Dubbio e fede: la situazione dell`uomo di fronte al problema

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Transcript Dubbio e fede: la situazione dell`uomo di fronte al problema

La situazione dell’uomo di fronte al problema di Dio

testo di riferimento: Joseph Ratzinger,

Introduzione al cristianesimo,

Queriniana, Brescia 2008 , 7-92 • Chiunque tenta di parlare di Dio e della fede cristiana oggi coglie quanto sia difficile. • La storia del testo “ Clown nel villaggio Kierkegaard, ripreso da Harvey Cox, nel suo

La città secolare

”. in fiamme di • Il teologo che parla di Dio è come il Clown, non viene preso sul serio e tutti credono di sapere di cosa voglia parlare e lo ascoltano con un certo senso di sufficienza, perché parla di cose che non interessano la realtà, è solo una farsa, lo si può quindi ascoltare con animo sollevato, senza sentirsi coinvolti per quello che dice.

Il teologo come il clown

• • Può dire quello che vuole, ma è come se avesse appiccicata addosso un’etichetta, come se fosse imprigionato nel suo ruolo. Comunque si comporti tutti sanno già in partenza che egli è solo un clown.

Come si fa a parlare di Dio?

• • • La storia di Kierkegaard semplifica troppo, perché dà per scontato che il teologo sappia di cosa deve parlare. Non è sufficiente togliere gli abiti del clown per acquistare credibilità agli occhi di coloro che hanno deciso di non credere. Non è solo questione di forma, di stile o di abbigliamento; la crisi è molto più radicale e diffusa, interessa sia coloro che vivono senza Dio, sia coloro che hanno scelto di vivere per Dio e con Dio

.

Insicurezza e dubbio accompagnano la scelta di fede.

• • Chiunque cerca con onesta di rendere ragione a se stesso della propria fede deve riconoscere che non è molto lontano da chi ha deciso di vivere senza fede. Sul credente pesa la minaccia dell’incertezza che nei momenti di tentazione gli fa balenare la fragilità della propria fede.

La solitudine

• Una cosa è senz’altro vera: chi tenta di parlare di Dio può avere l’impressione di essere un pagliaccio o uno resuscitato da un vetusto sarcofago, avvolto in vesti ormai fuori moda e pertanto nell’impossibilità di comprendere gli uomini dell’epoca nostra e di essere compreso da loro.

Paul Claudel, la scarpina di raso

• • • Ratzinger pp. 35-36 La situazione in cui versa oggi il credente non si potrebbe descrivere con maggiore esattezza ed efficacia. Il credente può vivere la sua fede unicamente e sempre librandosi sull’oceano del nulla, della tentazione e del dubbio, trovandosi dentro il mare dell’incertezza come unico luogo possibile della sua fede.

Il mutuo intrecciarsi dei destini umani

• • • Nemmeno l’incredulo è privo di dubbi; nemmeno il non credente conduce un’esistenza perfettamente chiusa in se stessa. L’incredulo sarà sempre assillato dal dubbio della fede Il credente è minacciato dall’incredulità; il non credente è minacciato dalla possibilità della fede.

Il dilemma di essere uomini

• • Di fronte alla fede il credente e il non credente sono sullo stesso piano, il piano del dubbio e dell’incertezza; il primo opta per la fiducia, il secondo per l’esclusione della fiducia. Nessuno dei due può sfuggire l’incertezza della fede o della incredulità; il “Forse” non può essere eliminato da nessuno dei due.

dubbio e fede

• • • Tanto il credente, quanto il non credente condividono, ognuno a suo modo, alla verità della loro esistenza. dubbio e fede , almeno che non cerchino di sfuggire a se stessi e Per il credente la fede si rende presente contro il dubbio; per il non credente attraverso il dubbio e sotto forma di dubbio. Dubbio credenti. e fede, tentazione e certezza accompagnano la vita dell’uomo; nel dubbio è possibile incontrarsi sia tra credenti, sia con i non

Forse è vero

• • • • Nessuno è in grado di porgere Dio agli altri, nemmeno il credente a se stesso. Il “forse” è l’ineludibile tentazione a cui l’uomo non può sottrarsi. Tanto il credente quanto l’incredulo, ognuno a suo modo, condividono dubbio e fede. Tutti siamo dentro la provocazione della fede.

