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Dallo stop alla permanenza triennale alle preferenze nella mobilità, tutte le deroghe alla
Buona scuola
Tra i primi atti del nuovo ministro dell'istruzione, Valeria Fedeli, vi è la sottoscrizione, il 29
dicembre, di un'intesa con le parti sociali in vista della firma del contratto sulla mobilità dei
docenti. L'accordo avrà validità esclusivamente per il 2017/18 e interviene su alcune criticità
evidenziate più volte dalle varie componenti del mondo della scuola, a seguito dell'applicazione
della legge 107/2015: obiettivo dichiarato è quello di avviare il prossimo anno scolastico nelle
migliori condizioni, e per questo serve stabilire un cronoprogramma di lavoro molto preciso che,
innanzitutto, garantisca agli studenti di avere docenti in cattedra e scuole funzionanti fin dal primo
giorno. Cerchiamo di esaminare nel dettaglio quali saranno gli effetti delle azioni previste
dall'accordo sull'organizzazione delle scuole e sugli organici dei docenti.
Le novità
Secondo quanto sottoscritto da Miur e, per la parte sindacale, da Flc Cgil, Cisl e Uil, Snals-Confsal,
tutti i docenti saranno svincolati dall'obbligo di permanenza triennale nel proprio ambito o nella
propria scuola. Potranno, cioè, presentare istanza di trasferimento, in via straordinaria e soltanto
per il prossimo anno scolastico, anche quegli insegnanti (di ruolo) che, ad agosto scorso, sono stati
destinatari di incarico triennale da parte delle scuole, su "chiamata diretta" dei dirigenti scolastici.
D'altra parte, durante la mobilità dello scorso anno, un consistente numero di docenti – in
particolare i neo immessi in ruolo del 2015/16 – ha ottenuto la titolarità in ambiti territoriali assai
distanti dal proprio luogo di residenza, con conseguenti difficoltà di conciliare le esigenze
lavorative con quelle familiari. Per questo motivo, molti di loro avevano poi chiesto, e in larga
parte ottenuto, assegnazione provvisoria o utilizzazione nelle province di provenienza. Questo è
avvenuto ad anno scolastico già avviato, e le scuole – dal canto loro - si sono trovate in forte
imbarazzo, di fronte a studenti e famiglie, nel dover gestire e giustificare un tale cambio di docenti.
Adesso, l'intesa Miur-sindacati del 29 dicembre consente a questi docenti di provare a riavvicinarsi
alla regione di origine, senza dover attendere il termine triennale dell'incarico. Tale novità è
conseguenza della previsione relativa agli organici, trasformati da "fatto" in "diritto", contenuta
nella legge di Bilancio 2017: l'aumento di posti così ottenuto consente di avere a disposizione un
maggior numero di cattedre da destinare ai trasferimenti nel prossimo anno scolastico. L'altra
novità rispetto a quanto previsto dalla legge sulla Buona scuola riguarda la possibilità, per i docenti
che presenteranno domanda di mobilità, di indicare un massimo di 15 preferenze, e tra queste di
scegliere fino a 5 scuole, oltre agli ambiti. Nel caso di mobilità interprovinciale, saranno esprimibili
anche i codici sintetici delle province; se ne può dedurre che non ci sarà più il vincolo di richiedere
una sola provincia. Il 60% dei posti residuati dalla mobilità intra-provinciale verrà comunque
salvaguardato ai fini delle nuove immissioni in ruolo.
Individuazione per competenze
Con l'esplicito intento di assicurare imparzialità e trasparenza nella individuazione dei docenti per
competenze, ministero e sindacati hanno rimandato a un separato accordo la predisposizione di
un quadro di requisiti, stabiliti a livello nazionale, sulla base dei quali saranno sottoscritti gli
incarichi triennali con le singole scuole; con l'auspicio di poter garantire agli studenti la necessaria
continuità didattica.
Fonte: Il Sole 24 Ore del 11/01/2017
Autore: Francesca Lascialfari