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13 gennaio 2017 delle ore 23:12
Fino al 21.I.2017
Joseph Marioni, Liquid Lights
Galleria Luca Tommasi, Milano
Joseph Marioni (Cincinnati, Ohio 1943)
comincia a esporre a New York grazie a Brice
Marden. La sua è una ricerca analitica sul colore
che muove sulla tela come una liquida velatura
che lascia trapelare gli strati sottostanti sotto il
dominio della monocromia. Marioni è
sicuramente uno degli artisti principali che
riflettono sulla struttura della forma dipinta del
quadro. I monocromi esposti nella contenuta
ma preziosa mostra a Milano da Luca Tommasi
sono accesi da una luce intensa, riflettenti
ostentano una patinatura solida, plasticamente
densa che lascia trapelare perifericamente la
stratificazione dalla cortina del colore. Marioni
insiste sulla più classica delle dicotomie: la
dialettica tra pittura e superficie. In questa
suddivisione però la "Fabula” della pittura
forma la superficie dandogli un senso di
supporto narrativo. Questa "narratività di
superficie", per prendere in prestito il termine
di Julien Greimas, sovrappone l’azione del fare
alle operazioni logiche che sostengono il
progetto. Marioni, quindi, è l’agente umano che
testimonia un’azione meccanica dopo la
verifica delle qualità e delle proprietà del
liquido pigmentato.
Dal 24 novembre 2016 al 21 gennaio 2017
Joseph Marioni, Liquid Lights Galleria Luca
Tommasi Via Alessandro Tadino, 15, Milano
Orari: da martedì a sabato dalle 13:00 alle 19:00
Info: [email protected]
Marioni, facendo ciò, carica il colore di una
responsabilità gli dà una funzione narrativa
poiché rendendo sensuali gli strati di pittura,
esalta la luce che essi irradiano uno dopo l’altro
con la sola messa in scena del loro farsi quadro.
La fabula pittorica, da successione di momenti
operativi e nel rispetto della connessione
temporale e causale si uniforma nella luce che
smaterializza senza mentire sulla sua vera
natura fisica. Per Marioni la pittura è la ricerca
di un senso di ordine, come dice nell’intervista
con Alex Harding: "Una veridicità del dipinto
stesso, una sorta di archetipo della sua identità”
per cui, l’identificazione del materiale con il
contenitore, ossia lo spazio del quadro, deve
accogliere in maniera più fedele possibile il
colore che s’incontra nella sua fase progettuale,
mettendo in campo, sarebbe meglio dire,
trasferendo un valore qualitativo che forse
molta pittura analitica ignorava in favore di una
disamina strutturalista del quadro. Marioni
ritorna a esaltare la qualità luministica e il
portato emotivo pur mantenendo fede alla
tradizione operativa che lo lega a Maestri come
Robert Rayman e Brice Marden.
Marcello Carriero mostra visitata il 25
novembre 2016
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