Il salto della fede

• Dopo aver riflettuto attraverso l’immagine del \ parlare di Dio, dobbiamo chiederci: • Quale significato e quale portata ha la professione di fede cristiana “io credo” oggi, nelle condizioni in cui versa la nostra esistenza attuale e nella posizione da noi assunta al presente nei confronti del reale in genere? • Dobbiamo analizzare più a fondo quale atteggiamento si viene ad assumere quando l’esistenza cristiana si esprime innanzitutto e in primo luogo nel verbo “credo”, definendo il nucleo essenziale del cristianesimo come una fede.

“ Religione” e “fede”

• • Troppo facilmente noi mettiamo insieme “Religione” e “fede”, facendo intendere che in ogni religione vi sia una fede. Ciò in realtà non sempre è vero; per esempio l’AT si è presentato più come una legge che come una fede, esso è primariamente un ordinamento di vita, dentro cui l’atto di fede prende sempre più consistenza.

• • Per la religiosità romana non è necessario un atto di fede, ma l’osservanza di determinati forme e usanze rituali. Lo stesso concetto potremmo spesso documentarlo se passiamo in rassegna tutta la storia delle religioni. Tra fede e religione non vi è un legame necessariamente vincolante, ci può essere una fede senza religione e una religione senza fede. Non possiamo dare per scontato o ovvio che l’essere cristiani si espliciti principalmente nella professione di fede.

• • • Da questa considerazione vengono fuori due domande: Quale impegno è inteso con la parola “io credo”? Come mai il coinvolgimento personale nella professione di fede è così difficile?

L’uomo e Dio

• • • Per molti la fede è un sistema precostituito di forme esteriori di vita, in forza del quale l’eccitante avventura prospettata dalla parola “credo” resta sempre nascosta e aperta. Tutto ciò perché tra l’uomo e Dio vi è sempre uno scarto incolmabile; l’uomo è creato in modo tale che i suoi occhi sono in grado di vedere unicamente ciò che Dio non è, per cui Dio è e sarà sempre, per l’uomo, l’invisibile, colui che è al di fuori dal suo campo visivo. Questa affermazione di fede biblica si contrappone alla visibilità degli dei e rivela per contrasto la stessa identità dell’uomo.

• • L’uomo, infatti, è l’essere che vede, al quale sono fissati i limiti della esistenza dal suo stesso raggio visivo e percettivo. Dentro questo raggio visivo e percettivo Dio non compare e non comparirà mai. Tutto questo viene codificato come principio nell’AT in uno dei primi comandamenti: Dio non è soltanto colui che ora è fuori dal nostro campo percettivo e visivo, a cui in linea ipotetica si potrebbe accedere se l’uomo riuscisse ad andare un po’ più in là; Dio è fuori dalla portata dell’uomo per “essenza”, indipendentemente da tutti i possibili e pensabili allargamenti dell’uomo.

Una seconda porta di accesso alla vita

• • • In riferimento alla parola “credo” tutto questo significa che l’uomo non considera il vedere, il toccare, l’udire come la totalità della sua vita; c’è dell’altro che va oltre il tangibile. Per l’uomo si apre una seconda porta di accesso alla realtà che lo riguarda, porta a cui da il nome di fede. Se le cose stanno in questo modo, la parola “

credo”

chiede di fare una opzione fondamentale nei confronti della realtà e del vissuto personale; una impostazione di fondo, un modo fondamentale di rapportarsi all’essere, all’esistenza, alla propria persona e alla realtà in cui siamo immersi.

La conversione

• • Questa opzione sta a dire che ciò che non può essere visto, non fa parte del nostro raggio visivo non significa che è irreale, è anzi l’autentica realtà, quella che sorregge e rende possibile la realtà. Credere vuol dire aver deciso che nel cuore stesso dell’esistenza umana c’è un punto che non può essere alimentato da ciò che è visibile e percettibile, ma dove si incontra l’invisibile, sicché quest’ultimo gli diviene quasi tangibile, rivelandosi così necessario alla sua stessa natura. Tale atteggiamento si acquisisce tramite quella svolta che viene definita “

Conversione

”.

