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ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Venerdì 13 Gennaio 2017
In Francia l’Authority sulla sicurezza degli impianti denuncia la mancanza di controlli
Centrali nucleari inaffidabili
Adeguare i reattori e smantellare i vecchi costerà 100 mld
da Parigi
GIUSEPPE CORSENTINO
L
o stesso giorno in cui la
Commissione europea
dà il via libera alla ricapitalizzazione di Areva,
il colosso nucleare sull’orlo del
fallimento (10 miliardi di perdite tra il 2011 e il 2015 e 7
miliardi di debiti a causa dei
sovraccosti per l’Epr, la centrale di nuova generazione
in costruzione in Finlandia)
e autorizza l’azionista pubblico Edf (l’Enel francese),
anch’esso indebitatissimo, a
versare 4,5 miliardi di euro
nelle casse della sua controllata, il Canard Enchaîne, il
settimanale satirico che non
fa sconti a nessuno e che non
ha mai preso una querela, fa
una rivelazione che getta una
luce sinistra sulle condizioni
di sicurezza delle centrali in
Francia (ce ne sono 58, dalla
Normandia alla Provenza,
molte delle quali obsolete dopo
un trentennio di onorato servizio, vale a dire l’autonomia
energetica del paese).
«C’est un secret bien gardé
et qui en dit long sur l’état
de notre industrie nucléaire», è un segreto ben custodito
che spiega molte cose sullo stato della filiera nucleare, scrive
il numero 5020 del settimanale, l’ultimo in edicola mercoledì 11 gennaio, sotto il titolo
Pierre Franck Chevet
inquietante «L’acier français
tricard chez Areva» che si può
tradurre così: «L’acciaio francese sfrattato da Areva».
Che cosa ha scoperto ancora
una volta il Canard?
Ha scoperto che dal 2015,
quindi non da poco, Areva
ha bloccato la fornitura
di componenti metallurgici,
a cominciare dalle cuve d’acciaio dove si produce il vapore che alimenta le turbine, da
parte della sua controllata,
la Creusot Forge, la storica
azienda della Loira che un
tempo costruiva cannoni e
ora grands pièces, componenti per l’industria elettronucleare, e che è passata per
tante mani, dagli indiani di
Arcelor-Mittal fino alla Essor
di Michel-Yves Bolloré, il
fratello di Vincent di Vivendi,
prima di arrivare allo stato
francese via Areva-Edf.
E perché l’ha fatto? Per
la stessa ragione per cui un
committente blocca un suo fornitore: errori di fabbricazione,
anomalie, componenti difettosi. Solo che qui si tratta di
componenti essenziali del ciclo
nucleare non di una subfornitura industriale qualsiasi.
Ma il fatto forse ancor
più grave è che a svelare,
per dirla con un eufemismo, la
défaillance della Creusot non è
stato il suo committente-azionista (come avrebbe dovuto
essere), ma l’Asn, l’Autorité de
sûreté nucléaire, l’Agenzia nazionale per la sicurezza nucleare, guidata da Pierre Franck
Chevet, un ingegnere-grand
commis (al ministero dell’industria dai tempi di Chernobyl),
che nel corso di una verifica
al cantiere di Flammanville,
in Normandia, dove Areva
sta costruendo la sua seconda
centrale di nuova generazione
(la prima è in Finlandia, come
abbiamo detto), ha scoperto alcune gravi anomalie (écarts) in
alcune componenti della cuve,
fornite per l’appunto da Creusot Forge.
Un portavoce dell’Asn,
Remy Catteau, conferma
tutto: «Non solo difetti di produzione ma anche errori di
progettazione. C’è da chiedersi
come mai Areva non se ne sia
accorta prima».
Punta sul vivo, Areva ha,
allora, avviato un controllo
a tappeto su tutti i componenti
forniti dalla sua controllata a
partire dal 2010 e ha affidato
questa massiccia operazione
di audit industriale alla Lloyd
Register Apeva, una società
di ingegneria che si occupa di
controllo qualità nei grandi
impianti.
Il documento, 35 pagine, che
Apeva ha consegnato ad Areva
(e di cui il Canard è venuto in
possesso, naturalmente) è agghiacciante: il controllo qualità
alla Creusot era praticamente
inesistente. Nessuna verifica
in laboratorio, solo una serie
di fiches, di schede compilate
a mano. Tanto, chi sarebbe mai
venuto a controllare.
Areva, a questo punto,
non ha potuto fare altro
che bloccare le forniture
(con tutte le conseguenze sul
cantiere di Flammanville che
si possono immaginare: ritardi e maggiori costi per Areva,
quasi fallita e salvata dallo
stato proprio in questi giorni).
