1)domotica e telemedicina al servizio della disabilita

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14 GENNAIO 2017
DOMOTICA E TELEMEDICINA AL SERVIZIO DELLA DISABILITA’
Relatori:
Avv. Emilio Del Bono, Sindaco di Brescia
Ing. Alberto Arenghi, Prof. Associato di Architettura Tecnica presso l'Univ.
degli Studi di Bs, Delegato del Rettore per le Disabilità, Direttore del
Laboratorio Interdipartimentale *Brixia Accessibility Lab*
Dott.ssa Simonetta Scalvini, Direttore scientifico dell’ ICS MaugeriLumezzane
Prof. Marco Trabucchi dell’ Università di Tor Vergata di Roma, direttore
scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia
Marco Toresini, giornalista capo-redattore responsabile del Corriere della
Sera, Redazione di Brescia
Coordina Luisa Monini, medico e giornalista scientifico
Secondo l’ O.M.S. la disabilità è “ la conseguenza o il risultato di una
complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori
personali e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui
l’individuo vive “ ( OMS 2002 ).In poche righe sono contenuti concetti
rivoluzionari che introducono un nuovo modo di intendere la disabilità che
dunque non rappresenta più una condizione clinica a se stante e isolata dal
resto del mondo, bensì una realtà interattiva che si interfaccia e modula con
quella circostante, generando quello che viene definito il modello bio-psicosociale dell disabilità.
Secondo stime ufficiali le persone disabili al mondo sono oltre 700 milioni;
quelle che vivono negli Stati dell’ U.E. sono circa 80 milioni ( stime dell’
European Disability Forum). In Italia sono oltre 4 milioni le persone con
disabilità, pari al 6,7% della popolazione. E' questa la stima del Censis, che
prevede che nel 2020 le persone affette dalle varie forme di disabilità
arriveranno a 4,8 milioni (il 7,9% della popolazione) e raggiungeranno i 6,7
milioni nel 2040 (il 10,7%). Una fetta consistente di cittadini italiani che,
tuttavia, sembra spesso invisibile agli occhi della collettività; per due italiani
su tre, (sempre secondo il Censis) la disabilità è prettamente motoria, mentre
sono le disabilità intellettive ad essere più diffuse, e spesso nascoste, nell’
età evolutiva. I bambini e gli anziani costituiscono quella fascia di
popolazione che, per mancata acquisizione ( bambini ) o per perdita
fisiologica ( anziani ) delle ordinarie abilità, viene considerata “disabile”, sia
pure con le diverse sfumature. I differenti livelli di disabilità possono essere
ricondotti alle seguenti categorie: Confinamento individuale/ Difficoltà nelle
funzioni/ Difficoltà nei movimenti/ Difficoltà vista, udito, parola.
La più grave forma di disabilità è rappresentata dal confinamento, che
implica la costrizione permanente in un letto o su una sedia con livelli di
autonomia
nel
movimento
pressoché
nulli.
In Italia sono oltre 80.000 le persone, di età compresa fra i 6 e i 75 anni, che
risultano confinate individualmente o che hanno gravi difficoltà motorie
dovute a patologie invalidanti e a traumi che hanno portato a stati di para e
tetraplegia.
Giampiero Emilio Aristide Griffo, rappresentante del Consiglio Nazionale sulla
Disabilità presso l’ European Disability Forum, sul 1° capitolo del libro “ ICF
(classificazione internazionale del funzionamento) e Convenzione ONU sui
diritti delle persone con disabilità “ così scrive: “La consapevolezza nuova
che la disabilità è una condizione ordinaria che ogni essere umano vivrà nel
corso della propria esistenza impone alla società di tenerne conto in tutti i
processi di sviluppo e di organizzazione sociale”. La Convenzione delle
Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità è stata approvata a NewYork il 13 Dicembre 2006 con lo scopo di combattere ostacoli, barriere,
pregiudizi, garantendo un’eguale ed effettiva protezione legale contro ogni
genere di discriminazione, definendo una nuova politica per le persone con
disabilità basata sulla tutela dei diritti umani.
