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II Domenica dopo l’Epifania A
Sebastiano Ricci, Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia, 1726
Siamo nel deserto di “Sin”, situato nel sud della penisola del Sinai. Nella marcia del popolo
d’Israele nel deserto si riaffaccia l’incubo della sete e, con essa, la tentazione della ribellione contro
Mosè e contro il Signore. Manca l’acqua, c’è la morte che s’avanza, e Colui che provvedeva sembra
assente.
“Ci fu un assembramento contro Mosè e contro Aronne che si allontanarono dall’assemblea per
rivolgersi al Signore; si prostrarono e la gloria del Signore apparve loro. Il Signore parlò a Mosè”.
In lontananza il paesaggio arido e spoglio, su cui si stagliano le tende dell’accampamento, fa da
sfondo al cammino degli Israeliti verso la terra promessa, mentre in primo piano è rappresentata una
piccola oasi con pochi alberi e arbusti. Mosè e Aronne si trovano al centro della scena. Aronne è
inginocchiato sulla riva della sorgente e del ruscello che si è creato; Mosè brandisce il bastone con
cui ha percosso due volte la roccia dalla quale è sgorgata acqua viva.
Col braccio destro alzato sembra arringare la comunità, quella sotto gli occhi della quale l’acqua era
sgorgata, secondo quanto aveva detto il Signore. Il gesto è forse espressione delle parole:
“Ascoltate, o ribelli!”.
Il popolo, rappresentato con uno spiccato gusto narrativo, può finalmente dissetarsi. Uomini, donne,
bambini con il loro bestiame: cani, pecore, buoi, mucche. Ogni membro della comunità attinge
l’acqua come può: con ciotole, anfore, giare, oppure con le mani, o immergendo direttamente il viso
nell’acqua.
All’estrema sinistra in basso una donna anziana, prostrata dalla fatica e dalla sete, viene dissetata da
una giovane. Un’altra donna versa dell’acqua a un uomo che le porge una ciotola. Una donna e un
uomo portano in capo o in braccio delle scorte d’acqua, Al centro un ragazzo affonda il viso nella
tazza che la madre gli porge e all’estrema sinistra compare addirittura un grande recipiente di legno.
Tutto sembra risolto. Tutti sono soddisfatti. Eppure l’acqua scaturita dalla roccia porta con sè una
punizione per Mosè e per Aronne che non hanno creduto nel Signore, che non fa mai mancare la
sua misericordia. “Queste sono le acque di Merìba, dove gli Israeliti litigarono con il Signore e
dove egli si dimostrò santo in mezzo a loro”.
Lasciamo l’ultima parola a Charles de Foucault:
“Bisogna passare attraverso il deserto e dimorarvici, per ricevere la grazia di Dio: è là che ci si
svuota, che si scaccia da noi tutto ciò che non è Dio e che si vuota completamente questa piccola
casa della nostra anima per lasciare il posto a Dio solo... Il deserto è indispensabile. È un tempo di
grazia. È un periodo attraverso il quale ogni anima che vuol portare frutti deve necessariamente
passare. Le sono necessari questo silenzio, questo raccoglimento, quest’oblio di tutto il creato, in
mezzo ai quali Dio pone in essa il suo regno e forma in essa lo spirito interiore.”
Flavia