governatore
Ignazio Visco ha anche annunciato che prenderà subito il via la fase esecutiva, destinata a
concludersi nei prossimi mesi con la cessione
vera e propria dei tre istituti a Ubi Banca.
Advisor dell’operazione sono stati Société
Générale, Oliver Wyman e lo studio Chiole imprese europee», aveva
ribadito a fine 2016 Steve
Simchak, direttore degli affari internazionali dell’Aia,
l’associazione degli assicuratori americani che aveva
sottolineato i vantaggi di
un possibili accordo che
avrebbe potuto «rendere più
semplice la collaborazione
tra i regolatori di entrambi
i mercati, aprendo anche il
dialogo futuro con altre aree
geografiche».
Il dibattito aperto in questi
mesi sulla regolamentazione
assicurativa e riassicurativa
va infatti oltre il confronto
menti. L’ex banca popolare guidata da Victor
Massiah ha presentato un’offerta simbolica
di un euro per i tre istituti, mentre prima della
cessione il Fondo di Risoluzione, che ne è
a oggi azionista unico, dovrà assorbire altri
costi per un cifra stimata in almeno circa 1,5
miliardi di euro.
Rimane ora da sciogliere il nodo Nuova Cassa
di Risparmio di Ferrara. Bankitalia ha indicato
come ora «l’impegno dell’Unità di Risoluzione si concentra nella chiusura delle trattative
in corso con la Banca popolare dell’Emilia
Romagna» per l’ultima good bank. La situazione di Carife è stata complicata negli scorsi
mesi dall’alto numero di dipendenti, per cui
l’istituto ha concordato con i sindacati un piano da 350 esuberi. (riproduzione riservata)
Sergio
Balbinot
tra Usa e Europa. Nell’ambito delle associazioni internazionali dei supervisori (Iais)
è infatti in atto un confronto
per la messa a punto di standard mondiali. L’accordo
preliminare tra Stati Uniti
ed Europe potrebbe quindi
rendere più agevole il dialogo tra le Ivass mondiali. Anche se l’alleanza dovrà ora
dimostrare di reggere alle
annunciate politiche protezionistiche del nuovo presidente Usa, Donald Trump,
che si insedierà domani.
Intanto gli assicuratori europei plaudono alla firma
dell’accordo bilaterale che
potrà portare benefici sia alle
imprese sia ai consumatori e
sottolineano i buoni rapporti
con gli Stati Uniti. «Insurance
Europe ha sostenuto il dialogo
aperto tra Ue e Usa e i negoziati di un accordo bilaterale di
(ri)assicurazione guidati dalla
Commissione europea», hanno
dichiarato dall’associazione
degli assicuratori europei presieduta da Sergio Balbinot aggiungendo che «la conclusione
positiva dimostra la forza della
relazione tra la Ue e gli Usa».
Resta però, come detto, da dimostrare la tenuta, dell’accordo al cambio di governo Usa,
come pure l’ambito di applicazione. Gli assicuratori europei,
per esempio, alla vigilia della
firma avevano ribadito la loro
proposta di vedere cancellati i
requisiti supplementari non solo per le nuove polizze vendute
negli Usa ma anche per i portafogli esistenti. «Guardando al
futuro, Insurance Europe spera
di vedere una rapida attuazione
dello spirito e le disposizioni
dell’accordo da parte di tutte le autorità competenti, per
garantire un esito positivo»,
hanno aggiunto da Bruxelles.
(riproduzione riservata)
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Pubblicate le modifiche al Regolamento Bankitalia sulla gestione collettiva del risparmio. Chiariti molti dubbi sui Fia Ue
Credito dai fondi, finalmente tutto pronto per partire
di Stefania Peveraro
N
on ci sono più dubbi: i fondi di
investimento alternativi (Fia) sia
italiani che Ue potranno, a certe
condizioni, acquistare crediti in Italia
nell’ambito della propria attività di investimento in crediti a valere sul proprio
patrimonio. Lo ha chiarito Banca d’Italia nel Resoconto sulla consultazione in
tema di modifiche al Regolamento sulla
gestione collettiva del risparmio, contenute da un provvedimento pubblicato lo
scorso 23 dicembre ed entrato in vigore
lo scorso 5 gennaio, il tutto al fine di
attuare, tra le altre cose, la nuova disciplina in materia di fondi di credito.
