l`accademia del fitness

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Transcript l`accademia del fitness

Rivista trimestrale
Gennaio 2017 - ANNO V
L’ACCADEMIA DEL FITNESS
WELLNESS-ANTIAGING
magazine
ORGANO DI STAMPA UFFICIALE AFFWA E AMIA
Muscoli col cuore:
Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 – CN/PR.
tutti insieme per
norcia
EQUILIBRIO
ACIDO BASICO
Medicina
Metabolica
Funzionale
Fabrizio
D’Agostino
N. 24
PARMA
Hotel PARMA & CONGRESSI
AUDITORIUM VERDI
21 GENNAIO
2017
Piazza San Benedetto - NORCIA
col
MUSCOLI
CUORE
ALIMENTAZIONE, ATTIVITA’ FISICA E STILI DI VITA PER LA SALUTE E LA LONGEVITA’
RELATORI
• Vincenzo Aloisantoni
• Elisabetta Bernardini
• Enrico Bevacqua
• Andrea Bisaschi
• Marco Tullio Cau
• Fabrizio D’Agostino
• Pasquale D’Autilia
MODERATORI
• Marco Guidetti-Hoffman
• Giovanni Occhionero
• Adolfo Panfili
• Gianluca Pazzaglia
• Filippo Massaroni
• Maurizio Salamone
• Piero Venturato
Gianfranco Beltrami
Damiano Galimberti
Massimo Spattini
CON IL PATROCINIO DI
LʼINTERO INCASSO DELLE
ISCRIZIONI E DELLE
SPONSORIZZAZIONI VERRAʼ
DEVOLUTO IN BENEFICENZA
AL COMUNE DI NORCIA
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
AFFWA - Galleria Crocetta 9/A - 43126 PARMA
Tel. 0521 1682083 - [email protected] - www.affwa.it
Evento organizzato da
con la collaborazione
di
numero 24 / 2017
ACCADEMIA DEL FITNESS
Wellness - Antiaging
Galleria Crocetta 9/A
43126 Parma
Tel. 0521 1682083
Fax 0521 294971
www.accademiadelfitness.com
[email protected]
EDITORIALE
Direttore:
Valerio Merola
Direttore scientifico:
Massimo Spattini
Art director:
Cinzia Ruggeri
In redazione:
Andrea Angelozzi
Claudia Bonini
Anna Merusi
Comitato scientifico:
Presidente:
Dott. Damiano Galimberti
Membri del Comitato:
Dott. Marco Tulio Cau
Prof. Ciro di Cristino
Dott. Filippo Ongaro
Prof. Mario Passeri
Hanno collaborato
a questo numero:
Enrico Bevacqua
Giuseppe Castaldo
Stefania Cazzavillan
Fabrizio D’Agostino
Adriano Fanciulli
Damiano Galimberti
Marcello Ghiretti
Stella Lo Barco
Giovanni Magnani
Guido Maronati
Valerio Merola
Giuseppe Nocca
Giovanni Occhionero
Filippo Ongaro
Maria Letizia Primo
Giulia Ruggeri
Maurizio Salamone
Francesca Vignoli
In copertina:
Fabrizio D’Agostino
Foto di copertina:
Mario Dosi
Quando Philippe Starck famoso architetto e designer francese disse “i grandi designer del futuro
saranno i nutrizionisti e i personal trainer”, ovviamente non intendeva che avrebbero disegnato le
strutture architettoniche delle nostre abitazioni,
ma che avrebbero influenzato l’architettura della
nostra intera vita. Ormai è diffusa la consapevolezza che la salute, il benessere, la longevità
passano necessariamente dagli stili di vita, che
presuppongono una corretta alimentazione, attività fisica e gestione dello stress.
Non mi stancherò mai di ripetere che già Ippocrate nel 400 a.c affermava “se fossimo in grado
di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, né in difetto né in eccesso,
avremmo trovato la strada per la salute”. Nell’antichità i medici riuscivano con particolare efficacia nell’arte della prevenzione, cruciale in un’epoca dove l’esito della malattia era, nel migliore dei
casi, imprevedibile. I medici erano apprezzati per
la loro capacità di prescrivere il cosiddetto “regimen sanitatis”, che favoriva il consolidamento e
la preservazione della salute basandosi sui consigli dietetici e igienici di Ippocrate e Galeno.
Molte delle prescrizioni per il mantenimento della salute potrebbero sembrare dei luoghi comuni:
fare esercizio fisico moderato, non esagerare con
il cibo, equilibrare la dieta secondo la quantità di
esercizio fisico e viceversa, assicurarsi di dormire
il tempo giusto, evitare il troppo freddo e l’umidità così come il troppo caldo e il secco. Solo recentemente stiamo scoprendo la PNEI o PsicoNeuroEndocrinoImmunologia e ci stiamo rendendo
conto di come molte malattie abbiano un’origine
psicosomatica. Il malessere dell’anima, lo stress
non sono più visti come semplici stati mentali
dove prevale la malinconia o l’ansia, ma stati disfunzionali che favoriscono lo sviluppo di malattie di tipo degenerativo. Già il filosofo Marsilio
Ficino, considerato il precursore della psicologia
junghiana, nel 1400 aveva detto che “se l’anima
non sta bene il corpo non può stare bene”. Questo avveniva perché “Apollo, il fondatore della
medicina, decise che il più saggio degli uomini
non fosse Ippocrate ma Socrate, poiché, mentre
Ippocrate si sforzava di guarire il corpo, Socrate
si sforzava di guarire l’anima”. A questo punto
accanto alla figura del nutrizionista e del personal trainer si pone quella dello psicologo. Di conseguenza, se il medico non vuole perdere il suo
ruolo di figura preminente nella conservazione
della salute e non mantenere solo quella di prescrittore di farmaci finalizzati alla soppressione
delle sintomatologie, dovrà acquisire sempre più
conoscenze che riguardano la sfera dell’alimentazione, dell’attività fisica e della psicologia e sforzarsi di collaborare con chi già ha le qualifiche per
queste specifiche aree di competenza. Ma oltre
all’alimentazione, all’attività fisica e alla psiche,
non dobbiamo dimenticarci delle “emozioni”.
Come emozioni intendo i sentimenti, le passioni, l’amore, le pulsioni, gli slanci, la pietà, la
solidarietà, che devono avere valenza positiva e
tradursi nei fatti. Per questo segnalo a tutti l’evento del 21 gennaio “MUSCOLI COL CUORE”, in
occasione del quale tutto l’incasso delle quote
di iscrizione e delle sponsorizzazioni verrà devoluto in beneficenza per la popolazione di Norcia,
recentemente colpita dal sisma. Sottolineo ‘incasso’ e non ‘ricavato’ perché, avendo già esperienza di organizzazione di eventi nell’ottica della
raccolta fondi per beneficenza, spesso i costi di
organizzazione sono tali per cui il ricavato risulta
misero. In questo evento i costi vivi e l’organizzazione saranno totalmente a carico dell’AFFWA e
di VITAMINCENTER, pertanto tutti gli incassi, con
la massima trasparenza e dandone riscontro il
giorno stesso dell’evento, saranno devoluti direttamente al Comune di Norcia. Nella logica delle
sinergie finalizzate alla promozione di corretti stili
di vita, sempre di più si crea un sodalizio operativo tra AFFWA ed AMIA (Associazione Medici
Italiani Antiaging), diventando il Prof. Damiano
Galimberti (già presidente AMIA) vicepresidente
AFFWA ed io (già presidente AFFWA) vicepresidente AMIA. La nostra rivista diventa l’organo
ufficiale in entrambe le scuole.
