Fca salirà a 12 euro con Trump

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Mercati
Venerdì 6 Gennaio 2017
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È IL NUOVO TARGET PRICE INDICATO DA MEDIOBANCA SECURITIES SUL TITOLO DEL LINGOTTO
Fca salirà a 12 euro con Trump
Per gli analisti di Piazzetta Cuccia la casa italo-americana
beneficerà dell’impulso che il neopresidente garantirà
all’economia Usa. E adesso attenzione al risiko dell’auto
di Elena Filippi
S
econdo Mediobanca
Securities, Trump dà
slancio al business Fiat
Chrysler Automobiles.
Per gli analisti di Piazzetta
Cuccia, infatti, il forte sconto
applicato al titolo della casa
automobilistica italo-statunitense era legato prevalentemente allo scetticismo nei
confronti dell’andamento del
mercato automobilistico Usa.
Con l’elezione di Donald
Trump, tuttavia, l’approccio
è andato invertendosi in scia
ad aspettative di un’economia
a stelle e strisce più vibrante.
Di supporto a una visione più
ottimista sul futuro delle immatricolazioni statunitensi è
stato il dato sulla fiducia dei
consumatori Usa a dicembre,
salita a 113,75 punti, oltre le
attese degli analisti. «Eravamo
già fiduciosi sulle performance di Fca in Nord America»,
hanno commentato da Mediobanca, alzando le stime
sull’ebit 2018, visto ora a 5,9
miliardi di euro presupponendo una flessione dei volumi di
vendita a 17 milioni dai 18 milioni del 2016, per riflettere il
rafforzamento del dollaro.
«Segnali di un panorama più
benevolo spingono anche le
nostre attese su utile e flusso di cassa» del Lingotto,
hanno proseguito gli analisti,
aggiungendo che i nuovi modelli in arrivo potrebbero fruttare al gruppo automobilistico
una posizione più competitiva
del previsto.
Per avere più informazioni in
tal senso si dovrà aspettare fine gennaio, quando in cui il
gruppo guidato dall’amministratore delegato Sergio Marchionne presenterà i risultati
dell’esercizio 2016. Nell’occasione saranno rese note, per la
prima volta, anche le previsioni per il 2017, che «potrebbero
riservare sorprese positive»,
ha puntualizzato Mediobanca Securities, ricordando che
le proprie stime attualmente sono del 33% superiori al
consenso. Piazzetta Cuccia si
attende infatti ricavi nel 2017
per 115,978 miliardi di euro
(dai 109,861 miliardi previsti
per il 2016), un utile netto di
3,495 miliardi (+9,7%) contro
i 2,053 miliardi attesi per lo
scorso esercizio, e un flusso
di cassa a 2,9 miliardi di euro.
«Se per un momento dovessimo credere che la società sarà in grado di raggiungere gli
obiettivi posti
FIAT CHRYSLER
al 2018, allora
il ponte con
quotazioni in euro
10
il 2016 dovrà
essere di mol8
to superiore al
consenso», ha
IERI
portafoglio di
spiegato il bro6
Fca». In queker. Nel detta9,255 €
glio, Fca per il
sto senso si
0,71%
4
aprono nuovi
2018 si è posta
5 ott ’16
5 gen ’17
interessanti
come obiettivo
spiragli per lo
un utile netto
adjusted tra 4,7 e 5,5 miliardi scorporo di alcuni gioielli di
di euro e una cassa pari a 4-5 casa Agnelli.
Nonostante il recente rialzo,
miliardi di euro.
Secondo gli esperti, l’avvento le attuali quotazioni espridi Trump alla Casa Bianca po- mono un multiplo di 5,1 del
trebbe inoltre riaprire scenari rapporto tra il prezzo e l’utile
di m&a sul mercato statuni- stimato dal consenso per il
tense dell’auto, senza dimenti- 2017 e di 4 volte in base ai
care che «il settore è sull’orlo profitti previsti per quest’anno
di un cambio epocale dal pun- da Mediobanca. Inoltre, «nel
to di vista tecnologico», ele- caso il gruppo raggiungesse
mento che «potrebbe portare livelli medi rispetto a quelli
a una separazione tra i brand indicati nelle linee guida al
indirizzati al mercato di massa 2018, il multiplo price/eare quelli premium presenti nel ning al quale verrebbe scam-
Sergio Marchionne
biato il titolo Fca sarebbe pari
a 2,8», ha calcolato la banca
d’affari, che ha alzato il rating
sul titolo da neutral a outperform e il target price da 7 a
12 euro per azione. «Le nostre
stime si sono mantenute del
20% al di sotto della guidance, mentre per raggiungere il
nostro prezzo obiettivo abbiamo applicato uno sconto del
25% a Fca», hanno concluso
da Mediobanca, sottolineando
come la casa italo-statunitense abbia un equity story molto
interessante.
Da segnalare infine che ieri a
Piazza Affari il titolo Fca ha
terminato le contrattazioni in
rialzo dello 0,54% a 9,24 euro.
(riproduzione riservata)
Fa debiti il sistema delle auto elettriche che era stato presentato come storico. Parigi e 97 Mairie dovranno scucire 120 mln
Bolloré si fa pagare Autolib’ dai Comuni
da Parigi
Beppe Corsentino
C
ome si chiamava quella formuletta economica dell’Italia
ai tempi delle partecipazioni
statali? Privatizzazione dei profitti e pubblicizzazione delle perdite.