Nel dettaglio, Banca d’Italia ha risposto
a una domanda posta da uno dei principali servicer indipendenti, Guber, e dalla
società di gestione lussemburghese Allegro, tramite i propri legali di Rcc Lex.
Norman Pepe, managing partner dello
studio legale londinese, ha spiegato a
MF-Milano Finanza di aver chiesto chiarimenti su come si intersecano la nozione
di attività di «investimento in crediti, a
valere sul proprio patrimonio, a favore
di soggetti diversi dai consumatori in Italia» da parte di Fondi alternativi anche
Ue, da un lato, e la nozione di attività di
concessione di finanziamenti ex art. 106
Tuf dall’altro. In particolare, gli addetti
ai lavori erano incerti su come classificare l’attività di acquisto di crediti a titolo
oneroso. E Banca d’Italia ha risposto
che «premesso che l’interpretazione di
norme di legge esula dalle competenze
della Banca d’Italia, si osserva che il Tub
e i relativi provvedimenti di attuazione
riconducono nell’ambito della riserva di
attività di concessione di finanziamenti
anche l’acquisto di crediti a titolo oneroso, nei limiti di quanto previsto dal dm
53/2015. In tal senso, appare coerente
con un’interpretazione logico-sistematica dell’art. 46-ter del Tuf (che consente
ai Fondi alternativi Ue di erogare credito
in Italia come originator, ndr) far coincidere l’ambito di applicazione oggettivo
di questa norma con la concessione di finanziamenti di cui all’art. 106 Tub». Una
frase che, tradotta dal legalese, significa,
in positivo, che l’acquisto di crediti rientra tra l’attività di «investimento in crediti
a valere sul proprio patrimonio» svolta
dai Fia, e, in negativo, che tale attività
non potrà essere svolta dai fondi alternativi Ue che non abbiano completato con
successo la procedura di autorizzazione
prevista dal nuovo regolamento Banki-
talia. Un altro punto importante da sviluppare, sottolinea ancora Pepe, in tema
di comunicazione preventiva di avvio
dell’attività all’autorità di vigilanza, era
il fatto di prevedere forme di «fast-track»
per nuovi comparti di Fondi alternativi
Ue già legittimamente operanti in Italia.
In particolare si chiedeva di prevedere
una procedura di durata ridotta (30 giorni
piuttosto che 60) nonché la produzione di
una documentazione semplificata. Banca
d’Italia ha risposto che, «fermi restando
i termini del procedimento previsti, la
norma è stata modificata per prevedere
che nel caso in cui si intenda richiedere
l’abilitazione all’attività di concessione
di finanziamenti per un comparto di un
Fia Ue già operante in Italia, alla comunicazione di cui al paragrafo 2.2. potrà
non essere allegata la documentazione riguardante il gestore». Il che significa che
la procedura risulterà in effetti più snella
per l’autorizzazione di nuovi comparti di
fondi alternativi Ue già autorizzati.
Restano infine dubbi sul tema di utilizzabilità del regime speciale della legge 130
sulle cartolarizzazioni da parte di Fia Ue
che intendano realizzare operazioni di
cartolarizzazione, perché Bankitalia glissa, dicendo che «l’interpretazione di norme di legge, quale quella richiesta, esula
dalle competenze della Banca d’Italia».
Al riguardo Pepe quindi invita gli operatori alla cautela ritenendo le strutture
nazionali più rodate e, allo stato, meno
esposte al rischio giuridico.
Quello che invece è chiaro è che Banca
d’Italia ritiene necessaria l’autorizzazione per ogni singolo soggetto che vada a
esercitare l’attività di erogazione di credito. Era stato osservato infatti che alcuni
fondi di credito costituiscono società interamente controllate, la cui attività consiste nell’erogazione di finanziamenti. È
stato chiesto quindi di confermare che
tale struttura fosse compatibile con la disciplina italiana e che, in particolare, la
società controllata potesse legittimamente svolgere l’attività di concessione di finanziamenti in considerazione del fatto
che è controllata da un Fondo alternativo
Ue all’uopo abilitato. Bankitalia, però, ha
sottolineato che «il sistema delle riserve
delineato dal Tub e dal Tuf richiede che
l’attività di concessione di finanziamenti
sia esercitata da soggetti autorizzati. A
tal fine, non è sufficiente per concedere
legittimamente finanziamenti al pubblico la circostanza che l’ente (non autorizzato) che esercita la predetta attività
sia controllato da un soggetto abilitato».
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