Massimo Spattini
Presidente AFFWA
3
SOMMARIO
EDITORIALE
3
FABRIZIO D’AGOSTINO
6
di Massimo Spattini
di Valerio Merola
MEDICINA METABOLICA FUNZIONALE
10
FUNZIONALITÀ EPATICA E PERFORMANCE FISICA
14
LA DISBIOSI INTESTINALE
18
LUNGA VITA AGLI HOMO SAPIENS Nuove teorie sulla aterosclerosi
22
di Enrico Bevacqua
di Maurizio Salamone
a cura dei Servizi Natrix
di Maria Letizia Primo
L’ANAMNESI COME STRUMENTO PER STRUTTURARE PIANI
ALIMENTARI PERSONALIZZATI
di Fabrizio D’Agostino
28
36
40
CITRULLINA
44
Estratto dal libro "Alimentazione e Integrazione per lo sport e la performance fisica"
48
OZONOTERAPIA NELLO SPORTIVO
52
di Giovanni Magnani
rubricHe
NUTRIGENOMICA - Attività fisica, rischio infortunio tendineolegamentoso e dna test predittivi
56
ARECHEO-NUTRIZIONE - Il miglio
60
di Damiano Galimberti
di Giuseppe Nocca
FITOTERAPIA - Le piante medicinali, potenziali “interferenti metabolici”
in caso di sindrome metabolica
64
di Giovanni Occhionero
MICOTERAPIA - Reishi: prevenzione, equilibrio e longevità
68
APITERAPIA Miele e propoli: primo soccorso naturale
72
CUCINA FUNZIONALE
74
MEDICINA ESTETICA - Il “lifting” dolce con gli ultrasuoni HIFU
78
di Stefania Cazzavillan
di Giulia Ruggeri
di Marcello Ghiretti
di Guido Maronati
ULTIME RICERCHE IN FITNESS, WELLNESS E MEDICINA ANTIAGING 82
di Filippo Ongaro
ALL FOR FITNESS (Power House Nutrition)
ALPHA PRO NUTRITION
AMIA
ANGELA'S PHARMA S.r.l
ARNICA S.r.l (CELLFOOD)
AVD REFORM S.r.l
BIOGROUP S.r.l
DJ INTEGRA (LABGEN)
FOOD ITALIA S.r.l (CIAOCARB)
GEFO NUTRITION SRL
IMO SPA
INC HOTEL GROUP
MEDICAL DIVISION S.r.l (AQUASANA)
METAGENICS
MICRON BIOSEARCH s.R.L (DIETOSYSTEM)
NATRIX S.r.l
PROJECT S.r.l
QUEEN CHARLOTTE S.r.l
SOFAR SPA
SOLGAR
TECNO-GAZ S.p.A.
OLIO DI COCCO: UN VERO SUPERFOOD
di Stella Lo Barco
AKESIOS GROUP S.r.l
NATURFOOD
EQUILIBRIO ACIDO BASICO
di Francesca Vignoli e Dott. Enrico Bevacqua
AGF ENTERPRISES (RACER)
DIAMOND LIFE
di Giuseppe Castaldo
di Adriano Fanciulli
ACCADEMIA FUNZIONALE DEL FITNESS
CARESMED S.r.l
IL RUOLO DELLA DIETA OLOPROTEICA NELL’APPROCCIO TERAPEUTICO
ALL’INSULINO-RESISTENZA ED ALLE PATOLOGIE INFIAMMATORIE E
METABOLICHE CORRELATE
32
OSSIDAZIONE METABOLICA
ELENCO DELLE AZIENDE
INSERZIONISTE
TRIBALLAT S.r.l (SOYASUN)
VITAMINCENTER S.r.l
Editore:
Profitness S.a.s.
Galleria Crocetta 10/A
43126 Parma
Tel. 0521.941319
Stampa e distribuzione:
Toriazzi S.r.l.
Strada del Pozzetto 16/a
43122 Parma
Tel. 0521.645875
Registrazione n. 12/2004
Tribunale di Parma
Tutti gli articoli pubblicati su L’Accademia
del Fitness-Wellness-Antiaging sono
redatti sotto la responsabilità degli Autori. Le
informazioni contenute in questa rivista sono
puramente divulgative e non devono essere
utilizzate dal Lettore a scopo diagnostico
o terapeutico per qualsiasi malattia o
condizione fisica. Il Direttore delle rivista,
il Responsabile Scientifico e l’Editore non
assumono alcuna responsabilità per effetti
negativi causati dall’uso o dal cattivo uso
delle suddette informazioni.
EDUCATORE ALIMENTARE
2017 SPORTIVO
22 GEN
BIOCHIMICA ED ENDOCRINOLOGIA
ALIMENTAZIONE NELL’ATTIVITA’ FISICA
25 FEB
ANTROPOMETRIA
PROGRAMMAZIONE NEUROLINGUISTICA
25 MAR
INTOLLERANZE ED ALLERGIE ALIMENTARI
PREBIOTICI E PROBIOTICI
Fabrizio D’Agostino
Andrea Angelozzi - Elisabetta Bernardini
Giovanni Montagna
INTEGRAZIONE ALIMENTARE
PER LO SPORT E IL DIMAGRIMENTO
23 APR
27 MAG
Massimo Spattini - Andrea Angelozzi
LE DIETE DEL FITNESS: Chetogenica, COM, Gruppi Sanguigni,
17 GIU
Corso completo
€ 560,00 + 40,00 (quota ass.)
Pagamento: entro 31/12/2016
Workshop 1 giornata
€ 80,00 + 40,00 (quota ass.)
Mediterranea, Metabolica, Paleo, Warrior, Zona
Massimo Spattini - Giovanni Montagna
ALIMENTAZIONE ANTIAGING
GENETICA ED EPIGENETICA
Giovanni Montagna
INFO
AFFWA
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Tel. 0521.1682083 - Fax 0521.294971
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L’Accademia
del Fitness
LE INTERVISTE DEL DIRETTORE
A cura di Valerio Merola
FABRIZIO D’AGOSTINO
Il personaggio di copertina di questo mese
mi ha colpito molto per la sua attività diciamo “multiforme” medica e sportiva.
Dinamico e superattivo ha fatto dell’approccio innovativo e multidisciplinare
due punti fermi della propria carriera.
L’intervista è dedicata al Dr. Fabrizio D’Agostino, laureato in scienze motorie, in
scienze biotecnologiche con specializzazione in scienze della nutrizione umana e un master universitario in dietetica e medicina dello sport. Nutrizionista,
personal trainer, Presidente della SIFA
(Scuola Italiana Fitness Alimentazione), ma
anche cintura nera e allenatore di karatè, istruttore di nuoto,
fitboxe, aerobica, step, allenamento funzionale in sospensione, total body e ginnastica posturale. Giovane e cordiale il tu
nell’intervista è venuto spontaneo.
Fabrizio i tuoi titoli e le tue referenze sono veramente mol-
6
ti e prestigiosi, lo ritieni imprescindibile
per un professionista del fitness?
Innanzitutto grazie per la gradevole e dettagliata presentazione.
Si, ritengo che, essendo il corpo umano una
macchina molto complessa i cui ingranaggi
funzionano all’unisono, sarebbe incompleto
ed avventato agire su di essa, per modificarne
il metabolismo e la composizione corporea,
senza averne una visione d’insieme . Per lavorare nel mondo del fitness, sia come personal
trainer, addetto a strutturare piani di allenamento personalizzati, sia come nutrizionista
sportivo, addetto a prescrivere protocolli nutrizionali per sport specifici, bisogna avere nozioni molto solide su
tutti gli argomenti afferenti all’allenamento, dalla fisiologia alla
biomeccanica passando per la biochimica e molto altro. Non dico
che bisogna fare i tuttologi ma sicuramente un professionista che
voglia cimentarsi in un campo d’applicazione così ampio ritengo
debba essere all’altezza della situazione. Secondo il mio punto
numero 24 / 2017
di vista, il nutrizionista deve conoscere in maniera magistrale la
propria materia e quantomeno avere delle buone conoscenze nel
campo della metodologia dell’allenamento perché, molto spesso,
il fallimento di un protocollo dietetico è causato dalla discrasia
con il piano di allenamento e viceversa, l’istruttore deve avere nozioni molto solide in campo sportivo e ottime conoscenze di
alimentazione per collaborare con il nutrizionista. La parola d’ordine è “TEAM”! Ancora meglio se le scienze motorie e le scienze
dell’alimentazione sono racchiuse in un’unica figura.
Qual’è il tuo segreto per essere riuscito a conciliare studi
impegnativi con l’attività costante in palestra, sia come
atleta che come istruttore?
La risposta a questa domanda può sembrare romantica,
quasi a far pensare ai biglietti dei Baci Perugina: il segreto che mi ha portato a perseguire sempre la stessa strada,
senza indugi o ripensamenti, affrontando mille difficoltà, è
la passione per il fitness, per la prevenzione ed il benessere, con il sogno di diventare un professionista del settore.