Inoltre, ha affidato ai tecnici di
Apeva una seconda sessione di
auditing per controllare almeno 10 mila piéces forniti da
Creusot stavolta a partire dal
2005. Un decennio di forniture
e di contratti.
Un colpo durissimo per
l’immagine (e speriamo si
tratti solo di questo) della filiera nucleare francese che ha
bisogno di maggiori controlli
(l’ha dichiarato lo stesso presidente dell’Agenzia per la sicurezza in una recente intervista al quotidiano Le Figaro) e
di un’energica manutenzione
(carénage) per adeguare le
centrali ai nuovi standard di
sicurezza post-Fukushima e
smantellare le più vecchie che
risalgono ai tempi del generale De Gaulle (si vedano Italia
Oggi del 4 febbraio e del 4
maggio 2016). Un’operazione
da 100 miliardi di euro, ma non
più rinviabile. Un pensiero per
il nuovo presidente.
@pippocorsentino
DECISIONE DELLA COMMISSIONE UE SUL MERCATO UNICO DIGITALE: STESSE REGOLE DELLE COMPAGNIE TELEFONICHE
Bruxelles non fa sconti sulla privacy ai colossi Usa di Internet,
WhatsApp, Skype, Messenger: stop alla raccolta abusiva di dati
DI
CAMILLO ADINOLFI
N
on ci sono solo i cosiddetti
cookies terzi, quelli inseriti quasi di soppiatto, cioè
senza il consenso degli internauti, nei siti web e che servono
a spiare i comportamenti e i profili
commerciali dei consumatori nel mirino della Commissione europea che
da martedì scorso si occupa di Digital
single market (Mercato unico digitale) come ha anticipato ItaliaOggi del
10 gennaio.
Sotto la lente del presidente
Andrus Ansip, estone, ex primo
ministro del suo paese, un passato nel partito comunista e oggi nel
partito riformatore, ci sono anche
gli operatori telefonici Ott (Over the
top), quelli che stanno sul bancone,
come dice la stessa definizione, non
dispongono cioè di una rete e di sistemi proprietari ma sfruttano le
infrastrutture degli altri.
Stiamo parlando di applicazioni diffusissime e di grande
successo come WhatsApp, Facebook, Messenger, Skype, iMessage, Viber che ogni giorno mettono
in comunicazione milioni
di utenti sui telefonini, sui
pc, sui tablet e che per una
semplice ragione, diciamo, di
anagrafe giuridica (non esistevano quando Bruxelles ha
approvato la direttiva sulla
e-privacy del lontano 2002),
non sono costretti a rispettare tutti gli obblighi di riservatezza (oltre al divieto di
cessione a terzi dei dati dei
propri utenti) a cui sono, invece, sottoposti gli operatori
telefonici tradizionali, dalla
francese Orange alla nostra
Tim.
Ovviamente, una situazione insostenibile contro la
quale le società telefoniche,
che si sono viste parassitare traffico e clienti dagli Ott, protestano
energicamente da anni. E ora, finalmente, hanno trovato ascolto dalla
Commissione. La quale ha già fatto
sapere che in materia di protezione
dati «il n’y a pas question», non si
discute neanche (mentre si discuterà a lungo sulla faccenda dei cookies
terzi che impattano sul business
pubblicitario).
Data e, soprattutto, niente
cessione a terzi, cioè alle
tante società, come il colosso
francese del retargeting Criteo (quotato al Nasdaq), che
lavorano le informazioni ad
uso e consumo dell’industria
pubblicitaria.
Andrus Ansip
Insomma, i colossi americani
di Internet proprietari dei vari
WhatsApp, Skype, Messenger e di
tutte le altre applicazioni, che vendono collegamenti gratis in cambio
dei dati dei clienti, dovranno sottostare alle stesse regole delle società
telefoniche.
Quindi, niente raccolta abusiva d’informazioni (a meno che non
ci sia il consenso esplicito dell’interessato), niente gestione dei Big
Non solo: gli over the
top avranno gli stessi obblighi sociali delle
compagnie telefoniche. Per
esempio, l’accesso gratuito ai
numeri di emergenza (come
il 112 europeo), l’allerta meteo o catastrofi naturali, la
possibilità per i non vedenti
di dettare un sms e così via.
Insomma, il Far West è finito. Dal
bancone si rientra nei ranghi.
Per sfuggire alle regole europee, forse, non c’è da fare altro
che lasciare l’Europa come ha fatto
la californiana Snapchat, quella del
fantasmino e dei messaggini che si
cancellano dopo qualche secondo: in
tempi di Brexit ha deciso di installare il suo quartier generale a Londra.
Ci sarà un motivo, no?
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