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Venerdì 30 Dicembre 2016
PRIMO PIANO
IL FONDO ESCE DALLA PARTITA MPS E POTRÀ DEDICARSI ALLE VENETE E AD ALTRI ISTITUTI
Atlante libera 1,6 mld per gli npl
Lunedì 9 da Bpvi e Veneto Banca ok all’offerta di transazione. In scadenza nel primo trimestre
obbligazioni per 1,8 miliardi. Si ragiona sulla garanzia per la liquidità. Accordo per le good bank
di Luca Gualtieri
A
tlante libera 1,6 miliardi
di euro da investire nel
mercato italiano delle sofferenze bancarie.
Sarà questo l’effetto immediato dell’uscita del fondo dalla
partita Mps, annunciata ieri
senza mezzi termini dal ministro dell’Economia Pier Carlo
Padoan. Sebbene sia piuttosto
irrituale che le strategie di una
banca quotata siano annunciate
dal governo a mezzo stampa, la
notizia aiuta a decifrare meglio
le richieste della Bce. Il fabbisogno di 8,8 miliardi calcolato da
Francoforte per Mps potrebbe
tenere conto di una cessione dei
27,7 miliardi di sofferenze lorde
non più al prezzo politico offerto
da Atlante (33% del nominale)
ma a un valore molto inferiore e
dunque in linea con le transazioni di mercato registrate in questi
ultimi mesi. Maggiori delucidazioni arriveranno, si spera, nelle prossime ore, se è vero che il
cda della banca conta di riunirsi
entro la fine dell’anno per fare il
punto sul salvataggio.
Di certo Atlante, guidato da
Alessandro Penati, è per il momento fuori dalla partita senese
e potrà dirottare in nuove attività gli 1,6 miliardi che avrebbe
dovuto investire nella tranche
mezzanina della maxi-cartolarizzazione. Per la precisione,
quella cifra avrebbe dovuto essere attinta da Atlante 2, cioè dal
veicolo nato nel corso dell’estate
per fornire sostegno finanziario
al mercato dei crediti deteriorati.
Oggi le munizioni ammontano a
1,75 miliardi, anche se la raccolta continuerà fino a luglio 2017
per raggiungere i 3 miliardi.
Il primo impiego concreto di
queste risorse sarà per le tre
good bank (Banca Marche,
CariChieti e Banca Etruria) che
l’unità di risoluzione sta per cedere a Ubi Banca. Proprio ieri,
secondo quanto risulta, Atlante
2 avrebbe raggiunto un’intesa
per l’acquisto di buona parte
dei 3,6 miliardi di crediti deteriorati presenti nei bilanci delle
tre banche al 30 settembre scorso. Restano fuori dal perimetro
dell’operazione i 500 milioni
di npl maturati da Carife, su
cui dovrebbe invece attivarsi lo
schema volontario del Fondo
Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd). Oggi i cda degli
istituti presieduti da Roberto
Nicastro dovrebbero dare luce
verde la vendita degli npl, realizzando così una delle condizioni
indicate da Ubi. Per la cessione
di Carife si ipotizzano tempi più
lunghi, se è vero che Bper potrebbe presentare un’offerta non
vincolante soltanto giovedì 12
gennaio o, al massimo, tra mar-
Alessandro
Penati
DIECI DOMANDE PER CAPIRE COME È ANDATA SU MPS
Perché la banca ha deciso di deconsolidare subito tutte le sofferenze?
Le valutazioni degli npl fatte da Jp Morgan erano allineate con quelle di Atlante?
Quali erano le condizioni sospensive del contratto di pre-garanzia?
C'erano ancora potenziali anchor investor quando domenica 11 la banca propose di riaprire la conversione?
In che giorno il fondo del Qatar ha ufficializzato il suo passo indietro?
Quante sono state le adesioni all'aumento di capitale?
Come è stato giustificato da Bce il nuovo coefficiente patrimoniale dell'8% richiesto alla banca?
Il deconsolidamento delle sofferenze andrà avanti?
Che ne sarà della cessione di Juliet, la piattaforma di gestione dei deteriorati che era stata aggiudicata a Cerved?
Il nuovo piano sarà realizzato con gli stessi advisor?
GRAFICA MF-MILANO FINANZA
Mps, ok della Ue alla garanzia pubblica sulla liquidità
Commissione Europea ha dato luce verde
L(a aalpartire
sostegno di liquidità per le banche italiane
da Mps), un meccanismo autorizzato a luglio dalla Bce per una dotazione fino a
150 miliardi e ora reso attivabile dal decreto. In
particolare, Bruxelles ha autorizzato il prolungamento dello schema fino al 30 giugno 2017.