Sono cresciuto in una realtà di campagna, tra l’amore dei miei
genitori che mi hanno sempre sostenuto assicurandomi una vita
agevole e confortevole, e i consigli di mio fratello maggiore,
oggi cittadino Londinese ed ingegnere di una famosa scuderia di
formula uno. Uscire dal nucleo familiare ritrovandomi ad essere
uno studente fuori sede e dover provvedere alla gestione della
casa, della spesa, delle bollette e ovviamente seguire i corsi
universitari e studiare giorno per giorno, ha richiesto una programmazione dettagliata di ogni minuto della giornata, per non
parlare dell’allenamento, che consisteva nel processo di ricomposizione corporea in sala pesi, per applicare in maniera pratica
ciò che di giorno studiavo sui libri e nel combattere sul tatami
con gli atleti della Nazionale Italiana di Kickboxing. Diplomarsi
cintura nera di Karate, dopo 7 anni di pratica, e raggiungere
addirittura il grado di istruttore, è stata una delle soddisfazioni
più grandi della mia vita. Dopo avere conseguito questi titoli ho
messo da parte le arti marziali ed ho iniziato ad insegnare la
fitboxe, avendo già fatto dei corsi, in età adolescenziale, e frequentato vari master in discipline musicali del fitness, fondendo insieme l’aerobica con la tecnica appresa nel mio percorso
per diventare insegnante di Karate. Dalla fitboxe sono passato
ad insegnare Aerobica, step, total body, suspension training e
molto altro, attività che mi hanno sempre accompagnato durante il mio percorso di studi. Insomma di giorno assumevo le
sembianze di studente modello, sempre presente in prima fila
per apprendere il più possibile ed avere meno difficoltà quando
studiavo al buio della mia stanza e la sera indossavo magliette
a mezze maniche e via con i pesi e il cardio a ritmo di musica. Oggi posso dire che mi è stato tutto utile perché, oltre alla
nutrizione clinica applicata in collaborazione con studi medici
specialistici, mi occupo di nutrizione sportiva e molti presenter
di fitness ed istruttori di bodybuilding si avvalgono della mia
consulenza per migliorare il proprio aspetto fisico e premunirsi
da infortuni e malattie.
Nel campo della formazione la concorrenza è molto forte,
ciò nonostante hai fondato la SIFA (Scuola Italiana Fitness
e Alimentazione), per la quale ricopri il ruolo di Presidente
e sei responsabile scientifico. Non temi la concorrenza o
ti piacciono le sfide?
Ogni cosa che ho fatto nella vita ha avuto come leva il piacere,
l’appagamento di un bisogno o semplicemente la soddisfazione
delle mie inclinazioni e la SIFA non fa eccezione. Quando ero
uno studente, vedevo l’università come il centro di ogni verità
scientifica e i professori come oracoli, custodi di ogni risposta,
ma con il tempo ho capito che così non era. Ho collezionato tante piccole delusioni perché essendo uno studente bramoso di
conoscenza, facevo domande durante le ore di fisiologia, anatomia e nutrizione, pertinenti a tali materie ma applicate al mondo
della palestra e le risposte erano sempre vaghe, poco chiare o
addirittura mortificanti ricordandomi che non si assumono più di
0,9g/kg/pc di proteine, fare attività fisica più di 4 volte a settimana è da fissati, gli integratori non servono, anzi fanno malissimo, e il dimagrimento localizzato è una trovata pubblicitaria.
Per me che mangiavo pane e allenamento, leggevo articoli sui
giornali di fitness, con tanto di riferimento scientifico, e applicavo e vedo applicare da veri professionisti le nuove metodiche
anni luce lontane dai dettami universitari, mi rendevo sempre
più conto che qualcosa non andava. C’è un famoso detto che
dice: “Se la montagna non viene a Maometto, Maometto va
alla montagna”, ho quindi deciso di vestire i panni di Maometto
7
L’Accademia
del Fitness
ed incamminarmi verso la montagna, per cui ho riunito sotto
un’unica bandiera i migliori professionisti del settore per formarmi e formare chiunque avesse il mio stesso bisogno, ovvero
quello di soddisfare la sete di cultura in allenamento e nutrizione. Questa filosofia mi pone al di sopra della continua lotta per
aumentare il numero di iscritti e far lievitare i relativi guadagni
perché la scuola è nata come centro culturale e non economico
quindi no, non temo la concorrenza perché semplicemente non
ho concorrenti.
Rimango ancora nel campo interessante delle associazioni, oltre alla SIFA ho visto che sei docente dell’AFFWA
che promuove una formazione per certi versi sovrapponibile. Tu invece hai instaurato una collaborazione, come
hai fatto?
Non ho fatto nulla, è accaduto tutto in maniera naturale. Credo che ognuno di noi abbia delle inclinazioni caratteriali che
portano ad essere curioso, piuttosto che studioso, piuttosto che
sportivo, trovando di conseguenza la propria strada. In epoche
dove la tecnologia non era sviluppatissima e le informazioni non
erano immediatamente accessibili, grandi menti, in luoghi differenti del globo, spendevano la propria vita per la ricerca, quindi
con canoni e ideali simili, arrivando alla stessa conclusione.
Basti pensare, per citare un esempio famoso, alla storia di Einstein ed Arthur Standley Eddington. In maniera simile, la strada
del Dott. Spattini e la mia si sono incrociate perché, avendo
profili simili ed essendo io alla ricerca di un vero professionista
che potesse portare, attraverso la mia scuola di formazione, un
messaggio veritiero ed aggiornato nell’ampio campo del fitness
e del wellness, ho trovato in Massimo l’esponente più referenziato, di contro lui ha visto in me un buon alleato, dopo aver
valutato i progetti da me proposti, ed un valido formatore data
la mia figura poliedrica che ben si sposa con la sua filosofia. Da
queste basi è nata la collaborazione e la nostra onestà reciproca ha fatto il resto. L’amicizia poi è venuta di conseguenza.
Tu proponi una dieta specifica per le donne che fanno
palestra, finalizzata a modellare il corpo con garanzia di
risultato, su quali principi si basa?
La natura ha fatto un capolavoro, ha creato la donna, tanto graziosa ed indispensabile, quanto complicata! Non voglio tediare
i lettori con tecnicismi e metodi di allenamento, per quello c’è
tutto il resto del magazine, ottima fonte di informazioni scientifiche e pratiche come pochi altri in Italia. Dico solo che avendo
studiato vari aspetti della fisiologia dell’essere umano oltre che
l’anatomia e l’antropometria costituzionalista mi è sembrato da
subito ovvio che modellare il corpo di un maschio è completamente diverso da modellare quello di una donna, teoria rafforzata dai risultati che è possibile valutare guardandosi intorno in
un qualsiasi centro fitness. Le tecniche di ricomposizione corporea, in primis il bodybuilding ma non solo, sono nate per essere
applicate ai soggetti di sesso maschile e tale scienza si è sviluppata prettamente per incrementare la massa muscolare e di-
8
minuire la massa grassa ma per la donna non è così “semplice”.
Per ottenere una ricomposizione corporea efficace sulla donna,
bisogna agire innanzitutto su altri componenti quali l’assetto ormonale, il microbiota, l’integrità del sistema gastrointestinale,
il microcircolo periferico e mesenterico, la postura, il metabolismo epatico e la psicologia. Si evince quindi che strutturare
una scheda di allenamento per il sesso femminile che non sia
progettata in funzione di un’anamnesi strutturale o che non sia
strettamente legata ad un’alimentazione specifica, che tenga
conto di eventuali alterazioni dell’intestino o del microcircolo e
cosi via, conduce sicuramente al fallimento.
Quali sono le prossime tappe del tuo percorso formativo
e sportivo?
Sicuramente continuare a formarmi per innalzare sempre più
il mio livello culturale e divulgare la corretta informazione per
formare ed aggiornare i trainer e nutrizionisti tramite la SIFA o
gli eventi a cui vengo invitato. A tal proposito l’accademia del
Dott. Spattini, l’AFFWA, resta per me il punto di riferimento per
un’aggiornamento costante e di qualità eccelsa. In ambito sportivo cercherò di migliorare sempre più il mio fisico, innanzitutto
per prevenire ogni forma di malattia ed essere attivo e funzionale per tutto il resto della vita e, se ce ne sarà motivo, prepararmi
per qualche gara di natural bodybuilding.
Grazie al Dott. Fabrizio D’Agostino, complimenti per la sua brillante attività e anche per la bella collaborazione instaurata con
il Dott. Massimo Spattini
Il Direttore
L’Accademia
del Fitness
MEDICINA METABOLICA
FUNZIONALE
Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento Formativo AMFPC
– Approccio Metabolico Funzionale in Pratica Clinica.
Fin dai tempi dell’università mi chiedevo il perché l’organismo
manifestasse alcuni sintomi, a volte questi disturbi erano riferiti a malattie con una diagnosi precisa, altre volte non avevano una manifestazione patologica alla base. Una volta iniziata
la pratica clinica, notai che questi sintomi erano presenti più
spesso di quanto potessi pensare, nonostante i miei pazienti
fossero privi di vere patologie. Sempre nella pratica clinica mi
domandai perché i sintomi cronici e le malattie croniche fossero
trattate abitualmente come manifestazioni acute, ognuna con
un farmaco specifico spesso prescritto a vita.
Solo dopo diverso tempo iniziai a trovare risposte alle mie domande dando una chiave di svolta alla mia professione: avevo
conosciuto la Medicina Metabolica Funzionale.