Insomma il disabile del terzo millennio non è più una persona sola e isolata
con la sua famiglia ma, grazie anche ai grandi progressi della tecnologia,
può vivere la sua vita da protagonista: a casa come sul lavoro, nella sua città
come
nel
mondo
intero.
La legislazione nazionale e internazionale tutela i diritti dei disabili come
fondamentali diritti umani e al loro servizio si pongono anche la Domotica (
domus-casa
)
e
la
Telemedicina.
Adattare le abitazioni e i luoghi di lavoro in funzione di particolari esigenze,
utilizzando ausili tecnologici e automatizzando i servizi è un criterio da
rispettare in ogni intervento edilizio per facilitare l’utilizzo delle capacità
residue del disabile ( motorie, intellettive, sensoriali etc.). Un sensore ad
esempio rileverà che la persona non è più sdraiata ma che si sta alzando dal
letto e la luce si accenderà automaticamente così come la porta scorrevole
della camera si aprirà. Le soluzioni che la domotica propone a favore degli
anziani e dei disabili sono di sicura e provata utilità ed efficacia a patto però
che siano conosciute, comprese e, soprattutto, accettate dall’utente finale.
Per i molteplici servizi socio-sanitari-assistenziali a distanza, nati grazie al
recente sviluppo delle telecomunicazioni, vale lo stesso discorso. Perché,
posto che i tele-servizi, dalla telemedicina al telesoccorso, hanno risolto i
gravi problemi legati all’ assistenza sul territorio di pazienti critici e cronici,
questo non vuol dire che essi debbano sostituire i rapporti interpersonali e le
relazioni sociali.
Nell’ era della Sanità super-informatizzata e super-tecnologica, il rapporto
umano medico- infermiere-paziente-care giver, va promosso e tutelato come
il più valido ed efficace degli ausili e delle cure.
Alcuni dati sul fenomeno demografico dell’ invecchiamento della
popolazione in Italia e in Europa.
• Attualmente il 3% della popolazione europea ha circa 80 anni. Entro il 2050
saranno circa 120 milioni gli anziani in Europa, pari a circa il 37% della
popolazione
europea.
Tra i Paesi dell'Unione Europea, l'Italia viene subito dopo la Germania, con
gli over 65 che rappresentano il 20,7% del totale dei residenti. Questo è
quanto emerge dal quinto Rapporto annuale di ricerca "Essere Anziani oggi",
dedicato ai rapporti che intercorrono tra la generazione "matura" e le altre
generazioni,
sul
piano
economico,
psicologico
e
culturale.
• Lo stesso rapporto ci informa che nel 2050 gli ultra 65 enni raggiungeranno
il 35% degli abitanti di cui 7-8 milioni avranno più di 80 anni e 2 milioni più di
90
e
che
gli
ultracentenari
previsti
saranno180.000.
Questi cambiamenti demografici sono il risultato di vari fattori, come i bassi
tassi di fertilità, l'aumento della speranza di vita, il fenomeno del babyboomers in età pensionabile e, non ultimo, i movimenti migratori.
Le proiezioni di Eurostat indicano un calo di circa il 6,8% del numero di
persone in età lavorativa entro il 2030. Questo significa che due persone in
età lavorativa saranno necessarie per sostenere una persona in pensione.
E' dunque prevedibile un aumento della pressione sui bilanci pubblici così
come sui sistemi pensionistici, sull‘ assistenza sociale e sui provvedimenti
per le persone anziane.
Per affrontare le sfide del cambiamento demografico, i sistemi sanitari e
sociali devono dunque puntare sull' innovazione e fare scelte diverse,che
non mirino solo a ridurre i costi ma che contemplino iniziative miranti a
mantenere in buono stato di salute le persone lungo il corso della loro vita,
sino alla fine.