Lo ha annunciato ieri una portavoce della commissaria Margrethe Vestager, responsabile per
la concorrenza e gli aiuti di Stato. Questo tipo
di misure, ha precisato la portavoce, è una cosa
«separata rispetto a ogni intervento pubblico
volto ad assicurare che le banche abbiano capitale sufficiente». In particolare, «nel caso Mps,
l’Italia ha annunciato che chiederà l’autorizzazione per una ricapitalizzazione precauzionale
della banca. La Commissione lavorerà ora con
le autorità italiane e le autorità di sorveglianza
bancaria per valutare la compatibilità dell’intervento pianificato dalle autorità italiane con
le regole Ue». Lo schema la cui proroga è stata
autorizzata, spiega Bruxelles, comprende «le
misure di sostegno di liquidità in favore di
istituti di credito italiani», ma solo di quelli
«solvibili», che ne faranno uso solo «in caso di
necessità». Si tratta di provvedimenti che sono
«attualmente in vigore in diversi Stati membri»
e vengono autorizzati di sei mesi in sei mesi,
per consentire alla Commissione di «controllare gli sviluppi e aggiustare conseguentemente
le condizioni». Invece, ricorda ancora Bruxelles, «le banche con carenze di capitalizzazione
non possono beneficiare di tali schemi generali
di sostegno di liquidità».
Aabar Luxembourg resta solo con la quota in Unicredit
di Andrea Giacobino
na vendita alla controllante dell’intera quota
U
in Daimler salva i conti di Aabar Luxembourg, il veicolo lussemburghese grande azionista
di Unicredit ed emanazione della International
Petroleum Investment Company (Ipic), fondo
sovrano di Abu Dhabi. Lo testimonia il bilancio 2015 appena depositato nel Granducato, che
evidenzia un utile di oltre 111 milioni di euro
rispetto alla perdita di 133 milioni registrata nel
corso dell’anno precedente. La nota integrativa
spiega che durante l’esercizio è stata venduta
alla controllante Aabar Investments l’intera partecipazione detenuta nel gruppo automobilistico
tedesco Daimler, in carico a oltre 1,2 miliardi,
determinando un capital gain di 506 milioni di
euro. In Aabar Luxembourg è rimasta così solo
la partecipazione nel capitale di Unicredit, che
a fine 2015 era pari a oltre 301 milioni di titoli,
per un controvalore di circa 1 miliardo di euro,
che hanno garantito un dividendo di 28,7 milioni e che rappresentavano il 5% circa del capitale della banca di piazza Gae Aulenti. L’utile
registrato nel 2015 è servito a far scendere sotto
il miliardo di euro il volume delle perdite accumulate dal veicolo di Abu Dhabi dal 2009, data
della costituzione, ad oggi e frutto di successive
svalutazioni effettuate sulla quota Unicredit. Al
momento dell’ingresso nella banca il fondo si
era coperto al 100% dalle oscillazioni del titolo
attraverso una strategia collar. I collar sottoscritti con le banche figurano oggi fra i debiti pari a
1,7 miliardi. (riproduzione riservata)
tedì 10 e mercoledì 11. La vendita dei quattro istituti potrebbe
insomma essere annunciata solo
nel nuovo anno.
Se Atlante sarà un protagonista di quella partita, il terreno
di gioco principale nei prossimi mesi sarà il Nordest, che il
fondo presidia con le sue due
controllate, Popolare di Vicenza e Veneto Banca. I due istituti
sono destinati a fondersi entro
il primo semestre sotto la regia del nuovo amministratore
delegato Fabrizio Viola ma il
percorso non sarà semplice.
Bisogna chiudere i conti con
il passato e Viola intende farlo proponendo ai vecchi soci
un’offerta pubblica di transazione che dovrebbe essere
approvata congiuntamente
dai cda lunedì 9 gennaio. Nei
prossimi giorni dovranno inoltre essere definiti due aspetti:
la percentuale del rimborso
all’interno della forchetta 1520% e il periodo di investimento, che ancora oscilla tra 5 e 10
anni. L’obiettivo comunque è
allineare le offerte delle due
banche per dare un messaggio
di completa coesione in vista
del merger. Soprattutto si dovrà
preparare la rete commerciale
per rispondere alle richieste
della clientela, che, specie nei
primi giorni, potrebbero essere
molto pressanti.
Altro tema su cui le due banche
stanno ragionando è se e in quale misura richiedere la garanzia
sulla liquidità resa disponibile
dal decreto Salva-risparmio. Riflessioni in tal senso sarebbero
in corso in questi giorni, anche
se al momento non è stata presa alcuna decisione. Quel che è
certo è che nel primo trimestre
2017 i due istituti dovranno rimborsare una quantità consistente
di bond: circa 1,85 miliardi, di
cui 971 per Veneto Banca e 882
milioni per Bpvi. Non bisogna
del resto dimenticare che Quaestio ha messo a disposizione
310 milioni per Vicenza e 628
per Montebelluna attingendo alle
ultime risorse rimaste in Atlante
1 (a cui ora resterebbero soltanto 12 milioni dei 4,25 miliardi
iniziali, considerando anche gli
800 milioni destinati ad Atlante
2). La cifra sarà versata giovedì 5
gennaio in conto futuro aumento
capitale e servirà per mettere in
sicurezza i due istituti fino alla
fusione. Risorse aggiuntive però
potrebbero servire per far fronte
allo shortfall che emergerà in primavera dopo il deconsolidamento delle sofferenze. A quel punto è possibile che le due banche
(probabilmente già arrivate alla
fusione) faranno richiesta per una
ricapitalizzazione precauzionale
se non si profileranno soluzioni
di mercato più allettanti. (riproduzione riservata)