Questo tipo di medicina è un approccio finalizzato al trattamento e alla gestione delle disfunzioni dell’organismo, dalle più
semplici fino alle malattie croniche, con l’intento di migliorare il
metabolismo, la biochimica e lo stato nutrizionale dell’individuo
per regolare e potenziare la reattività dell’organismo. La Medicina Metabolica Funzionale cerca di individuare e affrontare
10
le cause dei sintomi e delle malattie croniche, utilizzando un
approccio medico orientato anche al coinvolgere il paziente in
una partnership terapeutica con il medico. Si tratta di un’evoluzione nella pratica della medicina che affronta meglio i bisogni
di salute, spostando la tradizionale attenzione da un modello
incentrato sulla malattia e sul sintomo ad un modello centrato
sul paziente, rivolgendosi alla persona e all’organismo intero e
non solo ad un gruppo isolato di sintomi o ad una diagnosi a cui
etichettare un nome e un farmaco su misura.
Questo tipo di approccio vuole essere un sistema medico educativo di integrazione alla Medicina Convenzionale, non per sostituirla ma per integrarla analizzando tutti gli elementi causa di
un sintomo o di una malattia.
La Medicina Metabolica Funzionale prende, infatti, in considerazione tutti gli elementi che possono sottostare alle radici di un
disturbo di salute che si esprime sulla base genetica personale,
quindi saranno analizzati per ogni individuo:
• La nutrizione e i nutrienti
• Lo Stress
• L’esercizio fisico
• Il sonno e il rilassamento
CERTIFICAZIONE
AMFPC
ISTITUTO
MEDICINA METABOLICA FUNZIONALE
Approccio Metabolico Funzionale in Pratica Clinica
SEDE: PARMA
ANNO: 2017
DURATA
Modulo I
14-15 gennaio
Modulo II
MEDICINA FUNZIONALE E
NUTRIZIONE CELLULARE
Enrico Bevacqua - Caterina Origlia
IL SISTEMA OSSIDO-RIDUTTIVO
E LʼINFIAMMAZIONE CRONICA
N. 6 MODULI
Totale 12 giornate
11-12 febbraio
ECM
Modulo III
LA SINDROME METABOLICA E IL
SISTEMA MUSCOLO-SCHELETRICO
ISCRIZIONE
Modulo IV
FISIOPATOLOGIA
E GESTIONE DELLO STRESS
QUOTE
Modulo V
APPROCCIO METABOLICO E FUNZIONALE
ALLA NUTRIZIONE E ALLʼESERCIZIO FISICO
Modulo VI
EQUILIBRIO ACIDO-BASE, PERCHEʼ GUARISCE
CHI GUARISCE - NUTRIGENETICA
Crediti per le figure professionali di:
Medico Chirurgo, Biologo, Dietista,
Farmacista, Psicologo, Fisioterapista,
Infermiere
CORSO COMPLETO: entro il
31/12/2016 Singoli Moduli: 15 gg. prima
Soci: € 1.500,00 Non soci: € 1.540,00
(Gli importi sono IVA esclusa)
- Possibilità di iscriversi ai singoli
Moduli (con ECM)
11-12 marzo
1-2 aprile
13-14 maggio
10-11 giugno
Vincenzo Aloisantoni - Eugenio Luigi Iorio - Mauro Miceli
Davide Antoniella - Pasquale DʼAutilia - Enrico Bevacqua - Ciro di Cristino
Enrico Bevacqua - Filippo Ongaro - Sonja Ongaro
Filippo Ongaro - Massimo Spattini
Damiano Galimberti - Andrea Grieco - Gianluca Pazzaglia - Massimo Spattini
50 ECM
MASSIMO SPATTINI
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA:
AFFWA
Galleria Crocetta 9/A
43126 PARMA
Tel. 0521 1682083
Fax 0521 294971
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www.affwa.it
Con il patrocinio di
Con il contributo di
L’Accademia
del Fitness
• Lo stato mentale-emozionale
• I fattori psicosociali (famiglia, lavoro,
comunità, status economico)
• I microorganismi e il terreno su cui questi possono proliferare.
• I traumi
• Esposizione ambientale (aria, acqua,
xenobiotici, radiazione, smog)
Il corso si rivolge
anche a dietisti,
biologi, personal
trainer, laureati in
scienze motorie,
farmacisti e psicologi
In relazione alla qualità degli elementi di cui sopra un individuo
potrà riscontrare nell’arco della vita una o più disfunzioni psicofisiche derivanti dai seguenti squilibri, che determineranno il
quadro clinico soggettivo:
• Squilibri del sistema digestivo, assorbente e del microbiota
• Squilibri dei processi di detossificazione e biotrasformazione
• Squilibri del sistema immunitario e infiammatori
• Squilibri del controllo della glicemia e della glicazione
• Squilibri della composizione corporea
• Squilibri strutturali a carico del sistema muscolo-scheletrico
• Squilibri a carico della resistenza, della forza e dell’elasticità
• Squilibri a livello psico-spirituale
• Squilibri ormonali e dei neuro-trasmettitori
• Squilibri del metabolismo ossido-riduttivo e mitocondriale
• Squilibri degli acidi grassi
• Squilibri dell’equilibrio acido-base
• Squilibri della metilazione
• Squilibri di nutrienti (vitamine, minerali, aminoacidi)
• Squilibri elettromagnetici
La Medicina Metabolica Funzionale fornisce, dunque, al medico
ulteriori competenze alla sua pratica clinica per comprendere
e affrontare disfunzioni dell’organismo e malattie croniche;
inoltre, questa disciplina mostra le sue maggiori potenzialità
in quanto oltre al medico vede professionisti dei vari settori
interagire insieme. Il corso, infatti, si rivolge anche a dietisti,
biologi, personal trainer, laureati in scienze motorie, farmacisti
e psicologi che tutti insieme con le loro competenze possono
12
favorire la salute individuale conoscendo
gli aspetti metabolico-funzionali dell’organismo nella loro pratica o interagendo
con il medico esperto.
Corso AMFPC - Approccio Metabolico
Funzionale in Pratica Clinica - è rivolto,
dunque, a tutte quelle figure professionali
coinvolte nel settore della salute che abbiano una missione in comune, quella di
promuovere i corretti stili di vita e mettere al centro la persona
e non la malattia.
Il corso si sviluppa in 6 MODULI ognuno composto di due giornate:
• Modulo I – MEDICINA FUNZIONALE E NUTRIZIONALE CELLULARE
• Modulo II – IL SISTEMA OSSIDO-RIDUTTIVO E L’INFIAMMAZIONE CRONICA
• Modulo III – LA SINDROME METABOLICA E IL SISTEMA
MUSCOLO-SCHELETRICO
• Modulo IV – FISIOPATOLOGIA E GESTIONE DELLO STRESS
• Modulo V – APPROCCIO METABOLICO E FUNZIONALE ALLA
NUTRIZIONE E ALL’ESERCIZIO FISICO
• Modulo VI – EQUILIBRIO ACIDO-BASE, PERCHÉ GUARISCE,
CHI GUARISCE; NUTRIGENETICA
Potrete trovare ulteriori informazioni sul corso e le date su:
www.affwa.it
Dott. Enrico Bevacqua
Master Universitario di II° Livello in
PsicoNeuroEndocrinoImmunologia
Esperto e Consulente in Medicina Anti-aging
Diplomato in Medicina Funzionale e Nutrizionale
Docente presso le scuole di formazione AFFWA e AMIA
Socio aggregato Federazione Medico Sportiva Italiana
(FMSI) iscr.n.20280
Socio AMIA (Associazione Medici Italiani Anti-Aging)
L’Accademia
del Fitness
FUNZIONALITÀ EPATICA E
PERFORMANCE FISICA
Il fegato è l’organo vitale al centro del nostro metabolismo.
Oltre alle innumerevoli funzioni anaboliche, esso si occupa
di demolire e avviare allo smaltimento le sostanze tossiche
provenienti dall’ambiente, attraverso l’aria, il cibo e la pelle.
Inoltre il fegato deve catabolizzare i sottoprodotti dell’attività cellulare e quelli degli organismi del microbiota.
In particolare, per l’atleta, il fegato è importante anche come
luogo di produzione e immagazinamento del glicogeno (5% del
volume d’organo). Il metabolismo accelerato di un atleta, soprattutto di coloro i quali praticano attività intense e/o prolungate, implica un super-lavoro del fegato e dei sistemi di controllo dello stress ossidativo.
L’intossicazione cronica del fegato è egualmente pericolosa rispetto a quella acuta (come quella provocata dall’ingestione di funghi tossici o veleni) tuttavia è sottovalutata perchè
lenta nella sua progressione e priva di sintomi specifici. Risulta
quindi più insidiosa e poco evidenziata nelle visite mediche.
