Monastero di Bose - Parole che fanno bene

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Parole che fanno bene
3 gennaio 2017
Gv 1,1-5
1 In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era, in principio, presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
4In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
L’intero prologo di Giovanni (Gv 1,1-18) proclamato il giorno di Natale, è un canto solenne a Gesù Cristo, Parola eterna
del Padre, che ha posto la sua tenda fra gli uomini. Quest’oggi la liturgia ci ripropone i primi cinque versetti che offrono
un abbozzo poetico e sapienziale di tutto l’evangelo. Tutti i temi presenti nel Vangelo secondo Giovanni sono qui
espressi in modo essenziale e mirabile.
Con un chiaro riferimento al libro della Genesi (cf. Gen 1,1) la comunità giovannea tenta di ripensare l’intera vicenda di
Gesù di Nazaret alla luce dell’in-principio, lì dove il nostro pensare viene meno, si arresta. In principio, all’origine del
tutto, c’è il Lógos, la Parola che è presso Dio, il Verbo che è Dio stesso. All’inizio non è l’uomo a parlare ma è Dio che
sceglie di comunicare con una parola chiara e creatrice. Nella libertà, dal nulla, nella gratuità, Dio che è relazione
d’amore sceglie di comunicare ciò che è: vita e luce per l’umanità. L’uomo sta in silenzio e ascolta questa sinfonia
d’amore, questo gioco e divertimento della Sapienza di Dio nel creare l’universo (cf. Pr 8,22-31).
Riscoprire allora il primato della Parola di Dio nelle nostre giornate segnate da innumerevoli e spesso doppie
parole è l’invito che ci viene rivolto. Le nostre parole sono spesso fiumi logorroici di vanità, sono menzogne che
insabbiano misfatti, talvolta bisbigliate nelle tenebre minano la carità fraterna, sovente segnano la nostra indifferenza di
fronte al male e alle piccole e grandi ingiustizie quotidiane. L’ascolto autentico della parola di Dio può zittire le
oscenità della nostra lingua e aprirci all’ampio scenario di un Dio che ci bene-dice, crea il bene e ci indica
cammini di trasformazione, si coinvolge nella storia umana per donare vita e vita in abbondanza, per essere luce che
splende nelle tenebre.
Sì, il Dio che Gesù Cristo ci ha rivelato e raccontato con la sua nascita, con la sua vita terrena, con la sua morte e la sua
resurrezione è un Dio che sceglie di incontrare le sue creature e di rivolgersi all’umanità intera con l’atto del parlare. E
parla di amore, di misericordia, di compassione, di perdono, di rinascita, di liberazione, di speranza, di
condivisione, di gioia, di unità, di pace, di coraggio, di consolazione, di senso… E queste sono “parole che fanno
bene”
fratel Giandomenico
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