Come a dire che nelle società miste
pubblico-privato è sempre il socio
privato che ci guadagna e il socio
pubblico che ci perde. L’ultimo ad
applicare con successo questa formuletta vincente, non in Italia ma
in Francia (dove il peso del settore
pubblico è ancora consistente), è il
campione del capitalismo d’assalto,
quel Vincent Bolloré che in questi
giorni, sta battagliando in Italia, con
la famiglia Berlusconi, per portarsi
a casa il controllo di Mediaset e in
Francia con il Comune di Parigi e un
centinaio di amministrazioni locali
dell’Ile-de-France per scaricare sul
pubblico le perdite della sua Autolib’, la rete di macchinette elettriche
da prendere in affitto per spostarsi in
città e nelle cintura metropolitana a
12 euro l’ora senza inquinare.
La vicenda è stata raccontata dal settimanale satirico Le Canard Enchaîné,
quello che, pur essendo sulfureo, non
ha mai preso una querela in cent’anni
di vita. Partiamo dall’inizio, dal 2011
quando l’uomo d’affari bretone propose all’allora sindaco socialista di Parigi,
Bertrand Delanoë, paladino dell’ecolo-
gia metropolitana (niente auto, in primis) come del resto il suo successore,
Anne Hidalgo, di sperimentare in città
le vetturette elettriche disegnate da
Pininfarina, prodotte da Psa-Peugeot
Citroën ed equipaggiate con le nuove batterie al litio messe a punto dai
laboratori Bolloré
a Vaucresson.
L’accordo sembra
vantaggioso per
entrambi: Bolloré
mette a disposizione 4 mila Bluecar
elettriche via via
che escono dai
suoi stabilimenti in Bretagna; il
Comune di Parigi
e poi, man mano,
tutte le altre 97
Mairie (comuni)
Vincent
dell’hinterland, si
Bolloré
fanno carico della
realizzazione di
ben 1.100 aree di
parcheggio con
6.300 colonnine di ricarica per un investimento non proprio irrisorio di 66
milioni di euro (versati cash alla nuova
società mista Autolib’ Metropole perché avvii i lavori). All’inizio sembra un
grande successo, un esempio di quel
capitalismo paziente (per usare un’immagine cara agli economisti keynesiani) capace di valorizzare le risorse
del pubblico e l’inventiva del privato.
«Sono fiera di lavorare con industriali
francesi che hanno saputo prendersi dei
rischi al momento giusto», si esprimeva
solo qualche settimana fa la sindachessa di Parigi a proposito di Autolib’. E
l’assessore al traffico, Christophe Najdosky, aggiungeva: «Bolloré è sempre
disponibile. Nei giorni in cui si registrano i picchi di inquinamento, come
a dicembre scorso,
l’abbonamento
Autolib’ è gratuito». In realtà di
gratuito nell’operazione Autolib’
non c’è niente.
Ma la sindachessa
di Parigi e gli altri
suoi 97 colleghi
dell’Ile-de-France
se ne sono accorti solo alla vigilia
di Natale quando
Bolloré l’écolo
(come da titolo in
prima pagina del
quotidiano economico Les Echos) ha presentato il conto. La rivoluzione urbana promessa da
Delanoë e applicata entusiasticamente
abbracciando il progetto di Autolib’
perde molti quattrini, almeno 180 milioni di euro. E Bolloré, l’industriale
buono-ecologico-che sa prendersi dei
rischi (definizione della Hidalgo) non
è affatto disponibile a farsene carico se
non fino al tetto del 30%: 60 milioni di
euro. Il resto (120 milioni) dovrà essere
trovato nei bilanci dei Comuni. Nessuno scandalo e nessuna forzatura perché
era tutto scritto nel contratto del 2011,
quello che aveva dato vita alla società
mista Autolib’ Metropole. Solo che,
all’epoca, nessuno ci aveva fatto caso
o si era preferito nasconderlo all’opinione pubblica nella convinzione che le
4 mila vetturette elettriche, affittate a 12
euro all’ora (oltre a 60 d’abbonamento) non sarebbero mai e poi mai andate
in perdita. Forse sarebbe bastato dare
ascolto a un giovane ingegnere del Politecnico, Nicolas Louvet, direttore del
centro di ricerca dell’Ecole Nationale
des Pontes et des Chaussées. Louvet
aveva fatto qualche simulazione e aveva
concluso (ma nessun grande giornale
gli aveva dato spazio, immaginarsi!)
che il modello economico di Autolib’
non sarebbe mai diventato redditizio. Al
massimo, aveva spiegato, può diventare
un’icona dell’industria francese com’è
stato il Concorde: un successo tecnologico ma una sconfitta economica.
Non sapeva l’ingegner Louvet, così come non sapevano i contribuenti
francesi, che il prezzo di questa sconfitta sarebbe stato pagato dalle casse
pubbliche, dai 97 Comuni che si sono
fidati di Bolloré. Che, tanto per gradire, oltre alle perdite ha messo a carico
dei sindaci anche il costo del sistema
informatico che gestisce il parco delle
sue 4 mila Bluecar: altri 60 milioni di
euro, fatturati dalla società Polyconseil, filiale del gruppo Bolloré. Ça va
sans dire. (riproduzione riservata)