La riduzione della funzionalità epatica tipica dell’intossicazione cronica è caratterizzata da sintomi aspecifici, qua-
li mancanza di energia, riduzione della resistenza allo
sforzo, sensazione di minore lucidità mentale, cefalee, arrossamenti cutanei o prurito, dolori muscolari.
Pochi danno il giusto peso a questi “messaggi” che il nostro
fegato ci invia, perchè immersi nella stringente routine della
vita quotidiana; al contrario l’atleta riconosce tempestivamente anche una minima riduzione della performance fisica o
un cambiamento nell’omeostasi del proprio organismo.
Esistono semplici questionari, come il Medical Symptoms
Questionnaire (MSQ), che possono aiutarci a evidenziare una intossicazione cronica di basso grado e che possono essere utili in un contesto di medicina dello sport.
Per aiutare efficacemente il nostro fegato bisogna sempre partire da una dieta equilibrata e da un corretto stile di vita.
Di primaria importanza è la funzionalità intestinale, in quanto
tutte le sostanze assorbite dall’intestino vengono indirizzate al
fegato attraverso il circolo portale. Il fegato diventa così la
prima vittima di un intestino “iperpermeabile” o disbiotico.
Le tossine che vengono metabolizzate dal fegato sono
FaseI
Funzionalizzazione
Funzionalizzazione
Xenobion(
ecataboli(
Cofa/orideglienzimidetox:
-Zn,Se,Fe,Mo
-VitaminedelgruppoB
-NAce(lcisteina
FaseII
Coniugazione
Molecole
Idro-solubili
processate
Metaboli4
intermedi
rea6vi
Radicaliliberi
An(ossidan(:
Curcumina
Ac.Alfalipoico
E.G.C.G.
Gluta(onerid.
Agen(diconiugazione
Cofa/orienzima(ci
Donatoridime(le
DonatoridiSO4
Eliminazione
renaleebiliare
Citra(Mg,K
Colere(ci
Colagoghi
Supportoallafunzionalitàintes(nale
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del Fitness
decine di migliaia e molte di loro sono in grado di uccidere la
cellula epatica durante i processi di innoquizzazione.
La detossicazione epatica avviene in 2 fasi ed è seguita dalla eliminazione dei residui per via biliare o renale. Tra
la prima fase (funzionalizzazione) operata dai citocromi e la seconda (coniugazione) vengono prodotti radicali liberi in grande quantità. Per questo motivo è vitale che la cellula epatica sia dotata di un ottimo corredo di
sostanze antiossidanti. E’ inotre necessario che le due
fasi siano ben bilanciate e sincronizzate per evitare pericolosi accumuli di prodotti intermedi altamente tossici.
Esistono in natura numerosi nutrienti e sostanze bioattive in
grado di supportare la funzionalità epatica, classificabili in
base al ruolo che svolgono nel processo di detossicazione:
1) Cofattori dei principali sistemi enzimatici implicati nella
detossicazione:
- Zinco e rame (cofattori delle superossido dismutasi), Fe, Mo
- Selenio e N-Acetil cisteina (cofattori delle glutatione perossidasi)
- Vitamine del complesso B
2) Elementi di coniugazione per gli enzimi di fase II
Colina (e altri donatori di metile), L-Treonina, Composti solforati
3) Sostanze antiossidanti e citoprotettive
- Curcumina (azione epigenetica su NRF2),
acido ellagico del melograno, epigallocatechina gallato del tè verde (scavenger), Acido alfa lipoico (riciclo dei principali antiossidanti cellulari), L-Glutatione
ridotto
4) Sostanze vegetali con azione coleretica o colagoga
- Silibina del cardo mariano
- Cinarina del carciofo
- Fenetilisotiocianato del nasturzio
denziato come “Corrette indicazioni sullo stile di vita associate ad un’integrazione con una formulazione di nutrienti,
sostanze bioattive di origine vegetale e antiossidanti sia
in grado di ridurre nell’arco di 90 giorni transaminasemia
e GGT di oltre il 30% (p<0.001) in pazienti con BMI tra 19 e
31 con ipertransaminasemia lieve” (L.Maselli, M.Salamone
A.Saggioro).
Interessante notare come i 36 pazienti trattati (e non i 36 controlli) coinvolti nella ricerca abbiano riportato oltre alla riduzione
della transaminasemia, una migliore qualità di vita percepita
(+17% questionario, scala 1-10 p<0.001), maggiore energia,
maggiore resistenza, oltre ad un miglioramento della funzionalità intestinale.
Non sono soltanto le persone sovrappeso o i diabetici a beneficiare di un sostegno epatico, ma anche individui normopeso e in
buona forma fisica che sovraccaricano il proprio fegato. E’ il carico di tossine proveniente dalla nostra vita quodidiana, lo
stress, l’uso di farmaci, l’overtraining che possono richiedere al nostro fegato uno sforzo superiore a quello che è
in grado di sostenere. Per questo motivo oltre ai necessari
interventi sullo stile di vita è consigliabile
intervenire con un percorso di depurazione/detossicazione epatica basato su solide basi scientifiche.
L’aumentato fabbisogno energetico
dell’atleta non sempre è soddisfatto da
una dieta sana ed equilibrata.
Quando gli squilibri non si sono cronicizzati e il soggetto è ancora in buona salute ogni intervento di sostegno
alla funzionalità epatica avrà rapidi
successi (poche settimane) in termini
di salute generale e di performance.
Una recente esperienza con atlete agoniste del sollevamento pesi trattate
con un protocollo specifico di micronutrizione ci ha confermato come già in 4
settimane sia possibile riequilibrare gli
effetti derivanti da diete non bilanciate
riportando nella norma markers epatici leggermente alterati
con immediati benefici sulle performance agonistiche.
Occorre però rivolgersi a professionisti qualificati e fornire al
nostro organismo, con gli alimenti e con integratori di qualità, nutrienti e sostanze bioattive in grado di sostenere
l’attività epatica in maniera armonica e funzionale.
Non dimentichiamo che i nostri sistemi biologici funzionano in
sinergia e che la funzionalità epatica è uno dei pilastri della
nostra salute generale e di conseguenza anche della nostra performance fisica.
Il carico di tossine
proveniente dalla nostra
vita quodidiana, lo
stress, l’uso di farmaci,
l’overtraining che
possono richiedere al
nostro fegato uno sforzo
superiore a quello che è
in grado di sostenere
L’aumento delle transaminasi e delle
GGT è il primo segnale inviato dal nostro fegato in grado di
destare l’attenzione di medici e pazienti. Sono indicatori di
sofferenza epatica che possono evidenziare anche fenomeni
acuti di intossicazione. L’indagine ecografica è spesso il secondo passaggio diagnostico. In molti pazienti sovrappeso, obesi
e nella stragrande maggioranza dei pazienti con sindrome metabolica o con diabete essa mostrerà i segni di una steatosi
epatica ovvero di un accumulo di grasso negli epatociti,
tale da comprometterne il normale funzionamento. Solo recentemente la comunità scientifica ha cominciato a considerare
con maggiore attenzione il valore predittivo di NAFLD e NASH.
Poco conosciute e applicate sono le corrette strategie per invertire il processo cronico progressivo di degenerazione
epatica.
Un recente studio, presentato al Congresso Mondiale sugli Stili
di Vita, tenutosi a Melbourne lo scorso Novembre 2016, ha evi-
16
Dott. Maurizio Salamone
biologo Resp. Scientifico di Metagenics Italia
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Figure professionali di: Medico Chirurgo, Biologo,
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PROGRAMMA
•
•
•
•
•
•
Endocrinologia generale.
Valutazione della composizione corporea.
Ritmi circadiani.
Dismetabolismi implicati nel sovrappeso.
Basi fisiologiche del dimagrimento.
Influenze ormonali sul deposito localizzato
di grasso.
• I morfotipi della CronOrMorfo-dieta.
• Attività fisica e dimagrimento localizzato.
• Impostazioni pratiche di programmi di
allenamento.
• Impostazioni pratiche di valutazione della
composizione corporea.
• Prove pratiche di formulazione diete.
• Integratori alimentari e dimagrimento.
• Prove pratiche di integrazione alimentare.
L’Accademia
del Fitness
LA DISBIOSI INTESTINALE
La flora batterica intestinale umana altrimenti detta Microbiota
è costituita da migliaia di miliardi di microrganismi, di cui la
maggior parte sono di origine batterica che sono considerati
non patogeni. Il Microbiota esercita le sue funzioni insieme al
sistema immunitario per proteggere l’organismo dall’invasione
e colonizzazione di agenti patogeni. Esso, inoltre, svolge anche
una funzione metabolica essenziale, fungendo da fonte di vitamine e nutrienti essenziali, come acidi grassi a catena corta
(SCFA) e aminoacidi dal cibo. In definitiva, l’organismo dipende
dalla sua microflora intestinale per diverse funzioni vitali ma è
tuttavia difficile descrivere l’impatto del Microbiota sulla salute
umana e coinvolgimento in alcune patologie.