Solo chi crede può capire cosa è la fede

• • La fede è realmente la conversione, in cui l’uomo scopre balia del percettibile. di stare inseguendo un’illusione, qualora si getti unicamente in E questa è al contempo la più profonda ragione che spiega perché la fede non sia dimostrabile: essa è una svolta dell’essere, per cui solo chi compie tale svolta riesce a concepirla.

Una fede in permanete conversione

• • • Siccome la forza di gravità ci porta verso ciò che è percepibile, la fede in quanto svolta rimane un fatto da rinnovare ogni giorno; così che solo mediante una conversione continua, per tutto l’arco della vita noi siamo in grado di comprendere veramente cosa significhi “io credo”. La fede non è un adattamento dell’umano, è una rottura, un salto avventuroso perché esprime in ogni tempo il rischio di accettare un valore invisibile, accogliendolo come reale e basilare. la fede è una decisone che chiama in causa il nucleo più profondo dell’esistenza, che ha sempre richiesto all’uomo una conversione.

Il dilemma della fede nel mondo odierno

• Al profondo fossato esistente tra visibile e invisibile, si aggiunge quello tra ieri e oggi. • La fede sembra incarnare il passato, la forma di vita di una età remota e di cui oggi possiamo fare a meno. • Il tentativo di volere aggiornare in modo pragmatico la fede in qualche modo avvalora questa idea.

• • In passato fare appello alla Tradizione era fonte di garanzia; oggi, nella cultura in cui siamo, fare appello alla Tradizione significa richiamare in vita qualcosa di morto, di superato, qualcosa che va contro il progresso. Una fede che si presenta con l’etichetta della Tradizione viene colta come qualcosa di superato, che non può costituire il luogo per dare senso alla sua esistenza.

Dio

nella

storia

• • Lo scandalo primario della fede, ossia il divario tra Dio e non Dio, tra visibile ed invisibile, viene messo in ombra dallo scandalo secondario costituito dallo stridente contrasto fra ieri e oggi, tra tradizione e progresso. La fede cristiana porta dentro di se una ulteriore antinomia, perché non ha a che fare soltanto con l’eternità, che esula dal mondo e dal tempo umano, ma con il Dio

nella

storia, col Dio fattosi uomo.

La Rivelazione

• • Nel momento in cui si colma il fossato tra eterno e temporale, tra visibile e invisibile, facendo incontrare Dio come uomo, viene introdotta un’altra categoria che è tutta da scoprire: la Rivelazione. La fede cristiana l’uomo la riceve solo per “rivelazione”. Essa ha come introdotto l’eterno nel nostro mondo: 18 Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. (Gv 1,18) Gesù è divenuto per noi l’esegesi di Dio, ci ha come spiegato Dio.

(1Gv 1, 1-4) • Gesù ci ha realmente dispiegato Dio: Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono, ossia il Verbo della vita - poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il padre e si è resa visibile a noi- quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.

• • Tutto questo ha una duplice peculiarità: ciò che potrebbe essere il massimo della rivelazione è al contempo il massimo dell’occultamento. Dio si è reso così vicino all’uomo, tanto da permettergli di ucciderlo, cessando di essere apparentemente per noi realmente Dio. Noi uomini restiamo ammutoliti rispetto a questo fatto (Rivelazione), forse avremmo preferito e sarebbe stato più facile credere in un eterno, avvolto nel mistero, lontano dagli uomini e dal mondo, verso cui anelare.

• • • Allo scandalo ieri ed oggi, si aggiunge lo scandalo più profondo del “restringimento” di Dio ad un unico punto della storia, fino ad arrivare alla morte. Dobbiamo chiederci: siamo ancora in grado di credere? Di fronte a questa domanda viene la tentazione di ammorbidire la fede, di annacquare i contenuti del credere e di rendere più accessibile dal punto di vista umano la logica del vangelo, eliminando lo scandalo della croce e della morte di Colui che è la rivelazione di Dio.