01 09 GIOVANI LIBERATI E LIBERI DI SERVIRE IN CRISTO

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“I GIOVANI, LA FEDE E IL DISCERNIMENTO VOCAZIONALE”
GIOVANI LIBERATI E LIBERI DI SERVIRE IN CRISTO
P. Diego Spado?o
“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” è il tema fissato da Papa Francesco per il Sinodo
dei vescovi 2018. In quesR due anni che ci separano dal Sinodo, il tema dovrebbe essere ogge?o di
riflessione in tu?a la Congregazione, coinvolgendo religiosi, laici collaboratori e sopra?u?o i giovani. E’
un’occasione di grazia per uscire, sia dallo scoraggiamento che dal torpore, e tentare di seguire l’azione
misteriosa dello Spirito Santo che fa nuove tu?e le cose. Nel secondo libro delle Cronache, Josafat re di
Giuda, alla vigilia di una ba?aglia contro gli AmmoniR e MoabiR, nel pieno dello sconforto, dichiara:
“Signore, non sappiamo che cosa fare; perciò i nostri occhi sono rivolR a te”. Il re non pronuncia parole di
chiarezza e neppure ordini precisi, dichiara la sua impotenza e fragilità. Di fronte all’immensità dei problemi
che affliggono la società, la Chiesa e anche la nostra Congregazione, a riguardo dell’infanzia e della
gioventù, il ritorno alla fiducia nel Signore, amme?endo tu^ i nostri limiR e stanchezze, è l’a?eggiamento
più sensato. Ma perché Josafat confessa che non sa più che cosa fare? Quando si sceglie una fedeltà
esteriore e astra?a alla Parola di Dio, si abbandona la corre?a sequela di Cristo nella missione apostolica,
presto o tardi si arriva a dire: “Signore, non sappiamo che cosa fare…”
I crisRani sono conRnuamente so?oposR a scelte e decisioni che non li esimono dall’angoscia e dalla
sofferenza, ma in esse sperimentano la benedizione e l’azione salvifica di Dio. Imparano a disRnguere ciò
che ha veramente a che fare con il Vangelo, da quell’idealismo eRco e sociale, che crede nel progresso, che
si arroga il diri?o, non si sa bene su quale base, di chiamarsi “crisRano”. Nel mondo, la modernità,
specialmente nel campo dell’educazione, è stata spesso vissuta come pura e semplice eliminazione
dell’ipotesi di Dio. Moderni sono i giovani che si preoccupano di compiacere gli altri per avere una idenRtà
e un’approvazione sociale. Ma la vera idenRtà é quella di una persona liberata da Cristo che non dipende da
elogi o approvazioni altrui, la libertà di una persona dipende dalla sua capacità di definire i propri confini
per riconoscere e rispe?are quelli degli altri e crescere nella responsabilità di donarsi gratuitamente. Fede é
riconosce di essere amaR senza condizioni da Dio, confidare che se R doni gratuitamente riceverai
gratuitamente. E’ pericoloso donarsi agli altri nella speranza di ricevere il contraccambio. Se questo non
succede ci si sente come rubaR di qualcosa che ci era dovuto.
“ForR nella fede, di mente aperta, coraggiosi di cuore”, sono i giovani di cui ha bisogno la Chiesa
nella sua Missione, che considerino la vita come possibilità concreta di servizio e carica di significato.
Durante gli anni della scuola superiore e dell’università, essi vanno colRvaR offrendo la domanda
fondamentale sul che fare della propria vita e su quanto tempo e a?enzione sono necessari, per non
conRnuare a cullarsi nel tepore delle mura domesRche, come se l’infanzia non dovesse mai concludersi. Per
l’a^vità missionaria ci vogliono giovani che siano dotaR di freschezza di mente e di cuore, che scruRno
l’orizzonte, piu?osto che conRnuare a guardare dentro casa. Il Vangelo non sarebbe mai arrivato neppure a
Roma o sulle coste del Mediterraneo, se i primi crisRani si fossero accontentaR di essere missionari generici
là dove vivevano, lavoravano e avevano una famiglia. Non ci sarebbero oggi Chiese crisRane fuori
dall’Europa se alcune migliaia di giovani europei non fossero parRR negli ulRmi secoli per questo preciso
scopo. Il punto di partenza dell’annuncio del Vangelo è il racconto in movimento, sembra di corsa, che le
donne fanno ai discepoli e poi dei discepoli che fondano comunità crisRane in tu?o l’Oriente. La fede
rompe gli ormeggi dei sensi e naviga su tesRmonianze di persone concrete. Questa è una catena di
trasmissione come dice Paolo: Io vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto (1Cor 11,23).