Le alterazioni del Microbiota possono derivare da esposizione
a vari fattori esterni, tra i quali dieta, tossine, farmaci e agenti
patogeni. Tra questi, i patogeni enterici hanno il ruolo più importante nello sviluppo di una disbiosi come si è visto in studi su
modelli animali, dove patogeni virali a trasmissione alimentare
hanno causato infiammazioni locali e sistemiche con alterazione della composizione della flora e della sua funzione di barriera
e attivazione di un meccanismo di sviluppo di patologie autoimmunitarie.
La ricerca basata sull’utilizzo di tecnologie di sequenziamento
del DNA per classificare i batteri in base alle singole sequenze
18
rRNA 16S sta fornendo dati dettagliati sul profilo del Microbiota
di ogni individuo. I primi studi hanno dimostrato che la composizione del Microbiota intestinale varia sostanzialmente tra gli
individui probabilmente a causa di differenze genetiche tra gli
organismi. Il 40% dei geni microbici presenti in ogni individuo
sono condivisi con almeno la metà della popolazione generale
fornendo la prova dell’esistenza di un nucleo funzionale. Data
l’ampia variabilità è difficile stabilire relazioni precise tra salute
umana e la presenza e l’abbondanza relativa di specifiche comunità microbiche.
Probabilmente, la prova più evidente del coinvolgimento del Microbiota intestinale nella patogenesi di alcune malattie, deriva
da studi che utilizzano modelli murini di malattie autoimmuni
umane germ-free (privi di flora intestinale). Nella maggior parte,
ma non in tutti i modelli di malattia, la gravità e/o l’incidenza
della malattia è ridotta in condizioni germ-free in accordo con
l’ipotesi che il Microbiota rappresenti un innesco per la progressione della malattia. Tuttavia, i tentativi di identificare i membri
del microbiota ‘patogenici’ per simulare l’effetto della flora batterica nel suo complesso ha finora fallito.
Non è sorprendente osservare che la Disbiosi intestinale sia
spesso correlata a malattie associate al sistema gastrointestinale dove interazioni anomale tra il sistema immunitario dell’or-
ILTESTDIAGNOSTICO
PIU’COMPLETOPER
VALUTARE LASALUTE
DELTUOINTESTINO
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L’intestino è un organo caratterizzato da complesse funzionalità:
digestione ed assorbimento di nutrienti, produzione di anticorpi per
difendere l’organismo, produzione
di ormoni e neurotrasmettitori che
regolano il senso di fame e sazietà
e il ritmo della peristalsi. Il benessere
dell’intestino si traduce in benessere generale della persona.
La buona funzionalità intestinale
dipende da numerosi fattori tra cui
l’equilibrio della flora batterica, il
sistema immunitario nella mucosa,
l’assenza di stati infiammatori, la
presenza di batteri patogeni, virus
o miceti.
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chi soffre di diarrea o stipsi, gonfiori
addominali, tensioni e crampi addominali, flatulenza, infezioni genitali ricorrenti (candida), malassorbimento, difficoltà digestive, a chi
conduce ritmi frenetici e stressanti
a chi ha una alimentazione scorretta, ricca di cibi raffinati e povera di
fibre.
INFLORA SCAN è indicato anche
a chi soffre di patologie croniche
non intestinali, in quanto un disturbo o un’infiammazione intestinale
si può ripercuotere a livello di vari
distretti dell’organismo: mal di testa
ed emicrania, stanchezza cronica,
stati di ansia e sbalzi di umore, problemi dermatologici.
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della positività al morbo celiaco.
• ANTIAGING PROFILE: (Free Radical
Test + Antioxidant Capacity Test) valutazione globale dello stress ossidativo.
• CELLULAR AGING FACTORS: valutazione dell’invecchiamento cellulare
(ossidazione, metilazione, glicazione,
infiammazione).
• LIPIDOMIC PROFILE: valutazione del
profilo lipidomico plas-matico e di
membrana (acidi grassi).
• CARDIO WELLNESS TEST: analisi globale del benessere cardiovascolare,
integrato con l’indice di rischio di
contrarre patologie a carico del
sistema cardiovascolare.
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rapporto
(AA/EPA),
Glicemia,
Insulina, indice HOMA.
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del Fitness
ganismo e stimoli presenti nel lume, antigeni e allergeni avviano o alimentano un
processo infiammatorio incontrollato nella
mucosa intestinale.
I polifenoli vegetali
sono stati associati
ai vari benefici per la
salute, tra cui proprietà
anti-infiammatorie,
antiestrogenicche, ed
effetti cardio, chemo e
neuroprotettivi
FUNZIONE METABOLICA DEL MICROBIOTA ED IMPATTO SULLA SALUTE
Le frazioni di cibo che sfuggono alla digestione nell’intestino tenue così come composti endogeni quali enzimi digestivi, cellule epiteliali perse e muco associato, entrano nel colon e diventano disponibili per
la fermentazione da parte del Microbiota.
La conversione batterica di questi composti produce un’ampia
varietà di metaboliti che sono in stretto contatto con le cellule
dell’ospite. In questo modo, questi metaboliti possono influenzare il profilo metabolico dell’individuo e il rischio di malattia.
I carboidrati e le proteine non digerite costituiscono i substrati
più considerevoli a disposizione del Microbiota. La fermentazione di questi substrati comporta la produzione di una gamma di
metaboliti come acidi grassi a catena corta (SCFA), acidi grassi
a catena ramificata, ammoniaca, ammine, composti fenolici e
gas come idrogeno, metano, idrogeno e solfuro. Inoltre, la flora
batterica intestinale è coinvolta nella produzione di vitamine,
l’attivazione o inattivazione dei componenti alimentari bioattivi
quali isoflavanoidi e polifenoli vegetali, la conversione di profarmaci nelle loro forme bioattive e la trasformazione di acidi
biliari e xenobiotici.
Acetato, propionato, butirrato, sono i principali SCFA presenti
nel colon e sono prodotti principalmente da fermentazione batterica dei carboidrati non digeriti. Circa il 95% degli SCFA prodotti sono facilmente assorbiti dai colonociti ed utilizzati come
substrati energetici. Se il 60-70% del fabbisogno energetico dei
colonociti deriva dall’ossidazione degli SCFA, questi ultimi forniscono il 10% del fabbisogno calorico giornaliero dell’intero
organismo. Oltre al loro ruolo locale come substrati energetici
all’interno del colon, gli SCFA agiscono come molecole di segnalazione coinvolte nel metabolismo lipidico nella regolazione
glucosio/insulina. Questi effetti sono, almeno in parte, mediati
attraverso l’interazione con recettori specifici che sono ampia-
20
mente distribuiti in tutto il corpo umano,
compreso l’intestino tenue e il colon.
I polifenoli vegetali sono stati associati ai
vari benefici per la salute, tra cui proprietà
anti-infiammatorie, antiestrogeniche, ed
effetti cardio, chemo e neuroprotettivi.
Tuttavia, il meccanismo in vivo che produce tali effetti non è ancora pienamente
compreso. Inoltre, recenti studi indicano
una modulazione selettiva della composizione del Microbiota dopo il consumo di
polifenoli. Pertanto, i benefici per la salute associati ai polifenoli non dovrebbero
essere attribuiti solo ai loro metaboliti bioattivi (di cui non è
chiaro il meccanismo di azione) ma anche alla modulazione del
Microbiota intestinale.
Recentemente, l’impatto del Microbiota intestinale sulla funzione epatica ha guadagnato attenzione. Il fegato è ampiamente
esposto ai metaboliti prodotti dalla fermentazione del colon in
quanto riceve il 70% dell’apporto sanguigno dall’intestino attraverso la vena porta.
Nei primi anni 1980, fu proposto un possibile ruolo del Microbiota nello sviluppo della steatosi epatica (NAFLD) non-alcolica. In
pazienti sottoposti ad intervento chirurgico di bypass intestinale, la steatosi epatica si è sviluppata in parallelo con sovracrescita batterica. Successivamente il trattamento con antibiotici
ha portato ad una regressione della Disbiosi. Uno dei meccanismi che correlano il microbiota al NAFLD è il metabolismo batterico della Colina. Nei topi suscettibili di NAFLD e alimentati
con una dieta ricca di grassi, a causa della conversione di Colina
in metilammine da parte del microbiota, (dimethylamine (DMA)
and trimethylamine TMA), escrete poi con le urine, la biodisponibilità di Colina è ridotta. Questo comporta l’impossibilità di
sintetizzare Fosfatidilcolina con conseguente accumulo di trigliceridi nel fegato. Tale meccanismo mima le diete deficienti di
Colina che sono spesso associate alla steatosi epatica.
