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Comunicato stampa
Ideato un innovativo test sul sangue per il morbo della mucca pazza
nell’uomo
Milano, 21 dicembre 2016 – Pubblicati in data odierna i risultati di una importante
ricerca sulla rivista SCIENCE TRANSLATIONAL MEDICINE. Si tratta di un nuovo studio di cui
sono coautori il dott. Fabrizio Tagliavini, Direttore Scientifico e il ricercatore dott. Fabio Moda,
della Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico Carlo Besta. Si è ottimizzato l’utilizzo di una
tecnica innovativa, chiamata Protein Misfolding Cyclic Amplification (PMCA).”La PMCA è stata
migliorata ed estesa all’analisi del sangue di pazienti con vCJD ed ha permesso di rilevare il
prione della mucca pazza nel 100% dei casi di persone analizzate, senza avere dei falsi positivi
nei risultati. Quindi il test su sangue ideato si è dimostrato più sensibile e specifico rispetto al
test eseguito sulle urine che già nel 2014 avevamo sviluppato”, spiega il dott. Fabio Moda,
ricercatore della Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico Carlo Besta.
“Si tratta di un importante passo in avanti,” sottolinea il dott. Fabrizio Tagliavini,
Direttore Scientifico della Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico Carlo Besta,
“perché, sino a oggi, la malattia da prioni poteva essere diagnosticata con certezza solo dopo
la morte del paziente, in quanto era necessario analizzare un campione di tessuto cerebrale
prelevato all’autopsia. Al contrario, il nuovo test permette di formulare una diagnosi in vita con
una procedura non invasiva. Questi risultati dovranno essere confermati attraverso ulteriori
studi volti a validare il test a fini diagnostici”. Le malattie da prioni o encefalopatie spongiformi
trasmissibili sono un gruppo di patologie che comprendono la forma variante della malattia di
Creutzfeldt-Jakob (vCJD) anche noto come morbo della “mucca pazza” nell’uomo. Il prione è
l’agente responsabile di queste malattie ed è l’unico biomarcatore che può fornire la certezza
della diagnosi. Nel morbo della “mucca pazza” il prione, oltre che nel cervello, è presente
anche in diversi organi periferici (tonsille, milza, tessuto linfatico associato all’intestino,
muscolo etc.).
Nel 2014 il dott. Moda Fabio dell’Istituto Neurologico Carlo Besta aveva già condotto uno
studio internazionale che ha permesso di dimostrare, per la prima volta, la presenza di tracce
di prione nell’urina di pazienti con vCJD. Questo è stato possibile mediante l’utilizzo di una
tecnica innovativa, chiamata Protein Misfolding Cyclic Amplification (PMCA), capace di
amplificare miliardi di volte “tracce” di prione presenti nell’urina dei pazienti, rendendole
rilevabili, risultato impossibile con le comuni tecniche diagnostiche. Il test individuava la
malattia nel 93% dei casi con una specificità del 100%, in altre parole non vi erano casi
diagnosticati erroneamente, ora con questa nuova tecnica applicata all’analisi del sangue i
risultati sono più accurati.
In allegato lo studio
Fonte: PRION DISEASES 2016 © The Authors,
Detection of prions in blood from patients with variant
Creutzfeldt-Jakob disease
Luis Concha-Marambio,1,2 Sandra Pritzkow,1 Fabio Moda,1,3 Fabrizio Tagliavini,3 James Ironside,4
AQ1 Paul Schulz,1 Claudio Soto1,2
UFFICIO STAMPA FONDAZIONE I.R.C.C.S. Istituto Neurologico Carlo Besta tel
3389282504 email: [email protected] - [email protected]