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LUNGA VITA AGLI
HOMO SAPIENS
Nuove teorie sulla aterosclerosi
“molte malattie sono note da tempo e sono così rimaste immutate nel tempo; siamo noi che siamo però cambiati poiché
abbiamo cominciato a riconoscere ciò che prima ci sembrava
tralasciabile
(Jean Martin Charcot neurologo Parigi 1825-1893)
Attualmente la maggior parte dei ricercatori attribuisce l’allungamento della vita di noi esseri umani all’avvento dei vaccini,
degli antibiotici e dei progressi della scienza medica, allo sviluppo di sistemi fognari efficienti (le patologie a trasmissione
oro fecale costituiscono la maggior causa di morte nei Paesi
poveri) e a migliori condizioni non solo igienico-ambientali ma
anche nutrizionali. In effetti le prove che questi fattori abbiano esteso la vita umana sono solide, ma da sole spiegano solo
una parte del mistero legato alla nostra longevità. In effetti la
nostra specie vive molto più a lungo degli altri primati: i nostri
parenti più vicini, gli scimpanzé, pur dividendo con noi il 99%
del genoma hanno una speranza di vita di soli 13 anni. Un bimbo
nato in USA nel 2009 possiede statisticamente una speranza
di vita di 78,5 anni. Gli studi di antropologia fisica, genetica e
primatologia che investigano le origini dell’uomo - ricercando
22
il cosiddetto “anello mancante” alla base della divergenza tra
il genere HOMO e le scimmie antropomorfe - propongono nuove ipotesi anche sull’invecchiamento, chiamando in causa il
sistema immunitario primordiale ed i geni dell’infiammazione.
La tendenza verso l’invecchiamento dunque sarebbe iniziata
quando la selezione naturale ha favorito i nostri antenati forniti
di un sistema di difesa più efficiente per combattere i numerosi
agenti patogeni ed irritanti presenti nell’ambiente arcaico.
La longevità, dunque, è associata con una selezione positiva o
negativa di alleli (o aplotipi) che, rispettivamente, conferiscono
resistenza o suscettibilità alle malattie, mediante il controllo
delle risposte immuni attraverso l’espressione di peptidi o antigeni non specifici.
La ricerca sui legami tra infezioni, sistema immunitario e malattie croniche negli anziani potrebbe rivoluzionare la nostra
visione dell’invecchiamento e le sfide che comporta. Quando
ci riferiamo al sistema immunitario non possiamo eludere dal
sistema immunitario associato alle mucose (MALT) e dal microbiota, l’insieme di microrganismi simbiontici che da 6-8 milioni
di anni abitano il nostro intestino. Quest’ultimo è un “vecchio
amico” dell’uomo, e nel corso della sua storia evolutiva lo ha
L’Accademia
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aiutato ad adattarsi a stili di vita e ambienti diversi. Le popolazioni batteriche variano anche in funzione dell’età ed alle nostre
latitudini invecchiando aumenta la quota di firmicutes rispetto
ai bacterioides (come nell’obeso).
Se si pensa che il patrimonio dei nostri batteri intestinali è costituito da oltre 3 milioni di geni esistenti da milioni di anni, e che
l’homo sapiens è comparso sul pianeta da solo circa 200.000,
l’idea che il microbiota intestinale rappresenti un “super-organismo” non appare così remota. Un mondo dentro di noi che ha
diverse funzioni, che vanno dalla metabolizzazione di alcuni nutrienti alla difesa dell’organismo, dalla sintesi di vitamine alla
regolazione dell’attività del sistema immunitario.
Lo studio di gruppi di cacciatori raccoglitori contemporanei suggerisce e conferma che le moderne pratiche mediche non siano
le sole responsabili dell’allungamento della vita.
Nel 1985 Nicholas Blurton Jones, un antropologo fisico dell’Università della California a Los Angeles, raggiunse la Tanzania per
studiare la popolazione degli Hadza, piccola tribù di non più di
trecento individui cacciatori raccoglitori distribuiti nella boscaglia del bacino del lago Eyasi.
Gli Hadza vivono praticamente come i loro antenati scavando tuberi, come i Finbos ricchi di carboidrati raccogliendo miele dagli
alveari durante la stagione delle piogge e
cacciando gnu e babbuini. Stile di vita che,
è bene ricordare, ha caratterizzato il 95 per
cento della storia dell’evoluzione umana. I
ricercatori si spostarono di accampamento
in accampamento registrando nomi ed età
dei componenti delle tribù, aggiornando
questo censimento sei volte negli anni seguenti ed annotando i nomi dei deceduti e
le probabili cause di morte.
Come gli esseri umani arcaici e gli scimpanzé gli Hadza risiedono in un ambiente
brulicante di agenti patogeni e parassiti,
senza fognature o acqua corrente, evacuando in una zona a 20-40 metri dall’accampamento e ricevendo molto di rado
cure mediche. Nonostante ciò gli studiosi scoprirono che la vita
degli Hadza era molto più lunga di quella degli scimpanzé; l’aspettativa di vita era di 32,7 anni alla nascita e, se riuscivano ad
arrivare all’età adulta, potevano sperare di vivere altri 40 anni:
quindi oltre tre volte la vita media di uno scimpanzé. Evidentemente la longevità in questo caso poco aveva a che fare con
progressi medici o tecnologici.
Nel 2007 altri antropologi dell’Università del New Mexico hanno confermato questi dati da tutte le cinque società moderne di
cacciatori raccoglitori, studiate dal punto di vista demografico.
Le infezioni erano responsabili del 72% dei decessi e ogni gruppo mostrava la stessa curva di mortalità a forma di “J” shaped
ovvero alta mortalità infantile - fase pre-riproduttiva (fino al
30%) una mortalità bassa nei giovani adulti - fase riproduttiva - che poi aumenta progressivamente dopo i 40 anni. - fase
post-riproduttiva.
Recentemente un gruppo internazionale di ricercatori (anche
dell’Università di Bologna) ha messo a confronto il microbiota
intestinale di alcuni cittadini italiani, presi come rappresentanti
di uno stile di vita occidentale, con quello degli Hadza ottenendo dei risultati interessanti e sorprendenti per certi versi. Per
cominciare, si è osservato che il microbiota degli Hadza è perfettamente adatto e adattato a metabolizzare le fibre indigeribili che caratterizzano
la loro dieta, contribuendo a ricavare più
energia dagli alimenti fibrosi caratteristici
della loro dieta abituale, grazie alla particolare produzione del propionato, un acido
grasso, rispetto al butirrato più abbondante negli italiani. Inoltre, Il microbiota degli
Hadza è arricchito di microorganismi comunemente considerati batteri opportunisti patogeni (spirochete come il treponema, clostridi) mentre è povero di batteri
ritenuti benefici per la salute dell’ospite
(bifidobatteri). Firmicutes e Bacteroidetes
sono i batteri più rappresentati Il fatto,
però, che gli Hadza non siano soggetti a
Il patrimonio dei nostri
batteri intestinali è
costituito da oltre
3 milioni di geni
esistenti da milioni
di anni, e che l’homo
sapiens è comparso
sul pianeta da solo
circa 200.000
La stessa curva di mortalità la osserviamo ad esempio negli studi sulla
sindrome metabolica: l’emoglobina glicata e la mortalità per qualsiasi
causa hanno mostrato una curva di associazione J-shaped. L’associazione tra livelli di glicemia a digiuno e rischio di malattia cardiovascolare o
mortalità per qualsiasi causa non è risultata significativa in modelli con
aggiustamento per tutte le covariate, così come per l’emoglobina glicata. Per quanto riguarda la coronaropatia, le misure di discriminazione del
rischio sono migliorate significativamente quando l’emoglobina glicata
è stata aggiunta al modello che includeva la glicemia a digiuno. In conclusione, nella popolazione studiata, composta da adulti non-diabetici,
l’emoglobina glicata è risultata associata in modo simile al rischio di
diabete e in misura maggiore al rischio di malattia cardiovascolare e
mortalità per tutte le cause rispetto alla glicemia a digiuno. Questi dati
aggiungono prove a sostegno dell’utilizzo di emoglobina glicata come
test diagnostico per il diabete mellito e complicanze cardiovascolari.
Selvin E et al, N Engl J Med 2010; 362: 800-811
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CONOSCERE
CIO’CHEMANGI
TI RENDE LIBERO
FOOD INTOLERANCE TEST
Le intolleranze alle proteine alimentari,detteallergieritardate,sonoreazioni
conseguenti l’introduzione di alimenti
di consumo comune. Queste reazioni sono causate da un’iperproduzione
di immunoglobuline di classe G (IgG).
Emicrania,disturbigastro-intestinalierespiratori, stanchezza cronica, dermatiti,
irritabilità, sovrappeso, sono solo alcuni
dei sintomi ricorrenti nei soggetti affetti
daallergiaritardata.
IlFOOD INTOLERANCE TEST (F.I.T.)diNatrix permette di verificare la reazione
dell’organismo nei confronti di 46, 92 o
184 alimenti.CiòcheharesoilF.I.T.affidabile è la metodica analitica ELISA,
affidabile e ripetibile e la lunghissima
esperienza di Natrix nel campo della
diagnosticadelleintolleranze.
celiaci,perilmonitoraggiodellamalattiaceliacainsoggetticheseguonouna
dietaprivadiglutine.
CELIAC TEST
Natrix Lab: il laboratorio certificato
(UNI-ENI-ISO 9001: 2000) di riferimento
perleanalisi:
Ad oggi per ogni celiaco diagnosticato, ve ne sono sette a cui la celiachia
nonvienediagnosticata.L’ingestionedi
glutine, nei pazienti affetti o predisposti
aceliachia,provocaungravedanneggiamentodellamucosaintestinale.
IlCELIAC TESTèunaprovaallergometricacheconsentedieffettuareunsaggio
diI°livellocompletoperlaceliachia.
IlCELIAC TESTèconsigliatoincasodisospettodimalattiaceliaca,infamiliaridi
primogrado(genitori,fratelli)disoggetti
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FOODINTOLERANCETEST
CELIACTEST
ANTIAGINGPROFILE
CELLULARAGINGFACTORS
LIPIDOMICPROFILE
ZONAPLUSTEST
CARDIOWELLNESSPROFILE
PROFILIORMONALI
Tutteleanalisisonoeseguibilianchetramiteunsemplicissimoprelievocapillare
esalivare.
L’Accademia
del Fitness
malattie infiammatorie croniche anche frutto di disbiosi microbiche (pur se l’esiguo campione di individui non permette il confronto con studi statisticamente rilevanti sulle malattie infiammatorie croniche dell’intestino -MICI- ed i
tumori del colon) ha portato gli studiosi a
una ridefinizione dei concetti di “sano” e
“malato” del microbiota intestinale: sono
distinzioni non assolute, ma dipendenti
dal contesto. Rispetto alla popolazione occidentale, gli Hadza possiedono un ecosistema microbico intestinale con molte più
specie batteriche. Una ricca popolazione
di batteri e microorganismi che potrebbe
corrispondere ad una configurazione ancestrale del microbiota umano, pensata
per avere maggiore capacità adattativa
ed attualmente persa anche a causa delle
terapie antibiotiche. La diversità genetica
del microbiota intestinale, è un fattore
fondamentale per la nostra salute. Occorre contrastare il progressivo impoverimento della diversità
biologica del nostro ecosistema microbico intestinale, facendo
attenzione ad abitudini come quella dell’estrema igienizzazione
o a diete con alto contenuto di zuccheri e grassi.
Una scoperta mai verificata prima in nessun’altra popolazione
è quello che potremmo definire microbiota di genere: gli uomini
e le donne della tribù Hadza differiscono in maniera significa-
tiva per tipo e quantità del microbiota intestinale (Eubacterium
e Blautia nell’uomo, treponema nella donna). Gli actinobacteria
(es. Bifidobacterium) molto rappresentati nel microbioma italiano, sono del tutto assenti negli Hadza. Una
diversità legata al sesso ed alle diverse
abitudini alimentari che riflette le divisioni del lavoro all’interno della comunità e,
sempre secondo lo studio, sembra avere
implicazioni per la fertilità delle donne. Le
donne con i bimbi sono addette alla raccolta di frutti e tuberi che consumano anche
durante il giorno come snack, mentre gli
uomini si dedicano alla caccia ed alla raccolta del miele. La maggiore percentuale
di treponema nelle donne pare ricondursi
al maggiore consumo di fibre ottenute dai
tuberi (cellulosa ed emicellulosa xylano
presente anche in alcune alghe) mentre
nella nostra popolazione il treponema pallido è sinonimo di sifilide. Lo studio dimostra dunque come i microrganismi residenti nell’intestino siano
partner essenziali per adattarsi a stili di vita e ambienti diversi,
di cui dobbiamo preservare la diversità funzionale.
Gli uomini e le donne
della tribù Hadza
differiscono in maniera
significativa per tipo e
quantità del microbiota
intestinale, è quello
che potremmo definire
microbiota di genere
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Dott.ssa Maria Letizia Primo
Medico Chirurgo Specialista in Medicina Generale
Specialista in Psichiatria Specialista in Scienze dell'Alimentazione
CORSI
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L’Accademia
del Fitness
L’ANAMNESI COME STRUMENTO
PER STRUTTURARE PIANI ALIMENTARI PERSONALIZZATI
I parte
La salute, intesa come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale è indissolubilmente condizionata dagli stili di vita
e trova nell’alimentazione due facce della stessa medaglia, una
che conduce verso una condizione fisiologica ed estetica eccellente, funzionale e risolutiva per molti problemi giornalieri ed
un’altra che conduce verso un cammino di malessere, disagio e
sofferenza per via dell’anteposizione che esiste tra soddisfazione edonistica e costruzione di un corpo la cui immagine influisce
in maniera negativa sulla psicologia.
Quello che appare innegabile è il rapporto dell’uomo e della
donna con il proprio corpo e la consapevolezza che la dieta
rappresenti la condizione essenziale per raggiungere un livello
ottimale di equilibrio.
Ma come si fa ad indirizzare un soggetto verso una nuova strada, fatta di organizzazione e rinuncia a cibi poco salutistici ma
tremendamente buoni ed appaganti? Come può, il nutrizionista,
cambiare la prospettiva e stravolgere in positivo la vita di una
persona? Il cibo è desiderio, appagamento, gusto. Il cibo riporta
all’infanzia, ad esperienze positive vissute in famiglia, contrapposte ai pasti frettolosi, colmi di stress e tensioni lavorative.
Il cibo marca le festività e riunisce intorno alla stessa tavola
persone care, amici ed amori e la sua rinuncia provoca malessere e nervosismo. Cambiare abitudini richiede energia, impegno,
fastidio. Iniziamo dunque a pensare alla dieta non più come una
strategia fatta di calorie, metabolismo e calcoli, ma come una
strategia che debba essere cucita addosso al soggetto in modo
da aumentarne la compliance e la voglia di intraprendere una
strada diversa tendente al benessere. E’ dunque chiaro che per
raggiungere dei risultati soddisfacenti sul piano nutrizionale
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non ci si possa limitare a raccogliere l’anamnesi prossima del
soggetto, ma sia necessario ricostruire tutta la sua storia dalla quale è possibile decodificare la sua personalità, il suo stile
reattivo davanti alle frustrazioni e il suo livello di autonomia
nell’attuare la gestione della composizione corporea; gli eventi
stressogeni che minacciano il suo equilibrio, soprattutto quelli
che generano frustrazioni legate alla sua quotidianità, riducendo la sua autonomia e obbligandolo a dipendere da altri, sono
fattori fondamentali che influenzano parecchio la motivazione a
seguire la dieta. Lavorare sulla storia del cliente, con il cliente,
implica un costante e continuo sforzo per coinvolgerlo in tutte
le decisioni che lo riguardano, dal momento che l’efficacia del
trattamento dipende totalmente dalla consensualità con cui
sono state prese. Una volta definita la strategia ottimale per
il soggetto, bisogna attuare quei saperi rigorosamente scientifici che affondano le loro radici nelle scienze biomediche per
strutturare il piano dietetico. Attualmente la dieta fa parte del
dialogo sociale come un insieme di vere e false teorie di cui
si parla e si discetta in ogni contesto, andando oltre i risultati
scientifici per scendere fino alle premesse culturali che la sottendono, come se fossero una vera e propria filosofia di vita.
La dieta diventa allora un argomento che oscilla tra la filosofia
della scienza e la filosofia della dietetica, per scivolare gradatamente verso una vera e propria filosofia dell’educazione. È
quanto accade quando la dieta si pone al di fuori del circuito
proprio della medicina basata su prove di evidenza scientifica
per affidarsi ad una sorta di visione magica di ciò che fa bene o
fa male. La scelta di una dieta in altri termini non è più una scelta di tipo scientifico, ma una scelta culturale di ampio raggio,
in cui il discorso che si fa sulla dieta è quasi più importante dei
contenuti proposti dalla dieta stessa.